Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 12 Settembre, 2016
Nome: 
Ileana Cathia Piazzoni

A.C. 3139-A

La proposta di legge che ci avviamo ad esaminare pone al centro dell'intervento normativo i temi del bullismo e del cyberbullismo: temi che appaiono non più rinviabili, considerando gli effetti devastanti che tali fenomeni causano a danno dei minori e delle persone più vulnerabili.  Il collega Beni ha già ricordato i dati sulla rilevanza e la diffusione dei fenomeni oggetto della proposta di legge. Aggiungo che secondo l'ultimo rapporto dell'ISTAT Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi violenti tra i giovanissimi, nel 2014 una percentuale superiore al 50 per cento dei ragazzi intervistati è stata vittima di qualche episodio offensivo, irrispettoso o violento; tra questi, quasi il 20 per cento ha subito azioni tipiche del bullismo anche più volte al mese, e per il 9,1 per cento di essi tali episodi hanno avuto una cadenza settimanale. Riguardo al cyberbullismo – sempre secondo lo studio dell'ISTAT –, tra i ragazzi utilizzatori di cellulare o Internet il 5,9 per cento denuncia di avere subito ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network. 
Appare opportuno esprimere alcune considerazioni sulla specificità del bullismo telematico, e su come possa per sua natura risultare più feroce ed offensivo del cosiddetto bullismo tradizionale. Innanzitutto il bullismo in rete si compie annullando gli effetti emotivi di qualunque relazione umana: l'aggressore, protetto dalla sua identità virtuale, pone una distanza tale dalla vittima da indebolire il controllo morale ed eludere sensi di colpa e responsabilità individuali; allo stesso modo, le persone perseguitate telematicamente restano in balia in ogni modo e in ogni momento delle prevaricazioni, che in assenza di adeguati strumenti di controllo possono cristallizzarsi sino a giungere ad una situazione di non ritorno, specie per quei soggetti incapaci di sottrarsi alle aggressioni on line. Nonostante i vantaggi che la tecnologia arreca allo sviluppo delle relazioni, l'uso indiscriminato e senza controlli della rete ha consentito in molti casi la diffusione di pratiche di quella che potremmo definire una «violenza deumanizzata», senza possibilità di riparazione del torto nei confronti di chi subisce tali comportamenti vessatori. 
La legge che oggi portiamo all'esame dell'Aula si pone l'obiettivo di contrastare e prevenire i fenomeni citati, con particolare attenzione ai minori e privilegiando azioni di carattere educativo e formativo: il provvedimento, approvato in prima lettura al Senato, ha visto l'introduzione, a seguito di un attento e ponderato esame delle Commissioni congiunte affari sociali e giustizia, di alcune importanti modifiche volte a colmare in maniera idonea una lacuna del nostro ordinamento. È stato ampliato l'oggetto della legge, al fine di indirizzare le azioni del Piano integrato previste dall'articolo 3 e le linee di orientamento in ambito scolastico previste dall'articolo 4 al contrasto ed alla prevenzione non solo del cyberbullismo, ma anche del bullismo tradizionale, recando definizione puntuale di entrambi i fenomeni. È stato rafforzato lo strumento di tutela nei confronti di tutte le persone vittime di atti di cyberbullismo, consentendo a chiunque, anche minore ultraquattordicenne, nonché ciascun genitore o soggetto esercente la responsabilità di un minore, di inoltrare al gestore del sito Internet e poi al Garante per la protezione dei dati personali un'istanza per l'oscuramento, la rimozione, il blocco delle comunicazioni che lo riguardano, nonché dei contenuti specifici rientranti nelle condotte di cyberbullismo. 
Con il riferimento alla legge n. 107 del 2015 si sono rafforzate ed ampliate le possibilità formative in ambito scolastico in tema di uso consapevole della rete; si è previsto il coinvolgimento dei servizi sociali territoriali e delle associazioni impegnate sul tema nella realizzazione di specifici progetti personalizzati volti a sostenere i minori vittime di atti di bullismo e di cyberbullismo, nonché a rieducare, anche attraverso l'esercizio di attività riparatorie o di utilità sociale, i minori artefici di tali condotte. 
Alcuni specifici temi già affrontati dalle Commissioni congiunte verranno sicuramente approfonditi durante l'esame in Aula che oggi prende il via: dall'eventuale coinvolgimento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni alla peer education, all'introduzione di specifiche misure di giustizia riparativa; in un clima che auspico costruttivo, come verificatosi durante l'esame in sede referente. E faccio riferimento a quest'ultima considerazione di metodo per affrontare quelli che sono i punti che sembrano aver suscitato delle perplessità, ovvero l'estensione della misura di tutela a tutte le persone offese dati di cyberbullismo, anche adulte, e la precisazione della sanzione penale: perplessità e critiche avanzate su alcuni media e solo successivamente riprese in questa sede, sino ad ipotizzare una legge repressiva «ammazza web», che arriverebbe a censurare la libertà di espressione e la satira. 
Sul primo aspetto non possiamo non considerare innanzitutto come soggetti adulti, magari particolarmente vulnerabili, possano diventare facili vittime di fenomeni del genere: per citare un caso riportato dalle cronache recenti, pochi mesi fa ad Andria una persona affetta da problemi di alcolismo è stata legata ad un albero da una banda di teppisti per esporla al pubblico ludibrio, condividendo foto e video; ma gli esempi possono essere purtroppo davvero moltissimi. Vorrei chiarire bene questo punto: da tempo nella comunicazione online, specie via social, imperversano insulti, offese, minacce e violenza verbale, che sono divenuti anche metodo e strategia comunicativa, anche politica. La degenerazione della comunicazione sui social network imperversa e non si ferma neanche di fronte a eventi drammatici come il terremoto che ha colpito il centro Italia pochi giorni fa, dove una serie sconsiderata di notizie false, bufale, fatte circolare ad arte e disinformazione dai connotati deprecabili, è riuscita ad avere diffusione e condivisione anche a margine di una simile tragedia. Eppure la legge che stiamo esaminando non parla di tutto ciò, non è una legge ammazzaweb, né una legge ammazzawebeti, per utilizzare un'efficace espressione coniata da un noto giornalista, ma è una legge che vuole dotare tutte le persone vittime di condotte violente, e che ledono in modo grave la dignità, condotte puntualmente tipizzate, di idonei strumenti di tutela. 
Ulteriore aspetto che credo sia opportuno chiarire a riguardo è quello relativo alla mancata previsione per il cyberbullismo della necessità di una condotta offensiva reiterata. Credo sia del tutto evidente come la particolare natura di questi comportamenti, per il mezzo attraverso cui si esplicano, consenta a un solo atto, una diffusione e una possibilità concreta di cristallizzazione, tale da rendere l'offesa potenzialmente molto più lesiva in assenza di concreti strumenti di contrasto. Nessun bavaglio alla rete dunque, ma con questa legge si vogliono offrire strumenti più efficaci per potersi difendere e allo stesso modo dare alle forze dell'ordine la possibilità di intervenire nei casi più gravi. Sono tantissimi i cittadini che hanno potuto verificare l'impotenza verso atti profondamente lesivi. Davvero c’è qualcuno che voglia o possa sostenere che questa situazione sia normale, giusta o inevitabile ? La finalità di questa legge non è altra se non prevenire questi odiosi fenomeni attraverso l'educazione a un uso responsabile della rete in particolare tra le nuove generazioni.
Le regole non creano bavagli, ma garantiscono uno spazio di libertà entro il quale muoversi in sicurezza e nel rispetto reciproco. 
Concludo, auspicando che in Aula si continui il confronto costruttivo sinora portato avanti senza strumentalizzazioni fuori contesto. In caso contrario, si darebbe adito al sospetto che più che migliorare la legge si voglia tutelare un certo modo di utilizzare la rete in quanto foriero di consenso elettorale. Ma attenzione, quando si abbattono le regole del rispetto, quando si diffonde l'idea che tutto sia lecito, anche la prevaricazione per affermare le proprie ragioni o banalmente il proprio ego, non si sa dove si va a finire, di sicuro non in una società più libera e più giusta, ma in un campo dove il più debole soccombe, cattiveria ignoranza la fanno da padrone, una cosa, quella sì, simile al Medioevo.