Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 12 Settembre, 2016
Nome: 
Paola Bragantini

A.C. 3139-A

Presidente, in questa legislatura stiamo affrontando con decisione tematiche che coinvolgono profondamente e intimamente la vita delle persone. Mi piace pensare che questo sta accadendo anche grazie alla presenza delle numerose donne che siedono qui alla Camera, e anche al Senato, una presenza che tocca una percentuale inedita per la storia del nostro Paese. Questa è la legislatura che ha finalmente aperto la strada ai diritti delle coppie di fatto, aprendo una stagione di riforme all'insegna dei diritti e dei doveri delle famiglie, vecchie e nuove; la legislatura ha praticamente iniziato i suoi lavori occupandosi della conversione in legge dei principi sanciti dalla Convenzione di Istanbul, a protezione delle donne e dei minori; abbiamo aperto la strada al concetto di omofobia; il femminicidio è entrato nel nostro lessico e abbiamo creato nuovi strumenti per combattere la violenza di genere, il sopruso, lo stalking. 
In questi anni si stanno creando nuove sensibilità e i nostri lavori qui in Parlamento stanno contribuendo a crearle, nei media, fra gli operatori e nell'opinione pubblica. Oggi affrontiamo in quest'Aula un fenomeno che in realtà esiste da sempre, ma che l'evoluzione degli strumenti di comunicazione ha reso molto più insidioso, potente, insistente, come una goccia cinese che consuma la pietra. Quello che noi chiamiamo cyberbullismo è l'evoluzione dello sfottò in classe, del furto reiterato, del dispetto, dell'isolamento del singolo da parte del branco; un'evoluzione che il web, croce e delizia della nostra vita contemporanea, ha potenziato all'infinito, nel tempo e nello spazio. La denigrazione a cui si poteva sfuggire alla fine delle lezioni, alla fine dell'intervallo, oggi insegue la vittima all'uscita della scuola, la raggiunge per strada, la ghermisce a casa, e continua di sera, a cena, e dopo, fino nel letto, nella sua cameretta. Attraverso un telefonino o un tablet, la connessione perenne diventa tortura perenne. Non si riesce a prendere fiato e non si riesce a sfuggire. E i giovani, che si muovono bene, così bene nel web, non riescono altrettanto bene a muoversi nei sentimenti, nei propri e in quelli altrui. 
Se è vero che sono gli adolescenti le prime vittime del cyberbullismo e che la scuola costituisce l’humus ideale per lo sviluppo di questo fenomeno, è anche vero che oggi tutti, nessuno escluso, mettono le proprie fragilità on line, spesso violando con le nostre stesse mani la nostra privacy, e ciascuno può facilmente diventare vittima del branco, un branco di tipo diverso ma altrettanto persecutorio, altrettanto violento. Non è facile difendersi, anche se si hanno vent'anni, per esempio, e si è superata quindi la maggiore età. La violenza perpetuata, reiterata e in qualche modo anche organizzata tramite il web riempie l'aria come il wi-fi e soffoca la vittima circondandola, in particolare attraverso le sue relazioni personali e amicali. 
Il vissuto è quello di una continua umiliazione, vergogna e paura (moltissimi adolescenti arrivano a desiderare la morte), disturbi alimentari e comportamentali, autolesionismo, tentativo di suicidio, e qualche ragazzo o qualche ragazza arriva a compiere quel gesto – che forse in quel momento sembra l'unico per sfuggire all'incubo – che è il suicidio. Oggi il 15 per cento dei ragazzi segnala di aver vissuto episodi di bullismo e l'8 per cento di cyberbullismo. Le statistiche dicono che la metà di questi ragazzi e ragazze hanno pensato al suicidio almeno una volta. Le cronache raccontano questi casi più drammatici, quelli dove la morte rompe nell'ordinaria vita di una scuola, di una famiglia, di una comunità. Le cronache ci raccontano di Carolina, la giovane di Novara il cui nome si è conficcato nella nostra memoria e per cui innanzitutto abbiamo iniziato questo percorso legislativo, attraverso anche l'impegno della collega, la senatrice Ferrara, che voglio ringraziare qui anche personalmente per questo impegno. 
Pochi casi riempiono le pagine della cronaca e i loro nomi ci commuovono, ma tantissimi sono i casi che non emergono e che lasciano nelle persone ferite tutt'altro che virtuali e che lasciano ai bulli un'idea distorta di quello che è una relazione, un sentimento, il rispetto degli altri. Il bullo non sarà mai un adulto maturo, se non incontrerà messaggi positivi in grado di correggere la sua rotta. Quando oggi parliamo del mondo virtuale, con questo termine rischiamo di sminuire ciò di cui stiamo parlando: quanto è concreta l'immagine del nostro volto storpiato ? Quanto è reale uno scatto di un nostro momento imbarazzante ripetuto dieci, cento, mille volte ? Alla fine il virtuale diventa reale, diceva un teorico del web. La nostra esperienza, quella di adulti che oggi ricoprono un ruolo importante e che, grazie a questo ruolo, sono in grado di vedere da un osservatorio privilegiato come si forma l'opinione pubblica, è che una bugia che viaggia sul web è spesso molto più forte di una verità concreta. 
La reiterazione è la dirompenza della sua azione. L'ottusa ripetizione dello stesso concetto non ammette replica, è un assioma; la premessa dimostra la correttezza della tesi. Possiamo facilmente immaginare come questa, che è una vera e propria strategia comunicativa, possa invece rovesciarsi sulla fragilità di una singola persona, utilizzata quindi come una lama affilata da persone anch'esse fragili e non in grado di capire per limiti di maturità, di cultura o limiti emotivi. Già, perché quando parliamo di bullismo e di cyberbullismo sia le vittime che i carnefici sono in realtà persone che meritano attenzione e cure. Inutile infatti avere un approccio tutto volto alla pena, alla creazione di nuove fattispecie giuridiche o penali, quello che più conta è la prevenzione, la crescita della consapevolezza e la creazione di una rete di soggetti e di strumenti che possano interagire per individuare, fermare, sostenere e recuperare i soggetti che si sono resi protagonisti del bullismo via etere e insieme abbracciare le vittime, accompagnandole in un percorso di superamento del complesso momento emotivo vissuto. 
La legge che stiamo discutendo è un obiettivo importante per noi decisori politici, ma anche per gli operatori del web che vogliono offrire alle famiglie italiane un ambiente sereno e non invece un rischio. È un obiettivo importante per le scuole, che si trovano schiacciate fra le responsabilità e la mancanza di strumenti attivi, e finalmente anche un traguardo per le famiglie, non lasciate sole ad affrontare eventi per cui troppo spesso non sono preparate. È frutto di un lavoro condiviso anche con le competenze di merito della Polizia postale, che trova in questo testo un appoggio concreto e una linea guida per l'azione e la prevenzione. 
L'auspicio è quello di una rapida approvazione da parte del Parlamento. Nessuno deve temere di vedere la propria azione politica confusa con un atto di cyberbullismo, come a tratti pare di sentire da alcuni colleghi: excusatio non petita. Qui parliamo di bullismo via web, di cattiveria reiterata, di meccanismi di branco scatenati dai bulli, parliamo di questo, e questo nulla ha a che fare o dovrebbe avere a che fare con la libertà di espressione. Si tratterà della prima legge organica in Europa che si occupa di cyberbullismo, che mette insieme forze dell'ordine, scuole, famiglie e che accentra la sua attenzione sulle vittime oggetto del bullismo senza dimenticare però anche i protagonisti dell'azione di bullismo. Al di là delle singole parti, dei dettagli che possono non trovare perfetta adesione da parte di tutti noi singoli o gruppi politici, tengo a sottolineare quanto sarebbe importante che questo Parlamento, nel quale noi sediamo, potesse realizzare l'importante obiettivo di rispondere alle tante famiglie che oggi, in questi giorni, vivono il dramma del bullismo e oggi sono lasciate sole. Quegli adolescenti sono il nostro futuro, quelle persone meritano la nostra attenzione e la nostra vicinanza, il nostro intervento concreto il prima possibile. In queste ore possiamo dare loro una risposta, spero lo faremo concretamente senza indugi tutti quanti.