Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 20 Settembre, 2016
Nome: 
Vanna Iori

A.C. 3139-A

Presidente e onorevoli colleghi, il bullismo è un fenomeno sottostimato o addirittura considerato un normale passaggio nella crescita, anche se l'incontro con le prepotenze intenzionali premeditate e reiterate nei confronti di una persona più debole e incapace di difendersi lascia sempre innegabili tracce dolorose.
Oggi gli atti di bullismo sono diventati sempre più frequenti, ma soprattutto, a seguito della diffusione di Internet, dei social network e della messaggistica istantanea, si registra un aumento vertiginoso del cyberbullismo, non solo tra i bambini, preadolescenti e adolescenti, ma anche nelle fasce di età che comprendono i giovani adulti.
Il bullismo on line assume caratteristiche ancora più gravi e provoca conseguenze che non riguardano unicamente la violenza fisica, ma anche quella psicologica.
La storia di Carolina, suicida a 14 anni, la dodicenne di Pordenone che si lancia nel vuoto e di Tiziana Cantone, la giovane donna di 31 anni che si è tolta la vita perché non ha retto alla denigrazione degli insulti sessuali sul web, è solo l'ultima di una serie di storie sottaciute.
Donne, storie di soprusi e di ferite, di ferite on line ma non per questo meno dolorose negli effetti off line.
Questi episodi, portati alla luce dalla cronaca quando gli esiti sono tragici, ci chiedono di non fermarci al sensazionalismo, all'emozione momentanea della notizia, ma di cercare di fornire prevenzione e tutela alle vittime, senza voltarci dall'altra parte e senza trovare pretestuose o infondate obiezioni agli articoli della legge che ci apprestiamo a votare.
Le ricerche indicano alcune caratteristiche ricorrenti delle vittime, dall'aspetto fisico al genere (ricordo che il 70 per cento delle vittime di cyberbullismo sono ragazze o giovani donne), dall'etnia all'abbigliamento, dall'orientamento sessuale alla timidezza, fino alla disabilità ed è su questi aspetti che si scatena l'intenzione di procurare sofferenza, di ridicolizzare, di denigrare, di escludere, di minacciare, di impaurire, di mettere in imbarazzo, di ferire l'autostima attraverso insulti.
Le conseguenze del bullismo on line sono più gravi e imprevedibili, perché tendenzialmente fuori controllo, in quanto nella rete permangono e si diffondono velocemente le immagini, i video, le offese verbali, che amplificano il dolore, la frustrazione, l'umiliazione, la vergogna.
Questo rende le vittime impotenti e intrappolate nella condizione di una visibilità senza confini di tempo e di spazio.
Il cyberbullo ha la possibilità di insinuarsi nella vita privata e attuare le sue azioni in un anonimato a cui è difficile reagire.
A ciò si deve aggiungere che, essendo esclusa la comunicazione non verbale, viene a mancare la possibilità di cogliere le reazioni dell'altro nella sua concretezza corporea, nella sua mimica facciale, di vedere i feedback della sofferenza provata e questo rende più disinibiti e aggressivi gli spietati del web, che usano parole come pietre, protetti da un anonimato che genera un indebolimento delle remore etiche e dei vissuti di colpa per ciò che hanno pubblicato in rete.
La presenza di compagni poi, aventi il ruolo di complici o di semplici spettatori, mette in luce come il fenomeno sia legato a dinamiche relazionali e comportamentali di gruppo; infatti, questi episodi si consumano frequentemente in ambito scolastico, ma anche negli ambienti sportivi, ricreativi, ludici, nelle palestre, negli oratori, nelle associazioni giovanili.
Intervenire con una legge per contrastare l'universo dei bulli era dunque necessario e doveroso.
La legge, grazie al lavoro svolto nelle Commissioni congiunte giustizia e affari sociali, attribuisce importanza prioritaria all'educazione e alla prevenzione, ma prevede anche interventi sanzionatori, senza eccedere in norme repressive, soprattutto quando si tratta di minorenni, ma senza escludere la necessaria punizione, pur sempre finalizzata al recupero e alla rieducazione.
Questo è lo scopo principale della legge.
Le vittime, infatti, generalmente non parlano di ciò che subiscono, per vergogna o per paura, ma manifestano sintomi di disagio, ansia, depressione, isolamento, rifiuto di recarsi a scuola o di partecipare alle attività sportive, fino a giungere, nei casi estremi, a veri e propri tentativi di suicidio e non dimentichiamo che il suicidio, in età adolescenziale, è la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali.
Le azioni on line hanno dunque effetti off line, il virtuale diventa drammaticamente reale.
Importante in questo senso è una delle norme previste dalla legge, che prevede l'oscuramento, la rimozione, il blocco dei contenuti di cyberbullismo attraverso un'istanza ai responsabili dei siti Internet, delle piattaforme telematiche o al Garante della privacy, che può effettuare direttamente questi interventi, se entro 24 ore non vi provvede il responsabile stesso.
Le misure sanzionatorie comprendono l'ammonimento, per rendere consapevoli i bulli e i genitori della gravità di un'azione non liquidabile come una ragazzata, come spesso ci sentiamo dire.
Non viene introdotto un nuovo reato, ma sono meglio precisate le circostanze aggravanti dell'articolo 612-bis del codice penale, il reato di stalking, quando è commesso in modalità informatica quali lo scambio di identità, la divulgazione di dati sensibili, la diffusione di immagini private carpite con minacce o violenza.
Per contrastare in modo efficace bullismo e cyberbullismo, la legge prevede quindi un impegno condiviso da parte di molti soggetti, da concretizzarsi con un piano di azione integrato tra Ministeri, organizzazioni, associazioni, scuola e servizi educativi, operatori dei siti Internet, Polizia postale (che svolge un ruolo decisivo ed è sostenuto da un finanziamento ad hoc), Garante per la privacy, genitori e ragazzi stessi.
Si prevede a tal fine l'istituzione, presso la Presidenza del Consiglio, di un tavolo tecnico, avente anche il compito di realizzare un sistema di raccolta dati e monitoraggio, oltre a promuovere campagne di sensibilizzazione, formazione e informazione.
Al contrasto di questi fenomeni si è voluto guardare quindi con un'ottica che mira anche ad affrontare principalmente il fenomeno attraverso le linee di orientamento e formazione in ambito scolastico, con l'individuazione di un docente referente, la modifica dei regolamenti scolastici, l'informativa alle famiglie, i progetti di sostegno alle vittime e di recupero e rieducazione degli autori del bullismo, soprattutto attraverso attività riparative da svolgersi a scuola.
Conclusivamente, vorrei sottolineare che un'educazione diffusa tra gli adulti e tra i giovani circa i pericoli della rette e la conoscenza sul corretto e sicuro utilizzo degli strumenti telematici, del resto già previsti nella legge 107, sono indispensabili, ma ancor più urgente e decisivo è il supporto alla gestione della vita emotiva, degli alfabeti dei sentimenti che sono all'origine di questi comportamenti, poiché è evidente che Internet non è la causa, ma è solo un mezzo, ciò che conta è l'uso che se ne fa ed è l'educazione dei sentimenti a rendere più umano l'uso della rete.
Dichiaro pertanto il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico