A.C. 75-A ed abbinate
Signor Presidente, onorevoli colleghi, arriviamo alla conclusione di un percorso importante ed atteso, fortemente voluto dal Partito Democratico. È un percorso che ha visto il lavoro di due anni di Commissione, un percorso che non era stato portato a compimento nelle ultime due scorse legislature; la scelta di arrivare in Aula per la discussione plenaria ci ha dato tempi certi ed oggi siamo ad approvare con tempi certi e chiari questo importante provvedimento. È un provvedimento che offre risposte e regole ad un settore, quello del commercio equo e solidale, che può apparire marginale nel contesto del commercio globale ma che riveste implicazioni e ricadute di notevole spessore e importanza. Il testo permette di superare la frammentazione delle varie leggi regionali in materia e consente di creare un quadro di riferimento chiaro, complessivo e coerente nei vari aspetti. È una legge di cui si sente la necessità per ragioni prettamente commerciali, dal momento che i prodotti e le iniziative del commercio equo e solidale hanno conquistato visibilità crescente agli occhi dei consumatori italiani, ma evidentemente anche per le implicazioni etiche legate a filiere produttive che partono in aree del mondo economicamente disagiate, aree del mondo che dobbiamo sostenere con serie ed attente politiche di cooperazione internazionale e, mi permetto di dire, nell'alveo delle politiche che il nostro Governo sta attuando attraverso l'attenzione a Paesi del sud del mondo, spesso esclusi dai circuiti e dalle trattative internazionali, e con l'incremento degli stanziamenti a favore della cooperazione previsti nella legge di stabilità. Come è efficacemente riassunto nell'articolo 1 del testo, la Repubblica riconosce al commercio equo e solidale una funzione rilevante nello sviluppo di queste aree e questo sviluppo lo dobbiamo sostenere se crediamo davvero nei principi di solidarietà, utilità sociale e sussidiarietà espressi dalla nostra Costituzione. La legge permette di accrescere, nell'esercizio di questo impegno, trasparenza ed affidabilità, favorisce l'accesso al mercato nazionale delle merci del commercio equo e promuove una concorrenza leale. Tutela inoltre il consumatore grazie a strumenti di identificazione facilmente riferibili sia nei prodotti del commercio sia per le realtà – le associazioni, gli enti e le cooperative – che operano in tale settore. Si rafforzano in tal modo buone prassi e viene da dire una vera e propria cultura basata sulla dignità e sulla sicurezza dei lavoratori, sull'attenzione all'ambiente e sulle dinamiche della cooperazione per lo sviluppo sostenibile, concetti alti che la legge appoggia su fondamenta concrete e solide, come la definizione dei rapporti commerciali, delle ricadute sociali sulle comunità locali, della remunerazione dei prezzi, dei controlli e della qualità, una qualità che deve essere evidente e riscontrabile nei prodotti, nelle filiere e nella stessa organizzazione del commercio equo e solidale. Per questo la legge contiene requisiti precisi, che devono necessariamente possedere sia le organizzazioni che materialmente producono, trasformano e distribuiscono, sia gli enti rappresentativi, sia gli enti di promozione. Ancora, il testo presenta indicazioni precise sui marchi e su certificazioni internazionali, l'istituzione di un Elenco nazionale del commercio equo e solidale, di una Commissione presso il Ministero dello sviluppo economico che, fra l'altro, ne cura l'aggiornamento vigilando sugli enti rappresentativi di promozione; è un elemento che accresce la trasparenza e la correttezza di tutto il sistema. Non posso non continuare con un riferimento agli ultimi articoli, che presentano misure per la protezione, il sostegno e la diffusione del commercio equo e solidale.
Vi si parla fra l'altro sia di iniziative legate alla formazione degli operatori, sia di informazione e sensibilizzazione nelle scuole. Ecco, credo che tali attività siano uno strumento formidabile non solo per aumentare la conoscenza e la consapevolezza sul commercio equo e solidale, ma per rafforzare una cultura, un'etica del commercio in generale, in un momento in cui le modalità di acquisto stanno subendo una rivoluzione ed anche le proposte commerciali stanno evolvendo da grandissime strutture distributive, una volta definite come le nuove piazze, a superfici più contenute, di qualità e rivolte ad un servizio essenziale. Una nuova cultura e una nuova consapevolezza del prodotto in cui le proposte del commercio equo e solidale ben si inseriscono. Alla fine, al di là delle discussioni e delle sottolineature più o meno pretestuose riguardo ai tempi della discussione delle ultime condizione emendative, devo dire con fondatezza che il provvedimento è stato migliorato in primo luogo rendendo strutturale il Fondo di sostegno. Per tutte queste ragioni dichiaro che il Partito Democratico voterà in maniera favorevole.