A.C. 1454-A ed abbinate
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il progetto di legge per l'introduzione di un sistema di tracciabilità dei prodotti finalizzato alla tutela del consumatore nasce da due constatazioni evidenti: la crescita del fenomeno della contraffazione da una parte e le nuove possibilità offerte dalla tecnologia dall'altra. Tutte le analisi, le ricerche e le statistiche relative al problema della contraffazione e dell'usurpazione dei marchi forniscono dati sempre più allarmanti, gli ultimi interventi dell'UAMI, l'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno, cioè l'Agenzia europea per la proprietà intellettuale, parlano di perdita di vendite in Italia dovuta alla contraffazione di prodotto per circa 5 miliardi, con una sottrazione di almeno 80 mila posti di lavoro. L'inchiesta di Confartigianato di pochi giorni fa rivela come dal 2008 al 2014 la multinazionale del falso sia costata 88 mila disoccupati ed abbia prodotto una mancanza di fatturato alle nostre imprese di più di 10 miliardi. A livello globale il mercato della contraffazione viene valutato in 200 miliardi di dollari, con una previsione di raddoppio entro il 2020. Stime che vengono considerate per difetto, vista la difficoltà di misurare un fenomeno illecito, che non possiamo derubricare a semplice fatto amministrativo, ma che investe organizzazioni e catene criminali sempre più strutturate, che vedono nella vendita di prodotti contraffatti un affare più redditizio, anche rispetto allo spaccio della droga; 1 euro investito in contraffazione produce più di dieci volte tanto ed ha un minore impatto mediatico rispetto ad altre pratiche delittuose. La diffusione del commercio via internet è un'ulteriore detonatore e moltiplicatore della problematica, attraverso la parcellizzazione degli acquisti e delle consegne. Ricordo solo il recente oscuramento disposto dall'Antitrust di 174 siti che vendevano prodotti contraffatti di marchi famosi. Ma non parliamo solo di capi di alta moda, pensiamo al settore della piccola pelletteria, della calzatura, del vino, dei farmaci, dell'occhialeria, dei ricambi d'auto, dei gioielli e della bigiotteria, delle parti meccaniche, delle valvole e così via. Un fenomeno pervasivo come quello descritto può essere combattuto anche attraverso l'introduzione di nuove modalità di etichettatura dei prodotti, che ne garantiscano la tracciabilità, offrano informazioni estese ai consumatori ed assicurino l'autenticità in una sorta di alleanza virtuosa tra imprese e cittadini. Grazie allo sviluppo tecnologico e alla diffusione dei terminali telefonici di ultima generazione, possiamo dotare ogni singolo pezzo prodotto di un codice, di un'etichetta, di unchip impossibile da contraffare o replicare. Attraverso la rete internet è possibile che ogni acquirente e consumatore verifichi la provenienza della merce, la filiera produttiva e la verifica dei luoghi di origine e di produzione. Per questo motivo si è ritenuto di promuovere, attraverso un intervento economico, l'introduzione di questi sistemi di tracciabilità per le piccole e medie imprese, che più di tutti necessitano di sostegno per l'innovazione digitale legata ai nuovi metodi di etichettatura. Il lavoro di Commissione inoltre ha esteso anche il sostegno alle imprese agricole, alla pesca, ai distretti produttivi, ad altre forme aggregative d'impresa quali i consorzi, ai raggruppamenti temporanei d'impresa, ai contratti di rete e alle start-up. Abbiamo tenuto volutamente ampio lo spettro delle possibilità tecnologiche, perché il velocissimo sviluppo dell'informatica e della stampa può offrire in tempi brevi nuove e non prevedibili soluzioni. Dobbiamo agire e promuovere la conoscenza dei consumatori nei loro acquisti, sapendo che spesso merci di dubbia provenienza in cui le materie prime utilizzate certamente non salubri, le regole previste dalla legislazione del Paese di produzione espongono a rischi per la salute delle persone. In questo senso la proposta di legge svolge una funzione quasi educativa, di stimolo all'informazione consapevole e di volano, perché sempre più aziende introducono una totale trasparenza della loro filiera produttiva. Inoltre può essere garanzia dell'opera dell'ingegno, della qualità e della capacità del nostro Paese nel mondo, perché i sistemi di verifica sono accessibili da tutti e in tutte le parti del globo. Siamo certi che, anche con una semplice e diretta metodologia, si possono realmente tutelare le nostre merci e le nostre filiere di qualità, grazie alla compartecipazione del cliente finale.
Il lavoro di verifica e di limatura del progetto di legge è stato intenso e puntiglioso, grazie all'impegno della relatrice della Commissione attività produttive, con l'obiettivo di evitare qualsiasi opzione che potesse trovare intralcio nella normativa comunitaria, che ha già bloccato leggi italiane che avevano la diretta finalità di tutelare il made in Italy.
Mi si permetta di sottolineare una contraddizione evidente della politica europea, che, da una parte, si pone l'obiettivo di ritornare alla percentuale del 20 per cento del prodotto interno lordo generato dalla manifattura e, dall'altra, blocca la definizione della normativa comunitaria del made in, quasi lasciando spazio alle merci provenienti da Paesi esterni all'Unione e limitandosi ad una funzione commerciale.
Per cercare di non incorrere in infrazioni, abbiamo mantenuto su base volontaria l'adesione delle aziende al sistema di tracciabilità, sottolineando l'importanza della tutela del consumatore e della salvaguardia della salute, sapendo che nel confronto la qualità e la bellezza italiana non hanno paragoni. Siamo certi che le associazioni imprenditoriali, le imprese, le forze dell'ordine, così impegnate nel contrasto alla criminalità, e gli stessi cittadini potranno beneficiare di una nuova modalità di controllo e di autenticazione degli acquisti, facendo fare un salto di qualità alla nostra consapevolezza e alla lotta alle truffe contraffattive.