Discussione sulle linee generali
Data: 
Martedì, 18 Aprile, 2017
Nome: 
Nicodemo Oliverio

A.C. 302-3674-A

Signor Presidente, signora sottosegretario, onorevoli colleghi, l'Aula inizia oggi l'esame di un testo unificato per lo sviluppo del sistema agricolo ed agroalimentare biologico in Italia, frutto di un significativo percorso con interessanti audizioni di molti soggetti della filiera ed i maggiori ricercatori del settore. L'esame di questo provvedimento è stato avviato nel 2013, ad inizio legislatura, poi sospeso in attesa di una riforma europea del settore che ha tardato ad arrivare, e da poco ripreso proprio per ammodernare la normativa sul biologico, dotandola di nuovi strumenti sia sul versante del sistema amministrativo sia su quello riguardante l'organizzazione del mercato, sia su quello delle risorse finanziarie a disposizione.

Viviamo in un'epoca che ha giustamente messo in primo piano la salute: il cittadino finalmente non guarda più alla forma dei prodotti e ai suoi colori, che spesso sono ingannevoli, ma cerca e pretende la sicurezza alimentare. Alimentarsi è un'esigenza fisiologica, ma oggi si punta a nutrirsi bene, con prodotti genuini: anche per questo si è sviluppato in Italia un mercato biologico che consente importanti investimenti anche nel campo della ricerca. Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale applicata all'alimentazione, che si è sviluppata negli ultimi decenni, mentre per tantissimo tempo il cibo addizionato, trattato, modificato veniva considerato paradossalmente come cibo sano. Anche per questo il settore del biologico, secondo gli ultimi dati elaborati dal SINAB relativi all'anno 2015, prosegue il suo trend espansivo: le elaborazioni effettuate indicano infatti un aumento sia del numero degli operatori certificati, sia della superficie coltivata con il metodo biologico. Risulta infatti che in Italia gli operatori certificati sono 59.959, di cui 45.225 produttori esclusivi, 7.061 preparatori esclusivi, 7.366 operatori che effettuano sia attività di produzione che di preparazione, 310 operatori che effettuano attività di importazione. A livello mondiale hanno adottato il metodo biologico circa 2 milioni di produttori, di cui il 17 per cento in Europa. Nel corso del 2015, hanno scelto di convertire la propria impresa oltre 4.500 operatori, più 8,2 per cento rispetto ai dati riferiti all'anno precedente. La superficie coltivata con metodo biologico in Italia è pari a 1.492.000 ettari, con aumento complessivo rispetto all'anno precedente del 7,5 per cento.

Sono stati convertiti al metodo biologico nel 2015 oltre 104 mila ettari, l'area coltivata nel mondo con metodo biologico ha raggiunto 43,1 milioni di ettari, che rappresenta l'1 per cento della superficie agricola totale; l'Unione Europea raggiunge il 5,7 per cento. In percentuale, sul totale della superficie coltivata in Italia il biologico interessa il 12 per cento della SAU nazionale. I principali orientamenti produttivi riguardano i pascoli, il foraggio e i cereali; segue in ordine di estensione la superficie investita ad olivicoltura.

Riguardo alle produzioni animali, i dati evidenziano rispetto al 2014 un aumento consistente, in particolare per bovini (19,6 per cento) e pollame (18,2 per cento), e per equini (il 10,6 per cento) e caprini (l'8,8 per cento).

Con riferimento all'andamento storico, il 2015 registra il record di superficie biologica mai raggiunto nel nostro Paese: il trend di crescita della superficie risulta addirittura maggiore rispetto a quello del numero degli operatori. Le vendite del biologico, secondo i dati Ismea-Nielsen, confermano anche nell'anno 2015 una crescita molto interessante, raggiungendo un 20 per cento in più rispetto all'anno 2014: valore che viene confermato, rafforzandosi anche nel primo semestre 2016 e raggiungendo quota 20,6 per cento. Le vendite del biologico registrano nel 2010 un trend in progressivo aumento, con una media di crescita del periodo 2010-2015 che è dell'11 per cento; nel confronto tra il primo semestre 2015 e 2016 si registra un incremento dello 0,5 per cento dei consumi del biologico: frutta, ortaggi e latte e derivati hanno incrementi compresi tra il 15 e il 18 per cento, mentre i primi tre comparti verso i quali i consumatori hanno orientato maggiormente le loro scelte in fatto di acquisti sono carne (30 per cento), derivati dei cereali (23 per cento) e bevande analcoliche ed alcoliche (21 per cento).

Vini e spumanti scendono al 43 per cento, dopo una variazione 2014-2015 in cui le percentuali di vendite erano più che triplicate. L'interesse sul vino “bio” è da collegarsi all'aumentata qualità del vino offerto e alla maggiore chiarezza del quadro normativo, e di conseguenza delle etichette dei processi di produzione. Le scelte di sostenibilità dei produttori vitivinicoli sono dunque premiate dai consumatori, che confermano la particolare attenzione a stili di consumo più salutari, sia per se stessi che per l'ambiente.

I dati richiamati mostrano che il comparto è in forte crescita, si basa sulla fiducia del consumatore, che sa di trovare un prodotto che non è trattato chimicamente, che non fa uso di OGM e che ricorre a tecniche agricole e di allevamento rispettose dell'ambiente. Proprio al fine di assecondare tale sviluppo, si è ritenuto necessario che la normativa di riferimento, nata in un contesto in cui il metodo biologico rappresentava ancora una nicchia, venisse aggiornata, al fine di dotare gli operatori del settore di tutti gli strumenti necessari per garantire ai consumatori un prodotto di qualità a prezzi competitivi rispetto ai prodotti agricoli tradizionali. Tra le novità più importanti sulle quali si è dettagliatamente soffermata la relatrice, che ringrazio per la competenza e la professionalità con le quali ha seguito sin dall'inizio il provvedimento, segnalo la riorganizzazione degli strumenti di governance amministrativa, attuata attraverso l'istituzione di un tavolo tecnico che dovrà delineare gli indirizzi sui quali predisporre il Piano d'azione nazionale finanziato dal Fondo per lo sviluppo dell'agricoltura. Le priorità sono rivolte all'implementazione della ricerca nel settore, ad incentivare la conversione, anche delle piccole aziende, al biologico, ad attivare adeguate campagne di educazione al consumo. Sono particolarmente soddisfatto del lavoro svolto in collaborazione col Governo in merito alla nuova definizione degli strumenti di organizzazione della produzione: vengono istituiti, così come diceva la relatrice, i distretti biologici, dove potranno convivere agricoltura con metodo biologico ed altre attività economiche, purché rispettose dell'ambiente e del territorio in cui sono inserite.

Per la prima volta in Italia si disciplinano le organizzazioni di produttori e le organizzazioni interprofessionali del biologico: si tratta di organizzazioni cosiddette “multi-prodotto”, che, se anche non disciplinate dall'Unione europea, possono trovare nella legislazione nazionale una propria configurazione, necessaria nel momento in cui si voglia rafforzare la filiera, mantenendo alta la qualità del prodotto.

Si riconosce inoltre l'importanza delle sementi biologiche anche qualora non iscritte nei registri varietali, perché appartenenti alle specie di conservazione o riproduttive di sementi proprie. All'agricoltore viene riconosciuto il diritto alla vendita diretta in ambito locale affinché di esse non venga perduta traccia a tutela delle nostre tradizioni.

Vorrei in conclusione sottolineare, facendo riferimento ai tanti studi accademici, ed in particolare a quelli elaborati dal professor Antonino De Lorenzo dell'Università di Tor Vergata che abbiamo audito in Commissione, che i prodotti agroalimentari biologici che costituiscono il paniere salutare della dieta mediterranea italiana dovrebbero essere promossi come alimenti funzionali per la ricchezza di principi bioattivi in qualità diversa dalle produzioni convenzionali. Un piano alimentare adeguato alla dieta mediterranea italiana di riferimento, ben bilanciato e basato su alimenti biologici che si caratterizzano in particolare per l'assenza di xenobiotici come i pesticidi, di metalli pesanti, delle diossine, e per la ricchezza di micronutrienti come la vitamina C, la vitamina E, e la capacità ossidante totale, grazie anche alle particolari tecniche agronomiche e di allevamento, diminuisce i fattori infiammatori, riduce i marker di stress ossidativo e di rischio cardiovascolare, prevedendo in generale il rischio di patologie cronico-degenerative non trasmissibili.

Anche per questo sarà opportuno, in uno dei prossimi provvedimenti, effettuare una valutazione complessiva che premi i benefici del biologico proponendo un sistema di defiscalizzazione delle produzioni biologiche distinguibili per il valore aggiunto di alta qualità nutrizionale, affinché possa essere meglio attuabile l'opzione della scelta della qualità e della riduzione dei costi di produzione che rappresentano oggi la barriera alla diffusione delle scelte per i consumi consapevoli.

Ritornando infine allo specifico del provvedimento: esso è parte di una strategia complessiva di riforma che sarà completata presto; il Governo infatti sta definendo la riforma sul sistema dei controlli e sta riorganizzando anche il sistema delle mense scolastiche a favore dei prodotti biologici. Si tratta quindi di una triplice azione sulla quale dovrà appoggiare tutto il comparto del biologico per favorire le migliori condizioni e per farlo uscire dalle secche del recinto nel quale era finora rinchiuso. Questo rappresenta un ulteriore tassello che il Parlamento inserisce nell'opera di riforma del sistema agroalimentare italiano portata avanti nel corso di questa fertile legislatura. Penso alla leggi da ultimo approvate in materia di biodiversità agraria, di agricoltura sociale e di contrasto ai fenomeni del cosiddetto caporalato, di lotta agli sprechi alimentari, di normativa sul vino, senza dimenticare i numerosi interventi di carattere fiscale ed organizzativo adottati dal Governo in collaborazione con il Parlamento.

Con l'approvazione di questo provvedimento vogliamo infine ribadire che sono indispensabili un dialogo interdisciplinare e una serie di iniziative informative utili a formare una coscienza del consumo del cibo sicuro e responsabile, al fine di garantire la qualità nutrizionale dell'alimento per favorire uno stato di salute ottimale dei cittadini, attraverso l'adozione di alimentazione e stili di vita salutari. Il cibo è cultura, ma sappiamo che prima di tutto è salute e benessere, ed è a questo che tutte le istituzioni dovranno lavorare per il bene comune e per la valorizzazione della persona. In questa prospettiva, quest'Aula, farà di tutto per raggiungere risultati positivi e significativi.