A.C. 2093-A
Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi l'esame del collegato ambientale al disegno di legge di stabilità per il 2014, un provvedimento complesso che tocca molte materie e che è stato deferito all'Aula dopo un approfondito passaggio nella competente Commissione parlamentare. Il collegato rappresenta un fondamentale passo avanti nella definizione delle politiche ambientali nazionali in una logica che, per la prima volta, le connette ad innovative scelte di politiche economiche industriali indirizzate verso una crescita e uno sviluppo sostenibile.
Il disegno di legge definisce obiettivi che rientrano pienamente nella strategia di rilancio della competitività del Paese, di sostegno ad una crescita quanto mai necessaria nel momento di crisi che l'Italia sta attraversando e per la quale occorrono interventi di stimolo all'economia accompagnati da riforme strutturali anche nel campo ambientale. Questo disegno di legge può essere definito senza retorica come una vera e propria agenda verde per dare una serie di risposte a quella che oggi deve essere considerata come una sfida decisiva per il nostro futuro: la scommessa sull'ambiente, il suo rispetto e la sua tutela ma anche la sua straordinaria potenzialità per lo sviluppo economico. Un pacchetto di norme capace di attivare politiche ambientali virtuose, semplificando il quadro normativo, rendendolo più moderno ed efficace e creando, al tempo stesso, le condizioni per investimenti e crescita economica nel campo della green economy. Il tutto, con una ferrea attenzione alla riduzione dei costi, alla semplificazione e alla trasparenza amministrativa. Il collegato è tutto questo. Contiene, infatti, una serie di misure rilevanti in materia di ambiente in particolare di mobilità sostenibile, valutazione di impatto ambientale, emissioni gas effetto serra, raccolta di reati ambientali, appalti verdi, EMAS, qualificazione ambientale dei prodotti e dei sistemi produttivi locali, dei distretti, di vigilanza sulla gestione dei rifiuti e degli imballaggi, incremento della raccolta differenziata e riciclaggio, contabilità ambientale e avvia un'efficace strategia nazionale della green community. Il provvedimento è corposo e articolato ed è stato migliorato nel corso dell'esame in Commissione, come è già stato detto dal presidente Realacci, abbinando politiche ambientali ed industriali in un continuo confronto con il Ministero dell'ambiente in una logica di collaborazione istituzionale finalizzata al raggiungimento di un comune obiettivo di sviluppo sostenibile e di progresso civico.
La VIII Commissione ha ascoltato decine e decine di soggetti istituzionali, ambientali, sociali ed economici ed ha apportato modifiche anche significative al provvedimento stesso che consentono di consegnare all'esame dell'aula un testo innovativo che allinea l'Italia tra i Paesi più attenti allo sviluppo sostenibile. Il collegato ambientale contiene misure significative talora del tutto inedite; penso al divieto del fracking che diventa legge per la prima volta o la delega al Governo per il pagamento dei sistemi ecosistemici ambientali. Penso alle logiche incentivanti per la premialità della raccolta differenziata che sostengono i comuni e che consentono di diminuire il tributo per lo smaltimento alle comunità più virtuose. E ancora, l'avvio di iniziative sperimentali, come il vuoto a perdere negli esercizi pubblici, per diminuire l'uso della plastica, quelle per le aree oil free zonenelle quali incentivare l'autosufficienza energetica senza uso di fonti fossili, gli incentivi per gli appalti verdi e per l'utilizzo di materiali derivanti dal riciclo e il riuso nelle pubbliche amministrazioni.
Per troppi anni, lo sviluppo economico ha seguito una strada diversa e non coerente con quella della sostenibilità, con il solo scopo di aumentare la quantità di beni disponibili e favorire l'accesso ai mercati delle popolazioni. Il conseguente aumento della pressione antropica crescente ha prodotto una serie di effetti critici sull'ecosistema che oggi si appalesano con evidenza.
Vi sono Paesi che si trovano nella fase di transizione verso un'economia caratterizzata dalla produzione di massa con evidenti effetti negativi in termini di inquinamento ed altri, come l'Italia, che devono, invece, passare da una competizione sulla quantità ad una sulla qualità e quindi convertire un modello di sviluppo industriale inquinante in uno più sostenibile. È in questo contesto che la green economy acquisisce valore, assume un nuovo significato per divenire non un vincolo antitetico all'efficienza di costo ma un'opportunità di mercato e di profitto e il collegato ambientale si inquadra e si qualifica proprio in quest'ottica. Questo è un Paese che ha bisogno di misure e di chiari strumenti di governance dello sviluppo delle tecnologie e delle produzioni verdi, di dare certezze e norme più semplici concretamente applicabili in settori come quello dell'ecoinnovazione, dell'industria del riciclo, del risparmio e dell'efficienza energetica, dall'edilizia ai trasporti, dall'illuminazione ai processi produttivi, delle fonti energetiche rinnovabili, delle filiere agricole ad alta valenza qualitativa e ambientale.
Ecco allora che, in tale contesto, vi sono norme del collegato che vanno enfatizzate non solo per il contenuto ma anche per il significato di politica ambientale che contengono. Penso ad esempio – l'ha già citato il relatore Bratti – all'articolo 2 che garantisce l'aggiornamento con cadenza almeno triennale della strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile approvata dal CIPE nell'agosto del 2002.
Penso all'articolo 2-bis, che ha inserito, nel corso dell'esame in Commissione, 35 milioni per il 2015 per la realizzazione di un programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro e per il finanziamento di progetti di uno o più enti locali per iniziative quali, ad esempio, quelle del car-pooling.
È innovativa ed apprezzabile anche la scelta voluta dalla Commissione di autorizzare il Ministero dell'economia e delle finanze a costituire un Fondo italiano di investimenti green community, riservato ad investitori qualificati per l'investimento nel campo della green economy, con particolare riferimento a quegli interessanti territori montani e rurali italiani e con peculiare riguardo per il sostegno agli investimenti nel campo dell'innovazione, della ricerca e dello sviluppo nei territori a cosiddetto fallimento di mercato, al fine di ammortizzare e annullare i deficit strutturali permanenti di tali aree.
E al male endemico del nostro Paese, che c’è anche nel campo ambientale, quale è la complessità dei procedimenti amministrativi, il collegato dà risposte adeguate senza ridurre le tutele. Contiene interessanti livelli di semplificazione e razionalizzazione, come, ad esempio, le disposizioni che intervengono sulle procedure delle autorizzazioni ambientali riguardanti lo scarico in mare di acque derivanti da attività di prospezione e ricerca, l'immersione in mare di materiali di escavo dei fondali marini, nonché la movimentazione dei fondali derivanti dalle attività di posa in mare di cavi e condotte. Sono tutti procedimenti per i quali la competenza inclusa viene ricondotta ad un solo soggetto per l'istruttoria e l'atto finale.
Tutela dell'ambiente connessa con quella della salute, come si è detto: ebbene, anche su questo binomio il collegato dà risposte positive. Durante l'esame in Commissione, è stato introdotto un nuovo articolo che consente la predisposizione della valutazione di impatto sanitario per progetti riguardanti, in sintesi, le raffinerie di petrolio greggio, gli impianti di gassificazione e liquefazione, i terminali di rigassificazione di gas naturale, nonché le centrali termiche e gli altri impianti di combustione con potenza superiore a 300 megawatt.
Un'attenzione forte è dedicata dal collegato agli «acquisti verdi»: si interviene sulla disciplina delle garanzie a corredo dell'offerta nei contratti pubblici, riducendola per gli operatori economici in possesso di registrazione al sistema di ecogestione e audit EMAS e con certificazione ambientale, ai sensi della norma tecnica UNI 14000. Insomma, la certificazione di qualità viene premiata.
Ed è la premialità più che la repressione che caratterizza la svolta di questo provvedimento, e lo si coglie pienamente in materia di rifiuti, nella quale la norma più significativa è l'articolo 14 nella nuova versione approvata dalla Commissione. L'articolo disciplina il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata dei rifiuti urbani in ogni ambito territoriale ottimale.
Rispetto al testo originario del disegno di legge, è stato soppresso il differimento di otto anni delle scadenze previste per il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata ed è stato introdotto – e questa è la novità – un sistema, una buona pratica, già positivamente sperimentata a praticata nella regione Marche, anche grazie alla felice intuizione e professionalità del suo Servizio ambiente e gestione rifiuti, che valorizza il ruolo delle comunità locali e introduce un sistema premiale per quelle che raggiungono l'obiettivo di legge di raccolta differenziata ormai definito al 65 per cento. E non solo.
Nell'intento di valorizzare i comuni che si sono indirizzati nella prevenzione della produzione di rifiuti – la nuova frontiera, la nuova sfida in questo campo, perché prioritaria nella gerarchia gestioniale dei rifiuti dell'Unione europea –, si riconosce l'esclusione dell'addizionale dell'ecotassa per quei comuni che conseguono una produzione pro capite media inferiore di almeno il 30 per cento rispetto a quella dell'ATO di appartenenza.
Il collegato ha anche il pregio di prestare attenzione a nuovi fenomeni, che la maggiore sensibilità ambientale ha sviluppato in questi anni, come il compostaggio aerobico domestico, per il quale viene finalmente previsto che alle utenze domestiche che utilizzano tale sistema si applichi una riduzione sulla tariffa dovuta per la gestione dei rifiuti urbani.
Durante l'esame in Commissione è stata, poi, introdotta la facoltà per i produttori e gli utilizzatori, che sono imprenditori agricoli, di partecipare al CONAI tramite le proprie confederazioni agricole e le associazioni di categoria. È una semplificazione interessante e significativa, che andrebbe estesa a tutte le imprese artigiane e alle piccole e medie imprese: mi auguro che l'Aula colga, nel corso del dibattito, questa possibilità.
E nell'ottica della semplificazione normativa, va pure segnalata l'abrogazione del divieto di smaltimento in discarica dei rifiuti con Potere calorifico inferiore (PCI) superiore a 13 mila kilojoule, ponendo fine ad un'innaturale serie di proroghe provocate da una disposizione che andava ben oltre a quello che ci chiedeva l'Europa e che ha finito per creare continue e ricorrenti criticità agli operatori in prossimità della scadenza del termine per adempiere.
È una norma che mi sta particolarmente a cuore, perché già contenuta nella proposta di legge n. 677 dell'8 aprile 2013, a mia prima firma, ben precedente a quella di colleghi di altri gruppi che sono intervenuti, che risale, soltanto, al settembre del 2013. Una legge, quella di stabilità, che, in coerenza con l'obiettivo di semplificazione, consente il trasporto in conto proprio di particolari tipologie di rifiuti per barbieri, parrucchieri, istituti di bellezza, attività di tatuaggio o piercing, evitando, senza ridurre le tutele ambientali, i costosi oneri di smaltimento. In tema di difesa del suolo, va segnalata la modifica della disciplina delle autorità di bacino distrettuali previste dall'articolo 63 del testo unico dell'ambiente.
La green economy, nel collegato ambientale, assume anche un altro connotato significativo, quello di saper coniugare lo sviluppo, non solo con l'ambiente, ma anche con una forte attenzione verso il sociale. La qualità della vita passa attraverso quella dell'ambiente, ma solo se nessuno resta indietro e se nessuno è escluso. Vi sono beni la cui fruizione è un diritto di tutti e, fra essi, quello delle risorse idriche. È perciò positiva la disposizione dell'articolo 25 che assicura agli utenti domestici del servizio idrico integrato in condizioni economico-sociali disagiate l'accesso, a condizioni agevolate, alla fornitura della quantità di acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali. Insomma, tanti elementi e tante disposizioni che parlano di futuro, che declinano un'agenda verde che guarda al domani in un'ottica diversa, più attenta al rapporto con l'ecosistema di quanto sia avvenuto sinora. A chi spesso taccia questo Parlamento di insipienza, di incapacità di incidere, di essere supinamente accondiscendente verso le proposte del Governo, l'esperienza del collegato è la prova provata che non è così. In un rapporto costruttivo di rispetto dei ruoli, ma pure di grande attenzione ed empatia, si è giunti, anche grazie all'impegno encomiabile dei relatori, dei colleghi, gli onorevoli Bratti e Borghi, ad un testo che non ha stravolto, ma sicuramente ha migliorato la proposta iniziale del Governo e il contributo dei colleghi del Partito Democratico è stato quanto mai significativo ed incisivo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, guardiamo a questo disegno di legge, frutto di un faticoso ma positivo lavoro, spesso condiviso anche dalle forze di opposizione, come ad un provvedimento storico, non solo perché per la prima volta un disegno di legge ambientale assurge ad essere un collegato alla legge di stabilità, ma anche perché si pone come un testo complessivo che ha una sua coerenza in tutti i settori di intervento e, come è già stato detto, per la prima volta introduce in un testo normativo il termine della green economy. È un disegno di legge che dà speranza, che responsabilizza i vari livelli digovernance e che ripropone un obiettivo e un'idea ambiziosa per il futuro del nostro Paese: l'ambizione di avere la capacità di saper coniugare i nuovi driver dello sviluppo con l'ambiente, l'ambizione di sapere di poter essere al passo con l'Europa, l'ambizione di saper indirizzare l'innovazione, la qualità e la conoscenza verso una declinazione di green economy fortemente nazionale, ma immersa nel mercato globale. Un modello originale – e qui riprendo un passaggio significativo del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla green economy approvato nei mesi scorsi dalla VIII Commissione, relatore il collega Mazzoli – che dice che questo modello punta dritto al cuore della nostra identità e della nostra storia perché sa combinare la crescita economica con la tutela delle migliori risorse del Paese, dalle competenze alla qualità della vita, dalle bellezze naturali e culturali alle relazioni sociali. Un modello in grado di valorizzare la biodiversità, la specificità dei saperi e dei territori, le cui basi poggiano su quel patrimonio di imprenditorialità diffusa che dalle imprese familiari al no profit ha le sue radici nel territorio ma sa guardare al mondo.
Ecco, il collegato ambientale ci aiuta a porre basi solide a questo scenario di speranza, a dare maggiori certezze ai cittadini, perché dà organicità alle politiche per l'ambiente e dà risposte che hanno un respiro ampio e che possono porre fine a quella legislazione che ha rincorso le emergenze ambientali e che, perciò, nel tempo, ha mostrato i suoi limiti.
Concludo, Presidente con un aforisma di Kofi Annan, premio Nobel per la pace nel 2001, che ben si addice al collegato ambientale. Dice Annan: «La nostra sfida più grande in questo nuovo secolo è di adottare un'idea che sembra astratta: sviluppo sostenibile». È un'affermazione quanto mai pertinente al disegno di legge che oggi iniziamo a discutere qui in Parlamento, perché finalmente stiamo rendendo concreta quell'idea astratta; stiamo avvicinando anche il nostro Paese a quel grande orizzonte che è lo sviluppo sostenibile, uno sviluppo che consapevolmente possiamo rendere possibile per noi e per le generazioni che verranno. Vogliamo farlo, possiamo farlo e lo faremo: è un impegno che il Governo del Presidente Renzi e il Partito Democratico hanno assunto e che sapremo mantenere.