Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 18 Ottobre, 2016
Nome: 
Nicodemo Oliverio

 A.C. 4008

Signora Presidente, signor Ministro Martina, onorevoli colleghi, la Camera dei Deputati licenzia oggi, dopo cinque anni di attesa, uno dei provvedimenti legislativi più importanti e più attesi e non solo per il settore agricolo. Per questo voglio ringraziare la presidente Ferranti, il presidente Damiano, il presidente Sani e tutti i componenti delle Commissioni che si sono occupati del provvedimento ed, in particolare, i relatori Berretta e Miccoli. Colpire il caporalato significa colpire un crimine dagli aspetti sociali e culturali devastanti; la nostra agricoltura viene sempre più considerata un'eccellenza di primissimo valore in Europa e nel mondo, ma l'infamia dello sfruttamento, ai limiti della schiavitù, era ormai divenuta insopportabile per un Paese civile come il nostro. L'esercito di 430.000 sfruttati e mal pagati non dovrà mai più esistere, sono gli invisibili della terra, le braccia armate dell'agricoltura italiana, quelli che sotto il sole cocente lavorano da sfruttati, per una giornata intera, senza mai fermarsi, per una manciata di euro. Invisibili, fantasmi; la legge di iniziativa del Governo Renzi prova seriamente a colpire la piaga del caporalato, diffusa in tutte le aree del Paese e in tutti i settori dell'agricoltura, molto diversi tra loro dal punto di vista della redditività. Vi sono dati agghiaccianti rispetto al 2014: altri 59.000 fantasmi lavorano nei nostri campi, contribuendo ad affermare la nostra agricoltura nel mondo, si tratta di decine di migliaia di persone quasi tutte invisibili, private di qualsiasi diritto e garanzia, escluse dalla previdenza e dall'assistenza. 
Con questa legge, il Governo, e in particolare il Ministro Martina, grazie al quale in questi diciotto mesi sono stati fatti più provvedimenti che nei precedenti cinque anni, e il Parlamento compiono un passo in avanti senza precedenti, un tentativo di fermare e cancellare una piaga che è un'onta per la nostra straordinaria agricoltura, una piaga che ci faceva vergognare e che, oggi, ci fa uscire a testa alta nella battaglia di civiltà contro la violenza e lo sfruttamento condotto nei nostri campi. Il provvedimento all'esame dell'Assemblea riveste, pertanto, un significato strategico. È da lungo tempo che il Parlamento si occupa del fenomeno; la scorsa legislatura la Commissione cultura svolse un'indagine conoscitiva sui gravi fatti accaduti a Rosarno e in altre regioni italiane. Si è quindi intervenuti introducendo nell'ordinamento penale il reato di caporalato, di cui all'articolo 603-bis del codice penale. L'intervento, seppur significativo, non è riuscito ad eliminare questa piaga sociale che macchia i prodotti dell'agricoltura italiana. Il fenomeno è estremamente complesso e incrocia problematiche legate all'immigrazione, alla stagionalità del lavoro in agricoltura e alla presenza dei servizi che lo Stato deve fornire. Perché i caporali non possano pur svolgere alla luce del sole attività di intermediazione illecite, richiedeva però una presa di posizione forte e decisa da parte delle istituzioni su un punto: l'utilizzo di manodopera attraverso lo sfruttamento della persona, approfittando del suo stato di bisogno, deve essere considerato un reato penale, indipendentemente dall'attività di intermediazione illecita posta in essere. Il provvedimento, nello specifico, riscrive, quindi, il reato di caporalato, prevedendo l'applicazione di un'attenuante in caso di collaborazione con l'autorità, stabilisce l'arresto obbligatorio in flagranza di reato, rafforza i presupposti per l'applicazione dell'istituto della confisca, prevede l'adozione di misure cautelari relative all'azienda agricola in cui è commesso il reato, estende alle persone giuridiche la responsabilità per il reato di caporalato e include le vittime del caporalato nelle provvidenze del Fondo anti-tratta, potenzia la Rete del lavoro agricolo di qualità in funzione di strumento di controllo e prevenzione del lavoro nero in agricoltura e prevede, infine, il graduale riallineamento delle retribuzioni nel settore agricolo. 
Nel corso dell'esame del provvedimento è stato chiarito come gli indici di sfruttamento dei lavoratori, peraltro già previsti a legislazione vigente e solo in parte modificati, non rappresentano autonome fattispecie criminose, ma si configurano come indizi sottoposti alla valutazione del giudice, ai fini della configurazione della fattispecie criminale, che è composta da soli due elementi: lo sfruttamento e l'approfittarsi dello stato di bisogno. Comunque, con un ordine del giorno a prima firma Mongiello, si sollecita il Governo a monitorare l'applicazione della legge, in modo da poter creare, anche, la possibilità di eventuale correzione. 
Altra parte non meno rilevante del provvedimento è quella volta a designare lo strumento della cosiddetta Rete di lavoro agricolo di qualità istituita da questo Governo, per la prima volta, presso l'INPS, alla quale attualmente possono essere iscritte le imprese agricole che non hanno riportato condanne penali per violazione della normativa in materia di lavoro ed imposte, che non sono destinatarie negli ultimi tre anni di sanzioni amministrative definitive per le precedenti violazioni e che sono in regola con il versamento dei contributi previdenziali. Si tratta dell'altra faccia dell'intervento, lo Stato agevola le imprese che si fanno garanti dei diritti del lavoratore, intervenendo in un sistema di legalità e premialità. Signora Presidente, siamo ormai giunti al termine di una grande sfida, quella di ridare fiducia ai tanti imprenditori onesti e trasparenti che lottano da anni per affermare la grande qualità delle produzioni agricole del nostro Paese, ottenuta alla luce del sole, nel rispetto della legge e dei diritti dei lavoratori. Non a caso il Governo ha tolto l'IMU agricola, l'IRAP, e con questa legge finanziaria anche l'IRPEF agricola. Ora, con questa legge sul caporalato, diamo la possibilità a tutti gli attori del comparto di rendere completamente trasparente la nostra agricoltura, perché, come ha affermato il nostro Presidente del Consiglio, Renzi, non possiamo permettere che i nostri pomodori siano macchiati di sangue (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Anche per questo, ciò che decidiamo in quest'Aula rende il senso di una promessa fatta un anno fa, quando i Ministri Martina e Orlando annunciavano l'esigenza di mettere in campo strumenti normativi nuovi, aggiornati, debitamente condivisi con le rappresentanze sociali. Erano i giorni immediatamente successivi all'ennesima tragica morte di una lavoratrice, l'abbiamo ricordata più volte, Paola Clemente, la bracciante colta da un malore mentre era impegnata in Puglia nella raccolta dell'uva. Noi tutti sentimmo in quella drammatica istanza l'urgenza di imprimere una svolta e di rispondere in modo adeguato a questa piaga. Nel corso dei mesi che sono seguiti, il Governo ha comminato e aumentato del 50 per cento i controlli ispettivi sui territori e ha messo in campo una serie di nuovi e importanti strumenti atti a dare vita a una strategia di contrasto efficace, organica, capillare. Signora Presidente, siamo tutti convinti che bisogna uscire dalla logica del giorno dopo, puntare a un monitoraggio continuo sui territori, dare vita a una rete di ascolto e vigilanza stabile, strutturata, che non si limiti a intervenire a disastro avvenuto e non si concentri nei soli mesi della raccolta e che non si parli di tutto e di tutti. ...  Questo è lo spirito di un provvedimento che vuole rinsaldare al Sud come al Nord quella rete di sussidiarietà che è l'elemento specifico e qualificante di una società organizzata, capace di entrare nei processi di integrazione e sviluppo di un territorio e di tutto il Paese. Signora Presidente, da oggi parte una nuova storia, è una grande avventura per la miglior agricoltura del mondo e per dare dignità alla persona, qualunque sia il suo lavoro, imprenditore, bracciante e operaio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).