A.C. 1658-A
Signora Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi, forse per noi la settimana che si apre non sarà diversa da molte altre. Per alcuni, invece, potrebbe fissarsi sul calendario e segnare una tappa di vita, di pace. Potrebbe essere così per migliaia di ragazzi, ragazze bambini, che fuggono da guerre, fame, orrori. In parte sono già senza famiglia perché il mare si è ingoiato chi avevano di più caro. Ma può capitare che sia una madre a farli salire sopra uno di quei barconi della disperazione scommettendo che sia l'ancora di una salvezza. O magari la sola via per ricevere qualche denaro a casa, anche se al costo di sfruttamenti e umiliazioni. Il punto è che nella grande migrazione di questo tempo c’è una umanità giovane, fanciulla, che mette a prova le fondamenta della nostra civiltà.
50 milioni nel mondo: secondo l'Unicef è questo il numero dei minori profughi e migranti. Da soli farebbero una delle nazioni più popolate d'Europa. Oltre la metà – 28 milioni – fuggono da guerre e violenze di cui certo non sono responsabili. Abbiamo tutti negli occhi le immagini di Aleppo. Ma quante Aleppo abbiamo rimosso o ignorato ? Altri – e sono anch'essi moltissimi – scappano da miseria, sete, schiavitù. In Italia, gli ultimi dati del Ministero degli Interni raccontano che i «senza famiglia» e di età sempre più giovane sono poco meno di 20 mila (19.429 a volere la precisione). Non è una invasione per un grande Paese. Rammentiamo tutti quella foto tenera e straziante di un ragazzino di 13 anni che sbarca tenendo per mano il fratellino malato che di anni ne aveva solo 7 anni. Arrivano a seconda dei mesi da Egitto, Afghanistan, Eritrea, Siria, Nigeria, Somalia e altri luoghi ancora. Di questi – cito l'ultimo dato che risale ad agosto – oltre 6 mila, entrati in Italia, risultano irreperibili. Missing. Scomparsi nel nulla. Anche se noi sappiamo che dietro quel «nulla» agiscono strutture criminali, schiavitù sessuali, ricatti. In quella terra di nessuno nascono nuovi inferni: «scappavo dall'Egitto e ho trovato un altro Egitto» ha detto uno di questi ragazzi. Tutto questo c’è. Ma insieme a tutto questo vi sono anche storie di inserimento, integrazione. Storie di salvezza e gioia.
Ecco, care colleghe e colleghi, è a questo esodo drammatico di adolescenti che guarda la proposta di legge 1658 («Misure di protezione di minori stranieri non accompagnati», a prima firma Zampa) che giunge oggi all'esame dell'Aula. È un testo pensato in coerenza con i principi della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo, della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (approvata dall'Italia con la legge n. 176 del 1991) e della Carta Europea dei diritti della persona. E ora passato al vaglio delle altre commissioni competenti (II, III, VII, XI, XIV, XII) da cui hanno acquisito pareri favorevoli o con osservazioni. Ma soprattutto è un testo – e lo dico con riconoscenza – voluto e sottoscritto da deputate, deputati, di gruppi diversi, di maggioranza e opposizione. Questa trasversalità, a cui tengo personalmente, l'abbiamo coltivata nel lavoro di commissione quando si è reso necessario un nuovo testo base a seguito di modifiche legislative che erano intervenute nel percorso del provvedimento (recepimento direttiva europea 2013/33 e decreto legislativo 142 del 2015). Lo ricordo con l'amarezza di allora e il sollievo oggi di vedere vicino un traguardo atteso da Sindaci e Amministrazioni, spesso i più virtuosi e sensibili e impegnati in un'attività di accoglienza straordinaria quanto difficile. E, lo sapete, è una legge invocata da Associazioni e Agenzie umanitarie da anni sulla frontiera della solidarietà e dell'integrazione. Non le potrò citare tutte ma a tutte va la gratitudine del Parlamento. Save the Children, Amnesty international, Caritas, Emergency, Terres des Hommes, Oxfam, Unicef, Sant'Egidio, Intersos, Cnca, Consiglio italiano per i rifugiati, UNHCR e tante altre a Milano, in Sicilia: tutto questo rappresenta una risorsa che rende migliore il nostro Paese. Infine è una legge richiesta con forza da operatori sociali, della giustizia, dalle forze dell'ordine, dalla guardia costiera. Insomma ciò che stiamo facendo è legiferare sul valore della persona e della dignità umana su cui è incardinata la nostra Costituzione. Ed è davvero una cosa importante – se volete anche un po’ controcorrente – che nelle differenze tra gruppi ci si incontri su principi di fondo della nostra Carta. Tanto più perché si tratta di «dare voce», «rendere visibili» chi meno voce ha e meno visibile oggi è.
Colleghe, colleghi, questa proposta ha l'ambizione di mantenere in equilibrio – e se posso dirlo, in armonia – la delicata sfera dei diritti. In primo luogo i diritti umani e civili dei minori, ma insieme il diritto alla sicurezza delle nostre città e quello alla legalità. Lo facciamo nella convinzione che questa sia la via maestra per una condivisione dei doveri e per una convivenza più umana. Lo diceva il cardinale Martini: «chi è orfano della casa dei diritti difficilmente sarà figlio della casa dei doveri». Noi qui oggi ci occupiamo di un caso in cui i bisogni delle persone, i principi di solidarietà e giustizia e gli interessi del Paese possono incontrarsi. Lo so: una legge non è tutto. Cultura, persone, comunità, fanno la differenza. Governi e Istituzioni sono decisivi nell'avere una visione del nostro tempo e della cooperazione, degli accordi bilaterali, della faticosa costruzione del dialogo e della pace. Della centralità dei diritti umani globali e di sperimentazioni e accordi come i corridoi umanitari almeno per donne e minori. Aggiungo che ogni legge può contenere imperfezioni. Ma con tenacia – e da parte mia grande umiltà – noi portiamo in Aula una proposta che può restituire ai più fragili qualche certezza e il sapore di un'infanzia che milioni di loro coetanei hanno per nascita, censo o fortuna.
A oggi il tema è regolato in diversi provvedimenti. Art. 32 e 33 del Testo unico in materia di immigrazione; Decreto legislativo no 286/1998, con il suo Regolamento attuativo decreto del Presidente della Repubblica n. 394/1999 e nel DPCM n. 535/1999. Per i richiedenti protezione internazionale il Decreto legislativo n.251/2007, la più recente direttiva europea no 33 nel 2013. Il decreto legislativo n.142 del 2015). Quindi non agiamo al buio. Anzi siamo nelle condizioni di esprimere una valutazione più compiuta. Sono, dunque, riflessioni su esperienze concrete e, certo, una visione del futuro, che ci restituiscono l'urgenza e l'utilità di una legge organica, con strumenti adeguati di programmazione. Assieme a regole, risorse, responsabilità. Una legislazione che non deleghi alla casualità, ai cordoni della borsa dei governi, alle inclinazioni di un sindaco o del momento, una scelta nazionale e strategica di civiltà e sicurezza.
Sul merito del provvedimento e offrendo come riferimento la lettura della documentazione della Camera del 17 ottobre 2016 con gli atti in Commissione affari costituzionali. Con gli articoli 1, 2 e 3 si riconoscono pari diritti di trattamento rispetto ai minori di cittadinanza italiana o dell'Unione europea a tutti i minori stranieri non accompagnati da genitori o parenti o altri adulti legalmente responsabili. I minori senza tutela e accompagnamento, dunque, vengono riconosciuti come soggetti di maggiore vulnerabilità. Su questa base si fa chiaro divieto al respingimento, salvo un interesse superiore del minore. Nei casi di espulsione si stabilisce la competenza del Tribunale dei minori sempre che ciò non comporti «un rischio di danni gravi per il minore». Provvedimento comunque da assumere tempestivamente e nel termine di 30 giorni. Con l'articolo 4 si interviene sui termini della prima accoglienza, riducendo da 60 a 30 giorni il tempo massimo di permanenza in strutture ad hoc ai minori destinate. In quell'ambito si svolgerà l'identificazione e l'eventuale accertamento dell'età e il minore dovrà ricevere ogni informazione sui propri diritti e il loro esercizio. Con l'articolo 5 si disciplina in modo uniforme sul territorio nazionale la procedura di identificazione (condizioni, modalità, soggetti preposti, tutore provvisorio, mediatore culturale etc.) sempre nell'interesse superiore del minore. Nel caso di dubbi circa l'età esiste la possibilità per il Tribunale dei minori o per il giudice tutelare di disporre esami socio-sanitari volti all'accertamento e sempre con le tutele del caso. Con gli articoli 6 e 8 si innovano le norme sulle indagini familiari e il rimpatrio assistito.
Con gli articoli 7 e 11 si promuovano e regolamentano gli istituti della tutela e dell'affidamento (elenco e caratteristiche dei tutori volontari, sensibilizzazione e formazione degli affidatari). Con l'articolo 9 si prevede l'istituzione del Sistema informativo nazionale dei minori non accompagnati presso il Ministero del Lavoro e una apposita cartella sociale. Con gli articoli 10 e 13 si contempla il permesso di soggiorno per minore età e per motivi familiari e l'affidamento ai servizi sociali nel caso necessiti un supporto prolungato di assistenza così da condurre a termine il percorso di integrazione. Con l'articolo 12 si sancisce che tutti i minori non accompagnati, indipendentemente dalla richiesta di protezione internazionale, possono accedere al Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). Di conseguenza, poiché anche il linguaggio identifica un progetto la nuova denominazione sarà «Sistema di protezione per i richiedenti asilo, rifugiati e minori stranieri non accompagnati». Si individuano altresì i criteri da rispettare nell'assegnazione delle strutture di lungo periodo a garanzia del minore, della trasparenza, delle capacità professionali, delle regole. Gli articoli dal 14 al 17 rafforzano alcuni dei diritti riconosciuti: si tratta dell'assistenza sanitaria, misure specifiche di istituzioni scolastiche e formative, programmi di apprendistato, assistenza psicologica, garanzie processuali. Con gli articoli 17 e 18 si normano specifiche categorie di minori non accompagnati come nel caso della orribile dimensione della «tratta». Con l'articolo 20 si promuovono cooperazione internazionale, accordi bilaterali e programmi mirati ai Paesi di origine e partenza. Infine con l'articolo 21 si prevede la copertura finanziaria della proposta di legge nell'ambito del Fondo nazionale per l'accoglienza di cui al D.L 95/2012, della spettanza del gettito dell'8 per mille dell'Irpef, ai sensi della legge 222/1985. Mentre l'articolo 22 attribuisce al Governo il compito di apportare le modifiche necessarie sia al Regolamento del Testo unico in materia di immigrazione (decreto del Presidente della Repubblica n. 394/1999) sia al Regolamento del Comitato per minori stranieri. (DCPM 535/1999).
Signora Presidente, Sottosegretario, colleghe e colleghi, ogni articolo della proposta di legge per utile e saggio che sia, non potrà da solo rispondere alla dimensione umana e culturale di un passaggio d'epoca. Perché di questo si tratta. Non di un «fenomeno temporaneo» come qualcuno si ostina a chiamarlo. Ma di un grande cambiamento globale che segnerà l'intero nostro secolo. Quei viaggi della disperazione e della speranza dicono tutta la fragilità di una terra così contrastata nei suoi colori. Descrivono la brillantezza dei progressi, delle tecnologie, e lo stridore delle diseguaglianze, del terrorismo, delle guerre. Ma ci narrano anche di sindaci straordinari, volontari, cittadini generosi. Di un'Italia e di una Grecia molto sole nel farsi frontiera di accoglienza e solidarietà. Forse al nostro Paese uno sguardo più giusto viene dalla memoria dei nostri di migranti dal Sud al Nord, e dall'essere il ponte naturale del Mediterraneo verso un mondo più grande. Ma voglio pensare che questa sensibilità ci derivi dalla comprensione che quella di cui stiamo parlando può essere anche una nuova «meglio gioventù». Una risorsa preziosa – se guardiamo all'Europa – per Paesi invecchiati e con un deficit di natalità. Ciò che vorrei dire, fuori da ogni retorica, è che quelle traversate, per terra o per mare, parlano di un enorme coraggio e fatica racchiusi in piccoli corpi. Adolescenti stremate dalle violenze che denunciano un età superiore costrette da caporali crudeli a offrirsi prostitute. Bambini che hanno visto affogare persone, subito di tutto. Giovani traumatizzati che forse non sanno neppure che una vita senza brutalità può esistere e anche per questo possono diventare manodopera della criminalità alimentando un mercato di mafie e ricatti. Eppure quante altre storie di coraggi riusciti, di qualità riconosciute, di relazioni umane arricchenti, di reciprocità. Quelle vite insomma raccontano della forza di minori che ce la fanno a ritrovare un grammo della loro infanzia e di ragazzi che alzano lo sguardo al futuro. Dipende da cosa vogliamo illuminare noi: quali luci vogliamo accendere. Perché tocca anche a noi pigiare l'interruttore giusto: quello che può restituire a un bambino il diritto a essere fino in fondo semplicemente un bambino e a un grandicello la possibilità di esercitare un talento. Tutto questo, meglio di noi, lo dirà il prossimo 17 gennaio il Papa quando proprio ai minori stranieri non accompagnati dedicherà la giornata mondiale sulla migrazione. Una bussola infine – care colleghe e colleghi – ci viene dalla storia. Coi muri si erigono altri muri. Ma tutti poi pagano il prezzo della tragedia. Dunque mai come oggi la responsabilità della politica è nel costruire un'altra possibilità, un sentimento positivo. Nel dire che contrapporre la povertà o la mancanza di lavoro nella parte ricca del mondo alla miseria dell'Africa delle guerre o all'orrore del fondamentalismo non è la soluzione. Nell'affermare che è un danno e un delitto contrapporre povero a povero anche nel nostro Paese. Costruire i luoghi di accoglienza e di accompagnamento per altri ragazzi e ragazze non porta via il pane alle nostre periferie. Significa solo dare di più in sicurezza, legalità. E in fondo conoscere meglio un'epoca che mescola biografie, esistenze, colori. Se questa proposta di legge verrà approvata qui alla Camera – e poi, come mi auguro, in tempi strettissimi al Senato – sarà un messaggio di dialogo, integrazione e un aiuto concreto per le nostre città, per renderle con la prevenzione e le regole più serene e sicure. L'Italia avrà un piccolo onore: essere apripista tra i Paesi più sensibili. E scuotere anche un'Europa afflitta da paure, da qualche egoismo di troppo e poco saggia sul proprio stesso avvenire. C’è chi descrive il nostro come il secolo delle diseguaglianze e del conflitto tra sentimenti tristi e sentimenti positivi. Sarà anche perché sono una donna, del PD e della sinistra, ma preferisco senza incertezze stare dalla parte della speranza. Vi ringrazio.