Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 15 Ottobre, 2018
Nome: 
Alfredo Bazoli

A.C. 893-A

Presidente, sì, è vero, il Partito Democratico ha voluto fortemente questa proposta di legge, come è dimostrato dal fatto che quando eravamo maggioranza l'abbiamo approvata in un ramo del Parlamento, anche se non siamo riusciti ad arrivare in fondo all'iter legislativo, ma la nostra volontà è stata manifestata in maniera molto chiara, così come anche dal fatto che in questa legislatura la proposta di legge è stata ripresentata con la firma di due autorevoli esponenti del Partito Democratico, che sono stati anche Ministri nello scorso Governo: il Ministro della Giustizia, Orlando, e il Ministro dei Beni Culturali, Franceschini.

Il Partito Democratico ha voluto fortemente questa proposta di legge perché ritiene che l'Italia debba dotarsi di un apparato normativo adeguato a tutelare il patrimonio culturale del nostro Paese. Oggi, è stato anche detto da altri colleghi, abbiamo un sistema che non è adeguato, a fronte di una crescita costante dei reati, degli illeciti che interessano il nostro patrimonio artistico e culturale, a fronte anche di un contesto nazionale ed internazionale che vede fortemente impegnata la criminalità organizzata nel commercio illecito di beni culturali, di beni artistici, quindi una criminalità organizzata che trova in questo tipo di attività una forte motivazione e anche profitti molto elevati. Sappiamo anche come il terrorismo internazionale abbia messo gli occhi sul patrimonio culturale anche attraverso opere di distruzione sistematica del patrimonio culturale internazionale mondiale e poi, attraverso il commercio delle opere trafugate o parzialmente distrutte, ha trovato anche un canale di finanziamento. Quindi, noi riteniamo che sia assolutamente doveroso introdurre nell'ordinamento un apparato normativo che sia efficacemente in grado di punire e sanzionare questi comportamenti, tanto più in un Paese come il nostro, che come tutti ben sappiamo è sede di una quota molto rilevante del patrimonio artistico mondiale.

Riteniamo che questa normativa che si vuole introdurre possa anche attuare in maniera un pochino più efficace una previsione della nostra Costituzione, l'articolo 9 della nostra Costituzione, che come sappiamo prevede che la Repubblica tuteli il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione; quindi riteniamo che sia anche una proposta di legge che punta ad attuare adeguatamente un principio costituzionale che oggi, invece, con le norme vigenti, non è in grado di tutelare adeguatamente. Con questa proposta di legge abbiamo puntato ad introdurre un corpus normativo organico, quindi è proprio l'esatto contrario della critica che ho sentito fare prima da qualche collega, per cui si afferma che con questa proposta di legge ci sarebbe una disorganicità. L'obiettivo a cui abbiamo puntato in maniera molto pressante, invece, è quello di cercare di dare organicità a un apparato normativo che oggi invece trova le sue fonti un po' nel “codice Urbani” un po' nel codice penale, che non ha norme specifiche e che quindi è largamente inefficace, come peraltro ci hanno detto anche - basta guardare i resoconti delle audizioni della scorsa legislatura - tutti gli operatori che si occupano di questo settore, adducendo la necessità, appunto, di intervenire in maniera adeguata. Questo testo, quindi, cerca di dare sistematicità, e lo fa - voglio dirlo con chiarezza - in armonia anche con le norme internazionali che nel frattempo sono intervenute. Infatti, ho sentito dire qui in Aula, così come è stato anche detto in Commissione durante i lavori, che l'attività che stiamo facendo sarebbe in qualche modo superflua o inutile, perché poi si dovrà intervenire con l'approvazione e la ratifica di una convenzione internazionale - quella di Nicosia, che nel frattempo è intervenuta – che renderebbe in qualche modo inutile il lavoro che stiamo facendo. Mi permetto di dissentire perché è l'esatto contrario: noi stiamo facendo un lavoro che è prodromico alla ratifica della Convenzione di Nicosia, perché stiamo facendo un lavoro che è esattamente armonico con le previsioni di quella Convenzione. Se voi leggete la Convenzione e leggete i lavori preparatori di questa proposta legge, vi renderete conto che i princìpi, i contenuti, le norme che sono contenuti in questa proposta di legge sono esattamente allineati alle previsioni della Convenzione di Nicosia. Poi, certo, può esserci la necessità di qualche intervento di limatura, di ulteriore affinamento, ma è consentito farlo anche qui: possiamo farlo anche in Aula. Noi lo abbiamo detto: il Partito Democratico è convinto dell'opportunità di accelerare i tempi di approvazione di questa norma, ma è assolutamente aperto a interventi di modifica. Non abbiamo assolutamente chiuso, dal nostro punto di vista - è chiaro che poi la responsabilità spetta alla maggioranza - anzi siamo stati disponibili molto laicamente all'intervento sulle norme, sulla quantità o l'entità delle sanzioni, su alcune fattispecie, cioè siamo assolutamente aperti e laici.

Se è necessario intervenire per armonizzare ulteriormente questo testo con i princìpi della Convenzione di Nicosia, il Partito Democratico è - lo dichiariamo con grande semplicità e grande sincerità - assolutamente disponibile alla discussione, perché noi vogliamo e speriamo che questa proposta di legge, che ha obiettivi così importanti e, a parole, così da tutti condivisi, trovi un esito il più possibile unanime, per cui siamo assolutamente disponibili. Tuttavia ribadiamo che questo testo di legge è già stato costruito in armonia con le previsioni della Convenzione di Nicosia. Non è un caso che la Convenzione di Nicosia - bisogna ricordarlo - sia figlia di un'iniziativa internazionale del Consiglio d'Europa nella quale l'Italia ha giocato un ruolo fondamentale, perché l'Italia, con lo scorso Governo, è stato uno dei Paesi che più ha spinto il Consiglio d'Europa per cercare di arrivare all'approvazione di una convenzione come appunto quella che poi è stata approvata. Questo, ovviamente, depone ulteriormente a riprova del fatto che si è viaggiato in parallelo, cioè mentre si cercava di spingere sull'approvazione della Convenzione di Nicosia, si lavorava anche all'introduzione nel nostro ordinamento di una legge che fosse armonica e che avesse quegli obiettivi e quei principi. Quindi, credo che se arriveremo rapidamente all'approvazione di questo testo di legge, sarà una cosa molto positiva e non ci troveremo, poi, assolutamente in difetto rispetto alla successiva ratifica della Convenzione di Nicosia, che sappiamo consistere, appunto, in un articolo di legge in cui si dice che si approva e si ratifica la convenzione, alla quale potrà benissimo essere allegata la proposta di legge che noi stiamo approvando, perché è appunto esattamente in linea. Voglio anche dire che siamo ben consapevoli e il Partito Democratico non è o non intende essere un partito giustizialista. Sappiamo benissimo che quando si affrontano e si introducono nel codice penale, nell'ordinamento, nuove fattispecie di reato, bisogna farlo con grande cautela, con grande prudenza.

Rifugge da noi la tentazione cosiddetta panpenalistica, cioè l'idea che occorra rispondere con norme penali a qualunque tipo di illecito, a qualunque tipo di comportamento deviante.

Quindi, non è nostra volontà introdurre reati giusto per dare un contentino all'opinione pubblica, ma anche su questo voglio rassicurare: i reati che introduciamo sono, né più né meno, le fattispecie che esattamente la Convenzione di Nicosia prevede, cioè non introduciamo altre fattispecie, noi introduciamo esattamente quelle fattispecie. Se si va a leggere la Convenzione di Nicosia, ci si renderà conto che la proposta di legge a prima firma Orlando e Franceschini che discuteremo nei prossimi giorni, esattamente, riproduce quelle fattispecie di reato; quindi, ci muoviamo in armonia, sapendo che occorre muoversi con grande cautela quando si introducono nuove fattispecie di reato, ma lo facciamo, questa volta, anche col conforto di una Convenzione internazionale che riconosce la necessità di intervenire puntualmente su questa materia, perché, oggi, gli ordinamenti degli Stati sono inadeguati a fronteggiare i nuovi rischi che corre il patrimonio artistico mondiale, in relazione anche ai nuovi rischi prodotti dal contesto internazionale.

Quindi, anche su questo, credo che ci siamo mossi con grande cautela. Poi, lo ripeto perché sia ulteriormente chiaro, se si vuole intervenire sull'entità delle pene, sulla qualità delle pene, benissimo, interveniamo, affiniamo, se c'è da ridurre riduciamo, purché, però, e questo deve essere un paletto, l'eventuale moderazione e riduzione delle pene non produca l'effetto di ridurre gli strumenti investigativi a disposizione di chi deve perseguire questi reati, perché, altrimenti, si rischierebbe veramente di ridurne l'efficacia. Mi rendo conto che quando si determinano o quantificano le pene in funzione degli strumenti investigativi si fa un po' una forzatura, ma tant'è, noi abbiamo bisogno, oggi, di garantire che ci siano strumenti investigativi adeguati alla qualità dei reati e delle fattispecie, dei comportamenti che noi vogliamo andare a perseguire.

Quindi, anche in esito alla discussione che ci sarà in Aula, se eventualmente ci fosse la necessità di intervenire su questo, credo che bisognerebbe farlo con questa avvertenza e con questa cautela. Noi siamo intervenuti in modo armonico anche rispetto al sistema, introducendo, con questa proposta di legge, alcune modalità di intervento di natura, appunto, penale; quindi nuovi reati che, secondo me, sono in linea con una moderna concezione del diritto penale. Mi riferisco, in particolare, all'introduzione di diminuzioni o sconti di pena significativi nel caso di ravvedimento operoso; questo è un principio che ormai sta diventando sempre più frequente nel sistema penale moderno, perché, ovviamente, abbiamo a cuore più la tutela del bene giuridico che miriamo a proteggere che non la punizione del reo; cioè, ci interessa di più che attraverso la norma penale si inviti, si incentivi la tutela del bene giuridico che intendiamo proteggere, ci interessa più quello che non la mera punizione del colpevole.

Quindi, il ravvedimento operoso - cioè sostanziali e congrui sconti di pena quando ci sia appunto la volontà del reo di ripristinare, di riparare, di mettere mano a quanto combinato sul bene artistico - è uno strumento che aiuta a tutelare meglio il bene giuridico e che, secondo noi, risponde a una moderna concezione del diritto penale. Allo stesso modo abbiamo introdotto, è stato ricordato anche prima, l'illecito di cui alla legge n. 231, quindi, sanzioni penali per le persone giuridiche che siano in qualche modo responsabili degli illeciti; è stato ricordato come, rispetto ad alcune fattispecie che sono state introdotte, ci siano enti, aziende e, appunto, persone giuridiche che possono essere responsabili di questi illeciti.

Credo, quindi, che abbiamo introdotto un sistema organico, un sistema che risponde alle esigenze che ci siamo dati, agli obiettivi che ci siamo posti e che sono condivisi da tutti.

L'invito che faccio davvero a quest'Aula è di uscire tutti dai tatticismi, dalla voglia di mostrare la differenza o la propria identità politica, perché se condividiamo l'obiettivo, e per quanto riguarda gli obiettivi che ci siamo dati mi sembra che questo sia, credo che questa possa essere un'occasione per tutti di uscire con un provvedimento largamente condiviso. Il mio invito è: utilizziamo i giorni che abbiamo davanti e il lavoro in aula per discutere serenamente del provvedimento e per fare le modifiche che saranno necessarie. Colgo anche con favore l'apertura che è stata fatta, oggi, dal Governo e che non mi era sembrata tale in Commissione, quando, invece, ci era sembrato di capire che non ci fosse la volontà di intervenire con emendamenti; quindi, sfruttiamo l'occasione, abbiamo una grande occasione davanti, vediamo di non sprecarla per piccoli tatticismi di natura politica