Relatore per la XII Commissione
Data: 
Lunedì, 15 Maggio, 2017
Nome: 
Paolo Beni

A.C. 3139-B

Grazie, Presidente. Siamo giunti alla quarta lettura della proposta di legge recante disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo. È un provvedimento su cui si è molto discusso, una legge attesa su cui si riversano le aspettative di educatori, famiglie e, soprattutto, di tanti ragazzi e ragazze direttamente coinvolti da quello che da alcuni anni sta diventando un sempre più rilevante problema sociale e culturale. Infatti, se il bullismo fra adolescenti non è certo un fenomeno nuovo, la sua recente evoluzione in cyberbullismo appare oggi costantemente in crescita, favorita dalla massiccia diffusione, anche tra i giovanissimi, di dispositivi che consentono un facile accesso alla rete Internet. La rete e in particolare i social network consentono al bullo di spostare l'aggressione e le molestie nei confronti della sua vittima dalla dimensione delle relazioni reali a quella virtuale, causando danni ancora più gravi, profondo disagio e conseguenze talvolta tragiche, come dimostrano i recenti fatti di cronaca. Che il fenomeno sia in ascesa lo confermano tutte le indagini più recenti. Telefono Azzurro ha registrato nell'ultimo anno un caso al giorno di molestie online fra adolescenti. Un'indagine condotta dal CENSIS con la polizia postale ha rilevato casi di cyberbullismo nel 52 per cento delle scuole italiane. L'altro elemento che emerge da tutte le ricerche in materia è la scarsa attenzione delle famiglie, che tendono a sottovalutare questi episodi considerandoli spesso semplici ragazzate.

È evidente che siamo di fronte a un problema anzitutto culturale. Oggi gran parte degli adolescenti usa uno smartphone ed è iscritta a una o più piattaforme social. Sono sempre connessi e si muovono in rete con abilità, ma ne sottovalutano i rischi. I nuovi media offrono grandi opportunità formative ma a condizione che ci sia un'educazione al loro corretto utilizzo che spesso la famiglia non è in grado di dare, a causa del deficit digitale che coinvolge gran parte della nostra popolazione adulta. Allora, un efficace contrasto del cyberbullismo richiama l'esigenza di una strategia comune che coinvolga diversi attori: istituzioni, educatori, famiglie, operatori di mercato anche, con azioni integrate tese a monitorare, contrastare e sanzionare ma, soprattutto, a prevenire ed educare. È quanto si propone la proposta di legge oggi all'esame dell'Aula, che è stata già approvata in prima lettura dal Senato nel 2015, modificata poi dalla Camera nel 2016 e, quindi, nuovamente approvata, con ulteriori modificazioni, dal Senato nel gennaio scorso.

Il testo giunge in Assemblea oggi nella stessa formulazione adottata dal Senato, non essendo stato modificato nel corso dell'esame in sede referente delle Commissioni giustizia e affari sociali della Camera. Le modifiche apportate dal Senato non hanno mutato l'impostazione di fondo del provvedimento teso a privilegiare la tutela dei minori e la prevenzione del fenomeno attraverso una strategia educativa, ma ne hanno indubbiamente ridimensionato l'ambito di intervento.

In particolare, all'articolo 1 la finalità della legge viene circoscritta a prevenzione e contrasto del solo cyberbullismo ed esclusivamente in riferimento ai minori sia in veste di vittima che di autori, mentre il testo della Camera riguardava, invece, il più ampio fenomeno di bullismo e cyberbullismo in tutte le manifestazioni e anche in riferimento agli adulti. Conseguentemente, viene limitata ai minori la platea dei soggetti tutelati dalle misure dell'articolo 2, dove si dispone che le vittime possano avanzare ai gestori dei siti e piattaforme telematiche un'istanza per la rimozione dei contenuti ritenuti lesivi. Il Senato ha soppresso, inoltre, la possibilità che anche l'autore possa avanzare tale istanza a scopo riparativo nonché il comma 4 che indicava dei particolari sulle procedure da adottare per il recepimento delle istanze. Restano sostanzialmente invariati invece, a parte le modifiche necessarie per il venir meno del riferimento al bullismo, tutti gli articoli successivi. All'articolo 3 il Senato ha soppresso la presenza di esperti in campo psicologico e pedagogico al tavolo tecnico istituito presso la Presidenza del Consiglio, lasciando però invariate le funzioni del tavolo e, cioè, elaborare un piano d'azione integrato per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, monitorare il fenomeno con la collaborazione della polizia postale e lavorare a un codice di regolamentazione per gli operatori della rete e promuovere campagne informative e di sensibilizzazione. Resta invariato l'articolo 4, contenente misure in ambito scolastico, adozione di linee guida da parte del MIUR, individuazione in ogni istituto del docente referente per il contrasto del cyberbullismo, coinvolgimento degli studenti, rafforzamento dei programmi di educazione all'uso consapevole della rete, finanziamento di progetti elaborati da reti di scuole per il contrasto del cyberbullismo e l'educazione alla legalità. L'articolo 5 prevede poi l'obbligo del dirigente scolastico di informare i genitori dei minori coinvolti in episodi di cyberbullismo, di attivare percorsi di sostegno alle vittime e rieducazione dei bulli. Specifiche sanzioni disciplinari, proporzionate alla gravità degli atti e ispirate, comunque, alla funzione rieducativa, sono previste nei regolamenti di istituto. L'articolo 6 rifinanzia il Fondo per il contrasto alla pedopornografia per il triennio 2017-2019. L'articolo 7 prevede, infine, l'ammonimento da parte del questore, allo scopo di evitare l'azione penale e rendere al tempo stesso il bullo consapevole della gravità dell'atto compiuto. Nel corso dell'esame al Senato è stato infine soppresso l'articolo 8 del testo a suo tempo approvato dalla Camera che conteneva modifiche al codice penale, introducendo nuove circostanze aggravanti al delitto di atti persecutori, di stalking.

Questo è in estrema sintesi il contenuto del testo che oggi abbiamo all'esame dell'Aula. Evidentemente, il testo pervenutoci dal Senato, pur senza stravolgere quello approvato dalla Camera, ne limita la portata. Noi prendiamo atto che questa è l'impostazione che è stata maggiormente condivisa dalle forze politiche nel corso di una lunga discussione avvenuta in questi due anni. Personalmente ritengo che un più ampio ambito di intervento, allargato al bullismo in genere ed esteso anche ai maggiorenni, forse avrebbe reso il provvedimento più incisivo ed efficace. Comunque, dopo un'attenta valutazione le Commissioni riunite hanno convenuto unanimemente di non modificare ulteriormente il testo del Senato, anche al fine di evitare il ricorso a una quinta lettura e garantire così un più rapido iter della proposta di legge.

Tenendo conto anche delle sollecitazioni giunte dalle famiglie e dagli operatori del settore, abbiamo privilegiato l'esigenza di garantire la definitiva approvazione di questa legge e la sua piena operatività già prima dell'inizio del prossimo anno scolastico. Questo era un impegno che ci eravamo presi con il mondo della scuola, degli educatori, con tante famiglie. Credo, in conclusione, che noi stiamo discutendo, e mi auguro approveremo in questi giorni, una buona legge, che colma un vuoto normativo non più giustificabile, che affronta un tema delicato con un approccio equilibrato, evitando sottovalutazioni colpevoli, ma anche inopportune derive repressive, privilegiando la protezione delle vittime e, soprattutto, il ruolo decisivo della prevenzione attraverso l'educazione ad un uso responsabile e consapevole dei nuovi media