Discussione generale
Data: 
Lunedì, 5 Giugno, 2023
Nome: 
Andrea Casu

A.C. 1114-A

Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, si apre oggi una settimana intensa di lavori parlamentari, una settimana in cui affronteremo due decreti-legge. Oggi, parte la discussione generale sul decreto sulla pubblica amministrazione e avremo il decreto sulla siccità. Ecco, in una settimana come questa, viene naturale partire da una considerazione generale sulla fase che stiamo vivendo. Ormai, questa XIX legislatura è partita, siamo da oltre sette mesi con un nuovo Governo, col Governo Meloni, e possiamo cominciare a fare un po' di bilanci su come ci stiamo ponendo come istituzione, su quello che sta avvenendo nel nostro Paese. È chiaro che il fatto di essere arrivati, da inizio legislatura fino a questo momento, ad avere 25 decreti genera un record rispetto anche alle legislature precedenti, ai Governi precedenti. Noi abbiamo, da fine ottobre al 17 maggio, una media di 4,17 decreti al mese. Se andiamo a vedere i numeri, e i numeri non mentono, il Governo precedente, il Governo Draghi, ha avuto una media di 3,2 decreti al mese, il Governo Conte 2 di 3,18 decreti al mese e tutti i Governi precedenti una media inferiore.

Perché dobbiamo partire da una considerazione su questo? Perché non è una considerazione che riguarda solo la maggioranza o l'opposizione, riguarda tutti noi e riguarda il Capo dello Stato che ha preso una posizione molto chiara e molto netta, indicando alle Presidenze delle Camere come sia necessario riflettere sul ruolo che oggi stanno svolgendo le Camere. Anche il fatto di utilizzare, per tutto ormai, quella procedura che la nostra Costituzione attribuisce solo a casi di straordinaria necessità e urgenza e, poi, di trasformare in corsa i decreti in qualcos'altro - l'abbiamo visto anche in questo decreto, lo andremo a spiegare in questo intervento - significa veramente rovesciare lo schema della nostra Costituzione. Si apre così uno scenario nel quale io penso che la cosa più grave in assoluto sia che si perde la possibilità di rendere e valorizzare il lavoro parlamentare per migliorare l'attività legislativa, per migliorare le scelte, per migliorare le decisioni, ascoltando sicuramente la forza e la voce della maggioranza ma ascoltando anche le opposizioni, ascoltando quei soggetti che possono essere auditi in Commissione, non come concessione alle opposizioni o alle minoranze ma come strumento di arricchimento dell'intera Commissione.

Ecco, noi ci stiamo impoverendo tutti, andando avanti in questa direzione, e spiace che quelle stesse forze politiche che nella scorsa legislatura erano all'opposizione e denunciavano questi numeri, oggi, cambiata casacca, cambiata maglietta, invece considerino assolutamente normale questo atteggiamento. Lo dico, oggi, in una posizione di opposizione ma è la stessa posizione che terrò domani quando, spero presto, il Partito Democratico riuscirà a tornare al Governo di questo Paese passando per le elezioni. Noi dobbiamo riflettere seriamente sul ruolo del Parlamento e dare al Parlamento la possibilità di svolgere quella funzione che, come vedremo anche in questo provvedimento, è stata una funzione utile ed è stata una funzione importante.

Questo decreto nasce male e nasce male perché affronta un tema strategico, fondamentale, cruciale e decisivo, quale quello delle disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa dell'amministrazione pubblica, ma lo fa in maniera striminzita. Il piano di assunzioni che viene presentato non solo è totalmente inadeguato a colmare quella domanda di futuro che c'è nelle nostre pubbliche amministrazioni, cioè di nuove generazioni, nuove leve, nuove gambe per far camminare i provvedimenti ed entrare in una nuova fase della nostra storia con nuove energie, ma non riesce nemmeno a colmare il gap che ci dà la dinamica dei pensionamenti. Abbiamo 300.000 persone che andranno in pensione nel 2026, 700.000 nel 2030 e ciò solo nella pubblica amministrazione e nella sanità, senza considerare la scuola e l'università. Le assunzioni di cui si parla in questo piano riguardano prevalentemente le Forze di Polizia - sono assunzioni utili e necessarie - ma purtroppo non riguardano tutti, come dovrebbero riguardare. Penso, ad esempio, alla situazione nei Vigili del fuoco. Inoltre, se andiamo a scorrere il ricco dossier che è stato predisposto in tempi record dagli Uffici della Camera - voglio ancora una volta ringraziare, per il prezioso lavoro, chi serve questa istituzione permettendoci, nonostante i ritardi con cui arrivano spesso gli emendamenti dal Governo, di essere nelle condizioni di affrontare la discussione e arrivare qui in Aula con tutta la preparazione - vediamo, secondo me, un aspetto di fondo, cioè che, troppo spesso, su troppi temi, in troppe situazioni, ci occupiamo più dei vertici che della base. Il rischio è che la pubblica amministrazione non può essere riformata esclusivamente pensando a un riassetto dei vertici, serve una massiccia immissione di nuove energie e, oltre a queste nuove energie, serve una stabilizzazione di quelle figure che svolgono già nella pubblica amministrazione funzioni delicatissime. Penso, ad esempio, agli uffici per il processo, penso alle prefetture, penso all'Agenzia per la coesione. Quelle esperienze e quelle competenze che ci sono già nella pubblica amministrazione sono competenze che è fondamentale mettere nelle condizioni di poter offrire un contributo, perché già hanno maturato un'esperienza e una capacità per poter lavorare in uffici molto delicati e molto importanti.

Come gruppo Partito Democratico, di fronte a questo provvedimento abbiamo offerto un'opposizione sempre responsabile, sempre nell'interesse del Paese, sempre nell'interesse del tema e nel merito. Non ci siamo sottratti al confronto, abbiamo presentato molti emendamenti.

Voglio pertanto veramente ringraziare tutti i colleghi delle Commissioni impegnate in questo lavoro - a partire dall'onorevole Arturo Scotto e dall'onorevole Simona Bonafè, ma anche qui con noi, in Aula, Marco Sarracino, Federico Fornaro -, tutte le colleghe e i colleghi che hanno svolto questa funzione di contributo, dall'opposizione, per migliorare un testo che lasciava troppi temi di cui non si occupava e di cui era necessario, anche attraverso l'azione emendativa, segnalare alcuni aspetti.

Partiamo, dunque, dagli aspetti che siamo riusciti a correggere, e voglio condividere, qui in Aula, l'aspetto su cui abbiamo offerto un contributo, anche ringraziando il Governo per aver espresso, comunque, un parere positivo su questi temi. Partiamo dall'approvazione dell'emendamento del collega Scotto, che riguarda la cancellazione della parola “razza” dagli atti pubblici. Noi stiamo affrontando un tema che non è di mero nominalismo, ma è un tema culturale. Serve ed è fondamentale, per estirpare quel male grave che attanaglia il nostro Paese, intervenire a tutti i livelli e anche sulle parole, anche sul modo in cui ci rivolgiamo dentro un ufficio nel porre una domanda, che spesso viene considerata innocente ma innocente non è, anzi nasconde un pensiero che poi è quell'humus culturale da cui si generano atteggiamenti e comportamenti. Io penso che l'emendamento del collega Scotto segni uno spartiacque: ci sarà un prima e un dopo nella pubblica amministrazione grazie a questo emendamento.

Ma non c'è solo questo, perché penso al lavoro per gli italiani all'estero, e voglio ringraziare i nostri parlamentari Toni Ricciardi, Porta, Di Sanzo e Care'. Faccio riferimento, in particolare, all'emendamento per integrare le limitatissime risorse, destinate dalla recente legge di bilancio, al documento dei contratti degli impiegati che lavorano presso i consolati e quello, fatto proprio dai relatori, volto al sostegno degli impiegati a contratto per il potenziamento della rete consolare, che prevede l'espletamento di un apposito concorso interno per gli impiegati a contratto del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, volto a inserire, in tempi rapidi, personale giovane e competente nella rete consolare. Si tratta di due emendamenti importanti che si occupano di una materia altrettanto importante, cioè riconoscere per davvero i diritti ai nostri italiani all'estero, che spesso si trovano in condizioni molto, molto difficili per poterli esercitare.

Ci sono, poi, due emendamenti molto significativi, portati avanti dalle onorevoli Guerra e Bonafe'. Uno prevede la possibilità di prorogare da 24 a 36 mesi la durata dell'incarico temporaneo come vice segretari comunali, affidato a funzionari con determinati requisiti. È un emendamento che cerca di dare una prima importante risposta alla carenza di segretari per i piccoli comuni, che potranno quantomeno cercare di chiudere i bilanci, cosa impossibile per mancanza di personale senza la norma inserita nel decreto. C'è, poi, quello dell'onorevole Bonafe' relativo alla proroga per cinque anni dei contributi straordinari previsti per le fusioni dei comuni attuate dal 1° gennaio 2014, che raccoglie le indicazioni dei comuni risultati da fusione sull'evidente miglioramento, per questi comuni, delle economie di scala per i servizi di back office e con una maggiore capacità di spesa da destinare ai servizi attivi per la cittadinanza e per la realizzazione di nuove infrastrutture. Queste fusioni, inoltre, hanno permesso l'ottimizzazione delle strutture pubbliche e un accesso agevolato ai vari bandi di finanziamento regionali, ministeriali ed europei.

Poi, segnalo un altro emendamento che abbiamo presentato in questo provvedimento - avevamo già presentato degli ordini del giorno e degli emendamenti, perché è una battaglia che combattiamo da molto tempo - che è stato approvato e che segna un altro passaggio importante. È quello relativo all'impegno, che stiamo portando avanti, per rafforzare e rinnovare la pubblica amministrazione, aprendo finalmente la porta a una nuova generazione grazie al contributo dei concorsi Ripam. L'approvazione di questo emendamento autorizza le amministrazioni centrali e le agenzie a stipulare convenzioni volte ad attingere il necessario personale tramite scorrimento delle graduatorie degli idonei.

Cosa significa Ripam? Che cos'è Ripam? È un programma di riqualificazione della pubblica amministrazione con l'obiettivo di formare e reclutare personale altamente certificato per l'ammodernamento della macchina amministrativa. Ora ci sono 30.000 persone, donne e uomini, ragazze e ragazzi, tra assistenti e funzionari, che hanno già vinto questo concorso e sono già pronti a contribuire direttamente all'ammodernamento della macchina amministrativa. Noi a queste persone che vogliono entrare in campo, con la necessità e col bisogno di nuove energie, gli stiamo dicendo, come Parlamento, che devono ancora restare in panchina, in attesa di una chiamata che non sta arrivando né arriverà mai, quando la soluzione più rapida, più economica, più giusta e più equa sarebbe dirgli da subito di venire a dare una mano, perché sono quelle energie che servono a raggiungere quegli obiettivi che noi oggi abbiamo come Paese e nel PNRR e che servono veramente per metterci in moto e ripartire.

Da questo punto di vista è chiaro che noi oggi siamo contenti di questo passo che inserisce un precetto normativo, ma non ci possiamo assolutamente fermare qui. Noi continueremo a vigilare, a monitorare, a insistere e a rivolgerci direttamente all'amministrazione centrale e alle agenzie per sollecitare che vengano stipulate queste convenzioni e che si possano, mediante lo scorrimento di queste graduatorie che sono in corso di validità, che già ci sono, che sono immediatamente disponibili, offrire subito quelle risposte che, invece, qualunque altro strumento richiederebbe di aspettare mesi o anni, mentre noi abbiamo una situazione che non possiamo portare avanti.

Da questo punto di vista, purtroppo, non ci sono solo notizie positive, emendamenti che sono stati accolti. Nulla è stato fatto sui nostri emendamenti di merito per quello che riguarda il rinnovo dei contratti, il piano nazionale di assunzione nella pubblica amministrazione e il necessario rafforzamento dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (l'avevamo chiesto anche in un'interpellanza). Ma vi rendete conto che, con quello che sta succedendo oggi, noi non riusciamo a dare risposte chiare, concrete e nette al rafforzamento dell'Autorità di bacino del Po? Ci sono questioni essenziali legate alla grande questione della crisi climatica come grande emergenza di sicurezza nazionale, con le risorse legate al dissesto idrogeologico, ma le nostre autorità di bacino devono essere messe immediatamente nelle condizioni di avere più risorse e non meno risorse, più personale e non meno personale. Sono bocciature inspiegabili, perché i nostri emendamenti, che sono stati respinti, non avevano nulla di ostruzionistico. Una volta accolti, non avrebbero in alcun modo stravolto l'impostazione generale del decreto, che - ripeto - è un'impostazione sbagliata, perché rovescia la piramide. Comunque, noi abbiamo cercati di inserirli dentro la ratio di questo decreto per cercare di offrire puntualmente dei contributi che potevano renderlo migliore, ma sono stati respinti.

Purtroppo, nonostante il nostro atteggiamento costruttivo e questa interlocuzione iniziale, c'è stato, poi, uno strappo politico evidente, che abbiamo denunciato, che abbiamo rappresentato in Commissione e che penso sia giusto affrontare anche in quest'Aula, perché il Governo, come si ricordava prima, è intervenuto a piedi uniti e a gamba tesa all'ultimo minuto. Chi ha partecipato ai lavori in Commissione ha visto che l'emendamento sarebbe dovuto arrivare entro le 10, ma è arrivato a mezzanotte. Dovevamo rivederci alle 9, ma quella mattina non ci siamo potuti riunire e tutto ciò era proprio il contrario del monito che noi avevamo anche ricevuto dal Presidente della Repubblica.

Quindi, dal nostro punto di vista è molto grave quello che è avvenuto, innanzitutto perché c'è una valutazione politica di fondo in cui non ci riconosciamo. Noi dobbiamo utilizzare tutte le risorse del PNRR e dobbiamo chiudere questa discussione, che fa male al Paese, sul fatto che non servono le risorse del PNRR, perché le risorse servono e devono essere utilizzate. C'è una difficoltà? C'è un problema di spesa? C'è un problema nel Governo? C'è un problema sui piani? Questo si può affrontare, ma l'unica cosa che non si può fare è pensare che lo strumento per rendere più facile e più veloce la spesa e per utilizzare risorse sia abbassare la soglia, il livello e la qualità dei controlli  e ciò per due ragioni: la prima è che fare questo non significa affatto avere certezza di poter utilizzare quelle risorse, anzi significa rischiare di compromettere l'utilizzo di queste risorse; la seconda è perché noi dobbiamo essere in grado di svolgere la nostra funzione andando all'orizzonte degli impegni che abbiamo assunto con l'Europa, chiaramente in un'ottica di dialogo e di confronto, ma noi questo impegno lo abbiamo già preso e oggi stiamo andando in una direzione differente.

Il controllo concomitante è quella funzione della Corte dei conti che consente ai magistrati contabili di intervenire con controlli continui e relazioni su un singolo progetto, avvertendo il Governo di potenziali problemi, com'è avvenuto, nel PNRR, per gli asili nido e le infrastrutture idriche. L'emendamento esplicitamente inserisce la frase ad eccezione di quelli previsti o finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza nella legge del 2020, escludendo così che la Corte dei conti possa esercitare il controllo concomitante sui progetti del PNRR.

Una scelta che è metodologicamente sbagliata e che, come detto, toglie un possibile caveat contro errori evitabili con controlli attenti e stringenti che sono interesse di tutti. Ora ricordiamo, lo ha fatto il collega Cuperlo in Commissione, che la Corte dei conti è organo costituzionale istituito già nel 1862, ha il compito di controllare i conti dello Stato, evitare sprechi di soldi pubblici, negli ultimi mesi ha pubblicato alcune relazioni per indicare i ritardi e i problemi che si stanno accumulando sul PNRR.

Secondo alcuni esponenti del Governo è uscito dalle proprie competenze perché i controlli spetterebbero solo alla Commissione europea, che invia i finanziamenti. È una visione che si è concretizzata in questo emendamento che esclude la Corte dalla verifica per quello che riguarda il PNRR, ma che desta le forti preoccupazioni non solo di noi dell'opposizione, ma anche della stessa Unione europea, la quale ha affermato che, e cito testualmente: “Le autorità italiane hanno istituito un ente ad hoc responsabile del controllo dei fondi del PNRR. Monitoreremo con grande attenzione cosa prevede la bozza di legge al riguardo della Corte dei conti. Come regola generale, non ci esprimiamo sui progetti di legge, e dunque non entriamo nel dettaglio. Possiamo dire che il PNRR richiede una risposta proporzionata, vista la sua natura unica, essendo un programma di spesa basata sulle performance. I sistemi di controllo nazionali costituiscono i meccanismi principali per proteggere gli interessi finanziari della UE e sono gli Stati membri che devono assicurarsi che non ci siano conflitti di interesse e frodi”.

Per quanto riguarda quello che sostengono le forze di maggioranza, penso che la risposta che ci arriva dall'Europa, la risposta che ci arriva dal presidente della Corte dei conti, che abbiamo ascoltato in audizione, è la risposta nel merito più importante, che va ascoltata, che sarebbe dovuta essere ascoltata. Però è nel metodo che c'è l'aspetto più grave, perché, se anche si fosse voluto intervenire su questo tema, non si può fare all'ultimo secondo utile in un decreto che parla d'altro, inserendo una discussione così importante, come non si poteva fare sulla difesa, e siamo riusciti a fermarlo.

Ringrazio il Governo, almeno su questo, di avere fatto un passo indietro e averci consentito di fare una discussione franca. Poi, nel merito, ci potranno essere anche degli aspetti in cui noi ci possiamo anche ritrovare a valutare insieme, ma il punto è nel metodo. È inaccettabile arrivare all'ultimo minuto della presentazione di un decreto a dover affrontare un tema come la riforma della difesa. Da questo punto di vista ci sono le ragioni della nostra contrarietà. Noi non lo accetteremo, non lo permetteremo. Noi non permetteremo che un decreto che nasce per rafforzare la pubblica amministrazione diventi lo strumento per indebolire i controlli della Corte dei conti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), non se lo merita il Paese, non ce lo meritiamo.

Abbiamo fatto un lavoro responsabile dall'opposizione per rafforzare, rinnovare, aprire le porte della pubblica amministrazione a una nuova generazione, su questo ci saremo sempre. Per far passare in questo Paese il messaggio che le risorse si spendono meglio se si fanno meno controlli non ci troverete mai.