Dichiarazione di voto
Data: 
Lunedì, 18 Novembre, 2019
Nome: 
Stefano Ceccanti

Grazie, Presidente. Il dibattito è stato spalmato in tre fasi successive. La prima riguarda il dibattito sulle pregiudiziali dell'altro giorno; la seconda il dibattito di stamani sulla fiducia e la terza fase oggi pomeriggio. Ma in realtà i tre dibattiti sono strettamente concatenati perché c'è una querelle sulla costituzionalità del provvedimento che ha portato l'opposizione a fare un'attività di ostruzionismo ingiustificata che ha comportato, come azioni di legittima difesa del Governo, la posizione della questione di fiducia e, quindi, le questioni più propriamente di contenuto. Non ho bisogno di utilizzare tutto il tempo perché gli interventi del collega Viscomi, nella parte pregiudiziale, e del collega De Maria, nella parte sulla fiducia, hanno già chiarito molte delle questioni.

Ritorno, però, daccapo, anche perché l'altro giorno il collega Sisto mi ha citato rispetto ai problemi di costituzionalità. L'accusa che viene fatta in questo modo al Governo è di avere sostanzialmente eluso la riserva di legge dell'ultimo comma dell'articolo 95: ma perché c'è la riserva di legge nell'ultimo comma dell'articolo 95? Per le ragioni che un conterraneo del collega Marco Di Maio, un membro dell'Assemblea costituente di Forlì, che però non si sarebbe seduto lì dov'è seduto il collega Marco Di Maio ma all'emiciclo opposto al nostro, il 31 luglio del 1946, nella seconda sottocommissione, spiegò le ragioni e le spiego chiaramente così: non vorrebbe che si istituisse un ennesimo Ministero, quello delle regioni, e approfitta dell'occasione per affermare l'opportunità di un altro principio statutario, quello che la creazione di nuovi ministeri debba venire stabilita soltanto per legge e ciò soprattutto per evitare che si ripeta quanto già avvenuto in Italia, vale a dire che si istituiscano nuovi ministeri non in considerazione di necessità amministrative ma per facilitare la risoluzione delle crisi ministeriali e l'assegnazione proporzionale dei ministeri ai vari partiti politici. Ebbene, qui non c'è nessun nuovo ministero che si istituisce. Questo è il punto chiave, quindi, non c'è nessuna elusione, come purtroppo altre volte è accaduto, della riserva di legge stabilita dall'ultimo comma dell'articolo 95 della Costituzione. C'è una scelta che è del tutto coerente con la scelta di un nuovo Governo che si insedia. Scusate: c'è un nuovo Governo che si insedia sulla base di alcune priorità programmatiche; questo Governo si dota, se quella è la sua strategia, di una struttura che è conforme alla sua strategia e vuole avere la struttura sin da subito, perché altrimenti sarebbe inadempiente col suo programma. Se il Governo, a torto o a ragione, ritiene che il turismo sia più efficace se collocato al MiBACT e se ritiene che il commercio internazionale sia più sensato se collocato al Ministero degli esteri, lo fa subito e lo fa con un decreto, altrimenti le sue priorità programmatiche sarebbero, nel frattempo, smentite dai tempi di una legislazione ordinaria che intervenisse a costruire una struttura coerente con la strategia. Quindi, non c'è assolutamente nulla di incostituzionale ed è del tutto coerente con il programma di Governo che viene votato al momento della fiducia iniziale al Governo: questo è.

Se c'è un decreto particolarmente sensato e coerente è un decreto di inizio mandato di un Governo con cui si modifica la struttura ministeriale, non per moltiplicare apparati ma per ricondurre l'amministrazione alla logica del programma di Governo.

Ora, venendo, come è noto, al dettaglio, il cuore di questo provvedimento è costituito da tre spostamenti: il primo, il passaggio della competenza sul turismo. Ora, ovviamente, il turismo è collegato con tutti gli altri assetti e, peraltro, il turismo, come ricordava sempre prima il collega Di Maio, è materia regionale, quindi una cosa che non può motivare l'istituzione di un Ministero a sé stante, almeno finché resta il quadro dell'attuale Titolo V; dovendolo collocare, la collocazione scelta, che in realtà è un ritorno al passato, una collocazione legata ai giacimenti culturali di cui è ricca l'Italia, appare una scelta difficilmente confutabile. I legami con l'agricoltura: magari era un legame per l'unione personale con gli interessi personali del precedente Ministro titolare della carica dell'agricoltura ma, in condizioni normali, obiettivamente, che cosa fa ricca l'Italia? È la connessione con i suoi giacimenti culturali.

La seconda parte, il commercio internazionale: la collocazione del commercio internazionale è legata alla struttura produttiva italiana. La struttura produttiva italiana è fatta di piccole e medie imprese, prevalentemente, quindi la rete delle ambasciate è particolarmente utile e sensata rispetto a questa particolarità della struttura produttiva italiana.

Poi c'è la terza parte, quella sulla rimodulazione degli stanziamenti rispetto alle forze di polizia e alle Forze armate dell'operazione “Strade Sicure”. È evidente che questo è un pezzo e l'altro pezzo di questa materia sta nella legge di bilancio, però non è che si può contestare una misura come quella qui contenuta nell'articolo 3 perché non è completa e perché poi deve essere completata dalla legge di bilancio; evidentemente c'è una connessione e c'è un'omogeneità tra le due. Quindi, in conclusione, come si capiva dal 1946, qui siamo pienamente nella logica del terzo comma dell'articolo 95 della Costituzione e siamo anche in coerenza con il programma di un Governo che ha avuto su questo la fiducia iniziale da parte del Parlamento, e che ha tutto il diritto, nonché il dovere, di avere una struttura immediatamente operativa del Governo conforme alla sua strategia.