Esame di una questione pregiudiziale
Data: 
Lunedì, 6 Agosto, 2018
Nome: 
Stefano Ceccanti

A.C. 1004

Grazie, Presidente. Mi sembra che sia un po' difficile distinguere, perlomeno sin qui, gli aspetti di legittimità da quelli di merito, come spesso succede quando si dibatte sulle questioni pregiudiziali, però i due aspetti devono essere distinti. Tutti i Governi della scorsa legislatura, nessuno escluso, si sono mossi sull'unica linea che è compatibile con i principi e i valori della Costituzione: sicurezza ai confini e tutela dei diritti umani. Questo è stato, nelle diverse fasi politiche, nei diversi contesti, l'obiettivo di tutti i Governi che si sono avvicendati nella scorsa legislatura. Il Governo fin qui ci aveva presentato questo provvedimento come un provvedimento in continuità; di conseguenza, salvo verifica sui singoli contenuti, se c'è continuità, c'è anche costituzionalità, perché ci muoviamo dentro questa logica di sicurezza ai confini e tutela dei diritti umani.

Quindi, tutti gli argomenti molto seri che ha proposto il collega Magi si prestano a un ragionamento di merito, articolo per articolo, ordine del giorno per ordine del giorno, voto finale. Bisogna vedere se c'è questa coerenza, come ha spiegato il collega Fassino quando è intervenuto sul merito, tra il testo e il contesto. Perché ci sia questo equilibrio bisogna che il contesto sia uguale al testo. Ora, però, noi arriviamo in Aula e il primo intervento che dovrebbe dire questo, l'intervento della collega del MoVimento 5 Stelle, ci dà un contrordine. Ci dice: no, noi stavolta stiamo facendo una cosa del tutto diversa da quella dei precedenti Governi. Peraltro, poi dice una cosa un po' illogica, perché dice che noi dobbiamo rompere questo equilibrio a favore solo della sicurezza dei confini, dicendo che gli altri sono cinici.

Se uno si occupa solo di diritti umani e non della sicurezza dei confini sarà un idealista, non un cinico. Il cinico è colui che si occupa solo della sicurezza dei confini e non anche dei diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo non sta in piedi. In questi giorni il vostro partito si sta creando delle cose originali, come l'obbligo facoltativo, i concorsi non selettivi. Anche questo fa parte un po' di questa logica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi, però, su questo vogliamo una risposta del Governo, perché, se il Governo tiene ferma la linea che c'è continuità, c'è costituzionalità; ma, se il Governo accetta quell'impostazione, allora la cosa comincia a diventare problematica anche dal punto di vista della costituzionalità. Per non parlare, poi, dell'intervento della collega di Fratelli d'Italia, che teorizza il blocco navale.

Non c'è nessun'altra misura che rompe gli equilibri, anche costituzionali, tra sicurezza dei confini e tutela dei diritti umani che l'idea di blocco navale, lasciando, di fatto, morire le persone che cercano di arrivare. Quindi, cerchiamo di tenere l'equilibrio tra i principi e i valori costituzionali, perché, altrimenti, così non procediamo in maniera logica e c'è bisogno di una risposta chiara da parte del Governo. Noi, per conto nostro, continueremo a sostenere questa linea difficile di equilibrio tra queste due esigenze. E vorrei nella giornata di oggi, in cui ricorre il quarantesimo della morte di Paolo VI, che non è solo un papa, ma anche figlio e fratello di parlamentari che hanno seduto in quest'Aula, ricordare che uno sforzo analogo si fece sulla Conferenza di Helsinki, quando molti criticavano sia la delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale Casaroli, sia la delegazione della Comunità europea, guidata da Aldo Moro, perché cercavano di inserire i principi e i diritti di libertà e libertà religiosa nei regimi dell'Est, quindi tutelando la stabilità del quadro politico post bellico, ma con la tutela dei diritti.

E dicevano che erano posizioni assurde, che non avevano senso, che non avrebbero avuto futuro, mentre, invece, loro puntavano a creare dei semi di valorizzazione dei diritti umani. Nacque Charta 77 sull'onda dei trattati di Helsinki. Allora, noi continueremo in questo che il cardinale Casaroli definì il martirio della pazienza, perché ci vuole il martirio della pazienza per pensare che i diritti umani possano essere inseriti in situazioni così delicate come sono quelle anche del contesto libico, ma noi vogliamo continuare su questo equilibrio, perché, se rompiamo l'equilibrio, non c'è né fedeltà alla Costituzione né futuro per nessuno.