Grazie, Presidente. Noi qui esaminiamo un decreto per la cessione di dieci motovedette, più due altri mezzi navali, al Governo libico, in particolare alla Guardia costiera libica, e, come è già stato ricordato anche dal sottosegretario Molteni, questo provvedimento in realtà non è che un provvedimento applicativo di impegni che sono stati precedentemente assunti anche dai Governi precedenti all'attuale, in particolare impegni che sono contenuti nel memorandum sottoscritto dal Primo Ministro, Gentiloni e dal Primo Ministro, Sarraj nel febbraio dello scorso anno. E quindi, sul merito della cessione delle motovedette dico che non abbiamo alcuna obiezione e non riteniamo che sia questa la materia del contendere. Ma ogni atto, soprattutto quando un atto si colloca dentro una crisi così complessa come la crisi libica, va valutato non solo in sé, ma per lo scenario entro cui si colloca. Come diceva il mio professore di filologia, vale il testo, ma vale anche il contesto. E in questo caso il testo è chiaro, le motovedette; il contesto, invece, suscita in noi molte preoccupazione e molte ragioni di dissenso rispetto alle scelte che sono state operate in questi mesi dal Governo.
Lo scenario, il contesto è profondamente mutato. È profondamente mutato intanto perché voi avete scelto di gestire il dossier migratorio in relazione alla vicenda libica con una esibizione di muscoli che fin qui non ci ha portato ad alcun risultato. Il Regolamento di Dublino continua a essere quello, e anzi, il Consiglio europeo ha stabilito e riconfermato che si può modificare soltanto con il consenso di tutti i Paesi membri, il che equivale a dire che non si modificherà. Il controllo comune delle frontiere esterne continua a essere un progetto su cui si stanno operando delle verifiche. Le piattaforme europee di sbarco sono enunciate, ma non vi è alcun progetto in itinere.
La ricollocazione in altri Paesi stenta, e segnalo che i pochi Paesi che si dicono disposti a ricollocare sono quelli con cui il Governo italiano è entrato ripetutamente in conflitto, mentre non accettano di accogliere neanche un profugo o un migrante quei Paesi che, secondo il Ministro Salvini, dovrebbero essere i nostri partner in Europa. Non vi è alle viste nessuna normativa omogenea europea sull'asilo. Insomma, i dieci punti con cui il Presidente del Consiglio Conte si è presentato qui ed è andato al Consiglio europeo nei giorni successivi non ha prodotto fin qui alcun risultato. E, anzi, noi rischiamo di essere vieppiù isolati. Ma non è solo questo che ci preoccupa, ed è già motivo, io credo, di grande preoccupazione. Ci preoccupa una rinuncia che voi avete fatto a esercitare un ruolo di leadership nella vicenda libica e nel Mediterraneo.
Mentre Trump e Conte esaltano un presunto ruolo italiano di leadership, peraltro vago, e io mi auguro che il Presidente del Consiglio venga in Parlamento alla ripresa a dirci quali sono i contenuti di questo ruolo.
La verità è che voi state muovendovi esattamente in senso opposto: avete bloccato i corridoi umanitari, quei corridoi umanitari legali che, organizzati insieme all'UNHCR e insieme all'Organizzazione internazionale per le migrazioni, hanno permesso già di salvare la vita di 300 donne e bambini, e altri 1.500 selezionati dall'UNHCR potrebbero essere salvati. Avete bloccato il coordinamento che la Guardia costiera italiana esercitava nel Mediterraneo, un coordinamento che vedeva la nostra Guardia costiera svolgere un ruolo di guida nei confronti di Guardia costiera libica, UNHCR, organizzazioni non governative, Frontex e missione Sophia: tutto questo oggi cade, avete dato mandato alla Guardia costiera italiana di non più esercitare questa funzione, sperando che possa essere esercitata dalla guardia costiera libica che con tutta evidenza non è in grado di svolgere questo ruolo. Avete messo in causa quell'equilibrio tra salvaguardia dei confini e salvaguardia delle vite che è un elemento fondamentale di una politica di gestione, sia delle funzioni migratorie e sia della crisi libica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): perché la salvaguardia dei confini - io credo dovreste prenderne atto, uscendo dalla propaganda - in buona misura è stata garantita. Segnalo che il numero dei migranti e dei profughi che sono approdati alle nostre coste è passato da 181 mila nel 2016, a 119 mila nel 2017, 18 mila nel 2018, e soltanto se si prende l'anno tra il 1° giugno 2017 e il 1° giugno 2018 la diminuzione è stata di 50 mila persone: quindi non c'è l'invasione di migranti che viene enfaticamente tutti i giorni evocata per determinare un clima ansiogeno e di paura nell'opinione pubblica. Ma mentre i flussi sono diminuiti e sono fermi non sono diminuiti i morti, che invece sono aumentati, in quella che ancora oggi l'UNHCR ha definito la rotta più letale al mondo di migranti: anche questa è una responsabilità di cui noi vi facciamo carico.
E quando si fa riferimento alle condizioni di vita nei campi libici, anche su questo voi avete messo in campo un'iniziativa che pregiudica quello che è stato faticosamente acquisito da un lavoro del Ministro Minniti, così come la riduzione del numero dei migranti: perché fino a dieci mesi fa né l'UNHCR né l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (ve lo ha ricordato Minniti stamattina) avevano accesso alla Libia, operavano da Tunisi. Da dieci mesi a questa parte operano in Libia, grazie all'iniziativa del Governo italiano, hanno potuto agevolare 25 mila rimpatri di persone che non avevano diritto all'asilo verso i Paesi d'origine: e tutto questo rischia di essere compromesso, perché il venir meno di un sostegno forte all'UNHCR, all'Organizzazione internazionale per le migrazioni li indebolirà anche agli occhi delle autorità libiche, che non sono poi così particolarmente generose nel riconoscere il ruolo di queste organizzazioni internazionali.
Insomma, come vedete, mettete in discussione la missione Sophia. Insomma, tutta una serie di atti di rinuncia: atti di rinuncia che mettono in causa il ruolo che l'Italia può esercitare di leadership nel Mediterraneo, mettono in causa quel presunto ruolo di leadership che gli Stati Uniti vorrebbero che noi esercitassimo, e mettono in causa la possibilità quindi di dare alla Libia una condizione di stabilità e di sicurezza, così come cresce ancora di più una condizione di insicurezza nel Mediterraneo. E quando voi evocate il tema dell'Africa, dicendo: sì, ma il problema è quello di dare una risposta in loco, nei Paesi africani, voi dite una cosa che naturalmente è vera; ma non la dite solo voi, la diciamo tutti, perché la demografia da questo punto di vista è impietosa: 4 miliardi di persone abiteranno in Africa alla fine di questo secolo, sono oggi 1 miliardo 250 milioni: diventeranno 2 miliardi e mezzo nel 2050 e 4 miliardi su 11 miliardi di popolazione totale alla fine di questo secolo. Un Paese come la Nigeria diventerà alla fine di questo secolo il terzo Paese per popolazione al mondo con 600 milioni di abitanti, davanti agli Stati Uniti.
Ora, è chiaro dunque che il problema e il destino di 4 miliardi di persone non può essere affidato alle migrazioni, ed è giusto dunque mettersi in testa di avere una strategia di sviluppo dei Paesi africani. Però anche su questo attenzione, che noi non solo condividiamo questo approccio, ma vi aspettiamo al varco al bilancio: perché se noi vogliamo garantire effettivamente che in Africa si creino condizioni di vita dignitosa per quei Paesi e per milioni e milioni di persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), guardate che non ve la caverete a settembre quando porterete qui il bilancio con qualche briciola alla politica di cooperazione. Perché determinare condizioni di vita dignitose in Africa significa da parte dell'Europa e di ogni Paese europeo, Italia compresa, uno sforzo cospicuo di allocazione di risorse e di politiche nei confronti di quel continente. E quindi attenzione a dire: bisogna farli stare meglio là, perché farli stare meglio là presuppone un'assunzione di responsabilità che va molto al di là dell'adozione soltanto di qualche misura simbolica.
Insomma, sono tutte queste le ragioni che ci portano ad una conclusione in sede di voto di questo provvedimento: riconfermando che non abbiamo obiezioni alla cessione delle motovedette, non parteciperemo però al voto, perché le motovedette non possono sostituire o colmare il vuoto di una strategia. Il vostro messaggio in realtà è un messaggio molto semplicistico, che dice: vi diamo le motovedette e poi è affare vostro, cari amici libici. È una linea di chiusura, è una linea di ripiegamento.
Non basta dire, come dice Salvini ovunque… Ho finito. Non basta dire, come dice Salvini ovunque: l'importante è che non arrivino, perché se non arrivare significa che nei campi sono violati costantemente e brutalmente i diritti umani, se farli non arrivare vuol dire che i migranti scelgono in realtà altre rotte e in altro modo arriveranno, se non farli arrivare vuol dire essere insensibili alle morti che ogni giorno si perpetuano nel Mediterraneo, ebbene, noi su questo davvero non possiamo seguirvi, perché voi state mettendo a rischio il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo, state mettendo a rischio la stabilità e i processi di stabilizzazione della Libia, mettete in discussione la sicurezza dell'intero bacino mediterraneo.