Data: 
Mercoledì, 24 Ottobre, 2018
Nome: 
Umberto Del Basso De Caro

A.C. 1209-A

Grazie Presidente. Per la verità, la discussione su questo provvedimento riassume in sé, come in un simbolo tragico, il profilo di quello che viene autodefinito “Governo del cambiamento”. È del cambiamento: bisogna vedere sempre se il cambiamento va in meglio o in peggio. E a me pare scontata anche la risposta.

Badate, i colleghi che io ho ascoltato in quest'Aula, non molto affollata e stanca per la verità, hanno discusso nel dettaglio del decreto ed anche del contributo che il gruppo del Partito Democratico nelle Commissioni riunite VIII e IX ha dato. È un contributo importante, significativo, negletto, come è stato ricordato. Infatti, per una forma di infantilismo politico, del quale continuate a dare prova ogni cinque minuti, gli emendamenti proposti dal gruppo del Partito Democratico scomparivano e poi ricomparivano, in forma identica naturalmente, presentati da deputati del MoVimento 5 Stelle.

Rimpiango molto i tempi del vecchio testo unico del 1915, credo il n. 148, che obbligava i consiglieri comunali eletti, prima di entrare nelle funzioni, a sopportare e a sottoporsi alla prova di alfabetismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Fu soppresso purtroppo. Allora, a me interessa molto, però, rimarcarlo, proprio perché il profilo del Governo che viene fuori ne è la conferma. Lo abbiamo già visto in occasione del milleproroghe e lo stiamo vedendo in occasione del DEF e della legge di bilancio. Il profilo che viene fuori è quello del Governo che scrive le leggi del popolo. Non “per il popolo”, ma “del popolo”. La finanziaria è la finanziaria del popolo. Il decreto per Genova è il decreto del popolo, non si sa bene sul piano letterale, almeno a me sfugge capire che significa la legge del popolo o la finanziaria del popolo o il decreto di ricostruzione del popolo, però così funziona nelle democrazie popolari. Pol Pot ne è un esempio non lontanissimo.

Che cos'è accaduto tra il 14 agosto ed il 28 settembre, giorno di pubblicazione del tanto atteso decreto per Genova, di cui oggi si discute?

Sono accaduti fatti che calpestano lo Stato di diritto; e comprendo che di questi tempi è difficile parlarne ed essere anche compresi o seguiti. E' come quando Manzoni diceva: il buonsenso c'era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune. Questo sta accadendo. Ed allora, sin dal 15 agosto le prime dichiarazioni del Vicepremier e dell'acuto Ministro Toninelli sono nel senso di dire: badate, la responsabilità è tutta di Autostrade per l'Italia. Non ho mai avuto rapporti con le società concessionarie, credo di poterlo dire senza tema di smentita, ma mi chiedo, da operatore del diritto antico, come si fa il 15 mattina a stabilire che la responsabilità è della società concessionaria? Chi lo ha stabilito, una sentenza? Lo ha stabilito una commissione di periti, molti dei quali, naturalmente, immediatamente vennero dimissionati, perché passarono dal ruolo di supervisori a quello di indagati, come i fatti successivi hanno dimostrato? No, è responsabilità della concessionaria, e la ricostruzione giammai potrebbe essere affidata alla società concessionaria, ma, anzi, va affidata a Fincantieri. Si individua anche il soggetto contraente.

Naturalmente, la legge non lo consente, le direttive europee non lo consentono, Fincantieri non ha mai fatto un ponte nella propria storia imprenditoriale; fa le navi, che al limite passano sotto i ponti, o fa i ponti delle navi, ma non le navi. Poi si scopre anche che Fincantieri non ha neanche l'attestazione SOA. Ma questo è un dettaglio, perché nella democrazia popolare cambogiana tutto è possibile, tanto la norma si scrive dopo. Prima la si dichiara, poi si pubblica, sempre via Twitter, e poi si fa la norma. Questo è accaduto in quei giorni, quando dovevate conquistare gli applausi, qualche altro i fischi. Fischi che ci siamo presi con spirito civico molto alto e molto significativo, estraneo, certamente, alla vostra tradizione civile.

E, però, oggi sarei curioso di vedere, se andaste a Genova, se la medesima delegazione andasse a Genova, quei fischi probabilmente a chi sarebbero rivolti. Penso al Governo, che ha preso in giro i genovesi. Badate, la questione non è una questione soltanto di apparire al posto di essere -siamo abituati, siete certamente per l'apparire e non per l'essere - ma è di sostanza. Ed è di sostanza, se mi permettete, anche giuridica, oltre che politica. Sono state dette sciocchezze enormi: si apre il dibattito sulle concessionarie e si dice che le concessionarie vanno tutte revocate; vanno revocate e tutto va posto in testa ad ANAS, come se l'operazione fosse un'operazione da bar degli amici. Sapete quante sono le concessionarie in Italia? Ve lo dico io: ventitré. Vi è una concessione unica? No, sono ventitré. Hanno scadenza unica? No, hanno pluralità di scadenze.

Mi chiedo e vi chiedo, come potete, come può l'acutissimo Toninelli dire: revochiamo le concessioni ad Autostrade. Ma il ponte di Genova è sulla A10. E che c'entra con l'Autostrada del Sole, la A1, che collega Napoli a Milano? E che cosa c'entra con l'A16, che collega Napoli a Bari? È caduto anche lì qualche ponte e ci è sfuggito? No, Toninelli sta ancora lì, però, sta ancora lì, nonostante ormai sia un paradigma - non si sa bene se seguire Crozza o Toninelli, credo Crozza sia meglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) -, e in questa condizione si dicono sciocchezze così grossolane.

E non c'è nessuno, nessuno, nel Governo, perché naturalmente non sono in grado di farlo, che dica al Ministro responsabile, al Ministro competente: ma fai parlare il Governo nella sua collegialità, forse anche nella sua sapienza giuridica, atteso che il Presidente del Consiglio risulta essere un giureconsulto. E, però, nessuno ha aperto bocca in quei giorni; è stato di gran lunga preferito buttare la croce addosso alla società concessionaria, a quelli che c'erano prima, a come erano state fatte le concessioni. Mi permetto di dire che le concessioni non c'è stato nessun ministro del Partito Democratico che le abbia sottoscritte, come credo sia ormai noto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Anzi, io, che ho avuto l'onore di collaborare per anni con il Ministro Delrio, posso dire che l'atteggiamento del Governo e di quel Ministro è stato sempre non solo prudente, ma, mi permetto di dirlo ora per allora, piuttosto ostico. E non è che si risolve il problema mettendo la rete autostradale tutta in testa ad ANAS; il problema si risolve cambiando le concessioni, evitando locupletazioni, non illecite, ma certo abnormi, per esempio evitando l'automatismo tariffario, per cui il 1° gennaio di ogni anno noi leggiamo le solite sciocchezze sui giornali: anche quest'anno l'anno nuovo ha portato all'aumento tariffario. No, non ha portato niente, gli aumenti tariffari scattano automaticamente per Enel, per l'acqua e per le autostrade il 1° gennaio di ogni anno, perché così sono costruite quelle convenzioni. Sbagliate? Sbagliate! Chiedetelo a Di Pietro, che le firmò allora, e non a noi, cominciamo a dirlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E poi il valzer sui poteri commissariali, sul fatto che dovesse essere data in concessione diretta, sul fatto che avremmo avuto immediatamente provvedimenti…mi permetto di dire, lo hanno detto molto meglio di me i colleghi, insomma, se non ci fosse stato il nostro contributo in Commissione, il decreto sarebbe uscito malconcio; speriamo di migliorarlo. Noi lo abbiamo fatto non solo per indicarvi la nostra cifra di partito di opposizione serio e responsabile, non solo per evitare che si dicesse che noi, che questa parte politica voleva, per motivi strumentali, dare noia all'iter procedimentale e legislativo di un provvedimento che riguarda la città di Genova, ma perché siamo convinti che questa debba essere la cifra dell'opposizione.

Una cifra costruttiva; non, come voi avete fatto negli anni passati, cieca e distruttiva. Un'opposizione che propone e un'opposizione governante, perché noi rimaniamo un partito con cultura di Governo anche se siamo all'opposizione, e, per tutto il tempo in cui saremo all'opposizione, questa cultura sarà sempre nostro patrimonio, è nel nostro DNA. Noi non saliamo sui banchi del Governo, ove ora c'è seduto l'onorevole sottosegretario Dell'Orco. Prima saliva sui banchi del Governo l'attuale Presidente della Camera, ma succede; andrebbe sempre ricordato, però, perché le istituzioni sono sempre tali, non a seconda di chi in questo momento le rappresenta. E, allora, su Genova qualche parola in più, perché pensare che il ponte riguardi Genova o la Liguria è riduttivo. In realtà, riguarda il PIL nazionale, riguarda l'Italia; non è soltanto un ponte di 1.181 metri che collega il Ponente al Levante. È molto di più, è molto di più, perché è un'opera che serve alla città di Genova e alla Liguria, serve al porto di Genova, che, come è stato ricordato - mi piace dirlo anche io - rappresenta il 40 per cento del movimento merci d'Italia, cioè la somma di tutti i porti d'Italia rispetto a Genova rappresenta il 60 per cento.

Genova da sola fa il 40 per cento. Tanto per essere ancora più chiari, è un punto e mezzo di PIL nazionale. Mi pare che l'argomento, quindi, meritasse qualche attenzione in più. Non avete dedicato, nonostante ve ne siate riempiti la bocca nella originaria impostazione, una risorsa, né un rigo, naturalmente, agli sfollati, alle imprese, all'autotrasporto, al trasporto pubblico locale.

Avete previsto, in contrasto con voi stessi, l'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria e per le strade, ma anche su questo vi dovete mettere d'accordo perché o il processo Ferrovie-ANAS va interrotto e messo in discussione oppure, se non va interrotto e messo in discussione, che senso ha l'istituzione di questa agenzia? Qualcuno ha ricordato - credo Morassut - che poteva essere ubicata a Genova. Lo si può fare, perché la sede attuale dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie è ubicata a Firenze. Quindi, non è nella Capitale d'Italia questo ufficio, così come l'Authority di regolazione dei trasporti, che pure entra in questo provvedimento, ha sede, come è noto, a Torino. Quindi, ben venga la possibilità per Genova di istituire l'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria e delle strade. È una cosa sulla quale io sono assolutamente d'accordo. Per le ferrovie già esisteva, anche se la norma si sovrapponeva alla normativa USTIF che era di intensità inferiore e ce ne accorgemmo e ve ne accorgeste in occasione dell'Andria-Corato, dell'incidente che riguardava una linea ferroviaria regionale.

Su questo noi abbiamo dato il nostro contributo in Commissione e siamo pronti a darlo domani in Aula con l'esame dei 360 emendamenti - mi pare -, più di cento dei quali proposti dal gruppo del Partito Democratico. Dipenderà molto dal vostro atteggiamento. Certo, mi auguro che non sia quello che abbiamo già verificato nei primi mesi di Governo del cambiamento, cioè “un'apertura solare” che avete dato anche alle proposte più sobrie, le meno - come dire - politicizzate, le meno riconoscibili, le meno riconducibile a noi, le più neutre (neanche quelle andavano bene). Vanno bene soltanto le vostre, naturalmente con la raccomandazione, che è prevista, per la verità, anche nell'articolo 120 delle disposizioni di attuazione al codice, che vengano scritte nella lingua ufficiale della Repubblica.