Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 31 Luglio, 2017
Nome: 
Antonio Misiani

A.C. 4601

 

Grazie, Presidente. Il decreto-legge in discussione si occupa, come è noto, di disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno. Durante la discussione in Senato è stato molto arricchito di una serie variegata e articolata di misure; io mi concentrerò, per evidenti ragioni di tempo, su due punti che ritengo particolarmente rilevanti. Il primo sono, ovviamente, le misure rivolte al Mezzogiorno e il secondo sono gli stanziamenti per le province e le città metropolitane. Sul primo punto credo che vadano ricordati i dati che la Svimez pochi giorni fa ha reso noto, anticipando il rapporto economico sul Mezzogiorno. Nel 2016 le regioni del Sud hanno consolidato, come veniva ricordato, i segnali positivi di ripresa, crescendo per il secondo anno consecutivo di più rispetto alle regioni del centronord.

Questa ripresa sta continuando, sta proseguendo nel 2017, ed è sostenuta dalla domanda interna, con una importante e interessante ripresa degli investimenti privati e delle esportazioni. Il settore manifatturiero è tornato a crescere, anche in questo caso con ritmi superiori a quelli delle regioni del centronord, e anche la dinamica delle imprese attive e, all'interno di questo complesso, delle società di capitale mostra una vivacità superiore a quella delle altre regioni del Paese. Anche i dati occupazionali segnalano un recupero reale: nel 2016 nel Sud sono stati creati 100 mila nuovi posti di lavoro, 1,7 per cento in più. Anche in questo caso, una dinamica migliore di quella delle regioni del centronord.

Questi segnali sono tutti molto positivi, sono in discontinuità con molti anni che hanno segnato il declino prima e la dura recessione poi dell'economia e della società nelle regioni meridionali; sono segnali che però non sono ancora sufficienti a ridurre in misura significativa, direi visibile, i livelli di disoccupazione, di povertà e di esclusione sociale che tuttora caratterizzano le regioni del Mezzogiorno.

Nel primo trimestre di quest'anno il tasso di disoccupazione nel Sud si è attestato al 21 per cento; quasi il 35 per cento dei giovani tra 15 e 29 anni del Sud non studia, non lavora e non cerca nemmeno occupazione. Nel 2016 nel Mezzogiorno il 10 per cento dalla popolazione viveva in condizioni di povertà assoluta, e secondo i dati della Svimez tra il 2002 e il 2015 hanno lasciato il Sud oltre mezzo milione di giovani e 200 mila laureati. È questo il quadro con cui abbiamo a che fare: è un quadro fatto di ombre storiche, ma anche di luci nuove; ed è in questo quadro che si inserisce il decreto-legge che oggi discutiamo.

In più occasioni negli ultimi dieci anni è stata denunciata da più parti la scomparsa della questione meridionale dal dibattito pubblico, dentro e fuori le Aule parlamentari. Ecco, io credo che vada a merito dei Governi Renzi e Gentiloni avere rimesso lo sviluppo del Mezzogiorno al centro non solo dei dibattiti, ma soprattutto delle politiche economiche e sociali decise e attuate dal Governo e dal Parlamento. Questo decreto-legge è l'ultimo tassello di una serie di misure che sono state via via decise e implementate per favorire la crescita e la creazione di lavoro nelle regioni del Mezzogiorno: dal Masterplan al per il Sud, ai Patti, dal credito di imposta per gli investimenti al prolungamento dalla decontribuzione per le nuove assunzioni, fino ai grandi investimenti infrastrutturali di risanamento ambientale e di valorizzazione dei beni culturali nelle regioni del Mezzogiorno.

Il decreto-legge si inserisce in questo quadro: nel quadro di una nuova politica meridionalista inaugurata dai Governi Renzi e Gentiloni, introducendo alcune misure innovative che sono state ricordate dal relatore. Il primo blocco di misure è una scommessa che guarda proprio a quel 35 per cento dei ragazzi meridionali che sono fuori dal mercato del lavoro, e sono gli strumenti per incentivare i giovani imprenditori e sostenere la nascita e la crescita di nuove imprese nel Mezzogiorno. E allora le misure come “Resto al Sud”, di cui agli articoli 1 e 2, che incentivano appunto con prestiti in parte a fondo perduto e in parte no la creazione di imprese dei giovani tra 18 e 35 anni di età; all'articolo 3 la procedura sperimentale per l'individuazione e la valorizzazione delle terre incolte o abbandonate, in un settore, come quello dell'agricoltura e dell'agroalimentare, che è una grande scommessa per il futuro dell'economia del Sud. Questo insieme di misure è in discontinuità con un'impostazione assistenzialistica del passato, perché sono tutte misure che puntano sulla capacità imprenditoriale dei ragazzi del Sud, sulla capacità di rimboccarsi le maniche, di mettersi in discussione, di non andare più all'estero o nelle regioni del Nord, ma di rimanere in quei territori valorizzando le straordinarie potenzialità delle regioni del Mezzogiorno.

Il secondo blocco di interventi è l'introduzione dell'individuazione delle zone economiche speciali dove attirare investimenti nella logistica e nella manifattura. Questa è sicuramente una delle misure più importanti di questo decreto-legge: le ZES, come è stato ricordato, si concentreranno nelle zone portuali e nelle aree collegate economicamente alle zone portuali, con la previsione di agevolazioni fiscali aggiuntive e con l'idea e l'obiettivo di sperimentare nuove forme di governance di questi territori, con un rapporto strettissimo tra le istituzioni nazionali e territoriali.

Guardate, questa misura si inserisce in una grande scommessa che noi dobbiamo fare nelle regioni del Mezzogiorno: l'apertura del secondo ramo del Canale di Suez; ma soprattutto la gigantesca iniziativa strategica lanciata dalla Repubblica Popolare Cinese, One Belt One Road, la nuova Via della seta, con investimenti di 1.800 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Questo gigantesco flusso di investimenti nella logistica e nelle infrastrutture, noi dobbiamo essere in condizioni di attirarlo nelle nostre regioni del Mezzogiorno, che sono una naturale piattaforma nel Mediterraneo, e le zone economiche speciali sono finalizzate esattamente a questo.

Terzo punto: la semplificazione e la velocizzazione dei procedimenti amministrativi (articoli 6 e 7), con particolare riferimento agli investimenti pubblici, agli investimenti privati, al Fondo per lo sviluppo e la coesione e quant'altro. Il Governo ha ottenuto risultati molto importanti nel precedente quadro di programmazione: per la prima volta, credo da sempre, siamo riusciti ad impiegare tutte le risorse disponibili.

Non era un dato scontato, viste le difficoltà di natura amministrativa e burocratica che in passato abbiamo sofferto da questo punto di vista. Qui facciamo un ulteriore passo in avanti, lavorando per accelerare, per semplificare e per sburocratizzare l'impiego di risorse molto importanti. Il Ministro De Vincenti in Senato ha ricordato che all'interno dei Patti per il Sud ci sono oggi cantieri aperti per 6 miliardi di euro e bandi varati e progettazioni in fase esecutiva per 15 miliardi di euro: queste risorse dobbiamo spenderle, immetterle nel tessuto economico e sociale del Mezzogiorno.

Quarto punto: il sostegno alla formazione e all'occupazione, con l'obiettivo di ridurre l'area del disagio sociale, di ricollocare i lavoratori espulsi dai processi produttivi del Mezzogiorno, di contrastare la povertà educativa minorile e la dispersione scolastica. Questa è la “gamba sociale” di questo provvedimento, e affronta alcuni dei nodi che ricordavo in precedenza: la grande emergenza sociale ereditata dal ritardo che il Mezzogiorno ha accumulato nei decenni, e da una recessione, da una crisi economica che nelle regioni del Sud si è manifestata con particolare durezza e virulenza.

Ultimi due punti, credo significativi: l'articolo 12 sul Fondo di finanziamento ordinario dell'università, dove si consolida il processo di adozione dei costi standard (molto bene, si premino i migliori), ma si introducono dei giusti correttivi per territori che hanno una minore capacità contributiva e dei problemi di accessibilità. Questi elementi correttivi sono rivolti anche alle regioni del Mezzogiorno ma non solo, e credo che sia una scelta saggia in un quadro che giustamente punta a premiare il merito e l'efficienza degli atenei. Ultimo punto: interventi sull'Ilva e il comprensorio di Bagnoli.

Questo è il quadro, Presidente, dei principali interventi rivolti al Mezzogiorno. Il secondo tema che vorrei più rapidamente discutere è il contributo per le province e per le città metropolitane, che ritengo molto significativo. Il Governo con la legge di bilancio 2017 e la manovrina, il decreto-legge n. 50 del 2017, aveva fatto già uno sforzo notevole per venire incontro alla necessità di risorsa degli enti di area vasta. La legge di bilancio aveva annullato gli ulteriori tagli per quest'anno, il decreto-legge n. 50 aveva stanziato ulteriori 180 milioni di parte corrente, 170 milioni ex ANAS e altri 79 milioni per l'edilizia scolastica. Con il decreto-legge n. 91, con questo decreto-legge, chiudiamo il cerchio per quanto riguarda la dotazione di risorse per il 2017, stanziando ulteriori 72 milioni per le province e 28 milioni per le città metropolitane. Guardate, questa sono risorse decisive per permettere agli enti di area vasta di chiudere positivamente i bilanci di previsione per il 2017, perché noi ad inizio anno avevamo un quadro che, se fosse rimasto invariato, avrebbe condannato la grande maggioranza di questi enti al dissesto. Perché guardate, la questione finanziaria (non ce lo possiamo nascondere, ce lo siamo detti più volte in quest'Aula) ha inciso molto negativamente sul processo di attuazione della riforma Delrio, perché i tagli sproporzionati decisi con la legge di stabilità 2015 hanno prodotto un sotto-finanziamento delle funzioni fondamentali che sono rimaste in capo alle province e alle città metropolitane. Molti di noi lo avevano detto, c'è stata una battaglia dentro e fuori le Aule parlamentari; oggi non possiamo che prendere atto con soddisfazione che il Governo ha risposto concretamente, stanziando risorse che serviranno agli enti per superare il 2017.

Perché il punto, Presidente, oggi è permettere agli enti di scavallare il biennio 2017-2018. Con queste risorse superiamo il 2017; per il 2018 bisognerà fare un lavoro nell'ambito della legge di bilancio, perché serviranno ulteriori stanziamenti rispetto a quelli previsti a legislazione vigente. Dal 2019 fortunatamente cessano i tagli disposti dal decreto-legge n. 66 e si recuperano in automatico 586 milioni di euro, che dovrebbero chiudere definitivamente la forbice tra le risorse a disposizione degli enti e quanto a loro serve per gestire in condizioni dignitose le funzioni fondamentali dall'edilizia scolastica, la manutenzione delle strade e quant'altro, che dopo la legge cosiddetta Delrio sono rimaste in capo a province e a città metropolitane. Rimane aperto naturalmente il tema del tagliando di quella riforma, ma questo credo sia un punto che inevitabilmente dovremo affidare alla prossima legislatura.

Ho finito, signor Presidente.

Questo decreto-legge è stato accusato (ho letto gli atti del dibattito in Senato in particolare) di essere diventato un insieme scoordinato di interventi eterogenei. Io ho una idea diversa: io credo, invece, che questo decreto contenga misure molto utili, e le conteneva nella versione iniziale varata dal Governo, ed è stato utilmente arricchito nel corso del dibattito in Senato. È un decreto-legge che fa seguito al decreto-legge n. 243 del 2016, si inserisce all'interno di quella nuova strategia meridionalista a cui facevo riferimento in precedenza, che abbiamo inaugurato con i masterplan, con i patti per il sud. Ecco, credo che le misure di programmazione e gli interventi concreti che abbiamo via via approvato in Parlamento definiscano un approccio innovativo al rilancio economico e sociale del Mezzogiorno; non più una programmazione dall'alto, che ha funzionato negli anni gloriosi della Cassa del Mezzogiorno, gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta che hanno visto la chiusura progressiva della forbice tra nord e sud, molto meno nei decenni successivi, ma una programmazione di confronto, che nasce da un'assunzione di responsabilità condivisa tra lo Stato centrale e le istituzioni territoriali, che si siedono attorno ad un tavolo, fanno emergere le priorità territorio per territorio, decidono assieme le cose da fare e stabiliscono il quadro finanziario, finalizzando e focalizzando gli interventi non più su una miriade di progetti inutili, ma sulle cose che realmente servono per fare ripartire l'economia del sud.

È chiaro che misureremo via via, strada facendo, i risultati prodotti da questa nuova politica per il Mezzogiorno, perché tutti i riformisti sanno che si va avanti per tentativi, per errori, si misura via via quanto viene prodotto dalle misure che si approvano e si correggono eventuali cose che non funzionano, però credo che noi oggi facciamo un passo in avanti importante: aggiungiamo misure utili per aggredire alcuni nodi storici che ostacolano il rilancio della crescita del Mezzogiorno in una fase in cui, finalmente, l'economia del Paese nel suo insieme sta riprendendo.

Spetterà alla legge di bilancio per il 2018 proseguire lungo questa strada, mettendo in campo un programma anche più ampio di interventi a favore di questa parte del Paese. Ciò che è chiaro è che da questo decreto e dalla politica del Governo emerge la consapevolezza, che dobbiamo avere tutti, che il rilancio delle regioni del Mezzogiorno è assolutamente cruciale per la ripartenza del Paese. Non è un caso che la ripresa intensifica la sua dinamica in Italia nel momento in cui le regioni del sud iniziano a crescere di più del resto del Paese. Ce lo dicono i numeri, ce lo dicono le scelte politiche, credo che sia utile continuare lungo questa strada.