Data: 
Lunedì, 30 Luglio, 2018
Nome: 
Carla Cantone

AC 924

 

Grazie, Presidente. Vedete, voi avete cominciato a discutere in modo un po' strano questo nostro modo di lavorare nelle Commissioni. Se dovessimo vedere, come in un film, i lavori delle Commissioni lavoro e finanze riunite, nei quindici giorni passati, se dovessimo rivedere tutto il film di quei giorni, io non saprei se definirlo un film thriller o un film comico, diciamo tutti e due insieme; il risultato è quasi un incubo per la fatica di far comprendere ai partiti del Governo, signor Ministro, che gli emendamenti che abbiamo presentato su tutti gli argomenti avevano un solo obiettivo e cioè quello di migliorare profondamente il vostro decreto-legge.

Certo, il vostro impegno è stato alto; lo riconosco; volevate cancellare - come ha detto il relatore, il vostro relatore, e ha usato proprio queste parole – “le scellerate politiche del Governo precedente”. Parole sciagurate, scellerate, che non dovrebbero rientrare in un democratico modello di espressione in un'Aula come questa. Infatti, è stato detto: noi volevamo cambiare tutto quello che di scellerato ha fatto il Governo precedente. Insisto, parole sciagurate da usare con molta attenzione in un'Aula come questa e in un confronto politico. Però, se è questo il linguaggio che usate, allora io mi adeguo; vedete, il vostro comportamento pietoso e - uso la parola che mi è stata suggerita dal vostro relatore - “scellerato” è stato nel respingere ogni emendamento del Partito Democratico e degli altri partiti, senza neppure rendervi conto che gli argomenti a sostegno degli emendamenti vi aiutavano a non fare errori patetici e grossolani, anche errori puramente tecnici, non ideologici, ma voi niente, duri, un muro, neppure davanti all'evidenza, quella più semplice, che avrebbe capito anche un neonato. Voi, piuttosto - uso un modo di dire molto soft, perché ho rispetto per quest'Aula - avete preferito tirarvi la zappa sui piedi e ci siamo capiti. Voi no, siete andati avanti; avete respinto tutto ciò che non era vostro, senza rendervi conto che votavate contro, anche, al vostro interesse; sì, al vostro interesse.

Cito solo pochi casi, ad esempio, il nostro emendamento, già ricordato, sul lavoro domestico; dopo esserci sgolati con educazione, avete compreso che, forse, avevamo ragione, che, forse, aumentare i costi alle famiglie per colf e badanti non era popolare e, allora, avete capitolato, siete tornati indietro. Ma che fatica! Eravate pronti ad aumentare il costo delle badanti a tante persone anziane che hanno la sola colpa di aver bisogno di una continua assistenza; è proprio un genio chi l'aveva pensato. E non valgono le motivazioni e gli argomenti che lei, signor Ministro, ha portato qui, non servono e non sono argomenti a sostegno.

Però, visto come è andato il lavoro in Commissione, visto che l'avete modificato, presumo, forse, che prima di accettare il nostro emendamento abbiate telefonato ai vostri nonni, forse lo avete fatto, e avete chiesto a loro; oppure se non avete trovato i vostri nonni, probabilmente, avete dovuto chiedere al Ministro Di Maio o a chi dà gli ordini, a chi vi dice di non toccare mai il testo in quanto sacro; avete fatto così, o i nonni o chi vi comanda? Sta di fatto che ci avete dato ragione, ma vi era stato probabilmente detto che non si deve modificare nulla, anche quando sono emendamenti a favore del Paese, anche quando sono, inequivocabilmente, di buon senso. Ma se l'ordine è: non si tocca nulla, è un miracolo che abbiate toccato la disposizione sulle badanti, forse avete davvero telefonato a casa, presumo.

Per voi, ligi al dovere e agli ordini ricevuti, niente da fare, nulla deve cambiare, neppure di fronte a temi come le proroghe dei contratti in essere. Abbiamo dovuto spiegarvi per ore e giorni, lo ricordava anche l'onorevole Polverini, tutto quello che non dovevate fare, abbiamo dovuto spiegarvi per ore che stavate sbagliando e, alla fine, avete concesso un misero mese, quasi inutile, come vi ha ricordato Debora Serracchiani, così creando, in questo modo, difficoltà enormi alle imprese, ma soprattutto a quei lavoratori, specialmente giovani donne e giovani uomini, che hanno l'angoscia di ritrovarsi senza un lavoro, né a tempo determinato né a tempo indeterminato. Questo è il capolavoro!

Poi avete fatto il capolavoro dei dodici mesi con automatismo, tirandovi dietro le ire di tanti imprenditori onesti o disonesti, tutti si sono arrabbiati, anche quelli che hanno sempre dimostrato consenso verso una parte del Governo. Eppure, per la Lega è acqua fresca, così aumenteranno i licenziamenti e lo sapete. Quando capirete i danni che state facendo, solo per dimostrare che cancellate il Jobs Act, sarà troppo tardi, che soddisfazione! La campagna elettorale è una cosa, la propaganda pure, ma governare è diverso, occorre senso di responsabilità e non un'imbarazzante superficialità, come avete dimostrato. Io vedo che il Ministro sorride, probabilmente lo faccio divertire, ma io non mi diverto per niente rispetto alle cose che avete fatto; lei è abituato a sorridere, ha un gran bel sorriso, vada pure avanti a sorridere, non mi preoccupo più di tanto.

Voi non vi siete ancora accorti di quello che state facendo, oppure la vostra sindrome di onnipotenza è tale che vi fa smarrire una verità molto semplice: avete raccontato sogni, fatto promesse e, al dunque, alla prima curva, state sbandando, state andando fuori strada, ma a farsi male è il Paese, chi lavora e chi è disoccupato, i giovani, molti ragazzi del Mezzogiorno e tanti cinquantenni che, disoccupati, non entrano più nel mercato del lavoro.

A proposito del problema delle delocalizzazioni bisognerebbe ragionare non su chi le ha fatte scappare, ma perché non c'è una politica industriale che il Governo precedente ha cercato di ripristinare. Quelli che non entrano più nel mercato del lavoro, perché voi con questo decreto umiliate chi ha un lavoro e chi lo cerca.

Con questo decreto, invece di produrre sviluppo, producete precarietà e insicurezza, producete angoscia anche agli anziani che non rinunciano ad aiutare i loro figli ma, invece, rinunciano a curarsi e a una vecchiaia serena, proprio per aiutare figli e nipoti. Per loro, un piccolo aumento per le badanti era un problema e non c'entra il lavoro indeterminato che hanno le badanti! Ma lo conoscete il mondo dagli anziani o no? Ma cosa dite?

Voi non avete pensato a nulla di tutto questo. Il vostro unico obiettivo era ed è cancellare tutto ciò che c'era prima di voi: bella soddisfazione, auguri!

Dimostrate una incompetente vendetta, perché bisogna essere anche competenti per fare le vendette giuste, ma se le fate sbagliate siete incompetenti anche nel fare il Conte di Montecristo, con queste vendette, esercitando un potere che vi porterà sfortuna: in genere ci azzecco.

Peccato che in questo modo state rovinando tutto il mercato dal lavoro: altro che decreto dignità! Solo chi pensa di essere unto dal Signore, solo chi pensa di avere la verità in tasca, solo chi non conosce la parola dignità, quello che sta scritto nei vari vocabolari, anche quelli più moderni, può chiamare un decreto-legge come questo decreto “dignità”. Questo non è un decreto dignità: l'ho già detto l'altra volta ma, al contrario, senza dignità. È senza dignità perché crea angoscia a tutti i lavoratori; alle lavoratrici, a molte donne che sono le prime a pagare per queste regole che voi avete inserito nel decreto. Tutti i lavoratori e lavoratrici a tempo determinato hanno capito che perderanno il posto di lavoro. Noi stiamo ricevendo mail e telefonate ogni minuto da partye di persone preoccupate. È senza dignità perché questo decreto pone delle difficoltà fortissime alle imprese per assumere a tempo indeterminato, perché è a incentivi zero!

Ma a voi questa idea di incentivare per avere un lavoro stabile non vi è passata neanche per la testa, se non nel modo in cui l'avete scritto, che porterà a peggiorare la situazione. È senza dignità perché per tutto il combinato disposto si incentiva il lavoro nero e per come avete regolamentato le causali - ve l'ha spiegato l'onorevole Serracchiani - umiliate il ruolo dalla contrattazione fra le parti sociali e favorite il lavoro degli avvocati, i quali vi ringraziano, certamente, ma anche loro sanno che è un percorso che non facilita neppure la vertenzialità positiva.

Avete scambiato il significato della conciliazione e della mediazione con l'imposizione di regole burocratiche, che precarizzeranno il lavoro perché cancellano il diritto ad avere dei diritti, sia per le imprese, sia per i lavoratori e le lavoratrici. Potrei fare mille esempi, ma basta prendere il testo che vi siete votati in Commissione, nelle due Commissione, lavoro e finanze, guardare i contenuti degli emendamenti e ci si rende conto che l'elenco degli errori è lunghissimo: se lo ripassi, con comodo, per carità!

Ci sono contraddizioni profonde, errori elementari, bufale incredibili, eppure state sostenendo che finalmente tutto cambia in meglio: no, non è vero. Tutto cambia in peggio e lo sapete benissimo. Voi non solo non avete tenuto conto della volontà del partito democratico e degli altri partiti all'opposizione di collaborare per un decreto dignitoso; voi non avete neppure tenuto conto delle audizioni e degli incontri che avete fatto con tutte le rappresentanze sociali, dalle imprese ai sindacati, alle professioni (tutti quelli che avete incontrato) e neppure delle indicazioni e preoccupazioni dell'INPS sui dati tecnici, rispetto alla perdita di posti di lavoro. Vede, Boeri non vi ha esposto un problema di linea politica. Vi ha spiegato che 4000 più 4000 è uguale a 8000, che quello era il pericolo di posti di lavoro in meno e che la matematica non è di proprietà né dei 5 Stelle, né della Lega: è matematica e basta. Vede - mi rivolgo al Ministro perché credo che il Presidente dalla Camera di turno lo sappia - le do una notizia: Archimede è stato un grande matematico e le assicuro, Presidente, che non era iscritto al Partito Democratico, però ha dimostrato che la matematica non è un'opinione e voi lo sapete, ma la vostra prepotenza non ve lo fa ammettere.

A volte succedono delle cose strane, perfino dei miracoli. Avete incontrato Cgil, Cisl, UIL e Ugl, ma non avete ascoltato, eppure hanno esposto unitariamente le loro perplessità e preoccupazioni, tutti insieme. È qui che avete fatto il miracolo, glielo dico da ex sindacalista perché è difficile metterli tutti d'accordo in un colpo solo: voi ci siete riusciti! Avete unito il sindacato. Ci voleva questo decreto disoccupazione per unirli: complimenti, almeno una cosa buona - quasi quasi lo devo dire - l'avete fatta! Ma che ve ne importa a voi di quello che vi hanno detto? Tutti, dalle organizzazione sindacali alle imprese, agli esperti vi hanno detto che dovete dimostrare più capacità e coraggio e rispettare ciò che avete promesso, cioè rimettere al centro il lavoro e il suo valore, il lavoro come libertà. Solo così si può parlare di dignità. Rilanciare investimenti, creare sviluppo e occupazione, ma voi nulla: un muro di cemento, sordi ad ogni proposta!

Nei giorni scorsi, Ministro, davanti a Montecitorio c'erano i lavoratori e le lavoratrici agricole,

che hanno manifestato - manifestavano - contro l'estensione dei voucher nel modo in cui voi pensavate, avete pensato, avete fatto. Vi hanno spiegato perché non va peggiorata la regola esistente. Voi, nel nome della democrazia diretta che predicate, siete andati a trovarli e alcuni dei deputati e degli onorevoli che sono seduti qui gli hanno detto: “sì, certo, avete proprio ragione, terremo conto”. Li avete quindi ascoltati e poi vi siete dimenticati delle loro argomentazioni. Vi informo - la informo - che domani torneranno a manifestare, sempre gli stessi, qui davanti a Montecitorio più arrabbiati di prima. Io le consiglio di andarli a trovare, di provare a spiegare loro quello che ha spiegato a noi e consiglio anche ai deputati che erano andati a dirgli che avevano ragione di ritornare a trovarli, per coerenza. Magari riuscite a convincerli che avete fatto una grande cosa e che manifestano proprio per niente, che non ha senso: andateci, provateci ad andare. Anche per il turismo avete fatto un disastroso capolavoro, come già vi è stato spiegato. Infine, vede, signor Ministro, sono molto contenta che lei si sia fermato qui oggi con noi: che bello.

Io ho sentito una relazione – una parte l'avevo già sentita l'altra volta ma è sempre meglio ripetere, per coerenza, prima che magari ci si sbagli – ma vede, se questo è il risultato, io considero – la pregherei di ascoltarmi - vergognose e spudorate le sue affermazioni.

Ministro Di Maio, lei ha affermato che il Partito Democratico è contro i diritti dei lavoratori e dei giovani: lei ha detto ciò con il sorriso sulle labbra - sono parole gravissime - utilizzando in modo subdolo un solo emendamento, o meglio una parte di un solo emendamento, anziché la proposta complessiva del Partito Democratico sulle indennità di licenziamento, come vi ha ben spiegato l'onorevole Serracchiani. È stata una pagina di vero squallore e siete dovuti comunque rientrare. Lo spieghi quando ritorna a fare qualche conferenza. Siete dovuti rientrare di fronte alla realtà concreta e complessiva della chiara proposta del Partito Democratico. Dovrebbe chiedere scusa per quello che lei ha insinuato e per le accuse che ha fatto al Partito Democratico su una cosa così grave e così importante priva di ogni fondamento. L'attacco è stato costruito su un castello di carta che è crollato subito, come poi ha visto, proprio perché si è trattato di un becero comportamento da propaganda sterile. Per il Partito Democratico la lotta al precariato e i diritti dei lavoratori sono sacrosanti; la riduzione del cuneo contributivo sul tempo determinato è indispensabile, così come incentivare la trasformazione da tempo determinato a lavoro stabile è fondamentale. Vanno aiutate e vanno incentivate tutte le imprese che stabilizzano il lavoro e va aiutata la negoziazione, se non la vuole chiamare contrattazione, ma le comunico che è la stessa cosa. Questi sono i diritti da salvaguardare, sono i diritti ai quali il Partito Democratico tiene molto. Vede, io lo so che a volte certi argomenti tirati fuori in questo modo come ho fatto io possono dare fastidio, però è meglio che ci diciamo la verità: lei è venuto e deve sentire tutto quello che noi pensiamo, quello che io penso, quello che abbiamo vissuto in questi quindici giorni. Voi con questo decreto state distruggendo diritti universali, se lo rilegga bene, come le è stato consigliato anche da altri interventi, e state distruggendo il senso solidaristico e di giustizia sociale del e nel lavoro, sia per le imprese che per i lavoratori. Non l'avete modificato in meglio, ma avete sono voluto una vendetta contro il Jobs Act e avete distrutto il mercato del lavoro in questo modo e di conseguenza anche delle famiglie. Chiudo con un appello: fermatevi, siete ancora in tempo, provate almeno a migliorarlo, non per noi, non per voi, ma ovviamente per il Paese