Relatrice di minoranza per la VI Commissione
Data: 
Lunedì, 30 Luglio, 2018
Nome: 
Silvia Fregolent

AC 924

 

Grazie signora Presidente, illustri componenti del Governo, gentili onorevoli. Alla presentazione del decreto dignità il Ministro Di Maio aveva presentato questo importante provvedimento sostenendo che riguardava quattro grandi temi urgenti per il Paese e che questo provvedimento li avrebbe in parte risolti: precarietà del mondo del lavoro, delocalizzazioni, semplificazioni, la lotta al gioco d'azzardo. Ebbene, se questi erano gli intenti, debbo dire che questo decreto ha fallito miseramente. La mia collega Serracchiani parlerà in particolare del problema sul lavoro, mentre io faccio soltanto un breve accenno.

La precarietà. Abbiamo sentito per giorni una diatriba tra l'onorevole Di Maio e il presidente dell'INPS, tra chi aveva chiesto di dare un parere - quante volte e quante volte reiterato – ma, sul punto e sul merito, non abbiamo mai avuto il piacere di avere una contro proposta, o meglio dei contro numeri: gli ottomila posti di lavoro persi rimangono e rimangono soprattutto nei vostri documenti.

Ciò rimane nel parere votato dalla Commissione bilancio, rimane nei pareri dell'ufficio studi, rimane su tutta la documentazione che noi abbiamo avuto in questi giorni a portata di mano e che ci ha portato ad esaminare il provvedimento.

Rimane nelle richieste delle parti sociali di Confindustria, di rete Imprese Italia, di Assolavoro.

Rimane nelle richieste preoccupate dei sindacati dei lavoratori, CGIL, CISL, UIL e UGL. Rimane nella richiesta del presidente della regione Veneto, Zaia, che chiede di rivisitare il provvedimento, che rischia di danneggiare le imprese del Veneto. E rimane nelle seicento richieste fatte dagli imprenditori veneti. Se questa non è una richiesta corale di modificare il decreto, che cos'è? Io capisco che si abbiano delle convinzioni ed è giusto portarle avanti, ma quando quelle convinzioni vengono poi superate dai fatti o vengono rese più difficili, forse bisognerebbe fermarsi, ascoltare e modificare. È quello che abbiamo cercato di fare in Commissione per molti giorni, ma non c'è stato dato grande spazio. Abbiamo fatto delle modifiche, ma, devo dire la verità, non nel senso che noi speravamo.

Delocalizzazioni: si dice che è ingiusto che le grandi multinazionali vengano nel nostro Paese, prendano i soldi dello Stato italiano, degli italiani, e poi se ne vadano e vadano a produrre all'estero beffando così lo Stato italiano. Se quello era l'intento bisognava che rimanessero le norme così come sono. Già oggi, se dopo tre anni dal ricevimento degli investimenti qualcuno prende i soldi e scappa - così riusciamo a far capire di che cosa stiamo parlando -, deve restituire per intero le somme che ha ricevuto. L'abbiamo fatto nella precedente legislatura, l'hanno fatto Calenda e Bellanova per la K-Flex che, nonostante avesse avuto la richiesta del Governo di rimanere nel nostro Paese, non volendo farlo e andando in Polonia, ha dovuto restituire 1.800.000 euro che aveva ricevuto dallo Stato italiano. Perché, invece, le norme che sono inserite in questo provvedimento sono altamente pericolose? Perché queste norme prevedono che l'impresa debba restituire dalle due alle quattro volte l'importo ricevuto. E allora cosa succede? Che non essendo un'isola, ma vivendo a contatto con l'Europa e con altri Paesi, in questa fase di crisi generalizzata - che abbiamo vissuto di più in un pezzo d'Europa, forse nella parte mediterranea dell'Europa si è sentita di più, ma l'hanno sentita tutti i Paesi - abbiamo Stati, nazioni, come per esempio la Francia, ma non solo, che fanno norme attrattive per gli imprenditori e noi rispondiamo con norme punitive per gli imprenditori. Risultato: nessuno vorrà più venire a investire in Italia. Il combinato disposto delle norme sul mercato del lavoro e delle norme sulle delocalizzazioni faranno sì che il nostro Paese non sarà più attraente.

Non solo: per anni ci siamo riempiti la bocca di quanto le nostre imprese fossero troppo piccole, fossero fragili, non riuscissero a reggere la concorrenza rispetto agli altri Paesi stranieri, di come bisognasse sostenerle. Ebbene, è arrivato un provvedimento che, per carità, come tutti i provvedimenti devono essere migliorati - Industria 4.0 - che ha reso più attraenti gli investimenti, li ha resi più robusti. Ebbene, in questo provvedimento diciamo che un'azienda italiana, che non vuole delocalizzare, che rimane nella produzione in Italia, ma che decide di aprire uno stabilimento all'estero, viene ugualmente punita. Quindi, noi creiamo un mostro che non permette alle nostre aziende di poter aprire all'estero e di potersi espandere.

Allora, ricapitolando quanto abbiamo detto: mortifichiamo il mercato del lavoro, la possibilità per gli imprenditori di continuare a procedere col mercato del lavoro; non siamo attraenti per l'estero; non siamo attraenti per le nostre imprese italiane.

Terzo punto, la semplificazione. La semplificazione è uno dei cavalli di battaglia di cui tutti i Governi quando entrano in carica si riempiono la bocca, ma perché? Perché questo Stato è troppo pesante, è fatto di enti che fanno la stessa cosa, comuni, città metropolitane, province, regioni e Stato. Spesso un imprenditore deve sopportare e deve superare una quantità di richieste fino ad arrivare alla fine per poter aprire un'azienda cosa che, invece, avviene in maniera molto più semplice negli altri Paesi. L'imprenditore chiede a gran voce di essergli consentito di poter fare impresa e quindi di avere uno Stato più semplice. Ora mi verrebbe da dire che il 4 dicembre 2016 avevamo una possibilità per farlo, ma facciamo finta di niente e andiamo oltre. Allora, cosa avviene per le semplificazioni? Sarebbe opportuno che non si creassero troppi problemi per quanto riguarda una imprenditore che abbia voglia di fare impresa e che abbia coraggio di fare impresa in questo Paese.

Ebbene, non soltanto non gli rendiamo la vita facile, ma gliela complichiamo attraverso le causali – di cui poi la mia collega Serracchiani dirà in maniera più approfondita - messe per legge e non per concertazione collettiva, come abbiamo chiesto noi del PD e tutte le opposizioni, creiamo uno strumento per cui saranno molto felici gli avvocati e i giudici che vedranno riempire i tribunali di cause. Ma non solo: voi mi dite, vabbè ma questo è un piccolo balzello che un imprenditore deve pagare, ma noi abbiamo reso felici le partite IVA, abbiamo tolto il redditometro, abbiamo tolto lo spesometro, abbiamo reso quelle partite IVA che in questi anni hanno subito la pressione fiscale finalmente libere. A parte che abbiamo fatto un protocollo non poco tempo fa tra Agenzia delle entrate e MEF e abbiamo reso più fruibile la possibilità per il cittadino di poter dialogare con l'Agenzia delle entrate, di non vederla come un mostro, ma di essere compartecipe per quanto riguarda il pagamento delle tasse. Ma nella vostra relazione, parere bilancio: al riguardo si assicura che l'amministrazione finanziaria, avvalendosi del supporto tecnico dell'Agenzia delle entrate, con l'interlocuzione collaborativa degli altri soggetti interessati alla procedura, predisporrà in tempi brevi il decreto ministeriale in oggetto al fine di garantire continuità ed efficacia allo strumento del redditometro. Quindi, non superate il redditometro? È una notiziona. Questa grande rivoluzione avrebbe semplificato di più la vita alle partite IVA, per vostra dichiarazione; l'avete scritto voi, l'avete votato voi, l'ha votato la maggioranza, l'opposizione non l'ha votato. È indicata qui nero su bianco. Allora, non avviene neanche la semplificazione, si va oltre.

Il gioco: allora, lo dico, Presidente, per suo tramite al Governo e glielo dico in maniera chiara, il PD non si farà intimorire nel presentare emendamenti dalla frase “chi presenta emendamenti è figlio delle lobby del mercato del gioco clandestino” perché noi non ci stiamo. Noi presentiamo emendamenti perché abbiamo bisogno e voglia di dare un contributo all'azione di questo Governo, che non è la nostra azione e non è il nostro Governo, per migliorare un provvedimento che danneggia, a nostro avviso, la produzione industriale di questo Paese, punto. Sul gioco d'azzardo, il collega della maggioranza prima indicava tutte le cose che sono state fatte. Ebbene, la tessera sanitaria per il gioco delle slot: emendamento a firma Ascani e Fregolent del Partito Democratico. Quindi, noi non ci facciamo dare lezioni da chi è favore delle lobby del gioco e chi non è a favore delle lobby del gioco. Abbiamo presentato la richiesta che ci fosse una banca dati tra comuni ed enti locali perché venisse indicata la quantità dei giocatori. C'è stata riformulata con una banca dati già in possesso dello Stato e dei Monopoli per non gravare sui costi del decreto. Abbiamo chiesto che venissero incentivati quei comuni e quelle regioni che hanno fatto provvedimenti restrittivi sapendo che ci hanno messo la faccia e che, avendo contro gli esercenti che hanno le slot, per loro sarà un pelino più complicato essere rieletti perché c'è una forte pressione perché loro cambino i loro provvedimenti. E anche questo ci è stato negato. Abbiamo chiesto più coraggio e più severità e abbiamo visto quasi tutti i nostri emendamenti essere bocciati. Abbiamo soltanto detto una cosa che ci preoccupava: il fatto che nella relazione tecnica, a pagina 18, sul provvedimento dello spot online venisse scritto nero su bianco che questo provvedimento avvantaggiava il gioco illegale a favore del gioco legale. E, quindi, abbiamo chiesto al Governo di pensarci bene prima di avvantaggiare l'uno rispetto all'altro posto che, però, sul gioco legale il PD ha presentato degli emendamenti restrittivi, restrittivissimi, anzi siamo stati addirittura criticati dai tabaccai per avere ecceduto in severità. Quindi, il fatto che noi siamo a favore delle lobby del gioco non ci tange.

Infine, abbiamo sentito che questo decreto è un decreto che rivoluzionerà il sistema di produrre nel nostro Paese e la legalità e che tutti quelli, come esempio Confindustria, che hanno osato dire qualcosa, sono subito stati tacciati del fatto: eh, già, voi avete i soldi delle lobby del gioco d'azzardo! Ebbene - lo dico a lei Presidente e per suo tramite al Governo - tutti i provvedimenti e tutti gli emendamenti che sono passati, dalla decontribuzione in avanti, sono stati coperti con le entrate del gioco. Quindi, voi stessi avete indicato con le vostre coperture che questo decreto non serve a ridurre l'utilizzo del gioco d'azzardo, ma anzi è, come dire, acqua fresca, posto che tutte le coperture sono state fatte utilizzando questa voce.

In conclusione, a me non stupisce che il MoVimento 5 Stelle abbia fatto un simile provvedimento. Io vengo da Torino e vedo, da tre anni a questa parte, come la mia città è in decadenza, in seguito alla guida del MoVimento 5 Stelle, come non si facciano più eventi, eventi culturali. Abbiamo fatto un dossier sulle olimpiadi alquanto ridicolo e il primo atto della sindaca Appendino fu andare via dall'osservatorio sulla TAV. Quindi, non mi stupisce.

Mi stupisce, invece, molto l'atteggiamento della Lega, perché la Lega, che amministra importanti regioni, regioni soprattutto del nord, dove si produce, dove quelle piccole e medie imprese esistono e chiedono rispetto, continua a difendere un provvedimento che andrà proprio contro la propria base elettorale. Io capisco che il Ministro Salvini parli solo di immigrazione per cercare di far dimenticare cos'è questo provvedimento, però chi ogni giorno, oltre a guardare il giornale, a leggere i tweet e vedere Facebook, si deve alzare, deve aprire una fabbrica e deve accendere i motori della produzione, sa chi gli è andato incontro e capisce chi invece, oggi, dopo aver promesso una flat tax, che non si capisce bene in che cosa consiste e quando arriverà - perché ci sono varie versioni a secondo di quale delle persone è del Governo che parla - oggi gli permette di assumere meno, li costringe di non investire all'estero e gli dà delle zavorre, che francamente, in un Paese così complicato, non avevano assolutamente bisogno di avere.

Quindi, non è tanto un appello accorato al MoVimento 5 Stelle, quanto alla Lega, di venire incontro a quei produttori, al presidente Zaia - quindi non stiamo parlando di Chiamparino, che può essere in odore di Pd e quindi inascoltato - ma a un vostro presidente, il presidente Zaia, che ha chiesto a gran voce che venisse modificato questo provvedimento. Bene, chiediamo di ascoltare almeno la vostra parte.

Capisco che questo è il Governo del cambiamento e, infatti, rispetto all'occupazione che abbiamo visto negli anni passati, finalmente vedremo la disoccupazione degli anni futuri. Complimenti