Data: 
Giovedì, 2 Agosto, 2018
Nome: 
Luciano Nobili

A.C. 924-A

Presidente, l'emendamento in questione, che è stato presentato dai colleghi del gruppo PD in Commissione lavoro, si muove con lo stesso spirito degli altri tentativi che abbiamo fatto in questi giorni sul “decreto disoccupazione”, che sono tutti andati a vuoto, o quasi tutti. La nostra ferma opposizione, i nostri contributi tutti nel merito, gli emendamenti che sono arrivati dal nostro gruppo sono stati improntati, Presidente, ad un criterio preciso: la riduzione del danno, la limitazione dei danni, perché sono tre giorni ormai che, dalla mattina alla sera, il grido che arriva dai banchi di tutte le opposizioni presenti in Aula si muove in questo spirito: cercare di impedirvi di fare danni al Paese, che è tutto ciò che siete riusciti a produrre da inizio legislatura, in particolare con questo provvedimento.

Volevate cancellare il JobsAct, che ha dato opportunità di occupazione a centinaia di migliaia di giovani e che ha portato il numero dei nostri occupati e gli indici di disoccupazione ai livelli migliori dell'ultimo decennio, invece volete fare solo danni: danni alle imprese, che vogliono investire e creare lavoro; danni alle famiglie; danni ai lavoratori, di cui pretendereste di difendere la dignità. Nello specifico dell'emendamento, non si vede perché non estendere l'esclusione delle sanzioni alle imprese che dovessero avere una riduzione del personale nei limiti del 10 per cento, non solo per giustificato motivo oggettivo ma anche per giusta causa o giustificato motivo soggettivo, in particolare laddove questo giustificato motivo fosse riconosciuto dal giudice. È un aiuto che vogliamo darvi, è un altro tentativo di limitare i danni, invece niente. Invece la risposta è sempre negativa, il Ministro del lavoro non è più presente in Aula.

E in questo che avete chiamato “decreto dignità” avreste dovuto scrivere nero su bianco e di vostro pugno, nella vostra relazione tecnica, che l'Italia perderà come minimo 80 mila posti di lavoro. In questo decreto licenziate 7 mila insegnanti, in questo decreto minacciate le imprese con sanzioni senza fare alcuna distinzione oggettiva tra onesti e disonesti. Eppure in campagna elettorale avete raccontato ben altro: avete raccontato e sparso bugie di ogni tipo, bugie gravissime perché create ad arte per sfruttare e incidere sulla disperazione di chi è senza lavoro. Avete promesso un reddito di cittadinanza che non esiste e non esisterà perché voi stessi, ieri, in quest'Aula avete ammesso che non c'è copertura possibile per il reddito di cittadinanza, eppure le vostre bugie purtroppo continuano a circolare e continuano a illudere i più fragili come accade, ad esempio, sulla prima pagina di questo giornaletto che da ieri è in diffusione nelle edicole della capitale, Roma lavoro: «Reddito di cittadinanza- Indennità € 780 al mese - I requisiti - Cosa bisogna fare». All'interno in allegato - è una preoccupazione, che dovreste avere per primi voi della maggioranza, di far sparire dalla circolazione provvedimenti simili e materiali simili - oltre a numerose pagine di pubblicità del MoVimento 5 Stelle, è anche allegato il decreto che stiamo votando, lasciando intendere in maniera chiara che il decreto provvederebbe o preluderebbe all'introduzione del reddito di cittadinanza: è una vergogna assoluta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Si prendono in giro i ragazzi e le ragazze del nostro Paese: evidentemente gli editori di questo giornaletto devono aver pensato che se le vostre bugie hanno funzionato il 4 marzo, forse, oltre che voti, ci si possono far soldi sopra. Però, il Ministro Di Maio, che non ci onora della sua presenza, e il MoVimento 5 Stelle e il Governo del cambiamento, prima o poi dovranno rispondere di tutto questo, dovranno rispondere di aver lucrato sulla disperazione per quattro voti e dovranno risponderne, visto che le parole sono importanti come ci ammoniva Nanni Moretti, proprio in virtù e in nome di una parola che il Ministro Di Maio sembra avere molto a cuore: la dignità. Ma in questo caso è in ballo non la dignità di un decreto che crea disoccupazione, ma la dignità della politica e la dignità delle persone.