Dichiarazione di voto sulla fiducia
Data: 
Mercoledì, 15 Febbraio, 2017
Nome: 
Sebastiano Barbanti

A.C. 4280

Grazie Presidente. Oggi siamo chiamati a votare la fiducia su un provvedimento che contiene un grandissimo senso di responsabilità. La normativa europea in questi ultimi anni è cambiata tantissimo, abbiamo visto la nascita della supervisione unica, abbiamo visto la creazione dei criteri di risoluzione delle banche quali il bail in (corretto che ci sia per una riduzione dell'azzardo morale, poi capiremo come applicarlo correttamente) e a breve vedremo anche la nascita dello schema di garanzia dei depositi. Ci sono parametri di vigilanza patrimoniali che, come è giusto che sia, sono molto prudenti, perché le banche ovviamente prestano il risparmio dei cittadini e quindi fanno da volano all'economia. Pensate a tutte quelle giovani coppie che finalmente riescono a coronare il sogno di poter comprare una casa accedendo ad un muto, o al padre di famiglia che avendo dei figli in più deve comprare la macchina e quindi riesce, con un prestito, a farlo. E quando qui dentro vedo e sento che qualcuno appella tutto ciò con la parola «schifo», vorrei dire che i sogni di queste persone non sono uno schifo, il lavoro delle persone che rendono possibili questi sogni non sono uno schifo. Questa è un'offesa alle persone che lavorano e a coloro che quotidianamente coltivano quei sogni e cercano di mandare avanti delle famiglie. Dicevo: prestano i soldi ai cittadini e quindi è importante mettere in campo tutti gli strumenti adatti per preservarlo.
  Si fa un gran parlare della divisione tra le banche commerciali e la banche di investimento. Soprattutto a chi sostiene Trump in quest'Aula, ovviamente lo sostiene poi a convenienza, vorrei ricordare che in questo momento Trump sta procedendo allo smantellamento del Dodd-Frank Act, che è la legge appunto che separa, che tutela, limita, l'attività di trading delle banche; ma questo ovviamente quelle forze politiche non vogliono farlo sapere. E devo dare anche un'altra notizia: le nostre banche sono commerciali e sono trasparenti, basta fare un confronto con le altre banche europee e allora vediamo che il livello degli impieghi sul totale degli attivi, per quanto riguarda quindi prestiti che le banche fanno sul totale delle loro attività, in Italia è quasi del 70 per cento. Stiamo dicendo che ogni 3 euro, 2 euro vengono erogati in credito. In Germania stiamo parlando del 56 per cento, la metà.
  Così come i livelli dei derivati. I livelli dei derivati in Italia sul totale degli attivi sono meno del 10 per cento, in Germania arriviamo al 34 per cento, la media UE è al 20 per cento, quindi abbiamo dei livelli contenuti. È proprio per questo che le nostre banche sono maggiormente in difficoltà, perché il sistema che hanno di distribuzione, quindi di operatività, che è quello commerciale, ovviamente risente della crisi economica in atto e nonostante ciò ricordo, innanzitutto, che il caso è limitato a poche banche. Seconda cosa, nell'ultimo anno, i crediti sono comunque cresciuti del 2 per cento, stiamo parlando di 20 miliardi di euro di credito in più che è stato erogato. Stiamo in un momento delicato per l'economia, assolutamente, per l'economia italiana, sicuramente, e ovviamente non c’è nessun quadro fosco come chi prima di me ha parlato e ha dipinto con tragedie, catastrofi, il meteorite che cade sulla terra. Il PIL voglio ricordare che l'altro giorno è stato stimato essere all'1 per cento, quindi superiore addirittura all'attesa che il Governo e l'Istat avevano stipulato e questo grazie a una politica attenta alle riforme, ai conti, al sostegno agli investimenti. I consumi sono cresciuti, i depositi degli italiani son cresciuti quasi di 50 miliardi di euro, vuol dire che stanno risparmiando. La produzione industriale ha avuto un balzo a dicembre del +6,6 per cento, quando la media dell'Europa è -1,6 per cento. Allora non possiamo non pensare a questi risultati come il frutto o il dispiegarsi degli effetti delle riforme effettuate. Ricordiamo per i consumi: il bonus Irpef, 10 miliardi di euro, l'abolizione della Tasi, 4 miliardi di euro, 600 mila posti di lavoro con il Jobs Act, l'innalzamento della no tax area per i pensionati. Sulla produttività ricordiamo la riduzione del cuneo fiscale per gli sgravi delle assunzioni, 13 miliardi in quattro anni (questo a chi dice che poi non ci sono soldi destinati al sociale e ai lavoratori), il taglio Irap, 4 miliardi di euro, il super ammortamento, il rifinanziamento della Sabatini per l'acquisto da parte delle imprese di attrezzature, impianti e macchinari per un miliardo. Stiamo parlando di innovazione, di prodotto e di processi: vuol dire più competitività delle nostre imprese con l'estero.
  Insomma, è un processo di riforme sulla cui scia si inserisce anche questo Governo, a cui andrà ovviamente la nostra fiducia, con forza, con lungimiranza, con responsabilità. Gli impatti sull'economia di un clima di tensione in questo momento sul sistema bancario minerebbero alla radice questo germoglio di ripresa e ora proprio non possiamo consentircelo come italiani. I costi che sosterremmo in caso di mancato intervento sarebbero superiori a quelli ipotetici – ci torneremo dopo – per la risoluzione di questi problemi.
  Io mi rendo conto che per le opposizioni questo è un terreno fertile perché chi è che non è bravo ovviamente a sparare sulle banche, ma vorrei dire a chi fa discorsi catastrofistici e allarmistici, che le banche sono fatte dai risparmiatori, dai dipendenti, dall'economia locale. Sono i banchieri, quelli che hanno messo in atto evidenti comportamenti fuorilegge, che vanno individuati. Su questo mi dispiace dare una notizia forse infausta a chi, prima di me, mi ha preceduto: la Commissione di inchiesta sulle banche, attualmente al Senato, vedrà chiudersi celermente l'iter, la Banca d'Italia monitora, la magistratura svolgerà il suo lavoro. Quindi, le assise per individuare gli eventuali colpevoli e soddisfare istinti giustizialisti da parte di alcune forze politiche ci sono e ci saranno.
  Le strade sono due, impervie entrambe. La prima è quella di agire e rischiare di essere accusati di spendere risorse pubbliche per mettere in sicurezza un sistema oppure si lasciano fallire, ovviamente venendo poi accusati di aver fatto morire un'economia. Tutti abbiamo in mente le immagini del fallimento di Lehman Brothers, i dipendenti che uscivano in lacrime con le scatole in mano, pieni dei loro ricordi di tanti anni.
  Pochi sanno che un fallimento di una banca significherebbe azzerati i risparmi o conti bloccati, fidi tagliati per le imprese, cioè risparmiatori, imprese affidate, lavoratori, fiducia ed economia locale verrebbero fortemente penalizzati. Si è scelto con coraggio di intraprendere la prima strada, ed è una strada che già altri Stati hanno percorso e che in questo Parlamento forze politiche hanno indicato come la strada maestra da seguire. Ricordiamoci i 238 miliardi spesi dalla Germania, 52 della Spagna, 426 degli Stati Uniti. In Italia ne abbiamo spesi quattro e, tra l'altro, si è visto che questo ha portato anche un indotto, ha salvato l'economia locale, ha fatto riprendere l'economia, perché i dati del PIL, poi, lo confermano per quegli Stati. Ha salvato i risparmiatori, cosa fondamentale, e lo Stato ha anche rimpinguato un po’ i suoi conti.
  Ricordiamo che è andato circa un miliardo all'Irlanda, la Gran Bretagna ha guadagnato 14 miliardi di sterline dalle operazioni di salvataggio, gli Stati Uniti 15 miliardi di dollari. In Italia abbiamo guadagnato 730 milioni, di cui 100 milioni sono stati destinati al fondo per le emergenze nazionali, e di questo, però, nessuno qua dentro ha parlato. Ma, vedete, c’è una differenza con queste operazioni del passato: sono gli stress test.
  Infatti, lo stress test è uno strumento di prevenzione che guida, ha guidato e guiderà l'azione dello Stato. L'obiettivo del decreto, infatti, è la tutela più larga, completa e possibile del risparmio, ed il consolidamento del nostro sistema bancario-finanziario, così da rafforzare il circolo virtuoso tra consolidamento bancario, ripresa della crescita, e quindi un ritorno a condizioni quanto meno di normalità e l'uscita definitiva dalla crisi. In virtù di quanto detto, i principi che guidano la ricapitalizzazione, uno dei cardini del decreto, riguardano le banche, quali MPS, che non sono fallite, che non sono oggetto di risoluzione, ma che evidenziano difficoltà che emergono da uno stress test effettuato in condizioni ovviamente avverse. Si è ipotizzato uno scenario catastrofico ed è emerso che, se questo scenario si avvera, la banca potrebbe avere un ammanco patrimoniale.
  L'obiettivo non è nazionalizzare la banca a tempo indeterminato, bensì risanare e restituire al mercato la banca. Non pensate che una banca nazionalizzata possa erogare credito a iosa, non funziona così, perché i soldi che una banca presta, come ho detto prima, sono comunque quelli dei cittadini, che sia una banca privata o che sia una banca nazionale, e non può funzionare il credito a iosa. È strumentale a ciò, ovviamente, la possibilità di rimuovere i vertici della banca, perché si può fare, instaurare un nuovo CdA, il divieto di fuoriuscita delle risorse, quindi non possono essere dati bonus, non possono essere dati dividendi, non possono essere date partecipazioni, comprate partecipazioni, il tutto tutelando integralmente gli obbligazionisti subordinati, e in più con la trasparenza, che è la pubblicazione del profilo di rischio per le sofferenze più grandi.
  Ovviamente, e lo dico alla forza politica che prima di me è intervenuta, leggete il decreto, leggete e capite cosa c’è scritto, perché, altrimenti, si rischia di fare false informazioni, le tanto all'ordine del giorno fake news. Infine, e mi avvio, ovviamente, a chiudere, a parte ovviamente l'estensione dei rimborsi agli obbligazionisti delle quattro banche – evidentemente, qualcuno non vuole che questi vengano fatti, ecco perché oggi vota no –, l'OCSE dice in un suo studio che l'Italia è al penultimo posto in Europa per grado di educazione finanziaria: 59 Paesi nel mondo ancora non hanno delle strategie di educazione finanziaria, tra cui l'Italia. Da oggi, non più. Infatti, da oggi, c’è nel provvedimento una strategia di educazione finanziaria in collaborazione con le università, per far sì che gli investitori attuino le loro strategie di investimento più consapevolmente, non vengano più presi in giro; è chiaro, sono stati venduti prodotti a persone che non potevano capire il grado di complessità, e su questo spero la magistratura faccia davvero velocemente il suo corso.
  Infatti, investire è una facoltà, ma farlo informati è un diritto, e per questo e tanti altri motivi, Presidente, ovviamente, annuncio il voto favorevole alla fiducia al provvedimento da parte del gruppo parlamentare del Partito Democratico