Discussione generale
Data: 
Lunedì, 8 Maggio, 2023
Nome: 
Claudio Michele Stefanazzi

A.C. 1115

Grazie, Presidente. Colleghi, è innegabile che gli eccezionali sviluppi a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni in tema di tecnologie dell'informazione e della comunicazione abbiano profondamente trasformato la struttura dell'organizzazione sociale ed economica della società umana. L'innovazione tecnologica, che è sempre stata il motore del progresso umano, ci ha consentito di raggiungere livelli di benessere che negli ultimi cinquant'anni sarebbero stati anche solo inimmaginabili. Così come è avvenuto in ogni ambito, anche il settore finanziario è attraversato da cambiamenti che ne stanno modificando radicalmente l'architettura.

Il provvedimento che oggi è all'attenzione dell'Aula va nella direzione auspicata, seppur con qualche limite e non poche preoccupazioni. È innanzitutto positivo - e questo va riconosciuto - che il nostro Paese abbia dato attuazione a un segmento importante del Digital Financial Package dell'Unione europea. Ricordo che il 24 settembre 2020 la Commissione europea ha, infatti, adottato un nuovo pacchetto legislativo sulla digital finance, che comprende significativi e molto moderni interventi in ambiti quali la digital identity, l'open finance, il crypto-asset e la tutela del consumatore, la cosiddetta resilienza digitale e la definizione di nuove strategie di pagamento al dettaglio. Il Digital Finance Package definisce un nuovo e ambizioso approccio per incoraggiare l'innovazione, assicurando al contempo la protezione dei consumatori, delle imprese e, soprattutto, la stabilità finanziaria. L'obiettivo della Commissione è quello di favorire la nascita di un mercato unico digitale innovativo per la finanza.

La pandemia ci ha dimostrato che le persone sono state in grado di accedere ai servizi finanziari anche e soprattutto grazie a tecnologie digitali, come l'online banking e le soluzioni FinTech. Queste tecnologie hanno tanto da offrire ad imprese e consumatori, per questo è necessario sostenere la trasformazione digitale, mitigando al contempo i potenziali rischi.

Nello specifico, il pacchetto legislativo comunitario mira a garantire, tra gli altri, servizi finanziari europei più compatibili con il digitale, stimolare l'innovazione e la concorrenza, ridurre la frammentazione del mercato unico digitale, in modo che i consumatori possano avere accesso a prodotti finanziari oltre i propri confini, che le start-up FinTech si espandano e crescano, che le norme sui servizi finanziari dell'UE siano adattate e adatte all'era digitale, promuovano la condivisione dei dati della finanza aperta, pur mantenendo gli standard molto elevati dell'Unione europea in materia di privacy e protezione dei dati, promuovano la parità di condizione tra fornitori di servizi finanziari e, infine, puntino a garantire un'offerta di servizi di pagamento sicuri, veloci e affidabili a cittadini ed imprese, al fine di promuovere l'emergere in sede comunitaria di soluzioni di pagamento paneuropeo.

Il segmento del Digital Finance Package oggetto del provvedimento in esame è il cosiddetto distributed ledger technology, noto con l'acronimo DLT: il regime pilota per le infrastrutture di mercato basate su tecnologie a registro distribuito. Il DLT pilot regime è un passo importante nella direzione tracciata dal più ampio e ambizioso Digital Finance Package. Il DLT pone l'attenzione sulle connessioni tra la finanza tradizionale e quella che si avvale di tecnologie decentralizzate, introducendo un regime sperimentale, con l'obiettivo di accompagnare il processo di sviluppo del mercato secondario delle cripto attività e l'adozione di un'area di trading e post-trading, col fine ultimo di dare la possibilità, ai regolatori e soprattutto agli utilizzatori del mercato, di verificare l'impatto di queste tecnologie, al fine di sfruttarne le opportunità e, come detto prima, minimizzarne i rischi. Aver tradotto compiutamente nel nostro ordinamento il regime pilota è senz'altro un merito che va al nostro Paese, se non altro perché, come ho detto, si tratta di un'evoluzione necessaria per soddisfare le esigenze di ammodernamento dei mercati finanziari.

Questo decreto ci consente di recuperare il gap con altri ordinamenti europei e intercettare i processi di digitalizzazione delle infrastrutture e dei mercati finanziari, al di fuori dei quali saremmo stati destinati a un futuro di indubbia marginalità. L'innovazione è, come detto, un fatto ineludibile della storia e siamo del parere che certi fenomeni, che pure non lesinano aspetti controversi, è sempre meglio regolarli e non eluderli, perché il rischio concreto è che i capitali e le imprese possano muoversi verso ambienti normativi e di mercato più favorevoli, con gravi conseguenze in termini di perdita di competitività che ne derivano.

Il pilot regime introdotto dal decreto consentirà la prestazione di funzioni tradizionali di emissione, custodia e negoziazione di strumenti finanziari, mediante l'utilizzo di tecnologie innovative e soprattutto senza la necessità di interventi di intermediari finanziari, che oggi, invece, svolgono una funzione fondamentale nella gestione e validazione delle fasi della transazione e chiaramente appesantiscono queste fasi, sia sotto il profilo temporale, ma soprattutto sotto il profilo del costo.

È pacifico, dunque, che si tratta di un cambiamento radicale del funzionamento dei mercati finanziari, così come sono indiscutibili i vantaggi portati, evidentemente, dalla dematerializzazione delle operazioni.

Basti, per esempio, pensare ai minori costi per la gestione delle fasi di emissione, negoziazione e regolamento degli strumenti finanziari, o all'ampliamento dell'operatività delle infrastrutture, che consentirà la negoziazione 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Come pure possiamo aspettarci un ampliamento della platea di operatori interessati e, di conseguenza, degli scambi che verranno effettuati e, quindi, della concorrenza, della maggiore concorrenza che ne deriverà.

Al contempo, però, non possiamo far finta che queste novità non nascondono dei rischi. La Banca d'Italia lo ha affermato senza mezzi termini, specificando, peraltro, che l'introduzione di queste innovazioni porta un inevitabile rischio. La cosiddetta tokenizzazione della finanza genera, infatti, delle perplessità, innanzitutto, sulla certezza, sulla sicurezza e sulla trasparenza delle transazioni e, poi, probabilmente in maniera particolare, sull'identificazione effettiva dei soggetti partecipanti, a partire dal titolare effettivo delle transazioni, considerando che, come è noto, purtroppo, le chiavi di accesso soprattutto al sistema blockchain non corrispondono necessariamente all'identità del soggetto che ne è titolare.

Un'altra criticità segnalata anche da Banca d'Italia si deve alla scelta del Governo di aprire a una pluralità di piattaforme e registri digitali, il che potrebbe effettivamente causare una frammentazione dei mercati, con tutto ciò che questo implica in termini di concorrenzialità, efficienza e stabilità dei mercati. Insomma, il timore è che questo provvedimento sia andato oltre, eccessivamente oltre, le indicazioni e i paletti del regolamento UE che stiamo recependo, perché, per esempio, se in sede europea si è deciso di limitare il regime sperimentale agli strumenti negoziati sui mercati regolamentati, il perimetro di questo decreto va ben oltre, estendendo la possibilità di negoziazione anche al mercato cosiddetto over the counter, cioè OTC, ossia quello non regolamentato.

Signor Presidente, credo che non ci siano dubbi sul fatto che il Partito Democratico sia una comunità aperta al cambiamento e all'innovazione e credo che lo abbiamo dimostrato anche in occasione di questo decreto, in cui l'intento, in Commissione, non è mai stato ostruzionistico, ma sempre collaborativo. A testimoniarlo è il numero di emendamenti che ci siamo permessi di presentare, soltanto due, ma due emendamenti di grande rilevanza per noi, perché andavano in una prospettiva che non è stata esplorata a sufficienza: quella di tutelare meglio i risparmiatori più vulnerabili, ossia quelli che per cultura ed educazione finanziaria sono meno esperti rispetto al rischio di certi investimenti. Proprio perché il Governo ha voluto introdurre la possibilità di scambi bilaterali in titoli nel mercato OTC, abbiamo proposto due modifiche semplici, devo dire, in primo luogo, imponendo al responsabile del registro l'obbligo di verificare che i risparmiatori abbiano adeguate conoscenze relative ai tipi di investimento cui dovrebbero avere accesso, una proposta, peraltro, perfettamente in linea con gli standard di tutela della direttiva MIFID II; in secondo luogo, prevedendo che la Consob, nel concedere delle autorizzazioni necessarie, richieda al gestore di piattaforma finanziaria che intenda ammettere persone fisiche a negoziare nei mercati OTC di verificare che esse dispongano della capacità, delle competenze e dell'esperienza adeguata, anche in questo caso, applicando standard simili a quelli previsti dalle direttive MIFID. Purtroppo, in nessuno dei due casi la maggioranza si è dimostrata aperta a condividere i dubbi e le soluzioni e oggi approviamo un testo che lascia zone d'ombra che avremmo potuto evitare.

Pertanto, signor Presidente, pur ribadendo i buoni progressi che questo provvedimento comporta, non possiamo non nascondere un certo rammarico e anche una certa preoccupazione, che, poi, è il motivo per cui il Partito Democratico si asterrà dal votarlo favorevolmente. Andiamo incontro a qualcosa di inedito e, per tanti versi, rivoluzionario, ma, proprio la nostra epoca, le grandi trasformazioni in corso ci insegnano a guardare alle innovazioni con identica dose di entusiasmo e prudenza.

Vorrei concludere il mio intervento con un auspicio e un impegno, che tutti dovremmo avere la responsabilità di assumerci. L'auspicio è che questa sperimentazione abbia, ovviamente, dei risvolti positivi per il settore finanziario, per le nostre imprese e per l'economia in generale, che la disciplina, così come è stata costruita, sia sufficientemente pronta a garantire un'adeguata trasparenza e sicurezza delle operazioni, che sia in grado di disinnescare tanti rischi occulti derivanti dall'uso delle nuove tecnologie, a partire dalla tenuta dei sistemi di controllo dell'antiriciclaggio. L'impegno che, invece, dobbiamo assumerci è quello di sostenere tempestivamente le autorità deputate alla vigilanza e al controllo del nuovo regime, in primis, la Consob e la Banca d'Italia, nel momento stesso in cui si avvertono segnali di pericolo capaci di danneggiare risparmiatori e investitori, se non, addirittura, costituire un rischio per l'integrità dei mercati finanziari. La sfida, insomma, è epocale e non possiamo consentirci un fallimento.

Infine, signor Presidente, mi permetta di concludere accennando a un tema che il provvedimento in esame oggi e, più in generale, l'innovazione tecnologica tumultuosa degli ultimi anni stanno facendo emergere in tutta la sua drammaticità. Il nostro sistema di intermediazione finanziaria è ancora sostanzialmente basato su una logica labour intensive. La dematerializzazione e la tokenizzazione della finanza aprono prospettive preoccupanti per migliaia di donne e uomini che operano in maniera professionale da anni sui mercati finanziari. Il momento storico che viviamo è già pesantemente gravato da una congiuntura economica sfavorevole. Procediamo con fiducia verso il futuro, immaginiamo mercati dematerializzati, meno costosi e più facilmente accessibili per i consumatori, ma non dimentichiamo che il presente è parte sostanziale del futuro prossimo: sono fatti da un'organizzazione del lavoro che sostiene migliaia di famiglie in tutto il Paese.