Data: 
Lunedì, 22 Luglio, 2019
Nome: 
Elena Carnevali

A.C. 1913-A

Grazie. Presidente, Governo. Il decreto che ci troviamo oggi a discutere in Aula mira, nelle intenzioni del Governo, ad attenuare le paure dei nostri concittadini, paure che sono sostenute soprattutto dalla costruzione di un allarme invasione smentito dai dati reali e che produce come effetto l'amplificazione dei timori dei nostri conterranei.

C'è un libro molto illuminante che credo ci possa aiutare a capire quello che è avvenuto, grazie al contributo tangibile e soprattutto all'attività di questo Governo. È un libro di Nando Pagnoncelli che s'intitola La Penisola che non c'è e che fa vedere come funziona in questo momento lo strabismo italiano, perché i cittadini pensano, ovviamente sulla base delle informazioni che gli vengono fornite, che un quarto dei cittadini italiani sia di provenienza straniera, il 26 per cento, quando siamo di fronte al 9 per cento. Così, si pensa che il 20 per cento sia di religione islamica, quando invece lo è il 3,7 per cento, e nell'analisi dei sondaggi l'immigrazione viene vista come il maggior flagello a livello nazionale; ma quando poi si interrogano gli stessi concittadini su quali siano le emergenze che invece dovrebbero essere risolte a livello nazionale, il tema migratorio si trova praticamente al penultimo posto, dopo i problemi di natura ambientale.

Questo provvedimento suscita perplessità e contrarietà molto forti sul piano dei contenuti, della visione dei rapporti tra individui e le formazioni sociali dello Stato, sul piano delle garanzie che lo animano e su chi le ha concepite, nonché sullo strumento normativo utilizzato, come giustamente il giudice Natale di Torino ha evidenziato.

Questo decreto punta a costituire misure in materia di immigrazione e di sicurezza pubblica, ma peccato che poi di immigrazione se ne occupi soltanto in maniera a volte propagandistica e soprattutto a tratti spietata. Partiamo, dunque, dalla straordinaria necessità e urgenza di intervenire con il decreto, cosa che viene spesso richiamata all'interno del decreto. Se siamo convinti della necessità anche urgente di politiche migratorie compiute e coerenti, che non avete messo in campo nel nostro Paese, è evidente che non si può condividere, invece, l'obiettivo con cui è nato questo decreto. Le ragioni di questa straordinaria necessità e urgenza che muovono questo decreto richiamano soprattutto il rischio di nuove ondate migratorie in considerazione degli scenari geopolitici internazionali. Però, questa è un'urgenza chiaramente contraddetta dai numeri degli sbarchi, in netto calo già rispetto a due anni fa. L'emergenza sbarchi era già finita nei primi cinque mesi del 2018 - di certo non per merito nostro - con un calo del 78 per cento rispetto a quelli del 2017. Un calo e un risultato che riflettono le politiche adottate nella scorsa legislatura, senza bisogno di fermare il Paese al grido “chiudiamo i porti” e continuando a salvare vite umane attraverso la collaborazione di chi collaborava nel Mediterraneo.

Per capire l'entità di queste paventate minacce è anche utile ricordare qualche dato velocemente. Facendo riferimento, per esempio, ad Agrigento, che è il punto di riferimento degli sbarchi di Lampedusa, ci sono stati 231 sbarchi con poco più di 11 mila persone straniere. Nel 2018 il dato è calato, con 218 sbarchi e 3.900 immigrati. Nel primo semestre di quest'anno ci sono stati 49 sbarchi con mille immigrati; di questi quelli riferiti ai salvataggi delle ONG sono una porzione assolutamente minore e per quanto riguarda il 2019 assolutamente insignificante. Questa è la ragione per cui viene smentita l'esigenza dell'urgenza, soprattutto nei confronti di una politica penalizzante nei confronti dell'ONG.

È desolante parlare in quest'Aula ed è desolante soprattutto vedere la totale assenza di una parte rilevante degli alleati di Governo. Dico ciò in particolare a chi in questo momento rappresenta il Governo. Lei lo ricorderà bene e ricorderà bene che nel precedente Governo, nella Commissione d'inchiesta sui centri di accoglienza, avevamo una persona che per me era una persona perbene. Si chiamava Marco Rondini, rappresentante della Lega che forse non è molto affine a questo nuovo filo salviniano; poi c'erano altri tre rappresentanti, uno è Brescia, attualmente il presidente della Commissione affari costituzionali, mentre le altre erano la collega Lorefice e la collega Vega, che non c'è più.

La cosa che sorprende - e qui rimane solo un rappresentante del MoVimento 5 Stelle che spero possa almeno riferire, vista l'assenza totale - è che si smentisca non facendosi complici di questo decreto. Infatti, si parla diversamente, rispetto a ciò che si affermava allora nelle audizioni del Ministro Minniti, sull'inutilità di mettere barriere che, comunque, saranno oltrepassate e sulla richiesta di mettere parole definitive, da parte del Governo di allora, sulla chiusura di tutti i centri di accoglienza. Si contribuisce, invece, ad approvare il “decreto Salvini I”, madre di tutti i decreti, che va esattamente nella direzione contraria, rinnegando peraltro le dichiarazioni sulla Libia e su un porto sicuro, che sono state fatte anche recentemente, chiedendo di lavorare sui corridoi umanitari e accomodandosi a politiche di respingimento dei naufraghi invece di punizioni eclatanti e assurde assunte nei confronti delle ONG.

Tuttavia un'urgenza c'è, Governo, ma è l'urgenza di ritornare a salvare le vite umane. I dati riportati dall'UNHCR dimostrano che, accanto ad un calo di arrivi, si assiste ad un incremento drammatico del numero di morti nel Mediterraneo in rapporto al numero delle persone arrivate in Europa. Qualcosa che dovrebbe far rabbrividire, quest'analisi drammatica: si passa infatti da una persona morta o scomparsa ogni 269 nel 2015, a uno ogni 51 nel 2018, con un rapporto ancora più drammatico se consideriamo la sola area del Mediterraneo centrale, che da più vicino ci riguarda, dove nel 2019 fino al 30 giugno si stima che abbiano perso la vita 341 migranti, con un rapporto, rispetto agli arrivi, di una persona morta su 8. Qualcosa che dovrebbe farvi rabbrividire, e anche soprattutto farvi in qualche modo smuovere le coscienze rispetto a quello che state prevedendo con questo decreto-legge: non si tratta di numeri, si tratta di vite umane che pesano sulle nostre, sulle vostre coscienze.

Questa è la vera urgenza, per cui servirebbero misure in materia di immigrazione adeguate, servirebbe un piano strategico, strutturale, che preveda sì la cooperazione con i Paesi di partenza e il ritorno ad operazioni di salvataggio massicce nel nostro mare. L'urgenza di politiche che vadano innanzitutto condivise con gli altri Paesi europei: siamo passati da Mare Nostrum, Triton, adesso Sophia, l'operazione Sophia ha salvato nel 2015 45 mila vite umane dai pericoli del mare e dai trafficanti di uomini.

Tuttavia le operazioni di salvataggio sono state fortemente ridimensionate per la volontà di questo Esecutivo: un errore enorme, un errore madornale, perché la presenza nel Mediterraneo è un punto che dev'essere inamovibile in un progetto di costruzione di politiche migratorie. Invece questo Governo cosa fa? Non solo non muove un dito: anzi, ostacola apertamente chi sta operando per salvare vite umane; e lo fa anche nei modi diversi, alcuni più subdoli, altri più espliciti, come questo decreto-legge. Lo fa denigrando le organizzazioni non governative e i loro operatori, prima chiamandoli taxi del mare, i secondi poi li chiama pure criminali. Lo fa con le battute sui social del Ministro dell'Interno e le sue allusioni al legame tra le ONG e il traffico di migranti, legame che è stato smentito anche dal procuratore di Agrigento Patronaggio nell'audizione alla Camera. Una criminalizzazione della solidarietà che parte inserendo in questo decreto-legge sanzioni pesanti amministrative a carico del comandante armatore, del proprietario delle navi che violino i limiti e i divieti imposti dal Ministro dell'Interno, a cui allo stesso tempo si conferiscono maggiori poteri per vietare o limitare l'ingresso, il transito o la permanenza in acque territoriali di navi.

Sanzioni che nemmeno alla criminalità organizzata vengono attribuite, in questo caso senza misura, senza ragionevolezza e razionalità. Uno strappo formale di competenze tra il Ministero e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che passano da lì, e il Ministero dell'Interno, un ridimensionamento del ruolo di un Ministro indifendibile, molto probabilmente nemmeno da questo Governo; insieme alla Ministra Trenta che ha avuto lo scomodo dovere di andare a spiegare al Ministro dell'Interno quale ruolo spetta alla Difesa, nella più totale solitudine, mentre l'altro Vicepremier si affaccendava a suon di comunicati a smentire una crisi di Governo al giorno.

Un movimento, quello dei 5 Stelle, che non passa giorno non sia disposto ad accettare i ricatti politici della Lega, smentendosi, cambiando pelle, con mutazioni persistenti, diventando un organismo geneticamente modificato. Così tutto è pronto per una nuova politica dei porti chiusi: una politica criticata dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha evidenziato la radicale incompatibilità con gli obblighi derivanti dalle convenzioni sul diritto internazionale del mare. Una politica che causerà ovviamente un ulteriore disincentivo alla presenza delle ONG sul Mediterraneo, di ritornare proprio in mare per invertire i tragici trend degli ultimi mesi.

Da un accordo che abbiamo sottoscritto nel precedente Governo con tutte le ONG sulle attività di soccorso, sottoscritto dall'allora Ministro Minniti, quello che viene chiamato il codice di condotta, siamo passati invece alla presa di posizione, alla presa di mira delle organizzazioni non governative. Dietro l'attacco frontale alle ONG si cela una politica estera confusa, nevrotica, contraddittoria, isterica anche, nei confronti della Libia, ed una situazione sempre maggiore di instabilità nella gestione del flusso migratorio.

Gli effetti del primo decreto-legge “sicurezza” hanno contribuito a creare solo maggior disordine: i dati dimostrano - ve li hanno già ricordati i miei colleghi prima - che hanno generato solo maggiore irregolarità, una politica dei rimpatri inefficace, una maggiore responsabilità ai vostri cari enti locali che avete lasciati soli, e non c'è nessun Daspo che aiuti gli enti locali a risolvere il problema dell'irregolarità con mezzi inferiori rispetto alla gestione del fenomeno migratorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), invece di partire dal superamento della legge “Bossi-Fini”, oggi come mai inadeguata a gestire il fenomeno migratorio. Perché serve lavorare perché ci siano canali di ingresso regolari, ma introducendo meccanismi di ingresso per il lavoro, perché domanda di lavoro c'è; ricorrendo all'intermediazione tra domanda e offerta, al pieno inserimento nella società della popolazione straniera, oltre alla necessità di una garanzia di parità di accesso alle prestazioni sociali a 5 milioni di stranieri regolarmente residenti e paganti le tasse. Un rapporto tra diritti e doveri - sì, doveri - equi e giusti come lo si richiede ad ogni cittadino, a condizioni per cui ognuno si debba sentire partecipe alla costruzione e alla realizzazione della nostra Repubblica.

Un decreto-legge, questo in discussione, che presenta sin dall'articolo 1 (mi ha rubato le parole il collega Borghi) un evidente ossimoro. Spiego che cos'è un ossimoro, ancorché penso che lo sappiate in modo molto chiaro: è una figura retorica consistente nell'accostare parole che esprimono concetti contrari. Ecco, di questo stiamo parlando: non ricordo qui tutte le convenzioni internazionali, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, le Convenzioni SOLAS, SAR; le hanno già citate gli altri colleghi.

Insomma, se vogliamo davvero guardare al rispetto degli obblighi internazionali, non si spiega quello che invece viene presentato in questo decreto-legge, ed è evidente che la politica dei porti chiusi così è illegittima: altro che rispetto degli obblighi internazionali! È un decreto-legge che propone una politica migratoria - se così si può chiamare - senza senso, che non riguarda in alcun modo il più importante organo politico in cui trattare questa materia, che è il Parlamento europeo. Oltre all'assenza del nostro Paese, del nostro Ministro, siamo ormai a sette assenze su otto, così, tanto per ricordarlo a questa Camera, siamo anche passati, sempre grazie a questo Governo, dall'obbligo della relocation per tutti i Paesi dell'Unione europea, alla scelta volontaria, che voi avete sottoscritto, e che ha fatto gran comodo ai Paesi di Visegrád, che non avranno nemmeno più la preoccupazione di subire le sanzioni.

Sempre restando sull'importanza di una sinergia con l'istituzione europea, come non citare il Ministro dell'Interno, che tanto attacca a spada tratta l'Europa, e poi, come possiamo vedere, non si presenta e non è mai presente dove l'Italia potrebbe contare? Lì sì che sono gli interessi di questo Paese, lì sì che dovremmo esserci e invece lo facciamo attraverso le lettere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questo dimostra tutta l'incompiutezza da parte del nostro Ministro.

Ed ancora, guardate, mi viene persino da fare una provocazione: va bene che adesso avete rinunciato anche ad avere il commissario europeo, ma perché non avete chiesto di avere il commissario all'immigrazione e gli affari interni in Europa? Sarebbe stato un po' scomodo di questo periodo, visto che c'è l'idea anche di una Commissione d'inchiesta al Parlamento europeo sul caso del Russiagate; o forse anche perché, molto probabilmente, non sareste stati capaci di avere l'appoggio di tutti i Paesi, a partire dai vostri Paesi alleati, con i quali siete andati a Milano a fare le manifestazioni. Ecco, questo è quello che sta avvenendo con questo Governo! E così il risultato di questa politica di propaganda e dei porti chiusi e della tolleranza zero, per citare uno slogan tanto caro, rischia seriamente di provocare un aumento del tasso di mortalità del Mediterraneo, quale diretta conseguenza dell'assenza di un dispositivo strutturato di ricerca e salvataggio.

Questo decreto-legge serve ad una sola cosa: a nascondere le inefficienze, l'incapacità di questo Governo a far fronte alle esigenze di crescita, di sviluppo di questo Paese, a garantire la fiducia negli investitori, nelle imprese, nei lavoratori, a fare un vero piano delle periferie invece di smantellarlo, a riprendere il programma di Renzo Piano che avete accantonato, a tornare ad investire in infrastrutture ed in politiche di sostenibilità ambientale.

 

Vede, prima, il mio collega Borghi ha utilizzato una metafora, che è quella del medico e delle malattie, ebbene, questo decreto, in realtà, è semplicemente un placebo, non è una medicina per la nostra sicurezza. Invece, questo decreto è pericoloso per il potere esorbitante che viene dato a questo Esecutivo. Questo Governo, invece, è un danno reale per la credibilità del nostro grande Paese e delle sue potenzialità.