Data: 
Lunedì, 22 Luglio, 2019
Nome: 
Stefano Ceccanti

A.C. 1913-A

Grazie, Presidente. Io penso che sia il caso di tornare a discutere di questo decreto. Mi è sembrato che il collega Rampelli si fosse iscritto, oltre che a Fratelli d'Italia, anche alla pagina Facebook “Kolpa del PD e dei Governi precedenti”. Qui stiamo discutendo questo specifico decreto, fatto da questo Governo.

Ora, questa mattina ci ha lasciato a Bologna un grande giurista, Luciano Vandelli , che è stato impegnato anche a vari livelli istituzionali. Io penso che, quando noi esaminiamo il diritto in sedi politiche anche, dobbiamo anzitutto capire che il diritto è logica e qui la logica non c'è, perché gli articoli 1 e 2, il cuore del provvedimento, configurano un provvedimento che è o incostituzionale o inutile. Se il provvedimento è o incostituzionale o inutile, non favorisce né gli ultimi, né i penultimi, né i terz'ultimi, né i primi, ma è semplicemente sbagliato. Ora, questa cosa, non è importante che la dica io o che la dica il gruppo del Partito Democratico, ma l'ha detta un organismo di questa Camera, l'ha detta, all'unanimità, il Comitato per la legislazione e l'ha detta, lavorando a dieci metri dalla sala del Mappamondo, quella in cui ci siamo riuniti, come Commissioni. Evidentemente, pur stando a dieci metri di distanza, quello che si dice in una stanza non si capisce nell'altra. E lo ha detto con una relazione, non mia, ma della collega Dadone del MoVimento 5 Stelle, esposta quel giorno dalla collega Corneli del MoVimento 5 Stelle. L'ha detto in maniera puntuale come meglio non si potrebbe dire e lo cito tra virgolette, perché qui si capisce che il diritto è logica. Dicono le colleghe, ma poi lo dice il Comitato, perché l'abbiamo approvato all'unanimità: “Andrebbe approfondita l'effettiva portata normativa dell'articolo 1, che appare suscettibile di determinare contenziosi. L'articolo 1 consente, infatti, con provvedimenti del Ministro dell'interno di limitare o vietare l'ingresso, il transito o la sosta di determinate tipologie di navi nel mare territoriale, nel rispetto, però, degli obblighi internazionali. Anche se non esplicitamente richiamato nella relazione illustrativa - prosegue il Comitato - tra tali obblighi rientra evidentemente anche il principio di non respingimento, non-refoulement, come ricavabile dalla Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati. Conseguentemente, un eventuale provvedimento del Ministro dell'interno che vietasse l'ingresso nel mare territoriale a una nave che avesse rifiutato l'attribuzione, in base alla Convenzione di Amburgo sulla sicurezza del salvataggio marittimo, di un porto sicuro, non italiano, invocando il principio di non respingimento, potrebbe essere comunque ritenuto in sede giurisdizionale in violazione del disposto dell'articolo 1, qualora il giudice ritenesse legittima l'invocazione di tale principio, vanificando così parzialmente la finalità della norma indicata nella relazione illustrativa”.

Decodificato: o è incostituzionale o è inutile. Questo ci ha detto il Comitato per la legislazione e, quindi, noi stiamo affrontando un testo che non può che avere la nostra ferma contrarietà, ma non perché noi vogliamo tutelare gli ultimi o i penultimi, la destra o la sinistra, ma perché siamo dalla parte della logica e la logica vi dà torto. I primi atti giudiziari hanno confermato pienamente quello che aveva detto qualche giorno prima il Comitato per la legislazione. Allora, forse, invece di concentrarsi su norme che sono o inutili o incostituzionali, varrebbe forse la pena, come proponiamo in un emendamento presentato per l'Aula, giacché ci siamo e c'è un decreto, di rimediare a un problema che è anche un problema di sicurezza nazionale. Misteriosamente, chissà perché, nel decreto “crescita” è stato tolto un limite alle fondazioni, un limite che è rimasto solo per partiti e movimenti politici, inserito dall'”anticorruzione”, un caso. Questo limite, vigente oggi solo per partiti e movimenti politici nonché per le liste che partecipano alle elezioni nei comuni con più di 15 mila abitanti, prevede il divieto di ricevere contributi, prestazioni o altre forme di sostegno provenienti da Governi o enti pubblici di Stati esteri e da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero non assoggettate ad obblighi fiscali in Italia. C'è il rischio, quindi, di una dipendenza dall'esterno di fondazioni, associazioni e comitati che l'”anticorruzione” aveva equiparato agli stessi partiti, per cui noi riteniamo opportuno e urgente tornare a equiparare e a impedire questi finanziamenti esteri, anche per queste fondazioni che fanno attività politica, perché la sicurezza è anzitutto sicurezza dell'indipendenza dello Stato e dei suoi legami con le democrazie europee consolidate.

Infatti, noi diciamo questo non nel vuoto, ma in un Paese in cui si possono leggere documenti di questo tipo, sottoscritti dal partito del Ministro dell'interno Salvini: “Le parti si consulteranno e si scambieranno informazioni su temi di attualità della situazione nella Federazione Russa e nella Repubblica italiana, sulle relazioni bilaterali e internazionali, sullo scambio di esperienze nella sfera della struttura del partito, del lavoro organizzato, delle politiche per i giovani, dello sviluppo economico, così come in altri campi di interesse reciproco. Le Parti promuovono la creazione di relazioni tra i deputati della Duma di Stato dell'Assemblea Federale della Federazione Russa e l'organo legislativo della Repubblica Italiana, eletti dal partito politico nazionale russo Russia Unita e il partito politico Lega Nord”.

E che dire, poi, anche delle affermazioni solenni dell'accordo bilaterale tra i giovani della Lega Nord e i giovani di Russia Unita? “La parte italiana - si legge nel testo - percepisce la Russia come parte fondamentale del sistema di sicurezza internazionale e leader naturale per la gestione delle crisi e dei conflitti nel mondo”, e così via… Ora, vedete, in quest'Aula - due giorni fa ne era l'anniversario -, il 20 luglio del 1949 la Camera dei deputati e il 29 luglio del 1949 il Senato approvarono in via definitiva la ratifica dell'accordo per l'istituzione dell'Alleanza atlantica che, allora, fu approvato da una maggioranza e che diventò negli anni patrimonio comune di tutte le principali forze politico parlamentari, un patrimonio comune che deve restare. Questo è strettamente legato alla sicurezza, perché se noi andiamo a rileggere il discorso introduttivo all'accordo del Presidente del Consiglio De Gasperi, nelle sedute del 16 marzo e del 17 marzo, ricorda Alcide De Gasperi, e il ricordo dovrebbe valere per le forze politiche che hanno siglato questi accordi col partito Russia Unita, sembra scritto per oggi: “Vi pare che porti un senso di sicurezza codesto vostro atteggiamento che non è di neutralità, ma di non impegno, cioè di isolamento e di abbandono?” Questo è anche quello che ci ha portato nei giorni scorsi a chiedere al Ministro Salvini di venire a riferire non su un caso giudiziario, ma su un problema politico: se i nostri rapporti siano più stretti con le democrazie occidentali con cui noi condividiamo l'Alleanza atlantica e l'Unione europea o se non stiamo surrettiziamente cambiando di collocazione internazionale, danneggiando la sicurezza dell'Italia.