Data: 
Lunedì, 22 Luglio, 2019
Nome: 
Stefano Lepri

A.C. 1913-A

Grazie, Presidente. Il decreto che discutiamo oggi continua la tragedia che ogni giorno mettete in scena. D'altronde, governate con le emozioni forti, dove alla fine l'emozione più forte, però, è quella che trasforma la paura in odio. Ogni evento che narrate ha bisogno di un nemico e il primo atto di questa vostra tragedia - io ho contato cinque atti - è esattamente questo: qual è il nemico che dobbiamo mettere in scena oggi? È il nemico che avete sbattuto in queste settimane - non solo in queste ultime settimane - sui giornali: le organizzazioni non governative, questa roba così strana che gli italiani non conoscevano e che ora hanno conosciuto. Non importa se ne arrivano pochi, ormai, di disperati: la colpa è di qualcuno. Ma la colpa poteva essere, ed è effettivamente, magari della coda del colonialismo dei trafficanti di armi, del furto delle terre, che in Africa è sempre più drammatico, del grande capitale internazionale: no, tutto questo non si ricorda. La colpa è di quelle povere – o ricche, a seconda di come le volete dipingere – ONG, che non sono altro che un raccogliticcio mondo di fanatici figli di papà, fricchettoni, che passano il loro tempo a raccattare disperati nel Mar Mediterraneo. La retorica di questo decreto comincia così, con quel colpevole, quando ben altri sono i responsabili di tante tragedie che spingono migliaia e migliaia di persone a scappare dai tanti inferni dell'Africa.

Il secondo atto della vostra tragedia è titolato: rimpatriamoli. Lei, Ministro Salvini e lei, sottosegretario, sapete di aver già fallito in partenza. Lo dicono i dati: poche migliaia di rimpatri a fronte dei 600 mila rimpatri promessi in campagna elettorale, manco un accordo in più, manco un accordo in più con un Paese da cui provengono gli immigrati irregolari. E, allora, che cosa pensate di fare in questa ubriacatura di retorica che continua anche con questo decreto? Stanziate ben, udite udite, 2 milioni di euro - 2 milioni di euro - una cifra enorme, lo dico ovviamente ironicamente per chi mi sta a sentire, estensibili fino a 50 milioni di euro – anche questa è una cifra ridicola – per favorire i rimpatri. Lo dite in un modo molto subdolo, insomma perché non potete dirlo in modo esplicito: un Fondo che premia le politiche di rimpatrio servirà forse per dare qualche migliaia di euro a chi sarà rimpatriato? Potrebbe essere una cosa ragionevole, ma perché non lo dite, e lo scrivete tra le righe? Può essere un modo per incentivare i Paesi di origine? Certamente, ma non sono solo questi pochi milioni a poter convincere quei Paesi a fare davvero una politica di accoglienza per chi voglia entrare. Non c'è un disegno e non l'avete rappresentato in questa sede per favorire il rimpatrio ai siti volontari che sono, come sapete, un modo attraverso cui si può controllare e in qualche modo gestire i flussi di immigrazione irregolare, o anche regolare, di persone che hanno terminato una presenza nel nostro Paese, che magari prendono atto del loro fallimento e che magari, se opportunamente incentivati, potrebbero tornare. Nulla di tutto ciò c'è nei vostri disegni: c'è semplicemente, di nuovo, un po' di retorica. Si potrebbe, per esempio, prevedere di incentivare i rimpatri ai siti volontari con il riscatto dei contributi previdenziali o semplicemente prevedendo di rimborsare il biglietto aereo con qualche migliaia di euro per chi prende atto del suo fallimento. Nulla di tutto ciò è scritto, e vi vorrei anche informare, perché pare che non lo sappiate, che in questi anni le così famigerate organizzazioni non governative, ONG, hanno sviluppato, grazie ai fondi stanziati dal Ministero dell'Interno, programmi efficaci di rimpatrio assistito che potrebbero essere moltiplicati per dieci o per cinquanta se vi fossero più risorse, se vi fosse un consenso politico perché le esperienze sono già fatte, sono state raccontate e vi suggerisco di conoscerle meglio.

A proposito di rimpatri falliti, credo che sarebbe utile che il Ministro e i sottosegretari andassero, anche in assoluto silenzio - non pretendiamo visite pubbliche in questo caso naturalmente e vi guarderete bene dal far sapere della vostra visita - a verificare e a visitare i centri di permanenza per il rimpatrio. Ad esempio, visitate quello di Torino, dove ci sono situazioni assolutamente drammatiche. Avete raddoppiato i tempi di permanenza, quindi gli ospiti sono raddoppiati, e vengono dimezzati gli operatori. Il risultato è che, dopo i tempi raddoppiati, queste persone non rimpatriate escono dai centri di permanenza per il rimpatrio, ma con mortificazioni, disagi e crudeltà che hanno dovuto subire in tutti questi giorni.

Terzo atto della vostra tragedia: tutta l'Europa li accolga; questo potrebbe essere il titolo del terzo atto. L'Europa li accolga, se non fosse che il nostro Vicepremier non ha fatto nulla e non fa nulla per convincere i nostri partner europei ad accogliere, a condividere l'accoglienza di chi arriva in Italia. È noto - lo hanno detto tutti, ma è bene ricordarlo - che nulla fa il Ministro Salvini per modificare il Trattato di Dublino - che anzi sembra fatto apposta per lui - e nulla evidentemente lo spinge a modificarlo. Non a caso, anche oggi, settima assenza su otto al Consiglio dei Ministri dell'interno. La ragione è molto banale: non ha nessun interesse di modificare un accordo che gli fa molto comodo. Non a caso, in questo disegno cinicamente lucido ci sono gli accordi con i Paesi del gruppo di Visegrád; non a caso, poi, si fa la voce grossa su Facebook, ma quando Francia e Germania ci mandano i charter con gli immigrati che sono andati da loro e che debbono tornare in Italia, non si sente il fiato di Salvini, che li prende e china il capo.

Il quarto atto titola così: aiutiamoli a casa loro. Anche qui - anche se a dir la verità Salvini fa fatica solo a pronunciare e a coniugare il verbo “aiuto”, quindi “aiutare” l'ha detto poco - si può intuire tra le righe delle sue affermazioni che ogni tanto sarebbe d'accordo ad aiutare a casa loro le persone che arrivano in Italia; peccato che non ricordi che il Governo da lui governato, da lui presieduto nei fatti, da lui sicuramente guidato, dal giugno 2017 al giugno 2018 ha ridotto - e lo sta facendo ancor di più in questi mesi - le dotazioni per la cooperazione internazionale, che sono scese del 21 per cento, cioè di 860 milioni su circa 4 miliardi. Se questo è il modo con cui noi vogliamo aiutarli a casa loro, beh, ditecelo così, almeno lo facciamo sapere gli italiani, che purtroppo non lo hanno capito e credono ancora alle vostre panzane.

L'ultimo atto di questa tragedia si intitola “riduciamo l'accoglienza in Italia”, perché costano troppo, eccetera, eccetera. Dunque meno permessi, meno permessi per motivi umanitari, più crudeltà. Questo in qualche modo disincentiverà chi vuole venire in Italia dall'affrontare quelle sofferenze e quelle sfide drammatiche che ogni tanto vi ricordate per lo meno di ricordare. Siccome noi prendiamo atto che volete ridurre l'accoglienza in Italia, non possiamo non dirvi anche gli esiti di questo vostro sciagurato disegno che avete realizzato con il “decreto sicurezza 1”. Oggi abbiamo, rispetto a un anno fa, 56 mila persone in meno nelle varie accoglienze (al di là del modo con cui queste accoglienze vengono fatte) e queste 56 mila persone in meno non sono - lo sappiamo tutti - state rimpatriate (forse alcune sono andate in altri Paesi, che poi ce li rimandano), ma sono in larghissima parte in giro, a spasso, in mano alle organizzazioni criminali, in mano a chi li sfrutta nei campi attraverso forme di caporalato; quando va bene ci portano - perché avete visto tutti quando chiamate qualche rider - il nostro pranzo, che noi ricchi e benestanti possiamo permetterci, e loro a pedalare senza tutele, ma questo forse fa parte del disegno del nostro Vicepremier.

 

Dunque, più insicurezza, più sfruttamento, nessun rimpatrio e, soprattutto, anche, inevitabilmente, una parte di queste persone a disposizione della malavita organizzata, non solo dello sfruttamento dei lavoratori, con il che la retorica dell'insicurezza, determinata naturalmente da questi cattivoni degli immigrati irregolari, potrà ulteriormente essere alimentata. Bene, vado a conclusione. Siccome noi non ci arrendiamo alla narrazione della vostra tragedia, ho in mente un bellissimo film di cent'anni fa, del 1921, che lei sottosegretario probabilmente ha visto, ma non so se il Vicepremier l'ha visto: Il monello, di Charlie Chaplin. L'abbiamo ancora negli occhi quello splendido film e io posso dire, attraverso di lei, se può riferire al Viceministro, di vederlo questo film e se vuole anche di commuoversi, perché questo film racconta di un bambino abbandonato dalla sua mamma e raccolto per strada da un vagabondo, che possiamo chiamare il buon vagabondo, che con lui instaura subito una relazione straordinaria di padre, un film che vede entrambi darsi da fare per sopravvivere. Quel bambino, un po' come fa il Viceministro Salvini, per aiutare il suo buon vagabondo, a un certo punto trova dei sassi, li prende per strada, vede dei vetri e spacca questi vetri lanciando il sasso, sapendo che il buon vagabondo fa di mestiere - si fa per dire - il sostitutore di vetri. Bene, il Ministro Salvini è un po' come questo monello che rompe i vetri, sapendo poi che sarà lui a ripararli e quindi potrà guadagnare: nel caso del buon vagabondo, 4 dollari, mentre nel caso del Viceministro Salvini, purtroppo, qualche milione di voti in più. C'è però una differenza però fondamentale tra il buon vagabondo e il Viceministro Salvini: il buon vagabondo lo fa per il bene e tra il bene e il male c'è una grande differenza.