Data: 
Lunedì, 22 Luglio, 2019
Nome: 
Fabio Melilli

A.C. 1913-A

Presidente, dopo l'annuncio di “decreti septies” sulla sicurezza, avremo il tempo naturalmente per tutta la legislatura di ragionare più approfonditamente delle questioni che ci vengono poste . Signor sottosegretario, lei, il suo Governo, oggi ci costringe a iniziare questa discussione generale su un provvedimento che, per l'iter che lo ha connotato, per le scelte che sono state fatte, rappresenta forse uno dei punti più bassi raggiunti dal Governo nei rapporti con il Parlamento. Lo dico perché i colleghi nelle Commissioni deputate hanno lavorato e registrato una voglia di andare avanti purché sia alla ennesima umiliazione del Parlamento a cui ci avete abituato già da tempo. Per fare che cosa? Per fare un provvedimento che non aveva nessuna urgenza, che affronta questioni che servono più ai vostri equilibri interni, per la verità, che alla sicurezza del Paese, servono alla vostra perenne campagna elettorale. È un'altra puntata un po' triste, per la verità, della marginalizzazione del Parlamento, dell'umiliazione della democrazia rappresentativa a cui ci avete abituato, per la verità entrambe le forze che compongono questa maggioranza di Governo. Ce ne date prova ogni giorno con questa vostra incapacità di decidere, di compiere le vostre scelte nel luogo naturale, nel luogo deputato al compimento delle scelte, cioè questo. Assistiamo ad eterne mediazioni fatte fuori da qui, rilanciate sui social sempre per la vostra campagna elettorale, per questo vostro baloccarvi tra maggioranza e opposizione, questo marcare le vostre differenze, fino a che non trovate una sintesi, a seconda che debba vincere una o l'altra componente del Governo - in questo caso, sottosegretario Molteni, più la sua, mi pare di capire -, con una mediazione spesso fatta al ribasso e si arriva qui a ratifica. Noi ratifichiamo, come se il Parlamento fosse un orpello, una procedura noiosa della quale non si può ancora fare a meno. Mi dispiace anche per il collega che ha parlato prima di me, che, probabilmente, auspicherebbe una vita diversa delle nostre istituzioni. Noi avvertivamo tutti questa urgenza, per la verità, l'urgenza di spostare le competenze sulla limitazione del divieto di approdo o di transito di navi, e questa necessità stringente di impegnare tre Ministri (uno, naturalmente, con una posizione di preminenza, come siamo abituati a vedere). Tre Ministri che concertano la decisione e, bontà loro, poi informano anche il Presidente del Consiglio; quindi c'è una collegialità veramente invidiabile in alcuni passaggi di questo Governo. Ma sono le norme che avete scritto che danno il senso della regressione che ispira il decreto e svelano anche un po' di furia vendicatrice - so che ci si innervosisce quando pronunciamo queste parole - dello smacco subito dal Ministro dell'Interno nella vicenda della Sea-Watch. Si può dire quello che volete, ma questo è accaduto. E, quindi, voi che cosa inventate? La confisca della nave, l'arresto del comandante, sanzioni amministrative che portate fino a un milione di euro. Lo Stato, signor sottosegretario, fa sentire tutta la sua autorità nei confronti di chi si macchia di uno dei più orribili reati, salvare la gente in mare, e lo fa facendo carta straccia degli obblighi internazionali; poi, ipocritamente, ci spiegate anche di volerli rispettare. Avranno vita breve - lo ha detto prima di me e meglio di me il collega Migliore - queste norme, ma questa vita breve, purtroppo, servirà, come è chiaro da tempo, a questa eterna campagna elettorale di elezioni, peraltro, probabili a giorni alterni. E, nel frattempo, sbarcano sulle nostre coste migranti con ogni mezzo e, mi dispiace per voi, senza comandanti. Un provvedimento quindi urgentissimo, ma fosse solo questo il capolavoro che state compiendo.

Non so se essere più preoccupato di questa prima messe di norme o per l'altra parte che il decreto affronta. Senza che ci sia un'emergenza, senza che se ne avverta la necessità, si inaspriscono pene già previste per reati come la resistenza a pubblico ufficiale se essa viene effettuata nel corso di manifestazioni in luogo pubblico.

E lo fate violando, a mio avviso, un grande principio, che è il principio di ragionevolezza e di proporzionalità della pena che ha informato i nostri codici dal 1948 ad oggi. Senza che ci sia un'emergenza, una necessità reale, costruite, passo dopo passo, una svolta che non esitiamo - mi dispiace doverlo ribadire - a dire che per noi ha un sapore autoritario e non ha scrupoli a sfaldare uno degli equilibri più delicati della nostra democrazia: quello della libertà di esternare il proprio pensiero e quello del rispetto delle norme, che erano sufficienti e solide.

Si lancia un messaggio preciso all'opinione pubblica, lo hanno detto in molti: attenti a manifestare. La piazza, il luogo pubblico viene additato come un luogo che genera di per se stesso un inasprimento di pena. Consentitemi di essere un po' stupito, soprattutto nei confronti di chi sulla libertà di pensiero, sulla critica, anche aspra, al sistema, portata all'eccesso anche dentro questi palazzi - lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle -, ha costruito un movimento politico raggiungendo vette di consenso rapidissime. Non so come hanno potuto essere silenti rispetto a questa normativa; forse sarà il caso che si domandino il perché della rapida discesa di questo consenso a poco più di un anno dall'ingresso nel Governo. Consiglio sempre un po' di prudenza, signor sottosegretario, a regolare con legge i rapporti tra libertà di manifestare e repressione degli abusi.

Mandare un messaggio centrato sulla responsabilità penale di chi organizza manifestazioni, anche quando i reati li commettono altri che a quelle manifestazioni partecipano, è una violenza, una violenza vera; lo hanno detto i sindacati, lo hanno detto in molti, ma sembra che su questo non possa e non ci debba essere ascolto. Non vorrei che anche questa parte del provvedimento, come le azioni compiute sul tema dei migranti, servano, invece, per determinare e accentuare una situazione di emergenza. Abbiamo denunciato più volte - lo ha fatto il nostro segretario nazionale e lo hanno fatto i nostri gruppi parlamentari - questo vostro bisogno di alimentare le paure degli italiani. Prima gli italiani, mi verrebbe da dire, purché spaventati. Ho letto, signor sottosegretario, la relazione introduttiva: per la verità, a un certo punto mi sono fermato e vi dico dove. Perché a un certo punto, nella relazione introduttiva, si afferma che la recrudescenza della crisi politica libica stia riaccendendo l'ipotesi di nuove ondate di immigrazione.

E noi che cosa facciamo? Mettiamo 500 mila euro alla Polizia per il coordinamento internazionale e ci balocchiamo sul tema del reato transnazionale, immaginiamo che le intercettazioni preventive possano - così si afferma nella relazione - impedire a monte l'organizzazione di trasporti stranieri e potenziamo qualche attività di cooperazione internazionale con la magnifica cifra di 500 mila euro. Sarebbe un altro tempo questo, sarebbe il tempo di un'attenzione particolare alle relazioni nel Mediterraneo. Ora il collega di Fratelli d'Italia se ne è andato: noi da Fratelli d'Italia possiamo ascoltare tutto, spesso con un po' di sofferenza, ce lo consentiranno, insomma, ma che ci venga a fare lezioni sulla guerra in Libia è un po' esagerato.

È un po' esagerato perché è vero che siamo in un tempo senza memoria, però non è che c'eravamo noi al Governo quando accadevano quei fatti. Capisco che il nuovismo porta a volte a dimenticare anche un passato recente, che forse sarebbe anche meglio dimenticare, ma del quale non siamo certo noi gli autori. Sarebbe il tempo di fare un lavoro serio in Europa per non commettere gli errori che nel passato sono stati commessi, volto alla costruzione di politiche di stabilizzazione della Libia; sarebbe il tempo di una politica del Mediterraneo, che non sembra aleggiare negli scritti, nei contratti, nelle discussioni di questa maggioranza. Noi continueremo ad auspicarlo, continueremo a ricordarvelo, continueremo a rivendicare le azioni che i nostri Governi hanno compiuto. Possiamo, signor sottosegretario, farvi solo gli auguri, ma ho l'impressione davvero che queste norme dureranno davvero poco.