Data: 
Lunedì, 22 Luglio, 2019
Nome: 
Maurizio Martina

A.C. 1913-A

Grazie, Presidente. Io penso che opportunamente il collega Ceccanti ha riportato la discussione che abbiamo avviato questa mattina sul terreno concreto della critica a un decreto incostituzionale, inutile e - io dico però - anche pericoloso, proprio per la sua inutilità e proprio per il carattere, a mio giudizio, eversivo, che si insidia dentro il corpo di queste norme su un tema così delicato come quello della gestione del fenomeno migratorio, in particolare sulla nostra frontiera. Io credo che siamo di fronte al terzo tempo, al nuovo tempo, della solita iniziativa propagandistica sulla pelle di un problema reale e su questo problema si scatenano gli istinti peggiori. Su questo problema, dal Governo, anziché porsi il tema della codificazione di norme, strumenti, interventi utili a gestire, si decide invece di fare un'altra cosa, ovvero di lavorare ancora sottotraccia per trasformare - sì - l'odio in paura, per alimentare ancora una volta, in particolare in questo Paese, questa retorica disastrosa, secondo la quale su un fenomeno delicato come quello migratorio basta qualche parola d'ordine roboante di un Ministro - incapace poi di farsi valere ai veri tavoli di discussione, europea in particolare, che possono cambiare le cose - per dare dimostrazione al popolo che si è alzato il muro, che si gestisce meglio, che si risolve il problema.

In realtà, noi assistiamo anche, con questo decreto, al secondo tempo di un'iniziativa che sposta completamente il problema, lo elude, alimenta su questa questione altra propaganda pericolosa e l'inutilità diventa pericolosità, proprio perché allarga, secondo me, ancora, il solco della comprensione verso l'opinione pubblica e tutti i nostri concittadini di quanta necessità, invece, avrebbe l'Italia di avere una politica di gestione delle migrazioni completamente differente dalle cose che abbiamo visto fino qui. Si mischiano responsabilità amministrative a quelle giurisdizionali, si alimenta un corto circuito di competenze e di ruoli che sarà uno dei grandi problemi che avremo davanti di qui ai prossimi mesi con l'applicazione anche del decreto in esame e si fa ciò scientemente, perché si sa che un pezzo della propaganda del capitano serve esattamente a questo; perché un pezzo della propaganda a cui auspica il Ministro dell'Interno è esattamente lavorare dentro questo corto circuito, per poter sempre salvarsi fintamente la coscienza, potendo dire agli italiani “io avrei voluto ma non me l'hanno fatto fare”, laddove i problemi reali, invece, rimangono lì, tutti sul campo.

Questo è un Governo che su un tema così delicato come quello della gestione dei fenomeni migratori ha almeno tre linee differenti e lo abbiamo detto qui, anche questa mattina. Ma cosa ci azzecca – scusate - l'intervista del Ministro degli Affari esteri del Governo con la pratica quotidiana di questi decreti? Cosa ci azzeccano le prese di posizione di parti della maggioranza che, fintamente, alimentano l'idea di un'alterità all'egemonia politica del Ministro dell'Interno e, poi, in Commissione - mi riferisco in particolare ovviamente al MoVimento 5 Stelle - si chiudono gli occhi e votano qualsiasi cosa il Ministro dell'Interno dispone, realizzando anche una situazione mai vissuta dentro i lavori delle Commissioni, per cui il Governo impone alcune dinamiche di gestione degli emendamenti in un modo che nessuno ha mai vissuto. Nessuno si pone il problema di come una maggioranza possa effettivamente governare temi di tale delicatezza in questo modo. La verità è che il Paese avrebbe bisogno di una discussione veritiera su come, in questi lunghi anni, una destra al Governo a fasi alterne, in periodi storici anche differenti, ha sempre cercato di utilizzare il tema anziché risolverlo. L'origine di tutti i mali, per mio conto, nella storia recente del Paese a proposito di immigrazione irregolare diffusa, si chiama legge Bossi-Fini. L'origine dell'irregolarità fatta sistema origina esattamente lì; è la madre di tutti gli errori recenti, se vogliamo discutere di immigrazione regolare, se vogliamo discutere di strumenti che possano aiutare percorsi di regolarità nei diritti e nei doveri anche in questo Paese su un tema così delicato come quello migratorio. L'origine di tutti i mali, ancora una volta, è pensare che salvare vite umane sia un reato, quando in realtà un reato è svendere la nostra sovranità per le cose che stanno accadendo e che hanno molto a che vedere con parti consistenti della maggioranza di Governo, che non si presentano nemmeno nelle aule del popolo, quelle del Parlamento, per dar conto di situazioni opache come quelle che sono state giustamente evocate dal collega Ceccanti poco fa.

Ancora, stiamo assistendo a un Ministro dell'Interno che si rifiuta di partecipare alla Commissione antimafia. Da settimane, da mesi credo stanno chiedendo di poter audire il Ministro dell'Interno in Commissione antimafia ma c'è il silenzio, un silenzio anche dall'altra parte della maggioranza, dal MoVimento 5 Stelle. Oggi noi abbiamo un Paese isolato e indebolito; abbiamo un Paese che non è in grado di poter esercitare un ruolo proattivo nei tavoli fondamentali che contano per provare a fare un passo in avanti su questa frontiera.

Siamo stati sostituiti politicamente dalla Spagna e noi non contiamo più nulla. Si fanno le trasmissioni tv e le dirette social per spiegare agli italiani che si è più forti di ieri: non si è capaci di portare a casa una novità utile per questo Paese a difesa degli italiani nei veri contesti che contano. Ho sentito parlamentari della maggioranza evocare i corridoi umanitari: i corridoi umanitari evocati dalle forze della maggioranza quando per mesi e mesi siete stati nemici di questi strumenti, quando per mesi e mesi avete evitato di riconoscere che l'unica soluzione possibile è proprio costruire strumenti nelle regole per gestire il fenomeno e quindi porsi il tema di una immigrazione regolata. Ho sentito citare a caso - ripeto: a caso - alcune questioni. Vorrei che rifletteste, cari colleghi della maggioranza: voi pensate che la presenza di organizzazioni non governative a salvar persone in mezzo al mare aiuti l'illegalità e aiuti persino l'arrivo di migranti? I numeri dicono esattamente il contrario. Vi siete mai domandati perché dal 1° maggio al 7 giugno dalla Libia sono partite 3.092 persone: 379 di queste sono partite con le navi di soccorso in mare e 2.731 sono partite quando quelle navi di soccorso non c'erano? Questi numeri sono persone, fatti concreti e smentiscono categoricamente la vostra litania, la vostra ideologia, quella che avete cercato di alimentare anche raccontando che la mancata presenza di navi di soccorso nel Mediterraneo in realtà blocchi il flusso di persone. Avete organizzato scientificamente l'ideologia della presunzione di colpevolezza delle organizzazioni non governative perché la retorica di fondo, la vostra scelta di fondo è individuare anche su questa partita il nemico. Qual è il nemico su cui scatenare tutto l'odio possibile? Sono loro oggi. Bene, avanti, si procede in questo modo e, badate bene, che vi parla un ex-Ministro del Governo precedente che difende i tentativi e le scelte che noi abbiamo fatto in quella fase per provare anche a fare un passo in avanti nella regolazione e nell'equilibrio dei rapporti con quelle organizzazioni. Io so distinguere la differenza e so raccontare la differenza che c'è tra i tentativi che abbiamo fatto noi in quel passaggio e gli errori fondamentali che state compiendo voi, alimentando esattamente una dinamica che è il contrario della gestione equilibrata, nei diritti e nei doveri, di queste scelte. Ritengo che il decreto segni purtroppo un'altra tappa pericolosa per il Paese. L'ho già detto, lo ripeto, credo che valuteremo, ahimè, i danni che il decreto-legge causerà nella quotidianità della questione. Fatemi anche aggiungere che in questo momento viviamo situazioni completamente assurde: parlamentari della Repubblica che cercano di esercitare il loro diritto-dovere, aggiungo io, di sindacato ispettivo anche su imbarcazioni come quelle che vanno in soccorso che vengono prima autorizzate dalle autorità, poi denunciate e multate. Ora potreste scatenare l'ennesima campagna di odio su di noi - l'avete già fatto in parte - ma io vi inviterei a riflettere sulla qualità della democrazia che voi pensate di promuovere nel Paese anche quando accade che il diritto-dovere di sindacato ispettivo di chi è rappresentante del popolo, che voi utilizzate sempre a piene mani come slogan, tenta appunto di assumersi la responsabilità, l'onere e l'onore di provare a capire in che condizioni stanno prima di tutto le persone che vengono salvate e le persone che cercano di salvare.

Voi avete scatenato una campagna che ha appunto nella logica del nemico il suo vero fine. Non vi interessa molto che si risolva il problema. Anzi, in realtà credo che chi nella maggioranza decide strategicamente come orientare queste scelte sa perfettamente che il vostro principale nemico è la risoluzione del problema, che il giorno che si trova davvero insieme la possibilità di gestire con equilibrio, con serietà un fenomeno come questo voi avete perso completamente la ragione d'essere, non sapreste più cosa raccontare agli italiani. Con questa consapevolezza, noi ci opponiamo. Sappiamo che non è facile, perché in questo tempo dire ai cittadini che c'è un altro modo di gestire un tema delicato come questo non è facile, si corre controcorrente, ma preferiamo correre controcorrente, non perdere la nostra identità e il campo di valori fondamentali che ci muove, piuttosto che vendere l'anima al primo sondaggio di turno che ti fa applaudire il giorno dopo ma lascia un Paese in macerie. Preferiamo correre questo rischio. È una battaglia, sì. Non è una battaglia solo politica, è una battaglia culturale, è una battaglia sociale. Siamo in un Paese in cui, nel giro di pochi anni, per la vostra responsabilità, i nemici sono quelli che salvano le vite, gli amici sono quelli che sperano che quelle barche affondino. Siamo in un Paese che ha perso purtroppo alcuni fondamentali di riferimento. Io non ne sono contento, sono molto preoccupato, ma so che proprio per questa ragione noi dobbiamo svolgere fino in fondo il nostro ruolo, quindi opporci, farlo sulla base di argomenti concreti e misurandovi alla prova dei fatti. Dico che queste scelte genereranno più insicurezza e più irregolarità, più caos, meno sicurezza per il Paese, più isolamento dell'Italia nelle vere partite che contano e che fanno la differenza su questo nodo, sfilacceranno completamente il nostro Paese più di quanto già non accada oggi; e dico che chi verrà dopo di voi dovrà riorganizzare completamente un discorso pubblico su questa frontiera.

Sì, devo dire che colpisce la totale assenza di autonomia di giudizio del MoVimento 5 Stelle su questa partita. Colpisce. Io ci speravo, speravo che in qualche modo potesse avanzare un barlume di pluralità nella maggioranza, anche per limitare i danni di questo decreto. Ho vissuto in presa diretta alcuni passaggi in Commissione, e devo dire che è impressionante come il MoVimento 5 Stelle sia stato sostanzialmente sotto scacco - sotto scacco! -, completamente, dalle decisioni imposte da uno dei due partiti della maggioranza, in particolare dal suo leader. È impressionante che non ci sia un'autonomia di giudizio, è impressionante che non si sia avuto modo in Commissione di ragionare nel merito dei nostri emendamenti. Abbiamo presentato decine di emendamenti volti a migliorare almeno in parte questo impianto folle. Persino quando vi abbiamo chiesto di assegnare una funzione quasi terza, regolatoria, del Presidente del Consiglio in alcuni passaggi, vi siete negati e avete consentito la trasformazione nei fatti anche del ruolo del Ministro dell'Interno e la sua egemonia su questa partita delicata.

Io penso che il Paese non si meriti tutto questo. Penso che dovremmo appunto tornare presto sugli effetti che verranno generati da questo decreto, e credo che toccherà davvero a noi provare a costruire concretamente un'alternativa. Le esperienze che abbiamo fatto ci dicono molto delle cose che si possono fare e anche delle cose che vanno cambiate. Io non ho la pretesa di pensare che qualcuno qui dentro abbia la verità in tasca su un tema così complesso come questo, ma so che un Paese come l'Italia non si può permettere questa deriva. Non è un problema di schieramenti, lo è dal punto di vista dei valori che muovono i nostri impegni nelle istituzioni. Io ne faccio veramente una questione di futuro dell'Italia. Quindi, per queste ragioni ci opponiamo, e per queste ragioni credo che faremo bene a portare questa nostra alternativa di proposta anche fuori da quest'Aula, anche fuori dai contesti istituzionali, dicendo a chiare lettere al Paese che non è più il tempo di farsi abbindolare dal pifferaio magico, perché il pifferaio magico può far bene una musichetta in TV, può fare bene una diretta Twitter, può azzeccare una parolona che stupisce, perché nella partecipazione istantanea di questo tempo funziona che uno si sente parte quando applaude l'aggettivo più provocatorio che viene utilizzato, soprattutto sulla pelle delle persone, ma poi i problemi rimangono, e toccherà a qualcuno risolverli.