Data: 
Lunedì, 22 Luglio, 2019
Nome: 
Luca Rizzo Nervo

A.C. 1913-A

Grazie, Presidente. In premessa e prima di ogni altra considerazione preme anche a me sottolineare che oggi stiamo affrontando un decreto-legge che porta in calce la firma del Ministro dell'Interno e Vicepresidente del Consiglio Salvini su delicate questioni di sicurezza e, nello stesso tempo, questo Parlamento da oltre dieci giorni non è messo nelle condizioni di sapere da quello stesso Ministro se ben altre e più preoccupanti ragioni di sicurezza nazionale sono messe a rischio dai rapporti opachi intrattenuti da collaboratori, faccendieri e persone vicine al Vicepresidente del Consiglio Salvini, per sua stessa, seppur tardiva, ammissione. Non è questione di forma decidere di non rispondere al Parlamento su questo, come non è questione di forma la scelta di comprimere i tempi di discussione del provvedimento in esame e degli emendamenti nelle Commissioni congiunte affari costituzionali e giustizia. È una questione di sostanza democratica che toglie la possibilità di discutere con serenità su un decreto a firma di un Ministro che è anche capo politico di un partito sospettato di avere rapporti con nazioni straniere per interessi molto differenti rispetto all'interesse generale, che dovrebbe essere il faro dell'azione di ogni pubblico amministratore. E, tuttavia, noi siamo chiamati a discutere di un decreto che anche nel merito solleva preoccupazioni e non meno inquietudine e che non ha - è stato detto - in tutta evidenza i caratteri dell'urgenza. Non siamo dentro ad alcuna emergenza; siamo dentro a un dato strutturale. L'unica emergenza a cui siamo di fronte è l'emergenza umanitaria in Libia, di cui avete deciso di non occuparvi, invece, e che avete scelto di alimentare, al contrario, con la vostra irresponsabilità sullo scenario libico, uno scenario di guerra e di violazione di diritti umani quotidiana. Un decreto a cui se si potesse dare un sottotitolo dovrebbe essere “V come vendetta”, vendetta dopo dieci giorni in cui la realtà e le sue regole democratiche si sono imposte sulla retorica. E, allora, vendetta contro lo Stato di diritto, che ricorda che l'articolo 54 del codice penale è in vigore; vendetta contro la divisione dei poteri, ogni giorno più mal sopportata; vendetta contro chi, ancora una volta, ha fatto prevalere l'umanità al cinismo; vendetta attraverso lo strumento della minaccia. Infatti, questo decreto sembra dire: “Attente organizzazioni non governative, attenti voi che manifestate in piazza, perché” - per dirla con il Ministro Salvini - “non staremo con le mani in mano”.

Un decreto bis che segue un primo “decreto sicurezza” e forse è bene partire da lì, da come già il primo decreto, che muove dalla stessa logica propagandistica, dallo stesso razzismo istituzionale, dalla stessa preferenza per la narrazione sensazionalistica rispetto all'efficacia amministrativa, stia mostrando tutti i suoi limiti. A oltre otto mesi dalla sua approvazione resta largamente inattuato, mancando ancora pressoché tutti i decreti attuativi che lo rendano operativo e per certi versi, visto il contenuto, è pure un bene. D'altronde le elezioni europee sono passate e non serve più all'obiettivo che, come è sempre più evidente, non è il Paese. Allora, non importa se in mezzo alla propaganda lungo questo primo anno di Governo i tanto sbandierati rimpatri siano significativamente calati rispetto agli anni precedenti; e, allora, non importa se lungo questo anno di governo e, ancor più, dall'emanazione del primo “decreto sicurezza” in poi gli stranieri irregolari presenti sul territorio nazionale siano oltre 44 mila in più, per strada e senza alcuna prospettiva.

In questo secondo decreto si completa il disegno. I primi due articoli completano l'armamentario contro il buonsenso e contro il diritto internazionale, che è sovraordinato - fatevene una ragione - e che non consentirà efficacia alle vostre norme di propaganda. Un nuovo nemico, come è stato detto: non più solo i migranti, non più solo l'obiettivo di rendere più difficile, complesso e doloroso il percorso migratorio, non solo distruggere ogni tentativo di integrazione, ogni percorso inclusivo così come è fatto nel primo decreto, quello - e lo ricordo all'onorevole Rampelli - che ha confermato le grandi strutture governative da 800 posti prive di dignità e ha abbattuto lo SPRAR fatto di accoglienza diffusa e integrazione.

L'abitudine al cinismo che state alimentando in questo Paese lo consente e consente di normare una cosa fino a poco tempo fa indicibile, eticamente riprovevole: mettere in difficoltà chi salva vite e con un nuovo nemico, le organizzazioni non governative, cioè quelle realtà che hanno un solo obiettivo che non è fare politica, che non è fare opposizione a Salvini, che non è fabbricare eroine democratiche, come voi ritenete, ma il cui unico obiettivo è salvare vite umane in mare e portare dei naufraghi a terra, così come il buon senso, l'umanità e il diritto internazionale prevedono. E lo fanno, peraltro, esercitando una supplenza nel Mediterraneo, dove è sparita ogni responsabilità europea e dei Paesi europei.

Voi dite di aiutarli a casa loro, così come ha detto l'onorevole Tonelli: “È meglio aiutarli a casa loro”. In realtà, li state dimenticando a casa loro ed è facile dimostrarlo, ad esempio ricordandovi che nell'ultima legge di bilancio, per la prima volta dal 2012, calano le risorse per la cooperazione allo sviluppo, vengono tagliati di 32 milioni di euro nel solo 2019 i finanziamenti per le agenzie internazionali, l'UNHCR, l'UNICEF, con 40 milioni in meno per la cooperazione internazionale italiana.

La verità è un'altra: si è preferito chiamarsi fuori, girarsi dall'altra parte, far finta di responsabilizzare un Paese come la Libia che non è un Paese ma una somma di milizie finanziate da altri Paesi stranieri in guerra fra loro, costruire una responsabilità SAR su acque territoriali libiche che al dunque è solo respingimento verso un Paese in guerra e, quindi, procedura illegale, lasciando che nel Mediterraneo succedesse l'inevitabile ed è puntualmente successo, se è vero come è vero che in questi mesi una persona su otto partita sui barconi è morta in mare.

Sono calate le migrazioni verso l'Europa e questo a voi basta. Non interessa sapere che la drastica riduzione dei flussi migratori dalla Libia all'Italia e all'Europa non è derivata dal braccio duro della legge salviniana bensì dalla riconversione delle milizie libiche, dal business economico-criminale del traffico di esseri umani al business economico e criminale del trattenimento dei migranti, da un modello, cioè, di esportazione dei migranti a un modello di importazione e trattenimento di schiavi. Conseguentemente, non interessa indagare come questi migranti, trattenuti per essere business e non costi di mantenimento, sono sempre più frequentemente soggetti a forme coatte di estrazione di valore, il che significa rapimenti a fini di estorsione e, infatti, si stima che due emigranti su tre anche nei centri irregolari vivano questa condizione, che vuol dire costrizione a un lavoro coatto e non retribuito e che vuol dire prostituzione. Ma tutto ciò avviene là e, quindi, non conta e non interessa e, anzi, è la prova dell'efficacia delle politiche di respingimento europeo: respingimento verso questo inferno.

Questa trasformazione cinica dei Paesi europei, con l'Italia capofila, è avvenuta quando i Paesi europei hanno deciso di farsi la domanda sbagliata, cioè di domandarsi ossessivamente solo quanti ne arrivano, alimentando la paura con la perenne idea dell'invasione, e smettendo di farsi la domanda giusta, quella che è scritta nei valori fondativi dell'Europa stessa e del suo ruolo nel mondo e, cioè, da che cosa scappano. Solo affrontando questa seconda domanda, solo esercitando una responsabilità europea e, attraverso l'Europa, internazionale sulla Libia si potrà affrontare anche la prima. Non coi muri, non con la violenta negazione di porti sicuri per naufraghi, non affidando il controllo delle coste a una guardia costiera libica che l'inchiesta degli ispettori ONU ha dimostrato essere largamente infiltrata dalle reti dei trafficanti e di partecipare attivamente al racket delle migrazioni e non facendo la guerra alle organizzazioni non governative. Infatti, in assenza dell'Europa, della responsabilità collettiva dei suoi Stati nel Mediterraneo a difesa della dignità e dei diritti degli esseri umani, vi sono state solo le organizzazioni non governative, queste “pericolose realtà sovversive” che non si arrendono all'abitudine di vite umane perse, di bambini, giovani uomini e giovani donne in cerca di futuro che trovano solo l'atrocità della tortura prima e della morte in mare poi.

E, allora, con questo decreto affilate le armi per la guerra definitiva a chi salva vite umane. Lo fate con norme di dubbia tenuta per l'evidente contrasto con la normativa internazionale che ha già riconosciuto in sede giudiziale una scriminante per chi era semplicemente impegnato nell'esercizio di un dovere, un imperativo umanitario come ha detto ieri Angela Merkel.

Le convenzioni internazionali, la Convenzione delle Nazioni Unite di Montego Bay, la Convenzione search and rescue sono lì, vigenti, a rendere carta straccia propagandistica questo provvedimento di legge, sono lì a testimoniare come con questo provvedimento l'Italia decida ancor più di isolarsi rispetto alla comunità internazionale.

Decidete di fare questa guerra senza quartiere a chi salva le vite, con strumenti che troveranno dei limiti anche nelle regole e nei principi della normativa italiana. Lo fate ad esempio immaginando sanzioni amministrative assurde per le organizzazioni non governative, sanzioni che sono più che decuplicate dal decreto-legge nella sua versione uscita dal Consiglio dei ministri alla sua conversione in legge, in aperta contraddizione, nella palese violazione di un principio cardine, che è quello della proporzionalità della sanzione. Lo fate, ribadisco, sventolando un nemico, l'ennesimo: segnalando in ogni dove una contiguità delle ONG con i trafficanti, con dichiarazioni assertive di una cosa che invece nessun tribunale ha mai accertato, a differenza di rapporti certificati fra la Guardia costiera, a cui avete rinnovato risorse, formazione e mezzi la scorsa settimana, con i trafficanti di esseri umani.

Insomma, un decreto-legge che bisserà solamente l'inefficacia del suo predecessore, che non dà strumenti reali per assumersi una responsabilità nella sfida migratoria dal Nord Africa, che ulteriormente svilisce la politica estera subordinandola a ragione di mera politica interna, che non sposta di una virgola la sicurezza dei cittadini, che non credo vedano nelle organizzazioni non governative una pericolosa minaccia. E nel mentre il Ministro Salvini continua a saltare vertici europei ed internazionali sulla gestione del fenomeno migratorio, e nel mentre continua a rimanere lì immanente il Trattato di Dublino, con la sua iniquità: reso - lo ricordo - intoccabile dal primo Consiglio europeo a cui ha partecipato il Presidente Conte, che in contrasto con quanto assunto dal Parlamento europeo ha definito la possibilità di modificarlo esclusivamente all'unanimità, per volontà degli amici di Salvini, il Club di Visegrád. Ricordo ancora con immutato stupore la soddisfazione del Presidente Conte ad esito di un disastro per l'Italia.

Insomma, con questo decreto-legge ancora propaganda, ancora nemici da additare, ancora nessuna scelta capace di incidere con efficacia sulla realtà, nessuna scelta strutturale. Ciò che servirebbe è altro: servirebbe il coraggio di un nuovo testo unico sull'immigrazione, che tenga in un unico orizzonte accoglienza, protezione internazionale, integrazione e cittadinanza; ma questo vorrebbe dire affrontare con serietà il tema. Si parla in questi giorni di crisi di Governo, ma chi come noi vi vede da vicino da oltre un anno sa che la crisi di Governo c'è dal primo giorno: è dal primo giorno che la vostra inadeguatezza rende la necessaria responsabilità di governare la complessità un'illusione, a scapito dei cittadini italiani e dell'autorevolezza dell'Italia sullo scenario internazionale.