Discussione generale
Data: 
Venerdì, 28 Luglio, 2023
Nome: 
Anthony Emanuele Barbagallo

A.C. 1239-A

Grazie, Presidente. Il testo oggi all'esame dell'Aula contiene misure insufficienti e inadeguate, che non affrontano in modo strutturale e organico la crisi di fabbisogno di personale nella pubblica amministrazione in atto in questo momento nel Paese. Insomma, quello che propone il Governo oggi è l'ennesima toppa in una fase storica in cui si prevede, per i prossimi anni, una vera e propria emorragia nei ruoli della pubblica amministrazione, con 300.000 dipendenti che andranno in pensione entro il 2026 e 700.000 entro il 2030. Questi numeri avrebbero dovuto imporre al Governo di adottare misure, impegni e risorse diversi, nettamente più consistenti rispetto a quelle stanziate. Un buon Governo avrebbe utilizzato questa occasione per una grande operazione di rigenerazione del personale della pubblica amministrazione, anche con riferimento alle competenze, alla formazione e alla digitalizzazione, per costruire una pubblica amministrazione a misura di cittadino e pronta a dare risposte efficaci, a partire dai comuni e, in particolare, dai comuni del Mezzogiorno che, a causa del costo elevatissimo della Tari e delle difficoltà nella riscossione, finiscono impantanati nei piani di riequilibrio, di dissesto, con conseguenze evidentissime anche - venendo all'argomento che stiamo trattando oggi in Aula – in termini di blocco delle assunzioni.

I dati del Mezzogiorno parlano chiaro: un terzo dei comuni del Sud, in questo momento, sono in stato di dissesto o di pre-dissesto, e non è soltanto il dato complessivo sul numero dei comuni a preoccupare, la cosa che preoccupa di più è che i comuni che vanno in procedura di riequilibrio di dissesto sono soprattutto i comuni più popolosi. Questo comporta, evidentemente, una carenza in ordine alla qualità dei servizi erogati - perché ricordiamo che i comuni erogano soprattutto i servizi alle categorie più deboli: minori, anziani, famiglie bisognose - e una scarsa qualità dei servizi, soprattutto quelli diffusi e quotidiani come i servizi scolastici, eccetera.

Presidente, io da giovane ho fatto il sindaco, ho iniziato a farlo quasi vent'anni fa e negli ultimi vent'anni la situazione è peggiorata nettamente per i comuni e per gli amministratori degli enti locali, i quali, ogni giorno, si trovano a far fronte a difficoltà sempre nuove, con uno Stato che non trova adeguate risorse, né il modo opportuno per sostenere gli enti locali. In questo momento, le piante organiche dei comuni del Mezzogiorno hanno in media carenze superiori al 40 per cento, con picchi anche di 8.000 unità, come avviene in questo momento in Sicilia. Alcune funzioni vengono esercitate con grande difficoltà o non vengono esercitate, come la Polizia locale. Ci sono piccoli comuni che in pianta organica hanno un solo vigile o due.

Sulle stabilizzazioni, lo diciamo senza infingimenti: attenzione a ingenerare false attese, occhio alle promesse elettorali. Lo dico con la consapevolezza anche di quanto affermato dal Servizio studi della Camera nel dossier che ci è stato fornito, a pagina 24. Se il rappresentante del Governo prestasse l'opportuna attenzione……

Il Servizio studi della Camera - a pagina 24 del dossier, a proposito dell'articolo 2, che è quello che riguarda i lavoratori socialmente utili della regione siciliana - ha opportunamente evidenziato e invitato il legislatore a valutare “l'opportunità di chiarire se con l'espressione “anche mediante contratti di lavoro a tempo determinato” la norma intenda riferirsi ad una delle caratteristiche già possedute dai lavoratori siciliani da assumere (a tempo indeterminato) ai sensi del presente articolo 2 o ad una modalità di assunzione da parte delle pubbliche amministrazioni, accanto a quella a tempo indeterminato, che riguarderebbe tutti i soggetti di cui al medesimo articolo 2.” Questa precisazione è importantissima perché, in questo momento, quei lavoratori non hanno un contratto a tempo determinato o indeterminato, non hanno proprio un contratto, hanno soltanto un assegno di sostegno al reddito. Ed è chiaro che questa precisazione si rivela indispensabile.

Non solo. Attorno a quest'articolo restano ulteriori evidenti perplessità. Infatti, il limite espressamente previsto in ordine alle facoltà assunzionali cozza con la situazione disastrosa della regione Siciliana, che è stata costretta a sottoscrivere un accordo col Governo nazionale nel 2021, il quale prevede la contrazione della spesa e non, invece, la possibilità di assumere. Non solo. Il limite, previsto dall'articolo 2, di rispetto della facoltà assunzionale impedirebbe ai tanti comuni - che oggi, come dicevo prima, sono sottoposti al piano di riequilibrio del dissesto - di assumere questi soggetti.

Ci preoccupa, poi, anche la formula dell'invarianza di spesa, perché oggi lo Stato si fa carico di liquidare questo assegno di sostegno al reddito, che non prevede alcuna copertura contributiva. Quindi, a parità di invarianza di spesa, si dovrebbe individuare, all'interno alle stesse somme, anche la copertura contributiva, con un evidente abbattimento del 30 o del 40 per cento sull'assegno ai lavoratori. Restano, poi, tanti dubbi e tante perplessità in ordine alla procedura concorsuale. Non si capisce bene dal tenore della norma se si fa riferimento esclusivamente a un concorso riservato a questi lavoratori, o se, invece, è un concorso che riguarderebbe soltanto una percentuale, con l'altra, riservata agli esterni.

In questo groviglio di approssimazione e di mancanza di programmazione, le uniche boccate d'ossigeno nella trattazione del testo sono arrivate grazie all'impegno del Partito Democratico nelle Commissioni I e XI e al pacchetto di emendamenti che si sono ottenuti con risultati importanti sul fronte dello scorrimento delle graduatorie per rinnovare e rafforzare subito la pubblica amministrazione con le nuove energie di cui il Paese ha bisogno.

Grazie all'impegno in particolare dell'onorevole Casu, si è intervenuti per limitare le forzature previste dal decreto Pubblica amministrazione 1, che ha introdotto l'assurdo limite del 20 per cento per l'impiego delle graduatorie e ridotto da 2 anni a 6 mesi il corso di validità delle stesse. Questo limite, grazie all'emendamento proposto, potrà valere solo per i concorsi successivi al decreto attualmente in conversione. Evidentemente, è una norma che libera immediatamente un'importante possibilità assunzionale anche in un tempo breve e ristretto.

È stata, poi, accolta la nostra proposta per cui lo strumento delle convenzioni per lo scorrimento delle graduatorie Ripam in corso di validità, introdotto da un precedente emendamento, sempre a firma del PD, nel decreto Pubblica amministrazione 1, sarà utilizzabile immediatamente anche per le nuove assunzioni direttamente indicate nel decreto Pubblica amministrazione 2, in questo momento all'esame dell'Aula. Anche questa è una misura efficace e concreta, che potrebbe dare importanti sbocchi occupazionali, in un tempo breve, veloce ed efficace, alla pubblica amministrazione.

Infine, attraverso la riformulazione di una serie di emendamenti, promossi e sostenuti non soltanto dal Partito Democratico, ma anche dall'ANCI e da altre forze politiche, i nuovi limiti imposti dal Governo - questa sorta di tagliola, che è stata prevista all'interno del decreto all'esame dell'Aula - non riguarderanno né i bandi di concorso fino a 20 posti, né i concorsi per il personale educativo e scolastico dei comuni e delle unioni comunali, né tutti i concorsi dei comuni sotto i 3.000 abitanti. Anche questa è una norma di buonsenso, che è stata ottenuta grazie al nostro impegno.

In sostanza, di fronte a un provvedimento assai manchevole e limitato, privo di una strategia di respiro e visione per la pubblica amministrazione, il lavoro dei deputati del PD in Commissione è riuscito a produrre alcuni correttivi significativi per facilitare l'accesso alla pubblica amministrazione da parte di nuove e più giovani energie e competenze, così importanti e vitali per le amministrazioni pubbliche, per il Paese e, soprattutto, per il servizio ai cittadini.

Sulla scuola, che rappresenta uno dei lati più bui di questo provvedimento, il Governo, anziché pensare ai 14.000 docenti di ruolo che mancano in questo momento, pensa alle solite sanatorie, che sono diventate, ormai, la sua specialità. Il Governo non fa partire i percorsi abilitanti per i docenti e toglie addirittura i fondi per i tirocini. Infatti, con un colpo di mano in Commissione, nottetempo, il Governo ha tolto tutte le risorse stanziate per i tutor dei percorsi abilitanti nel 2023 per attivare incarichi temporanei di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, personale ATA, a tempo determinato, fino alla data del 31 dicembre.

E poi, ancora, nessuna parola sul dimensionamento scolastico, che è una delle previsioni che sta affliggendo e rischia di condannare ulteriormente il divario fra Nord e Sud, con la previsione a 900 alunni, per il dimensionamento scolastico, in alcune aree del Paese. Proprio in quelle aree in cui la scuola assurge al suo ruolo di formazione sociale, dove rappresenta un presidio educativo per i tanti ragazzi e per non fornire truppe alla malavita organizzata, rischia di venir meno il presidio scolastico per una previsione illogica del Governo, prestando il fianco alla dispersione scolastica e all'assoluto disordine.

Sul sociale, non un'iniziativa concreta sull'amministrazione penitenziaria, sul dramma delle carceri, sulle evidenti carenze di organico. Misure insufficienti anche sulla sanità.

Da ultimo, Presidente, la norma avrebbe potuto essere un primo vero segnale sul tema dell'emergenza climatica, fornendo e formando una serie di figure tecniche che sono indispensabili per una corretta tutela e difesa del suolo, come geologi, agronomi, ingegneri forestali, di cui oggi gli uffici tecnici in genere e gli uffici tecnici dei comuni sono assolutamente sprovvisti. L'era dell'ebollizione globale si dovrebbe combattere con truppe formate da personale qualificato e debitamente formato. Invece l'impressione che abbiamo è che con questo provvedimento, ancora una volta, il Governo ha perso un'occasione per battere un colpo e venire incontro alle esigenze vere del Paese.