Discussione generale
Data: 
Venerdì, 27 Ottobre, 2023
Nome: 
Piero De Luca

A.C. 1416-A

Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi a discutere e ad avviare la discussione generale di un decreto che, come è stato ricordato dai colleghi che mi hanno preceduto, per l'ennesima volta tradisce gravemente le premesse, indicate, peraltro, nel titolo stesso del provvedimento da parte del Governo. Ancora una volta, come per il decreto Lavoro, il Governo ha emanato all'interno di questo provvedimento una serie di norme gravemente lesive della stabilità, della dignità, della sicurezza dei nostri lavoratori nei luoghi di lavoro.

Anche questo è un decreto che, in realtà, si rivela anti-Sud, un decreto anti-Mezzogiorno ed è l'ennesimo atto ostile nei confronti di questo pezzo importante del Paese e nei confronti di quello che noi riteniamo debba essere sostenuto come battaglia di unità e coesione nazionale che il Governo mette in atto da ormai un anno a questa parte. Ricordiamo che nella precedente manovra di bilancio non si trovava l'indicazione della parola Sud, o Mezzogiorno, in alcun comma e in alcun articolo dell'intera manovra di bilancio. Solo grazie a un emendamento fatto approvare da noi, dal Partito Democratico, si era riusciti a prorogare una norma legata al credito d'imposta sul Mezzogiorno, nella precedente legge di bilancio. Da qualche mese a questa parte il Governo ha messo in atto una serie di provvedimenti che stanno ripercuotendo i propri effetti negativi, in modo evidente, soprattutto nei confronti del Mezzogiorno. Tagliare, come è stato fatto, peraltro con un sms arrivato all'improvviso a oltre 160.000 nuclei familiari - saranno 400.000 a regime - il reddito di cittadinanza, cioè una misura di sostegno minima per la sopravvivenza di migliaia di donne e di uomini, di famiglie, soprattutto nel Mezzogiorno, senza alcuna alternativa reale, concreta, sostenibile per aiutarle nelle condizioni di vita, di difficoltà e di fragilità quotidiane in cui si trovano a vivere, che sono state acuite dal vostro provvedimento, soprattutto nel Mezzogiorno, è stato evidentemente un atto di attacco violento alla coesione sociale di un intero pezzo del Paese che è rappresentato dal Mezzogiorno d'Italia. Lo avete fatto senza mettere in campo alternative reali, senza mettere in campo alternative reali di sostegno e supporto a queste famiglie, né di orientamento e formazione per agevolare l'ingresso in un percorso lavorativo e occupazionale. Nulla di tutto questo è stato fatto finora, creando, evidentemente, difficoltà soprattutto alle famiglie del Mezzogiorno d'Italia.

Lo stesso per quanto riguarda il Fondo affitti. Non è stato rifinanziato il Fondo affitti e anche questa è una misura che tocca 630.000 famiglie, soprattutto giovani, soprattutto nel Mezzogiorno.

Così come il taglio al Fondo per le disabilità, un'altra misura che provoca tensioni enormi, soprattutto alle famiglie che hanno minori risorse economiche, e sappiamo bene che purtroppo il reddito pro capite nel Mezzogiorno è più basso di quello di altre aree del Paese e le aree di marginalità e di fragilità sono, purtroppo, ancora oggi maggiori; purtroppo, ma questa è la realtà. Allora bisogna intervenire in senso opposto, non con tagli lineari.

Da ultimo, 600 milioni di euro di tagli agli enti territoriali, comuni, province e regioni, sono un'altra mannaia che si abbatte sulle amministrazioni locali, che sono i principali terminali per l'erogazione dei servizi ai cittadini, fondamentali, soprattutto nelle politiche sociali, soprattutto per quelle politiche che servono ad assicurare la tenuta e la coesione sociale nei nostri territori, in particolare nel Mezzogiorno. L'ultimo taglio che è stato annunciato nella manovra di bilancio è un altro colpo mortale alla capacità degli enti territoriali di poter svolgere il proprio lavoro e di poter prestare i propri servizi ai cittadini, soprattutto nel Mezzogiorno, lì dove c'è maggiore esigenza e maggiore bisogno di un intervento dello Stato, di un intervento del pubblico, di un intervento dei comuni, delle province e delle regioni per aiutare le famiglie maggiormente in difficoltà.

Ma non è tutto. Questo è un pezzo del lavoro che avete fatto contro il Mezzogiorno. C'è un provvedimento, una grande misura sulla quale noi vi abbiamo chiamato a una sfida insieme, da svolgere insieme, in comune, ed è l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ne abbiamo discusso in tante occasioni, l'Italia, non la destra o la sinistra, non il centrodestra, non il centrosinistra, non il Partito Democratico, non le forze di maggioranza al Governo, l'Italia intera ha un'occasione storica dinanzi ad essa. Grazie a oltre 200 miliardi di euro di risorse ottenute con un lavoro che avevamo fatto nella precedente legislatura, con i Governi progressisti, qui, in Italia, concluso dal Governo Draghi in Italia e a Bruxelles, ci sono risorse straordinarie, mai avute finora dal nostro Paese, per intervenire nella digitalizzazione del Paese, nella tenuta sociale, nel rafforzamento delle reti infrastrutturali, nel rafforzamento delle politiche per l'ambiente, per l'efficientamento energetico dei nostri edifici, e soprattutto interventi destinati ai comuni, ai territori, alle periferie. Da ultimo, ad agosto, dopo mesi di scaricabarile, dopo mesi di tensione in cui siete stati più occupati ad accentrare la governance, anche lì, a Palazzo Chigi, del Piano piuttosto che ad attuare i progetti di investimento, di riforme e di infrastrutture previsti, voi avete deciso di tagliare 16 miliardi di euro, di cui oltre 13 di progetti rivolti alla riqualificazione dei nostri territori e delle periferie.

Progetti che riguardavano tutto il Paese, ma, in particolar modo, il Mezzogiorno e che avranno e dovrebbero avere un impatto decisivo, in particolar modo, del Mezzogiorno. Penso al progetto di riqualificazione delle vele di Scampia, per dirne una, a Napoli. Progetti già finanziati: per la prima volta nella storia, avevamo le risorse, abbiamo ancora oggi le risorse, e il Governo decide, invece, di tagliarle per dirottarle altrove, senza occuparsi, peraltro, dei danni e dei rischi che questo sta provocando sui bilanci dei comuni che già avevano avviato i progetti di investimento previsti o delle aziende che già avevano avviato i lavori a seguito di un affidamento e senza occuparsi del tema dell'impatto che questi tagli avranno sulle comunità che erano interessate, invece, ai progetti di riqualificazione, che aspettavamo da decenni. Certo che li aspettavano da decenni, ma oggi c'era l'occasione di portarli avanti e, da questo punto di vista, vi chiediamo, ancora una volta, di ritornare indietro, perché la scelta che avete fatto è dannosa e incomprensibile, i cui danni saranno pagati non dal Partito Democratico, ma dai cittadini del nostro Paese.

Volete dare risposte alle aree di marginalità, a Caivano, ad altre realtà? Dovete farlo investendo, con le risorse che ci sono, nelle reti sociali, nelle scuole, nelle palestre, negli asili, nella riqualificazione delle aree più marginalizzate del nostro territorio. Se tagliate quelle risorse, come pensate di poter affrontare e dare risposta a queste problematiche? È chiaro che state facendo l'esatto opposto, penalizzando, in particolar modo, il Mezzogiorno.

Avete soppresso l'Agenzia per la coesione e, ancora oggi, si stanno completando le procedure di trasferimento del personale a Palazzo Chigi. Sono bloccati i progetti che, in realtà, erano già in fase avanzata, come quelli citati anche prima dal collega Barbagallo, sulla valorizzazione dei beni confiscati alla mafia, per i quali sono previsti oltre 300 milioni di euro nel PNRR che voi avete cancellato. E, soprattutto, avete cancellato, nell'ultima modifica del PNRR, 500 progetti di investimento in case e ospedali di comunità in tutto il territorio nazionale. Anche questo taglio si ripercuote in tutto il Paese, ma anche e, soprattutto, nel Mezzogiorno d'Italia, dove c'è maggiore esigenza, e lo sa bene chi mi ascolta, nonostante l'assenza, che noi denunciamo ancora una volta, come il nostro collega, di esponenti o rappresentanti della Lega, che, francamente, è inaccettabile oggi che si discute un decreto fondamentale per l'intero Paese, non solo per il Mezzogiorno.

In questo contesto, il Governo decide di intervenire con un ulteriore decreto. Noi immaginavamo che, a questo punto, dopo i disastri messi in campo in questi mesi di Governo, forse passandosi una mano sulla coscienza, come si suol dire, il Governo decidesse di adottare un provvedimento che, finalmente, ponesse rimedio ai tagli, alle difficoltà che sono state acuite nel Mezzogiorno d'Italia, che avete acuito in questi mesi di Governo. E, invece, ritroviamo un provvedimento che va nella direzione esattamente opposta: invece di sbloccare 26 miliardi di euro di risorse destinate al Mezzogiorno in fondi per lo sviluppo e la coesione, già ripartiti da varie delibere CIPESS, fondi fondamentali, decisivi per intervenire nella riqualificazione del nostro territorio, investimenti nelle politiche sociali, investimenti nelle infrastrutture, per poter utilizzare anche, con una percentuale di cofinanziamento, i fondi strutturali europei, voi, ancora oggi, fate l'esatto opposto di quello che era necessario fare: complicate, rallentate, insabbiate, appesantite la possibilità di utilizzare queste risorse, che, peraltro, ancora oggi, non vengono erogate alle regioni interessate.

Sono risorse, lo ricordiamo, della programmazione 2021-2027. Siamo a fine 2023: che cosa aspettate a dare queste risorse alle regioni del Mezzogiorno? Questa è la domanda semplice che vi poniamo. Sono risorse che, per legge, sono destinate, per l'80 per cento, alle regioni del Mezzogiorno e, per il 20 per cento, ad altri territori del Paese per recuperare le distanze, i divari, il gap di competitività di servizi, di diritti, di opportunità di quest'area del Paese rispetto ad altre aree d'Italia, per ricucire le fratture e le distanze che, purtroppo - sì, purtroppo -, ancora oggi, esistono nel nostro Paese. Questa è la prima domanda che vi poniamo: erogate immediatamente queste risorse alle regioni. La burocratica procedura complessa che avete immaginato e avete previsto in questo decreto renderà ancora più lenta non solo l'erogazione, ma anche l'utilizzo di queste risorse per i nostri cittadini.

Avete previsto la necessità di un accordo di coesione, in cui dovrebbero partecipare non solo le regioni interessate, con il Ministro Fitto, ma anche altre amministrazioni nazionali interessate che non sono specificate nel testo, prevedendo un cronoprogramma che ipotizza un definanziamento delle risorse non utilizzate, anche se i ritardi non sono imputabili all'amministrazione che ha avuto le risorse, anche se sono imputabili, semmai, ad altre amministrazioni, ipotizzando un possibile definanziamento senza sapere cosa succede alle risorse, immaginando di distribuire le risorse, che vengono definanziate, ad altre aree del Paese, violando il rispetto di quel principio sacrosanto indicato, peraltro, nella legge di ripartizione territoriale: 80 per cento al Sud e 20 per cento al Nord.

Avete rigettato in Commissione un nostro emendamento specifico al riguardo, che mirava a chiedervi di garantire con assoluta certezza che queste risorse rispettassero la ripartizione territoriale prevista dalla legge. Avete votato contro questo emendamento, quindi facendo capire che, in realtà, c'è l'ipotesi, che voi avete messo in campo e avete tenuto nel novero delle opzioni possibili, di ripartire, alla fine, queste risorse in modo differente da quello per cui sono destinate da un punto di vista normativo e legislativo. Noi non ve lo consentiremo. Sono risorse destinate al Mezzogiorno e al Mezzogiorno devono rimanere. È questo il senso di tanti emendamenti che abbiamo presentato al provvedimento, molto concreti, molto puntuali, non demagogici e non propagandistici, ma sui quali voi avete dato risposte, invece, demagogiche e propagandistiche nel momento in cui li avete rigettati senza una ragione reale.

C'è, poi, il tema - e mi avvio a conclusione - delle cosiddette zone economiche speciali. Che cosa sono queste zone economiche speciali? Per fare chiarezza? È uno strumento, quello delle ZES, creato dal Governo Gentiloni nel 2017, che mira a garantire, in alcune aree legate da un nesso logico-funzionale con le aree portuali e retroportuali - quindi, aree di carattere economico, industriale, logistico, commerciale - di poter sostenere l'attrazione di investimenti, di poter incentivare l'attrazione di investimenti per creare sviluppo e, soprattutto, lavoro, perché, se non si crea lavoro nel Mezzogiorno, non si creano le condizioni per dare futuro a centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, che ancora oggi sono costretti, purtroppo, a fuggire dal Sud, perché non trovano condizioni e opportunità di lavoro sicure e dignitose nel Mezzogiorno d'Italia.

C'erano tre pilastri su cui si fondavano e si fondano, ancora oggi, prima della modifica che voi avete immaginato di realizzare, le ZES: semplificazione amministrativa e burocratica, incentivazione fiscale e rafforzamento delle infrastrutture dei territori interessati per consentire, a regime, di avere un territorio con maggiori investimenti industriali, commerciali, logistici, occupazionali, che potessero creare sviluppo nelle aree del territorio che, ovviamente, sono più in ritardo rispetto ad altre aree del Paese. Voi, in questo provvedimento, sotto la finta denominazione di una ZES unica, ingannando l'Italia, sostanzialmente, con un gioco delle tre carte e un grande bluff in cui dite che ampliate a tutto il Mezzogiorno la ZES, in realtà, voi state cancellando la ZES che abbiamo costruito in questi anni, quello strumento che ha portato risultati e che cominciava a portare risultati importanti.

Io voglio ricordare, come è stato fatto nelle scorse ore, forse il più emblematico dei risultati ottenuti finora da quando sono entrate a regime e sono in vigore le zone economiche speciali: la capacità e la soluzione della crisi della ex Whirlpool, in cui 312 lavoratori sono stati finalmente salvati. È stata garantita la continuità occupazionale grazie al sostegno e al supporto della zona economica speciale della Campania, che ha consentito a un'azienda, la Tea Tek, di rilevare il sito e lo stabilimento ex Whirlpool grazie agli incentivi fiscali, economici e al sostegno burocratico e amministrativo che la ZES in Campania, così come nelle altre regioni, ha assicurato all'azienda che è subentrata nell'ex Whirlpool. Abbiamo dato la possibilità di assicurare un futuro a 312 lavoratrici e lavoratori dell'ex Whirlpool grazie alle zone economiche speciali attuali.

Voi avreste avuto rafforzare quello strumento, così come era previsto oggi, altro che cancellarlo, perché voi state cancellando l'opportunità di salvare altre aziende come l'ex Whirlpool. Questo state facendo, perché state complicando da un punto di vista amministrativo e burocratico la possibilità di utilizzare questo strumento, accentrando, ancora una volta, anche per le ZES, a Palazzo Chigi, con una struttura di missione alle dipendenze del Ministro Fitto, la possibilità di autorizzare nuovi progetti di attività economica che si dovessero sviluppare o si potranno sviluppare nei prossimi anni nel Mezzogiorno. Mi spiegate come fanno 60 persone - 60 persone -, pur zelanti, pur bravissime, ipercompetenti, a Roma, in una struttura di missione, ad autorizzare migliaia e migliaia di progetti di investimento che dovessero arrivare come richieste a Palazzo Chigi, nei prossimi anni, da tutto il Mezzogiorno d'Italia? Mi spiegate come è possibile?

Abbiamo fatto un calcolo, perché, su 300 autorizzazioni ad attività nelle aree ZES che dovrebbero essere rilasciate entro quest'anno, per un territorio che è 500 volte inferiore rispetto a quello che dovrebbe essere riguardato dall'ampliamento a tutto il Mezzogiorno, in proiezione, le autorizzazioni che dovrebbero essere assicurate ogni anno da questa struttura di missione sarebbero circa 15.000. Ciò vuol dire che questa struttura di missione dovrebbe rilasciare 5-6 autorizzazioni all'ora nei prossimi anni per attività che si dovranno aprire al Mezzogiorno d'Italia. Ma vi pare una cosa verosimile, sì o no? A noi pare una cosa inventata, che non sta in piedi e che non regge. Tutto si risolverà in un blocco totale di questo strumento che aveva da ultimo consentito - lo ripetiamo - di salvare 312 posti di lavoro nell'ex Whirlpool.

Ma come è possibile immaginare una soluzione del genere? Come è possibile immaginare una soluzione che blocca, nella sostanza, la possibilità di fare impresa, peraltro immaginando di commissariare le regioni del Mezzogiorno, di commissariare i soggetti competenti a governare il territorio e a orientare le politiche industriali, economiche e di sviluppo dei nostri territori? Dunque, è questa la ragione per la quale l'autorizzazione che voi avete immaginato che deve essere rilasciata dalla struttura di missione addirittura potrebbe andare in variante agli strumenti urbanistici. Per noi la struttura di missione, con le autorizzazioni e le competenze che le avete attribuito, è incostituzionale, perché viola l'articolo 117, che attribuisce alle regioni il governo del territorio e la decisione sui progetti d'investimento strategici da fare nei singoli territori. Allora, state immaginando di commissariare il Sud. Quindi, con la mano destra lo commissariate e con la mano sinistra, invece, ritagliate, nella vostra logica, risorse per servizi, per fondi, per politiche relative a scuola e a sanità, per politiche sociali e a trasporto pubblico locale attraverso la vostra proposta di autonomia differenziata. Allora, è evidente che questo strumento non regge, non regge come elemento di semplificazione, perché complicherà, rallenterà o renderà impossibile investire nel Mezzogiorno.

Ma avete fatto di più, perché avete cancellato anche quell'incentivo fiscale unico che caratterizzava, in modo fondamentale e decisivo, la zona economica speciale, cioè il dimezzamento dell'IRES sulle nuove attività economiche che si aprono nelle aree ZES del Mezzogiorno d'Italia, estendendo a tutto il Mezzogiorno quest'idea, che in realtà diventa una scatola vuota, di una ZES unica, e così rimane solo il titolo della ZES ma non resta la sostanza. Voi avete eliminato l'unico incentivo fiscale vero che permetteva alle aziende di avere uno stimolo forte all'investimento nel Mezzogiorno, ossia il dimezzamento dell'IRES, cioè della tassazione sulle imprese per le nuove attività economiche per i 6 successivi periodi di imposta rispetto all'apertura dell'attività economica, misura che noi avevamo previsto grazie al Ministro Gualtieri. Era il frutto di una proposta di legge a mia prima firma, con un emendamento firmato nella legge di bilancio dal Ministro Gualtieri, con due condizioni che avevamo inserito al suo interno: l'impegno a non delocalizzare, cioè l'obbligo a non delocalizzare per i successivi 10 anni lo stabilimento o la sede dell'attività che si apriva nel Mezzogiorno e a non ridurre i livelli occupazionali di quell'attività per la quale si otteneva il beneficio del dimezzamento dell'IRES. Una norma fondamentale per attrarre investimenti ed evitare le delocalizzazioni selvagge o abusive. Avete cancellato tutto, non c'è più nulla!

Oggi non c'è più un incentivo che porterebbe le aziende a investire nel Mezzogiorno. Resta solo il credito di imposta, che voi, diciamo, fingete che sia un credito d'imposta ZES, ma, in realtà, è semplicemente la proroga dell'attuale credito di imposta che già esiste per gli investimenti nel Mezzogiorno, peraltro finanziato con risorse inferiori - pari o inferiori - a quelle attualmente previste. Questo è quello che rimane di una scatola vuota, la ZES unica. Di unico rimane solo l'accentramento che fate, lo spodestamento dei poteri amministrativi rispetto ai commissari attualmente vigenti, ma non c'è più nulla che consenta di sostenere gli investimenti di aziende o l'apertura di nuove attività economiche nel Mezzogiorno. Avete distrutto questo strumento e questa opportunità di investimento nel Mezzogiorno e ve ne dovete assumere la responsabilità.

Allora, noi vi chiediamo di ripristinare gli strumenti e gli incentivi, quantomeno fiscali, esistenti. Vi abbiamo chiesto una cosa semplice: non condividendo l'accentramento che avete fatto, lasciate le strutture commissariali attualmente presenti sui territori, che stanno funzionando, perché altrimenti dovreste moltiplicare - non per 10 ma per di più - il numero del personale che avete attualmente previsto. Sono 60 unità; ne servirebbero 660 per far fronte alle esigenze a cui dovreste potenzialmente far fronte o a cui dovrebbe far fronte questa struttura di missione.

Allora, ci sono tante ragioni per le quali noi stiamo contestando con forza questo decreto anti-Sud, questo decreto anti-Mezzogiorno che avete adottato, che non ha una logica se non quella di accentrare le decisioni sui progetti di investimento futuri, peraltro mortificando e tenendo fuori da queste opportunità di sostegno la maggior parte - circa l'80 per cento - delle piccole e medie imprese, perché avete previsto un limite alla possibilità di usufruire anche del credito d'imposta già oggi esistente, che è quello di 200.000 euro per investimenti minimi, cosa che tiene fuori la maggior parte delle piccole e medie imprese che investono nel nostro territorio, quindi cancellando i benefici per gli investimenti nel Mezzogiorno, cioè un pezzo rilevante dell'economia del Paese.

Per tutte queste ragioni noi vi chiediamo davvero di ripensarci e di accogliere gli emendamenti. Avete messo la fiducia - mi rendo conto -, per cui anche in questo caso per l'ennesima volta si mortifica il dibattito parlamentare e avete deciso di rigettare tutti gli emendamenti proposti in Commissione. Continueremo la battaglia: continueremo la battaglia in Aula con gli ordini del giorno, continueremo la battaglia nell'altro ramo del Parlamento, continueremo la battaglia nel Paese e nelle piazze, perché state distruggendo il futuro di un pezzo rilevante del Paese e state mettendo in discussione, quindi, l'unità e la coesione nazionale, nonché la tenuta della Nazione. Altro che Nazione! Voi la state distruggendo e la state spaccando questa Nazione, che vi vantate di voler difendere e rappresentare. State facendo l'esatto opposto e noi faremo tutto quello che è consentito, nel nostro ruolo di opposizione, per impedirvelo.