Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 23 Novembre, 2023
Nome: 
Silvio Lai

A.C. 1551

Presidente, colleghe, colleghi, rappresentanti del Governo, lo dico subito: al di là del merito, non vorrei deragliare dal tema che discutiamo, in questo caso almeno, ma mi pare opportuna una fermata straordinaria, non prevista sulla tratta che stiamo percorrendo, almeno per scendere ad una stazione, quella sì utile, nel senso di quello che facciamo in questo luogo.

Non so se per tutti i componenti della maggioranza, per i colleghi, Presidente, c'è consapevolezza di quanto sta avvenendo, perché vedo un'assuefazione, una mitridatizzazione dei colleghi parlamentari di maggioranza. Non so se ricordate chi era Mitridate, perché è diventato così famoso da dare un nome a uno stato di salute, a un processo biologico.

Mitridate è un re persiano, che ha tenuto sotto scacco la Roma repubblicana per 40 anni, ben più dei 14 anni di Annibale, dei 4 di Pirro, ma più noto per il fatto che negli anni, assumendo costantemente crescenti quantità di veleno, ne è diventato immune, tanto da non riuscire a uccidersi insieme alla sua famiglia nell'ultimo atto della sua lunga vita. Ecco, qui c'è un palese tentativo di mitridatizzazione, di cancellazione. Ci volete, ci vogliono abituare ad accettare l'inutilità del Parlamento.

Quello che abbiamo davanti è un tran-tran settimanale, che, in sequenza, assorbe un decreto ogni lunedì, finge una discussione, poi si mette la fiducia e, via via, il programma passa alla settimana successiva. La democrazia parlamentare si sta assuefacendo alla sua cancellazione, il Parlamento accetta non di sostenere, con una maggioranza, un Governo, che è lecito, ma di essere totalmente silenziato da questo e ridotto a un votificio.

E non si dica che è sempre stato così. Sino alla XVII legislatura, solo per fare un esempio, non era mai successo che la legge di bilancio non tornasse in seconda lettura per l'approvazione definitiva alla seconda Camera. Nella scorsa legislatura, per la prima volta e due volte su quattro, è successo che la legge di bilancio non sia stata vista dai due rami del Parlamento, ma stiamo parlando di un'eccezione, l'anno terribile della pandemia e quello del Governo tecnico, peraltro sostenuto dalla metà dell'attuale maggioranza di Governo.

Ma oggi, con una maggioranza politica che si è presentata alle elezioni compatta e che ha margini enormi di vantaggio sulle opposizioni, quali motivazioni concrete ci sono per evitare un normale processo legislativo, che nei primi 70 anni di Repubblica parlamentare non è mai stato tradito? In questa legislatura già due volte su due si procederà con una sola lettura parlamentare. Che senso ha questo vero e proprio abigeato della funzione parlamentare, del potere legislativo da parte dell'Esecutivo, con la settimanale produzione di decreti urgenti - urgenti per chi, ci si potrebbe chiedere - che impegnano il Parlamento, togliendo lo spazio a qualunque attività ordinaria di elaborazione e produzione di leggi strutturate e tematiche?

Che senso ha la continua delega del Parlamento al Governo, quando non decreta, di produrre leggi di riforma, come appare evidente dalla riforma fiscale, dal pessimo esempio del salario minimo, dove l'abigeato si spinge a rubare lo spazio di iniziativa delle opposizioni, oppure da quella sull'autonomia differenziata? Lo dico al Presidente perché lo dica al collega: l'autonomia differenziata è nella Costituzione, ma c'è anche un'altra cosa che si chiama Fondo di perequazione.

E voi non solo non sapete fare un Fondo per l'insularità, ma neanche figurarsi il Fondo per la perequazione. Per finire con il premierato, quest'ultimo un vero proprio acuto nel travisamento delle funzioni, perché, a mia memoria, si tratta di un unicum. Una legge di riforma costituzionale presentata dal Governo e non dai parlamentari di maggioranza. Se non per la dignità di parlamentari e del Parlamento, potreste mettere a valore almeno il tema della qualità della legislazione. Lo segnalo perché è evidente che una continua decretazione d'urgenza produce una frammentazione della legislazione che rende poco chiara e trasparente per i cittadini la normativa.

Diventa sempre più difficile conoscere e capire le leggi quanto applicarle. Confido che non sia questo l'obiettivo che questa maggioranza persegue, almeno non di tutta. Prorogare, questo è un decreto di proroghe, ma ci sono due facce della stessa medaglia. È come un treno, si può andare in una direzione oppure in quella opposta, si può andare veloci, si può essere in ritardo, oppure, magari, a semplice richiesta, ci si può fermare, come risulta dai nuovi regolamenti Trenitalia. Ma, oltre alle battute, prorogare può essere un'esigenza dovuta a una grave calamità, e lì è un bene, oppure prorogare può significare non essere in grado di decidere.

In questo decreto c'è poco del primo e molto, solo, del secondo. Fanno parte del primo campo le cose che mancano colposamente e del secondo quelle dolosamente fatte male. Questo è un decreto per sottrazione, confermate una cosa e ne togliete altre due, e lo vediamo nel merito. Del primo fanno parte le promesse mancate sull'alluvione in Emilia, le proroghe, i finanziamenti promessi e attesi, magari in stivali nel fango, che so; e, del secondo, il sesto rinvio per Aifa o il danno che state facendo sull'Ilva di Taranto.

Purtroppo oggi non siamo in grado di confrontarci, siamo al voto finale, ma questo decreto avrebbe avuto bisogno di un confronto perché si tratta dell'ultima manovra prima della manovra finanziaria; quella manovra finanziaria che oggi vi assumete appieno come paternità rispetto a quella dello scorso anno, che avete voluto attribuire al Governo tecnico, salvo il fatto di averla segnata copiosamente con condoni, omaggi vari, regali alle società professionistiche di serie A, pagati, questi sì, con la riduzione dei diritti, stravolgendo “opzione donna”, dei diritti delle donne e delle madri.

Se penso alla fanfara che ha accompagnato l'annuncio di questo decreto, alle attese che avete generato, oggi vi rendete anche voi conto di quanto sia ridicolo e marginale. Non riuscite a fare neanche un comunicato stampa su questo decreto. Avete sollevato le solite bandierine con categorie ed enti locali, e poi avete solo prodotto cocenti delusioni. Parliamo dei comuni? Ai comuni avete dato nuove funzioni senza risorse, e in più gli togliete nella manovra 200 milioni di euro, e in più si dovranno pagare l'adeguamento del contratto con le loro risorse. Ecco, autonomia senza risorse e senza flessibilità, come chiedeva l'ANCI. Che cos'è? Niente, solo un raggiro, una presa in giro.

E non bastano gli interventi fatti dal PD al Senato per riutilizzare fondi. Oppure, parliamo della casa: qui avete riconfermato la possibilità di avere l'80 per cento del Fondo di garanzia per le coppie giovani, ma, insieme, gli avete tolto la possibilità delle agevolazioni sulle imposte, il che vuol dire che saranno costi sopportabili solo da quelle coppie che hanno le famiglie alle spalle. Quindi, aiutiamo quelli che già possono e non aiutiamo quelli che realmente ne hanno bisogno. Voi, in qualche modo, vi ponete questo problema? Sapete occuparvi davvero degli ultimi oppure lo volete fare?

A me non sembra, perché l'altro capitolo nel quale avete manifestato la vostra inesistenza è il tema dell'energia: fine del sostegno alle bollette, nessuna proroga del mercato tutelato, come, invece, hanno negoziato molti Paesi europei. Oggi, i cittadini sono sommersi da telefonate incomprensibili e possono già aspettarsi aumenti quantificati del 30 per cento dal prossimo anno. A voi il principio della libera concorrenza serve soltanto quando dovete proteggere aziende che sono superate, non quando dovete proteggere i consumatori, come è nel diritto europeo.

Avete, poi, respinto tutti i nostri emendamenti che intervenivano sulla situazione critica dell'Emilia-Romagna, nonostante le promesse e, poi, il grande pasticcio dell'Agenzia del farmaco. Ve l'avevamo detto, non si può fare una riforma con un emendamento, una riforma dell'Agenzia del farmaco, che regola il funzionamento della sanità italiana, della farmaceutica italiana. E non eravate così pronti tanto che, ormai, siete arrivati alla sesta proroga in meno di un anno. Non si fanno così le riforme, forse non eravate neanche in grado di pensarla questa riforma.

Infine - e chiudo, Presidente -, con un tratto di penna avete cancellato la proroga dello stato di avanzamento dei lavori, il SAL, al 30 giugno per il superbonus, aggravando la situazione di decine di migliaia di italiani e italiane a cui, ancora adesso, state facendo promesse. Avete cancellato le risorse per gli ecobonus, perché siete convinti che, sì, va bene, c'è il cambiamento climatico, ma mica si può rinunciare ai nostri egoisti standard di vita e fare in 5 anni quello che, invece, si può fare in 50 anni. Non sono parole mie, sono parole che ho sentito martedì mattina, alle 9, su Radio 1, nella trasmissione diretta dall'ex presidente della Rai Foa, parole espresse dal co-conduttore, liberamente, senza contraddittorio, nella principale di trasmissione del mattino di Radio 1. Questo anche no. Ma davvero la Rai può permettersi senza conseguenze di dare voce così eclatante al negazionismo climatico? O credete davvero che il nostro pianeta abbia ancora 50 anni di tempo per ridurre le emissioni di CO2, per realizzare una transizione ecologica ed energetica per mettere al sicuro quello che resta nel Paese? Su questo prorogate, sì, ma come se non ci fosse un domani, altro che il resto.

Per questo - e concludo, Presidente -, al di là della posizione della fiducia di ieri, oggi non possiamo che dire che continuate a dimostrare che eravate pronti solo a fare opposizione, a urlare contro lo Stato, l'Europa, i poteri forti, le forze oscure, gli alieni, ma governare no. Perché governare non è fermare un treno in ritardo dove non dovrebbe fermarsi per andare a presenziare un'inaugurazione. Governare è dare l'esempio, rispettare le istituzioni e non piegarle sino al ridicolo delle risposte di Trenitalia di ieri. Governare è decidere, non prorogare e di proroghe e marce indietro ne vedremo ancora molte, purtroppo per il Paese, che ne pagherà il conto. Noi non ci faremo l'abitudine, nessuna assuefazione ci fermerà dal denunciare il vostro comportamento e le vostre incapacità e per questo dichiaro, a nome del PD, il nostro convinto “no” a questo pessimo provvedimento.