Dichirazione di voto di fiducia
Data: 
Lunedì, 19 Febbraio, 2024
Nome: 
Simona Bonafè

A.C. 1633-A

Grazie, Presidente. Oggi quest'Aula è chiamata a votare la fiducia al decreto Milleproroghe, uno strumento che, va ricordato, era nato come un'eccezione, che poi, come spesso, ahimè, purtroppo, capita nel nostro Paese, è stato riproposto annualmente dai vari Governi che si sono succeduti, a prescindere dal colore politico, fino a diventare una misura strutturale, che arriva precisa in questo periodo dell'anno per posticipare l'entrata in vigore di provvedimenti o per prorogare l'efficacia di leggi in scadenza.

Se è vero che questa è la genesi di questo provvedimento, del Milleproroghe, che ho voluto ricordare e che accomuna in quest'Aula chi ha governato prima e chi governa adesso - e lo ricordo in particolare alla collega della Lega, che si è dimenticata di essere stata al Governo recentemente -, devo dire che noi, forse, dovremmo anche limitare questo strumento, perché è con la logica della proroga della proroga che poi le riforme di cui questo Paese ha un enorme bisogno passano sempre in secondo piano.

Faremmo però un errore, a mio parere, se non inquadrassimo questo provvedimento nel momento storico preciso che stiamo vivendo, di fronte a una situazione internazionale sempre più complessa, con due guerre ai confini del nostro Paese e con le conseguenze che questo comporta, ma anche di fronte a una situazione economica e delle finanze pubbliche difficile, anche alla luce del nuovo Patto di stabilità, che impegnerà il nostro Paese intanto a dover rendere conto alle istituzioni europee, con i piani nazionali, degli investimenti che faremo nelle aree prioritarie, quali la transizione ecologica, quella digitale, la sicurezza energetica, la dimensione sociale, la lotta alle disuguaglianze, la difesa.

Senza contare che con i nuovi parametri del Patto di stabilità potremmo anche essere chiamati a un aggiustamento dei conti pubblici con una manovra correttiva, anche perché le stime di crescita del nostro prodotto interno lordo sono state riviste al ribasso rispetto a quelle che sono previste nella stessa manovra. A questo quadro così complesso voglio anche aggiungere la grave situazione che il Paese sta vivendo con l'impoverimento crescente di un numero sempre maggiore di italiani, stretti fra la morsa del carovita da un lato e della stagnazione dei salari dall'altro, a cui il rinnovo dei contratti, a cui questo provvedimento poteva far fronte, e il salario minimo, che noi continuiamo a richiedere, avrebbero sicuramente dato una boccata di ossigeno.

Di fronte a queste difficoltà, di fronte a questa situazione duole constatare che purtroppo il decreto Milleproroghe non è stato un'occasione per indicare e sostenere una prospettiva di sviluppo del nostro Paese e delle sue priorità, ma un provvedimento a cui vengono destinati - qualcuno lo ricordava -, sì, è vero, 400 milioni di euro, che effettivamente non è poco, considerando che questa non è una legge di bilancio, ma bisogna però anche andare a vedere a che cosa servono queste risorse che sono state messe.

E allora non posso non sottolineare che in larga parte sono servite per misure spot o per rinsaldare i rapporti con qualche pezzo di elettorato della maggioranza. Qui mi riferisco, in particolare, alla misura che più ci ha visto scontrare nei lavori in Commissione, cioè la proroga del pagamento delle multe per chi ha violato l'obbligo di vaccinazione per il COVID. Uno schiaffo a chi si è vaccinato, uno schiaffo al personale medico, che ha lavorato in quei mesi con grande abnegazione e che in molti casi ha perso la vita, ma anche, fatemelo dire, uno schiaffo a chi non si è vaccinato, ma la multa, quella multa che era stata prevista, poi invece l'ha pagata.

Oltre a pagare il consenso, è il messaggio che passa che è profondamente sbagliato, perché a farla franca per questo Governo sono sempre i furbetti, vuoi con l'esonero del pagamento delle multe ai no-vax, vuoi con la riapertura dei termini della rottamazione-quater delle cartelle fiscali, vuoi con il nuovo condono, con la nuova edizione del ravvedimento speciale, che dà la possibilità, per chi non ha pagato le tasse, di sanare i debiti con il fisco con uno sconto notevole di sanzioni e interessi.

Però poi si boccia un emendamento del Partito Democratico che chiedeva di riaprire i termini per i pagamenti delle tasse a cittadini e imprese coinvolti nell'alluvione che ha colpito la Toscana lo scorso anno e che hanno perso tutto. Anche in questo caso, con questo provvedimento il Governo salva i furbi e fa la voce grossa con i più deboli, come era già successo in manovra con il taglio delle risorse per il Fondo sostegno affitti, il Fondo morosità incolpevole, con il bonus trasporti, tutte cose che avevamo chiesto con nostri emendamenti di ripristinare in questo provvedimento.

Riconosciamo, tuttavia, al Governo di avere provveduto a sanare alcuni dei macroscopici errori della manovra che avevamo già a suo tempo denunciato ed evidenziato. Prendiamo nota che, in pratica, il Milleproroghe è servito per riscrivere un pezzo della legge di bilancio di solo qualche mese fa, e questo la dice lunga sulla visione di questo Governo. Abbiamo quindi salutato con piacere l'aumento di risorse, tagliate in manovra, per il bonus psicologo, fortemente voluto dal Partito Democratico, o l'aumento delle risorse, anche queste ridotte con la manovra, del Fondo per i disturbi alimentari, con un emendamento che ha visto il sostegno di tutti i partiti di maggioranza e di opposizione.

Un segno di grande attenzione ad un emendamento del Partito Democratico e di altre forze politiche è stato poi destinato anche agli enti no profit con la proroga del regime di agevolazione IVA per migliaia di associazioni di volontariato e per chi si prende cura della parte più fragile del Paese. Bene anche la moratoria, sostenuta dalla gran parte delle forze politiche, al taglio dei contributi all'editoria, in previsione, ci auguriamo, di una revisione della normativa a tutela del pluralismo dell'informazione, unica a garantire la qualità della democrazia.

Bene anche la proroga dei termini per la stabilizzazione degli assistenti sociali, così come chiesto dal Partito Democratico. Si è persa, però, l'occasione per stabilizzare anche i lavoratori socialmente utili e per dare risposte all'esigenza di riforma e di efficienza della pubblica amministrazione con persone già pronte e che al momento non vedono nessun tipo di prospettiva valida. Permettetemi una considerazione a parte sull'Irpef agricola, perché si possono fare tutte le ricostruzioni che ho anche sentito oggi in quest'Aula, ma la verità è una.

Il Governo il giorno prima, in manovra, leva l'agevolazione prevista per gli agricoltori, e il giorno dopo la rimette, rivendicando il successo di una misura che aveva levato il giorno prima. Senza contare il balletto di dichiarazioni differenti fra i vari membri del Governo. Noi la diciamo così: grammatica istituzionale avrebbe voluto, visto che erano presenti emendamenti di tutti i partiti, compreso quello del Partito Democratico, per il ripristino di questa misura, di fare una formulazione che tenesse conto della volontà del Parlamento; e avrebbe salvato anche la forma, evitando il gioco ridicolo delle tre carte da parte del Governo.

Ho citato le proposte che hanno trovato una convergenza tra maggioranza e opposizione. Non posso, però, non citare una bocciatura che per noi è una ferita, una ferita aperta. È stato bocciato un emendamento del Partito Democratico che chiedeva di riaprire i termini per avviare le azioni necessarie per i risarcimenti per i familiari delle vittime di crimini nazifascisti. Un atto a nostro parere non solo importante, ma un atto dovuto per le enormi sofferenze patite, che si tramandano di generazione in generazione, a causa di rappresaglie, fucilazioni, deportazioni di quegli anni terribili della nostra storia.

Avere bocciato questo emendamento lo riteniamo uno schiaffo anche ai valori della nostra Costituzione repubblicana e antifascista. Luci e ombre, dunque, in questo provvedimento. Qualche luce, va detto, e tante ombre, devo dire forse troppe ombre. Ed ecco perché noi voteremo “no” alla fiducia su questo provvedimento e voteremo contro il provvedimento. Chiudo però con una nota di metodo: il Milleproroghe è arrivato alla Camera più di un mese fa, ci sono stati nei lavori di Commissione lunghe attese per i pareri del Governo, lunghe attese per riformulazioni che non arrivavano mai, una maratona notturna per approvarlo, per non far scadere i termini.

A questo punto viene spontanea una considerazione, Presidente: invece di stravolgere la Costituzione, per far funzionare la democrazia forse bisognerebbe partire dal rispetto delle istituzioni, perché è anche da lì che passa la qualità del lavoro che facciamo e le risposte efficaci ai problemi delle persone, come avremmo potuto fare in maniera più incisiva con questo provvedimento