Relatrice
Data: 
Mercoledì, 29 Aprile, 2020
Nome: 
Marianna Madia

Doc. LVII, n. 3

Grazie, Presidente. Per quanto concerne il quadro macroeconomico il DEF evidenzia innanzitutto come l'epidemia causata dal nuovo Coronavirus, COVID-19, che ha colpito dapprima la Cina e si è poi diffusa su scala globale, abbia determinato una battuta d'arresto della crescita globale, già indebolita nel corso degli ultimi due anni. Secondo le stime più recenti, diffuse dal Fondo monetario internazionale, ad aprile, a causa della pandemia, l'economia globale dovrebbe contrarsi del 3 per cento nel 2020, una contrazione peggiore di quella sperimentata durante la crisi finanziaria del 2008-2009. Tali previsioni di crescita sono ridotte di oltre 6 punti percentuali rispetto alle proiezioni del Fondo monetario internazionale di ottobre 2019 e di gennaio 2020. In ogni caso, il Fondo monetario sottolinea che nonostante il recupero atteso per il 2021, anche con tassi di crescita superiori al previsto, il livello del PIL nel 2021 rimarrà comunque al di sotto del trend pre-virus; i rischi per esiti ancora più gravi, tuttavia, sono possibili.

Per l'Eurozona, che è diventata il secondo epicentro della pandemia dopo la Cina, si prospetta per il 2020 una contrazione dell'attività economica particolarmente ampia. Le recenti previsioni del Fondo monetario internazionale di aprile 2020 pongono la contrazione del PIL dell'area dell'euro a meno 7,5 per cento nel 2020, ipotizzando una ripresa al 4,7 per cento nel 2021.

Per quanto concerne le prospettive dell'economia italiana, l'orizzonte delle previsioni viene presentato limitatamente al biennio 2020-2021 e con riferimento al solo andamento tendenziale. Il Documento non presenta, dunque, il quadro programmatico, anche in considerazione del fatto che, coerentemente con l'orientamento espresso anche da altri Paesi europei e alla luce delle linee guida riviste dalla Commissione europea, il Governo ha deciso di posporre la presentazione del Programma nazionale di riforma. Il nuovo quadro macroeconomico tendenziale 2020-2021 è stato validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio in data 16 aprile 2020. Lo scenario a legislazione vigente esposto nel DEF 2020 riflette l'effetto dei drammatici eventi causati dalla pandemia di COVID-19 che, diffusasi su scala globale, ha interessato in misura più severa l'Italia nella seconda metà di febbraio. Nel mese di marzo l'attività economica, che a inizio d'anno aveva ripreso vigore, dopo la battuta d'arresto del quarto trimestre del 2019, ha subito una caduta senza precedenti.

Il repentino aumento dei contagi da COVID-19 intorno al 20 febbraio ha drasticamente cambiato il quadro macroeconomico. Le misure di contenimento hanno determinato uno shock congiunto sia dell'offerta che della domanda; nel quadro macroeconomico tendenziale un'ulteriore flessione del PIL si prevede anche per il mese di aprile, seguita da un miglioramento della situazione economica soltanto a partire dal mese di maggio.

Nel complesso, in considerazione della caduta della produzione e dei consumi già registrata e delle difficili prospettive di breve termine, il DEF stima che l'economia registrerà una complessiva caduta del PIL reale, nel 2020, di 8 punti percentuali. Tale previsione macroeconomica è costruita in base all'ipotesi che le misure di chiusura dei settori produttivi non essenziali vengano attenuate a partire dal mese di maggio e l'impatto economico dell'epidemia si esaurisca completamente nel primo trimestre del 2021. Gli interventi adottati a sostegno dei redditi e dell'occupazione già attuati alla data di chiusura della previsione sono inclusi nello scenario a legislazione vigente. In particolare, ricordo gli interventi del decreto cosiddetto “Cura Italia” a cui si associa un impatto positivo sulla crescita di quasi 0,5 punti percentuali di PIL. La crescita del PIL tornerebbe in territorio positivo nel 2021 con un incremento del 4,7 per cento. Si tratta, comunque, di una previsione considerata dal DEF “prudenziale” che sconta il rischio che la crisi pandemica non venga superata fino all'inizio del prossimo anno. Tutti gli indicatori macroeconomici manifestano nell'anno 2020 un forte calo rispetto al 2019.

Rispetto allo scenario tendenziale descritto, i rischi della previsione si concentrano evidentemente sul possibile peggioramento della dinamica epidemica nel corso dell'anno e su come questa possa eventualmente influenzare anche i risultati del prossimo anno. Il mantenimento più a lungo termine di misure di contenimento molto restrittive determinerebbe una maggiore flessione dell'attività economica anche a maggio, con il conseguente aggravarsi della flessione del PIL attesa nel secondo trimestre. In alternativa o in aggiunta a questo, una recrudescenza dell'epidemia nei mesi autunnali causerebbe un'ulteriore perdita di prodotto e ritarderebbe la fase di ripresa prevista nello scenario tendenziale. Va considerato, inoltre, l'evolversi della situazione negli altri Paesi europei, come ricordava oggi, in audizione, Banca d'Italia, tra cui rientrano molti dei principali partner commerciali italiani.

In relazione ai suddetti rischi della previsione, il DEF considera anche uno scenario alternativo in cui la ripresa sarebbe più graduale e non si radicherebbe fino al secondo trimestre del 2021. Come richiesto dalle linee guida concordate a livello europeo, il documento presenta, infatti, anche alcune ipotesi di scenari di rischio in cui l'andamento e la durata dell'epidemia sarebbero più sfavorevoli, causando una maggiore contrazione del PIL nel 2020 e una ripresa più debole nel 2021 oltre, ovviamente, a un ulteriore aggravio sulla finanza pubblica.

Per quanto concerne il mercato del lavoro, nonostante il rallentamento dell'attività economica del 2019 esso ha conservato un andamento positivo. Il numero degli occupati è aumentato in misura maggiore rispetto al PIL, con una dinamica della produttività sostanzialmente invariata. Le previsioni tendenziali per il mercato del lavoro riportate nel DEF considerano per l'anno in corso, il 2020, una contrazione dell'occupazione nettamente più contenuta di quella dell'economia reale e questo grazie al ricorso agli ammortizzatori della cassa integrazione straordinaria e, soprattutto, della cassa in deroga, eccezionalmente estesi nel loro ambito di applicazione dal decreto cosiddetto Cura Italia. Si prevede un miglioramento graduale del mercato del lavoro nell'anno successivo, il 2021, in linea con la ripresa dell'attività economica. Infine, il tasso di disoccupazione peggiora nel 2020, arrivando all'11,6 per cento, e recupera parzialmente nel 2021, scendendo all'11 per cento.

La pressione fiscale incrementa dal 41,9 per cento del 2018 al 42,4 per cento del 2019. Considerando, però, il beneficio degli 80 euro, il DEF segnala che la pressione fiscale del 2019 scenderebbe al 41,9 per cento. Si evidenzia, inoltre, che le entrate tributarie includono gli effetti dell'attività di contrasto all'evasione fiscale. Nel 2019 l'attività di recupero dell'evasione ha fatto registrare incassi per un ammontare pari a 19,9 miliardi, con un incremento del 3,4 per cento rispetto al 2018. Quanto alle entrate totali, si stima un iniziale contrazione nel 2020 e una ripresa successiva nel 2021. Tra i fattori che incidono sull'andamento crescente delle entrate totali in rapporto al PIL il DEF segnala, tra le altre, l'andamento delle entrate dell'Unione europea. In particolare, sono le entrate tributarie a calare molto nel 2020 e ad avere successivamente nel 2021 una ripresa. La pressione fiscale, al netto del beneficio degli 80 euro, diventati 100 euro per i titolari di reddito complessivo lordo non superiore a 28 mila euro, passa dal 41,9 per cento del 2019 al 41,8 per cento del 2020.

Il DEF evidenzia, inoltre, che il Governo intende includere nel decreto-legge di prossima emanazione l'eliminazione degli aumenti dell'IVA e delle accise previsti dal 2021. Gli effetti di tale provvedimento non sono ovviamente inclusi nelle predette stime, che sono a legislazione vigente. Il DEF informa, dunque, che, considerando anche gli effetti del futuro provvedimento in corso di preparazione, nel 2021 il valore della pressione fiscale scenderebbe ulteriormente, arrivando al 41,4 per cento. Con specifico riferimento alla spesa sanitaria, il DEF indica per il 2020 una previsione di spesa con un tasso di crescita del 3,6 per cento rispetto all'anno precedente e nel 2021 è previsto un ulteriore aumento dell'1,3 per cento.

Quanto alla spesa per interessi, l'andamento stimato indica un aumento della spesa per interessi più contenuta nel primo anno e di maggiore rilevanza - ulteriori 2,8 miliardi - nel 2021, anno nel quale la spesa raggiunge il valore di 63,4 miliardi. In termini di incidenza sul PIL, la spesa presenta un andamento costante, attestandosi su un valore di 3,6 punti percentuali sia nel 2020 sia nel 2021.

Per quanto concerne il rapporto debito-PIL, la stima preliminare per il 2019 indica un livello invariato al 134,8. Non appare, pertanto, essersi materializzata la previsione in aumento di 0,9 punti percentuali prevista dalla NADEF 2019 e dal Documento programmatico di bilancio 2020. Il risultato, migliore rispetto alle stime, viene spiegato dal DEF con un tasso di crescita del PIL nominale maggiore di 0,3 punti percentuali rispetto alle previsioni e un'accumulazione di debito minore di 0,6 punti percentuali.

Quanto alle previsioni per effetto delle ripercussioni economiche della crisi da COVID-19, il rapporto debito-PIL è stimato in aumento di 17 punti percentuali fino al 151,8 per cento nel 2020 nello scenario a legislazione vigente. A ciò contribuiscono, innanzitutto, gli effetti finanziari delle misure di risposta alla crisi approvate finora, pari a circa 20 miliardi di euro in termini di indebitamento netto e di 25 miliardi di euro in termini di saldo netto da finanziare. Il DEF attribuisce un carattere temporaneo al peggioramento delle condizioni della finanza pubblica conseguente alla crisi da COVID-19, da cui deriverebbe, nell'anno 2021, una previsione a legislazione vigente di riduzione del rapporto debito PIL al 147,5 per cento.

Unitamente al DEF, il Governo ha trasmesso al Parlamento la relazione che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine per la finanza pubblica, ai fini dell'autorizzazione parlamentare allo scostamento di bilancio necessario al finanziamento degli ulteriori interventi urgenti che il Governo intende assumere per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19. La relazione allegata al DEF segue quella trasmessa dal Governo il 5 marzo 2020, con la relativa integrazione dell'11 marzo, che, a seguito dell'approvazione parlamentare, ha autorizzato uno scostamento di bilancio di 25 miliardi per il 2020 utilizzati a copertura delle misure introdotte con il decreto cosiddetto Cura Italia. La nuova relazione riferisce che il 20 marzo la Commissione europea ha disposto l'applicazione della clausola cosiddetta “general escape” per l'anno in corso al fine di definire il necessario spazio di manovra fiscale nell'ambito del bilancio dei Paesi membri, spazio di manovra fiscale indispensabile al sostenimento delle spese sanitarie per l'emergenza epidemiologica e per il contrasto degli effetti recessivi sull'economia europea della diffusione del COVID-19. Ciò dovrebbe ovviamente determinare una temporanea deviazione dal percorso di aggiustamento verso l'obiettivo di medio termine, a condizione, però, che non venga compromessa la sostenibilità fiscale nel medio periodo.

Con la presentazione della nuova relazione al Parlamento, si valuta che gli interventi fin qui attivati hanno rappresentato solo una prima risposta per proteggere la salute dei cittadini e la salvaguardia del funzionamento del sistema sanitario e per fronteggiare le più immediate esigenze di natura economica legate all'emergenza sanitaria. Con la nuova relazione il Governo richiede, quindi, al Parlamento l'autorizzazione al ricorso all'indebitamento per l'anno 2020 di 55 miliardi di euro, per l'anno 2021 di 24,85 miliardi di euro, per l'anno 2022 di 32,75 miliardi di euro, per il 2023 di 33,05 miliardi di euro, 33,15 nel 2024, 33,25 a partire dal 2025 fino al 2031 e 29,2 dal 2032. Il nuovo livello di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è, quindi, fissato al 10,4 per cento del PIL nel 2020 e al 5,7 per cento nel 2021. Quanto al livello del debito pubblico, lo stesso è previsto attestarsi al 155,7 per cento del PIL nel 2020 e al 152,7 per cento del PIL nel 2021.

Circa il piano di rientro dello scostamento previsto, la relazione evidenzia che l'elevato rapporto debito-PIL, seppur in discesa nel 2021 rispetto al picco che si registra quest'anno, consente di delineare un sentiero di rientro solo a partire dagli anni successivi. A tale proposito certifica, comunque, la sostenibilità del debito pubblico dell'Italia, il cui rapporto debito-PIL verrà ricondotto verso la media dell'area euro nel prossimo decennio attraverso una strategia di rientro che, oltre al conseguimento di un adeguato surplus di bilancio primario, si baserà principalmente sul rilancio degli investimenti privati e pubblici grazie anche alla semplificazione delle procedure amministrative.

Ecco, chiariti i numeri del quadro macroeconomico e di finanza pubblica previsto dal DEF, io credo sia necessario fare alcune considerazioni di carattere più generale, tutte emerse nelle diverse audizioni che si sono tenute in Commissione tra ieri e oggi, perché dentro a una situazione eccezionale, come quella in cui ci troviamo, è irrealistico non considerare lo scenario nel suo complesso. L'efficacia dei provvedimenti economici, che il Governo ha già preso e assumerà (comunque la descrizione del Documento di economia e finanza ci presenta degli scenari alternativi che noi potremmo avere davanti), dipende, a mio avviso, sintetizzando ciò che è stato detto anche nelle audizioni, da tre fattori che sono tra loro interconnessi.

Il primo riguarda gli investimenti, il potenziamento e la strategia sul sistema sanitario: strategia sui test, sulle misure di contenimento, protocolli di reazione in caso di nuovi picchi; il tema del tracciamento dei contatti, su cui spero molto presto potremo in questo Parlamento discutere dei contenuti di una norma primaria sull'oggetto del tracciamento dei contatti. Ecco, se non ci attrezziamo in maniera efficace su questo fronte, sul fronte sanitario, rischiamo o di dover insistere a lungo con misure socialmente ed economicamente non sostenibili, oppure di dover ricorrere a repentini nuovi lockdown per l'insorgere di nuovi focolai. Quindi una strategia ben strutturata è importante per la “fase 1”, è importante per contenere al minimo i rischi di ritorno alla “fase 1”, è importante per la “fase 2”, ed è importante perché quanto più sarà efficace, quanto meno costerà all'economia del Paese la convivenza con il virus.

Il secondo punto che è emerso dalle varie audizioni e dalla discussione è che è del tutto evidente che il Governo stia affrontando con uno sforzo finanziario enorme una situazione senza precedenti. Davanti ad una crisi di queste dimensioni non esistono soluzioni miracolose, non esistono ricette già preconfezionate, chi dice che esistono mente; e proprio per questo, perché è una strada sconosciuta, non si può che andare avanti anche riconoscendo passo passo ciò che potrebbe funzionare meglio. C'è un'esigenza oggettiva che le misure approvate divengano velocemente concretezza nella vita delle persone, nell'urgenza dei disagi e dei bisogni delle famiglie e delle imprese. Ed è per questo che occorre agire, da una parte semplificando al massimo gli oneri burocratici preventivi, prima le risorse e poi i controlli, e dall'altro prevedendo - se ne è discusso anche in audizione con il Ministro ieri - almeno una quota di risorse a fondo perduto, perché questo shock che, dicevamo, è uno shock sia della domanda che dell'offerta, è uno shock extra-economico, le famiglie e le imprese non possono nulla rispetto a questo shock perché è uno shock causato dal lockdown imposto per ragioni sanitarie. Ed è per questo che le politiche economiche necessarie e indispensabili devono con velocità arrivare alle famiglie e alle imprese.

Il terzo punto, strettamente connesso a questi due e da cui dipende ovviamente l'efficacia del quadro descritto, è il punto che riguarda tutto ciò che ruota intorno all'Unione europea. Io credo che almeno quando parliamo di numeri bisognerebbe fare una moratoria sul sovranismo ideologico, perché da questo quadro che abbiamo descritto è evidente che è solo la strada europea che evita ai cittadini italiani o una maggiore tassazione o un rischio sul debito sovrano. Ed è per questo che, seppur riconoscendolo tutto ciò che di imperfetto ancora c'è nell'Unione europea, è opportuno elencare ciò che è stato fatto nell'ultimo mese: la sospensione del Patto di stabilità, il fatto che si possano erogare aiuti di Stato, l'acquisto da parte della BCE dei titoli di Stato che sta al momento garantendo la vera tenuta del sistema, il SURE, la linea di credito privilegiata sulla spesa sanitaria del MES, il Recovery Fund; tutti aspetti che anche qui, qualora l'Italia sceglierà di utilizzarli, dovranno arrivare velocemente al nostro Paese. E, quindi, è importante, proprio parlando dei numeri sul Documento di economia e finanza e sul quadro macroeconomico, che non ci si perda dietro surreali dibattiti interni e che si guardi l'essenza delle cose, e cioè dei numeri.

Concludo, Presidente, solo ricordando che non esiste pandemia o crisi economica che possa anche solo per un istante sospendere gli istituti e i processi costituzionali che sono alla base delle nostre libertà e della nostra democrazia; e questo Parlamento, che rimane il luogo principale dove discutere e assumere le decisioni fondamentali per i cittadini e per il destino del nostro Paese.