Discussione congiunta
Data: 
Mercoledì, 29 Luglio, 2020
Nome: 
Beatrice Lorenzin

Doc. LVII, n. 3- Sezione III e Doc. LVII-bis, n. 2

Presidente, onorevoli colleghi, capisco che ci sia un dibattito acceso su questo scostamento di bilancio, e anche sulle misure e sulle scelte che il Governo assume e ha assunto in questi mesi per fronteggiare la più grande crisi che il nostro Paese, e possiamo dire il pianeta, abbia affrontato da che abbiamo ricordo; però, ci sono delle cose che oggettivamente non si possono dire. Cioè non si può dire che queste misure che abbiamo assunto fino a oggi, per cui è stato votato lo scostamento di bilancio, per ben tre volte, in questo Parlamento, sono servite per fare solo assistenza o assistenzialismo, perché significherebbe dire che 12,6 milioni di lavoratori, tanti sono, che hanno ricevuto la cassa integrazione per 16,5 miliardi al 20 luglio sono non persone che rischiavano di perdere il lavoro, che non avrebbero avuto sicuramente un reddito, che avrebbero visto chiuse le loro imprese, che si sarebbero trovate con le famiglie senza poter andare a fare la spesa, a cui si devono aggiungere i lavoratori autonomi, a cui si devono aggiungere i bonus per chi fa ed esercita lavori che non potevano essere ricompresi nell'attività tipicamente dipendente… Allora, io posso accettare un dibattito franco sulle cose che non hanno funzionato e su quelle che devono essere migliorate, ma non possiamo dire ai cittadini che noi abbiamo buttato via circa 16,5 miliardi in questi mesi, perché questi 16,5 miliardi hanno aiutato milioni di famiglie ad andare avanti e ad avere un po' di fiducia nel futuro, mentre l'Italia era chiusa in casa e vedevamo migliaia di persone, decine di migliaia di persone ammalarsi e morire. Perché questo è il quadro storico in cui dobbiamo calare le nostre iniziative, le nostre misure, il nostro dibattito politico: perché se allora il dibattito è se una misura è più efficace se la facciamo in un modo o in un altro, se la portiamo attraverso un processo di lavoro in Commissione o è più efficace se viene portata avanti dal Governo, questo è un dibattito alto, che fa onore a quest'Aula, tiene alto il nostro impegno; ma se il dibattito è semplicemente quello di alimentare fake o di fare mera propaganda politica, non serve a nessuno, non serve ai cittadini e non serve neanche a chi deve mettere in campo le norme, perché vuol dire che allora facilitiamo soltanto una sterile politica.

Siamo oggi, invece, qui a votare e a presentare il terzo scostamento di bilancio. È innegabile che ci sia stata una partecipazione responsabile dell'opposizione in questi mesi nell'accompagnare queste misure, in questo Parlamento. Terzo scostamento di bilancio necessario, ricordiamocelo, perché abbiamo messo in campo il numero più alto e più significativo di misure in Europa solo dopo la Germania. Non c'è stato un settore del Paese che non sia stato aiutato e sostenuto, sia la parte produttiva, le imprese, le misure per la liquidità, le misure per il credito, le misure legate alla parte fiscale, all'ammortamento fiscale, sia le misure legate ai lavoratori. E poi la grande questione che ha assorbito la maggior parte degli interventi, che riguardava la sanità, e quindi il dover correre incontro all'urgenza per cercare di tamponare e di arginare la grande crisi sanitaria che abbiamo avuto e che stiamo ancora gestendo, che si è trasformata poi, come abbiamo visto, in una grande crisi economica.

Per affrontare questo scostamento, come i precedenti, e le misure che abbiamo fatto in questo Parlamento, noi abbiamo cambiato il paradigma. Abbiamo cambiato lo schema di ragionamento della politica, dei grandi sistemi finanziari, della Banca centrale europea, del Fondo monetario internazionale, dell'OCSE; lo abbiamo fatto noi come Italia, lo ha fatto l'Europa in queste settimane, nel dibattito che ha preceduto questo scostamento di bilancio, indicando una nuova strada. Quando ci siamo trovati, nel primo intervento similare a questo, qualche mese fa, la riflessione che abbiamo fatto era quella che mai ci saremmo immaginati che noi avremmo operato uno scostamento per indebitarci. Siamo stati chiamati, è stata invocata la necessità di un indebitamento, che ovviamente cadrà sulle prossime generazioni, ma questo indebitamento che stiamo facendo adesso ci spinge verso una maggiore responsabilità per le misure che stiamo assumendo.

Oggi stiamo assumendo decisioni che riguardano il nostro presente, la sostenibilità delle nostre popolazioni, ma anche un grande piano di riforme, di investimenti e di risoluzione di quei nodi strutturali che l'Italia si porta dietro da decenni, chiunque abbia governato, da decenni. I nodi sono venuti al pettine, il COVID-19 ha lasciato il re nudo, non solo dal punto di vista della fragilità sanitaria, ma anche di quegli elementi che il nostro sistema ha bisogno oggi e subito di poter modificare.
Quello, quindi, che ci attende è una grande stagione di riforme, una stagione di innovazione che dobbiamo immettere nel meccanismo amministrativo: perché se abbiamo cambiato il paradigma e lo schema, i decisori, quelli che assumono le decisioni, in Italia così come in Germania, così come in Francia o a Bruxelles, il paradigma lo devono cambiare anche i sistemi amministrativi, il dirigente, il funzionario che emana la circolare, che sistema l'amministrazione pubblica, che rende operative e attuali le nostre decisioni. È evidente che non è facile, perché non è un lavoro che dobbiamo fare e possiamo fare in anni, è un lavoro che la storia e la realtà ci hanno chiamato a fare in settimane: mi riferisco ovviamente alle problematiche che ci sono state sull'erogazione della cassa integrazione, soprattutto della cassa integrazione in deroga. E, quindi, abbiamo la necessità di essere tutti impegnati, maggioranza e opposizione, in un processo di trasformazione della macchina pubblica, di velocizzazione della macchina amministrativa, per fare in modo che questi 100 miliardi, più le risorse immesse nel sistema della liquidità, nel credito, nel sistema bancario possano arrivare ai cittadini e alle imprese nel modo migliore possibile.

Però, non è che tutto quello che abbiamo fatto fino ad oggi non abbia avuto degli effetti: fonti di Banca d'Italia - proprio pochi giorni fa abbiamo fatto una serie di audizioni - ci hanno detto che le misure che abbiamo intrapreso fino ad oggi hanno impedito che ci fosse un ulteriore calo del prodotto interno lordo per il 2020 di 2 punti percentuali. Quindi, le misure che abbiamo immesso da una parte, dal punto di vista dell'impatto macroeconomico, ci hanno aiutato a sostenere un contenimento della caduta del PIL che era prevista e prevedibile: tant'è vero che le ultime stime si attestano intorno al 9 per cento, a meno che non ricadiamo in una nuova fase epidemica, e su questo ritornerò dopo. Ma soprattutto, oltre all'impatto macroeconomico, c'è l'impatto sulla vita delle persone: perché è innegabile che sui numeri di cui parlavamo prima, a cui si aggiungono le 250 mila persone che hanno avuto il bonus per lavoratori domestici, le famose 600 e poi 1.000 euro che hanno riguardato circa 4,1 milioni di persone, il reddito di emergenza che ha avuto 457 mila domande; bene, queste misure hanno avuto un impatto sociale fortissimo. E, quindi, se da un lato siamo intervenuti per sostenere e arginare la caduta del PIL, con una serie di misure, tra cui quelle sul rilancio… perché anche qui penso soltanto al 110 per cento: c'è tutto il mondo e l'indotto intorno all'edilizia che si sta muovendo, e che quindi sta lavorando in tutta Italia, perché è la cosa che tutti ci chiedono. Quindi, ci sono anche, durante questa fase, dei comparti che hanno continuato e che dobbiamo tenere e sostenere sempre di più.

E ciò, oltre ovviamente alle risorse erogate a fondo perduto per le imprese: e su questo poi, sul mondo dell'impresa, come sostenerla, aiutarla e sostenerla ancora di più dovremo ovviamente impegnarci anche nei prossimi mesi. Però, voglio ricordare che soltanto per le richieste di nuovi finanziamenti bancari garantiti dallo Stato, circa 875 mila, a cui si sommano le garanzie SACE, arriviamo a un totale di prestiti garantiti alle imprese di 70 miliardi.

Quindi c'è stata e c'è un'immissione nel sistema che dobbiamo accompagnare anche con un'attività di controllo in cui riusciamo a controllare il processo delle misure che stiamo portando a casa, dall'inizio fino alla fine, perché poi questo è uno degli obiettivi che dobbiamo darci, cioè riuscire a capire come camminano le misure che sta adottando il Parlamento su input del Governo.

Però, durante l'esame del “decreto Rilancio” - parlo qui come membro della Commissione - ci siamo stati tutti lì, abbiamo fatto audizioni dolorosissime: durante il “decreto Rilancio”, cioè, negli oltre quaranta giorni che abbiamo passato in Commissione, abbiamo ascoltato tutte le filiere produttive italiane, tutte, non ce n'è stata una che è rimasta fuori dalla Commissione. È evidente che è arrivato un grido di dolore da tutte le filiere, preoccupazione per il futuro, preoccupazione per l'impatto e ci siamo resi conto, durante proprio l'elaborazione anche degli emendamenti in un grande lavoro fatto con il Governo - sono qui presenti il Ministro Gualtieri e la Vice Ministro Castelli – di dover cercare di trovare una soluzione; che potesse fare cosa? Certamente, non pensavamo di risolvere completamente il problema della crisi perché questa è magia, non è né politica né politica economica, ma di riuscire a sostenere chi aveva il problema più urgente e, nello stesso momento, disegnare un percorso nel medio-lungo termine che permettesse a quelle filiere che più hanno sofferto e più stanno soffrendo di poter poi ripartire e avere, per così dire, il motore in grado di potersi riattivare.

Allora noi, durante il dibattito del “Rilancio”, ci siamo resi conto che mancavano ancora delle risorse e ci eravamo dati appuntamento per questo scostamento: non ce lo possiamo dimenticare. Noi ce lo siamo detto: faremo uno scostamento di bilancio. Il Ministro è venuto in Commissione a dirci che avremmo trovato nuove risorse per risolvere alcuni temi importantissimi e strategici che erano rimasti fuori, tra cui un maggiore sostegno agli enti territoriali. Riguardo a ciò, voglio ricordare che regioni e comuni hanno comunque avuto decine di miliardi, compresi ovviamente i finanziamenti per il Sistema sanitario nazionale in questi mesi, e che i comuni, che devono erogare i servizi alla persona con la mancanza di gettito che hanno - pensiamo soltanto alla tassa sul turismo o ad altre erogazioni di entrate - non sarebbero riusciti a sostenerli soprattutto per la parte della scuola. Quindi, dobbiamo sostenere e trovare ulteriori risorse per garantire la funzionalità delle nostre città, la funzionalità delle nostre regioni. Abbiamo detto che c'era un settore in particolare, l'automotive, che aveva bisogno di un ulteriore sostegno; la scuola, in un sistema di messa in sicurezza che ci permettesse di riprendere la stagione scolastica non solo sugli ausili, per gli insegnanti, ma io dico anche (e per questo le risorse vanno trovate) la reintroduzione della medicina scolastica, che è un sistema antico ma che funziona nei meccanismi di prevenzione e di monitoraggio della salute dei ragazzi a scuola, soprattutto in collaborazione con quelli che sono i dipartimenti di prevenzione per le malattie infettive, considerando l'autunno che dobbiamo affrontare.

E poi vi è tutta la grande filiera del turismo che sappiamo essere quella che sta soffrendo di più, che ha e avrà ancora un periodo molto pesante. Nella filiera del turismo a cascata abbiamo parte della ristorazione e dei servizi collaterali al turismo, di chi lo produce e di chi lo assiste, ed è evidente che le misure contenute nel “Rilancio” non erano sufficienti e che, quindi, avevamo bisogno di un nuovo veicolo per poter affrontare queste misure. È quanto stiamo facendo oggi: stiamo dando delle risposte rispetto a un programma di lavoro faticoso, lungo, faticosissimo perché soltanto la mole di interventi che abbiamo descritto non ha precedenti e richiede quindi una serie di misure e anche di capacità di ingegneria amministrativa della Ragioneria, dei Ministeri coinvolti per trovare anche i veicoli per poi renderle attuali.

È quanto oggi con questo scostamento di bilancio andiamo a fare all'interno però di un quadro che non si esaurisce qui, ma che avrà accanto il Piano nazionale… … che, avendo io esaurito il tempo, credo di lasciare al dibattito degli altri.

Una cosa però voglio dirla: tutti gli osservatori, i grandi osservatori che fanno investimenti sul nostro Paese, italiani e non solo, ci dicono una cosa. Secondo gli investitori, l'Italia ripartirà; ci sarà un effetto rimbalzo e a questo dobbiamo credere; cioè, l'economia italiana, grazie alle misure che stiamo mettendo in campo e grazie all'ingegno dei nostri concittadini, alla capacità del nostro sistema imprenditoriale di trovare nuovi mercati, di essere capace di stare sul pezzo, di reinventarsi, avrà un effetto rimbalzo e non lo dice la politica, lo dicono quelli che ci mettono i soldi sopra, purché non ci sia un nuovo lockdown: noi quello proprio non ce lo possiamo permettere. Allora, alla luce di questo, mi chiedo: se noi dobbiamo agire sulla prevenzione per il sistema sanitario, mettere in campo tutte le misure che ci permettono di essere veramente al sicuro e di mettere in sicurezza 100 miliardi di scostamento dal debito ma, scusatemi, perché non vogliamo fare il MES? Perché non vogliamo avere subito ora… …le misure - ora, brutti, sporchi e cattivi, adesso - per mettere in campo uno straordinario piano di rilancio del nostro sistema sanitario. Ecco, io lascio questo argomento al dibattito e ringrazio la Presidente