Data: 
Mercoledì, 20 Novembre, 2019
Nome: 
Martina Nardi

Grazie, signor Presidente. Grazie, Ministro, è venuto in quest'Aula perché richiesto. È venuto in quest'Aula a raccontarci e a dettagliarci - la ringraziamo in maniera molto puntuale - di 150 tavoli di crisi, di 400 città che sono inserite nelle aree di crisi non complesse e delle 19 aree di crisi complesse, insomma a dettagliarci per bene la fotografia di un'Italia che da molti anni è in crisi. E quando dico molti anni, è molto tempo, cioè il tempo che è intercorso e che ha visto protagoniste quasi tutte le forze politiche di questo… Posso, signor Presidente? Grazie, signor Presidente. Ministro, la ringrazio anche perché ha raccontato con puntualità dello stato dell'arte ma anche di quanto non siamo stati fermi, soprattutto dal 2014, con Industria 4.0 e i bonus dell'edilizia, che hanno in qualche modo dato un'iniezione a un settore gravemente colpito dalla crisi del settore; così come la nuova Sabatini, cioè i tanti, tantissimi interventi che sono stati messi in campo per provare a dare una risposta alla crisi che, oggettivamente, ripeto, ha attraversato tutti noi, ha attraversato i gruppi di questo Parlamento. Ciò perché, consentitemi, ha soffiato veramente forte, onorevole Guidesi, il vento dell'Est. Sì, è vero, ha soffiato forte, e in qualche modo quello che noi tutti quanti noi pensavamo potesse essere una risorsa, cioè la globalizzazione, per far crescere le nostre imprese, in qualche modo invece ha visto crescere maggiormente come motore i settori di sviluppo dei Paesi asiatici.

E quindi è vero, soprattutto con l'apertura del nuovo Canale di Suez, sicuramente molte navi, molte più navi, molto più grandi rispetto a quelle che abbiamo visto oggi, con molta possibilità e capacità di contenere merci attraversano i nostri mari e approdano sulle nostre coste, insieme a una cultura, a un impoverimento del Paese che ha portato, oggettivamente, al ribasso, a comprare cose più a basso costo rispetto all'alto costo. E se tutto questo è vero, è vero anche, a maggior ragione, anche su Mittal, anche sull'Ilva, perché Mittal, mentre oggi sta per chiudere Taranto, compra per 6 miliardi di euro una delle più grandi aziende dell'India, decide di investire lì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi, non c'è solo una contrazione del mercato, ma c'è soprattutto un risparmio al ribasso sul costo del lavoro, sul costo sociale dell'impresa, sui costi ambientali, cioè c'è una scelta di quell'azienda e, purtroppo, di molte altre aziende di andare in quella direzione.

Allora, siccome questo è lo scenario, questo è lo scenario nuovo nel quale noi stiamo, nel quale questo Paese e l'Europa stanno, noi dobbiamo decidere, la taglio un po' con l'accetta, ma la dico così: o competiamo al ribasso o competiamo al rialzo; o decidiamo che la nostra competizione è con quella roba lì e che, quindi, con Mittal dobbiamo confrontarci sull'acquisto, con le condizioni che oggi trova in India, piuttosto che in Europa e, quindi, abbassiamo i salari, abbassiamo i diritti e abbassiamo la qualità del lavoro e della nostra produzione, oppure stiamo sul tema della competitività, dell'innovazione, della cultura e della crescita delle imprese, cioè investiamo. Ecco, onorevole Gelmini, non è vero, noi abbiamo un grande progetto per questo Paese: si chiama Green New Deal (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lo abbiamo scritto, lo abbiamo detto, lo diremo in tutte le piazze d'Italia, lo diremo insieme al Governo. Perché dire “Green New Deal” non è solo una frase fatta, è un'idea, è una filosofia, è una progettualità che chiama in causa e che mette insieme, in relazione, tutti i settori del Governo, perché è del tutto evidente che provare a costruire, ad investire su nuove tecnologie, sburocratizzare, avere una riqualificazione, una rigenerazione delle nostre imprese, facendole svoltare e facendole guardare all'ambiente è per noi la soluzione. Signor Presidente, signor Ministro, e ho concluso…le crisi sono per tutti momenti per mettersi in discussione, lo sono per ognuno di noi. E, oggi, io penso - la dico così - è il tempo di mettere in discussione la nostra cassetta degli attrezzi, cioè provare, con più forza, con più capacità, ad aggiustare questo Paese. Noi, signor Ministro, ci siamo, siamo con lei