Signor Presidente, quello che sta vivendo la comunità di Terni è un momento drammatico, in gioco ci sono migliaia di posti di lavoro, il futuro di migliaia di famiglie, di una città e di un'intera regione. Per questo quello che è successo stamattina a Roma, con gli scontri, con la Polizia, le cariche, andava assolutamente evitato. La tensione è già altissima e nessuno può e deve alimentarla con nessuna forma di incomprensibile violenza.
Già il 5 giugno 2013 a Terni ci furono scontri nei quali venne ferito lo stesso sindaco Di Girolamo, allora il Governo riferì e si capì che c'erano state delle responsabilità di chi sul campo dirigeva in quella giornata l'ordine pubblico. Oggi apprezziamo quanto detto dal sottosegretario Delrio, quanto ha ribadito poco fa il Ministro Guidi, perché vogliamo sapere cosa è successo questa mattina. C’è troppa tensione, la situazione è troppo delicata e nessuno può e deve soffiare sul fuoco. Noi siamo dalla parte dei lavoratori e sappiamo quanto è difficile anche il lavoro delle forze di Polizia, ma proprio in questo momento, se c’è responsabilità 100, si deve esercitare doppia responsabilità. Ho ascoltato in queste ore alcune dichiarazioni a proposito di questi fatti gravissimi e assurdi avvenuti stamattina a Roma.
Bene, io mi permetto di dire a tutti che questo è un momento troppo delicato per le dichiarazioni di propaganda. Siamo tutti contro la violenza; stare vicino ai lavoratori però significa provare a dare risposte concrete al futuro occupazionale di Terni e non alimentare con dichiarazioni propagandistiche elementi di divisione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Aggiungo: la vertenza ternana che vede unita quella comunità si potrà vincere con l'impegno unitario del Parlamento, del Governo, delle forze politiche, ma anche con l'impegno unitario della società, come è accaduto con lo sciopero generale che ha visto una città intera fatta di lavoratori, di giovani, di studenti, di commercianti di piccole e medie industrie difendere quel sito produttivo perché ne va del futuro di una comunità. Chi alimenta divisioni, si carica di una grande responsabilità verso i lavoratori.
Quando parliamo delle acciaierie, non parliamo solo di una vicenda locale, che pure incide per quasi il 20 per cento sul PIL dell'Umbria e rappresenta quasi il 30 per cento dell’export di quella regione: 2.500 lavoratori, altrettanti nell'indotto e circa ventimila che beneficiano di redditi legati alle acciaierie. La vertenza Acciai speciali Terni, tra i primi produttori mondiali di laminati piani inossidabili per tanti settori dell'industria della produzione, riguarda il futuro dell'Italia, il suo ruolo strategico dentro una produzione siderurgica europea competitiva e sostenibile. È questo il livello, perciò sono importanti gli impegni assunti domenica scorsa dallo stesso Presidente del Consiglio, incontrando i lavoratori e sono significative le cose che ci ha detto il Ministro Guidi. È una vertenza dell'Italia, non è una qualsiasi crisi aziendale e il primo interlocutore necessariamente – come è stato ricordato – deve essere Thyssen, ma è evidente che si sta parlando di una multinazionale che ha profondi legami anche con il suo Paese e con il Governo di quel Paese e riteniamo perciò utile e necessario stringere ancora di più l'interlocuzione diretta con lo stesso Governo tedesco. È poi necessario che la nuova Commissione europea svolga un ruolo incisivo e coerente. Lo dobbiamo ricordare: due anni fa la Commissione europea bloccò il piano di acquisizione delle acciaierie da parte dei finlandesi di Outokumpu per motivi legati alle norme antitrust della concorrenza. Successivamente, la Commissione approvò il piano di Thyssen di attività sugli investimenti in Acciai speciali Terni anche per migliorarne la redditività, ritenendo che l'acquisizione da parte del gruppo tedesco avrebbe preservato una concorrenza effettiva, mantenendo però una quarta forza competitiva nel mercato dello spazio economico europeo dell'inox.
L'Europa quindi ha avuto responsabilità nella vicenda e la nuova Commissione deve essere molto più attiva e molto più vigile della precedente, non può guardare da un'altra parte. Ma poi è intervenuto quel piano – ricordava il Ministro – presentato da Thyssen la scorsa estate ed è intervenuto quel di più di arroganza e insensibilità manifestato in questa settimana in più circostanze dall'amministratore delegato della multinazionale.
Quel piano va ritirato e il Governo deve usare tutti i mezzi a sua disposizione per questo obiettivo e per richiamare Thyssen assieme all'Europa al rispetto degli impegni assunti.
Il PD condivide le proposte sostenute dai lavoratori, dai sindacati e dalle istituzioni, che sono proposte di grande responsabilità e nessuno mai dei lavoratori, dei sindacati e delle istituzioni si tirerà indietro.
Ho finito ?
Nessuno si tirerà indietro dalla propria responsabilità, ma la condizione però è quella di mantenere un piano industriale che garantisca l'autonomia e la capacità produttiva integrata di quel sito.
A queste condizioni sono sicuro che tutti faranno il proprio dovere. Ma il primo – e quindi la funzione di mediazione del Governo – è molto importante, Ministro. La mediazione non può certamente essere super partes perché c’è una parte, quella delle multinazionali, che deve ritirare un piano inaccettabile, salvaguardare l'integrità produttiva di quel sito, di quell'indotto, salvaguardare il più possibile i livelli occupazionali. In questo quadro, certamente, ognuno farà la sua parte non per la vicenda locale, ma per il futuro di una comunità e dell'intero Paese.
Data:
Giovedì, 30 Ottobre, 2014
Nome:
Walter Verini