Signor Presidente, colleghi, intanto grazie al Ministro Bonafede per essere venuto in Aula a riferire su questa delicata vicenda. Salvini ha ragione: quando c'è l'ombra del condizionamento su chi decide sulla libertà degli italiani serve un chiarimento vero, che solo il Parlamento può assicurare. Peccato, però, che quando serviva a chiarire su un'ombra gravissima, come quella dei 65 milioni di euro ricevuti dalla Russia, Salvini la Lega abbiano scelto di fuggire, sottraendosi a qualunque confronto parlamentare.
Ministro, devo dire la verità: sono rimasto molto colpito dallo scontro tra lei e il dottor Di Matteo; intanto, per lo spettacolo. Trovo inconcepibile che il Ministro della giustizia venga chiamato a rispondere a delle gravissime insinuazioni di un PM, membro del Consiglio superiore della magistratura nel corso di una trasmissione televisiva: è un modo di fare che condanniamo. La spettacolarizzazione della giustizia nel nostro Paese ha prodotto danni enormi in questi anni. Basta, allora, con la macchina del fango e i processi mediatici, costruiti solo sui sospetti e senza nessuna prova. Un PM, dopo due anni, non può andare in TV ad insinuare che il Ministro sia stato condizionato dalla mafia. In un Paese normale, un magistrato, se ha in mano elementi concreti e circostanziati, non va in televisione, ma apre un'indagine o denuncia il fatto; diversamente, evita di parlare. Ha ragione l'ANM sul richiamo al dovere delle toghe, specie di quelle che ricoprono incarichi di garanzia in organi costituzionali, ad esprimersi con equilibrio e misura. La responsabilità delle nomine, il Ministro lo ha detto, è in capo al Ministro, il quale può pure cambiare idea, anche dopo aver proposto un incarico a qualcuno come è successo per con Di Matteo, per ragioni politiche; è normale che avvenga, fa parte del gioco democratico. Trovo molto grave, invece, che Di Matteo, che è un magistrato che stimiamo per il suo impegno contro la mafia, abbia insinuato invece che la nomina al DAP, la sua mancata nomina al DAP nel 2018 sia stata dovuta pressioni mafiose esercitate sul Ministro.
Questo Governo è sempre stato molto determinato nella lotta contro le organizzazioni criminali; è vero, nei giorni scorsi sono stati scarcerati alcuni mafiosi, un fatto grave e inaccettabile, raccontato purtroppo in modo propagandistico ancora una volta dall'opposizione, ma la verità è un'altra: i decreti approvati da questo Governo per affrontare l'emergenza sanitaria escludono espressamente che i condannati per mafia possano beneficiare della detenzione domiciliare, quelle scarcerazioni non c'entrano niente con i provvedimenti sul COVID, ma sono state possibili grazie a leggi presenti da anni nel nostro ordinamento. Al DAP, certo, dovevano essere più attenti nel fare le verifiche; hanno sbagliato e il dottor Basentini ha giustamente rassegnato le dimissioni, ma la risposta del Governo a questa grave sottovalutazione è stata immediata. Con le nuove norme approvate in questi giorni, sarà adesso necessario acquisire anche il parere della Procura antimafia sulle richieste di scarcerazione e i giudici dovranno rivalutare entro 15 giorni la permanenza dei motivi legati all'emergenza sanitaria che hanno giustificato la detenzione domiciliare. Queste misure dimostrano quanto sia prioritaria per questo Governo la lotta alla criminalità organizzata. Colpire la mafia dovrebbe essere l'obiettivo di tutti noi; devo constatare purtroppo che invece per alcune forze dell'opposizione anche la lotta alla mafia è un motivo per fare speculazione politica.
Il PD, in questa vicenda ha detto subito, attraverso il vicesegretario del partito, Orlando, che sarebbe stato gravissimo che un Ministro si dimettesse per i sospetti di un magistrato, ha ragione; ma per questo motivo penso che sia sbagliata anche la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni nei confronti del Ministro. Mi chiedo dove sia finita la cultura garantista di alcune forze politiche del centrodestra, soprattutto di Forza Italia. La richiesta di dimissioni del Ministro sarebbe stata legittima sul piano politico, anche se da noi non condivisa, se fosse arrivata all'esito di una discussione sulla giustizia. Trovo incredibile, invece, che sia stata costruita su strumentalizzazioni mediatiche e giustizialiste. Lo voglio dire anche a Italia Viva, che non ha ancora deciso come votare sulla mozione: guardate, colleghi, ci sono tanti modi per far valere le proprie ragioni nella maggioranza, quello che non va bene è giocare continuamente al rilancio, pur sapendo che questo comportamento contribuisce ad indebolire il Governo. Confrontiamoci di più e meglio; anche per noi ci sono questioni sulla giustizia che andrebbero riviste, approfondite, corrette, ma smettiamola di alzare su tutto l'asticella; non ci sono alternative a questo Governo. Sarebbe giusto, allora, abbassare i toni e lavorare assieme per individuare soluzioni condivise, facendo prevalere il senso di responsabilità necessario soprattutto in questo momento drammatico per il nostro Paese. Questa vicenda offre comunque, e concludo, a tutti noi un insegnamento, e glielo offre anche a lei, signor Ministro. Lei ha giustamente detto, riferendosi alle parole di Di Matteo, che bisogna sempre distinguere i fatti e la verità dalla percezione. Bene, Ministro, siamo felici che, dopo tanto tempo, anche lei, che ha indubbiamente contribuito in questi anni insieme al suo MoVimento, alla diffusione del pregiudizio giustizialista nel nostro Paese, sia giunto a questa conclusione. Noi sosteniamo, da sempre, che è sbagliata la cultura del sospetto, che spesso travolge la vita di persone innocenti. La speranza, allora, è che davvero questa vicenda possa essere servita per insegnare a tutti noi quanto sia pericoloso e sbagliato colpire qualcuno solo per un sospetto o per un'insinuazione.