Data: 
Mercoledì, 1 Aprile, 2020
Nome: 
Elena Carnevali

Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, grazie Ministro Speranza per la sua relazione, per la sua sobrietà, per il suo impegno. Conosciamo bene che cosa rappresenta per lei e per tutto il Governo il peso enorme della responsabilità senza precedenti a cui siete stati chiamati e siamo chiamati. Abbiamo fatto scelte durissime per questo Paese e per i suoi cittadini: decisioni che sono mutate nel tempo guidate dal mondo scientifico, che hanno imposto misure sempre più restrittive all'avanzare del virus che si trasmetteva con tutta la sua potenza virale. Avete scelto di condividerle con tutta la rappresentanza politica, istituzionale, imprenditoriale, sindacale; avete operato perché non ci fosse un conflitto tra salute e lavoro: ve ne siamo grati. Dobbiamo iniziare ora, senza alcun cedimento verso l'uscita dall'epidemia, ad immaginare e mettere in campo, come già stiamo facendo, le azioni necessarie per la ricostruzione sociale ed economica del Paese. La missione per tutte le nazioni - a noi è toccato per primi in Europa - era e rimane di sconfiggere l'epidemia e per questa ragione non possiamo permetterci nessun arretramento verso i comportamenti individuali che abbiamo fortemente rispettato, per consolidare quel barlume di speranza e di miglioramento cui stiamo assistendo. Abbiamo il dovere di continuare a dimostrare che lo Stato c'è a dimostrare che, nel rispetto della Carta costituzionale e delle conseguenti materie concorrenti in primis la sanità ma anche tutta la parte socio-sanitaria e socioassistenziale, tutti stanno collaborando con ogni mezzo, risorsa, professionalità, strumenti per salvare vite umane e per garantire cure ed assistenza a tutti perché, nelle sue debolezze, questo è un grande Paese nel quale in meno di un mese, come ci ha detto, sono stati realizzati il 75 per cento dei posti di terapia intensiva, abbiamo triplicato i posti COVID e, come bene ricordava il Ministro, in alcune specialità siamo stati capaci di incrementarli del 400 per cento. Questo bene inestimabile garantisce le cure gratuite senza distinzione alcuna di censo, di età, di provenienza. Ringrazio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che con il suo discorso alla nazione, con il suo discorso di oggi, ha penetrato le coscienze di ognuno e richiamato le ragioni di unità in questo passaggio arduo, a tratti spietato per le perdite di vite umane, che vanno ben oltre i dati come i sindaci della mia provincia di Bergamo hanno potuto certificare. Stiamo parlando di oltre 4.500 vittime. Abbiamo affidato i nostri cari alla cura e alla professionalità del personale ospedaliero territoriale, degli amministratori, dei tecnici dalla prima all'ultima fila insieme ai volontari, al terzo settore, alle ONG, alle forze dell'ordine nazionale locale e alla filiera dei beni essenziali, ai farmacisti, che hanno lavorato in questa emergenza sanitaria per garantire e sostenere i più fragili e assicurare al meglio le cure per tutti. Loro hanno sostenuto per noi i nostri cari nell'ultimo respiro; loro ci hanno permesso di salutarli… (Applausi) a distanza e di rincuorarli; loro con i segni della fatica e delle impronte sul viso hanno messo per noi tutto il carico di umanità e di fratellanza. A loro dobbiamo riconoscere di più, Ministro, il lavoro straordinario che dobbiamo continuare a sostenere perché la resilienza di questi mesi lascerà segni che sono incancellabili. Loro hanno fatto in modo che il Sistema sanitario nazionale reggesse per noi l'urto di questo tsunami. In questa pandemia globale l'Italia è stata, nostro malgrado, anche un esempio di come reagire al contagio. Un pensiero permettetemelo va a tutti i sindaci, a tutti gli amministratori: le nostre città, i nostri paesi sono mutati, trasfigurati nei giorni in cui stare affianco alle comunità provate, sconfortate ed avvilite è stata davvero ed è un'impresa eroica quotidiana. Nei territori marchiati dal dolore, a cui va tutto il nostro cordoglio, di Bergamo, Lodi, Brescia, Cremona, Piacenza e in tante altre parti del Paese, segnate indelebilmente e marchiate a pelle nell'anima, in poche settimane se ne sono andati i pilastri che hanno sostenuto il nostro tessuto sociale, culturale e politico insieme a tanti familiari, ai numerosi anziani nelle case di riposo falcidiati dall'epidemia. Spero davvero che ai territori più colpiti del Paese vengano riconosciuti tutti gli sforzi che sono stati messi in campo. Come ho rappresentato questa epidemia e come ci ricordava prima il collega Fontana, non dimenticheremo mai l'immagine del convoglio delle Forze armate. Da questa prova tragica, inedita e a tratti spietata desideriamo solo che si possa vedere la luce in fondo al tunnel. In queste province nella mia terra bergamasca si cura, si soffre ma si reagisce e si resiste. In tempi che sono analoghi ai tempi cinesi abbiamo allestito 200 posti per la convalescenza, un ospedale da campo grazie alle disponibilità dell'ANA, degli artigiani, dei volontari: ci lavoreranno i medici, gli infermieri che, con altissimo senso civico e responsabilità, hanno risposto al bando della Protezione civile, che ringrazio. Ringrazio anche il Ministro Boccia per la sua vicinanza, tutti i Ministri e i sottosegretari che sono stati vicino a noi; medici e infermieri che sono arrivati da altre nazioni per questa solidarietà grazie all'impegno dei Ministeri e delle ambasciate, perché l'Italia è anche questo. Sin dall'inizio dell'epidemia abbiamo messo in campo quasi oltre 3 miliardi di euro tra le risorse per la Protezione civile e quelle che abbiamo dato al Fondo sanitario. Ci ha ricordato come abbiamo messo in campo tutti gli strumenti possibili di semplificazione per assumere ogni profilo sanitario e socio-sanitario che serve a per l'emergenza. Ci sono voluti anni e molti Governi per iniziare ad invertire il depauperamento del capitale umano: l'abbiamo iniziato noi e qui deve essere solo l'inizio di un cambiamento radicale. Di fronte a questa calamità epidemica in tutti i livelli istituzionali abbiamo cercato di fare al meglio per reperire forniture e strumenti di protezione individuale innanzitutto per tutti gli operatori sanitari, senza però dimenticarci anche degli altri operatori e le attrezzature indispensabili per la sopravvivenza dei pazienti come i tamponi o l'ossigeno che, dopo i farmaci, sono la più grande terapia utilizzata nei pazienti per COVID. È stata ed è una lotta dura in un mercato feroce dettato soprattutto dalla concorrenza e dal protezionismo. Non abbiamo risparmiato neanche un centesimo, neanche un euro. Non è quindi una questione di soldi che ci sono: abbiamo fatto contratti per oltre mezzo miliardo di euro ma molto dobbiamo ancora fare sulla possibilità di acquisto, che peraltro anche alle regioni non è mai stata inibita. Semplifichiamo al meglio le modalità per sostenere le imprese italiane che celermente si sono convertite per garantirci maggiore autonomia dal mercato estero e offrire al personale strumenti realmente protettivi. Ringrazio il commissario Borrelli e il commissario Arcuri per lo sforzo operato per fornire le regioni a cui spetta poi il compito di ridistribuirli sui loro territori. Diciamolo con franchezza ai cittadini: le difficoltà incontrate sia dallo Stato sia dalle regioni dipendono anche da un altro fattore. Per decenni abbiamo smontato alcuni settori produttivi; abbiamo anche ragionato per gare al massimo ribasso. Quindi la dialettica tra la politica e alcuni presidenti di regione forse lascia il tempo per molti cittadini. Contrapponiamo, invece, disponibilità e trasparenza rispetto alle spese e al materiale fornito. Che senso a delegittimare costantemente l'azione dello Stato in un momento in cui le persone vedono messe in discussione le loro certezze e si misurano con la fragilità dell'esistenza umana?

Ma siete così certi che porti a una buona resa politica? E chiudo con alcune considerazioni che reputo per me importanti: basta con il rapporto conflittuale con la scienza, basta mettere in discussione il valore della prevenzione, dove spendiamo ancora oggi il 5 per cento, basta con le terapie antiscientifiche sui vaccini, perché il vaccino è l'unica vera, lo abbiamo detto, cura e prevenzione contro l'epidemia. Basta con i pregiudizi nei confronti della necessità di investire in ricerca, in farmaceutica e nelle filiere fondamentali della salute. Recuperiamo il valore della medicina di territorio, e non è lesa maestà avere segnalato che ci sono delle fragilità sui territori. Recuperiamo la separatezza tra la rete ospedaliera e quella sociosanitaria assistenziale. E infine, e non da ultimo, in questa dolorosa esperienza, se vogliamo insegnare qualche cosa a noi stessi, innanzitutto dobbiamo riuscire a fare in modo di applicare i piani di emergenza epidemica, dobbiamo fare in modo che la tracciabilità di questa storia epidemica riesca ad essere un patrimonio comune.

A chi fare i tamponi, come e perché deve diventare un comportamento uniforme, così come le indagini anticorpali. Lo dobbiamo agli 8.500 sanitari che si sono ammalati, alle vittime sul lavoro, a quando potremo iniziare ad ammorbidire le cure per il contenimento sanitario. Sono certa, Ministra, che con il suo aiuto, con quello del comitato tecnico-scientifico, che non è mai venuto meno, riusciremo a porre fine alla babele a cui stiamo assistendo. Questa tragedia della storia deve chiamare in particolare i capi degli Stati d'Europa ad un'unità compiuta. Che il messaggio di oggi del Presidente della Repubblica arriva e giunga anche nelle terre europee.