Data: 
Giovedì, 30 Aprile, 2020
Nome: 
Andrea Orlando

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, voglio ringraziarla per il quadro di riferimento che ci ha offerto e voglio anche unirmi al suo ringraziamento a tutto il personale sanitario che in questi mesi e in queste settimane si è prodigato, ai lavoratori che hanno consentito la prosecuzione dell'attività di servizi pubblici essenziali e anche di tanta parte dell'attività economica e in particolare delle lavoratrici, delle donne che hanno dovuto con più difficoltà in questa fase coniugare attività familiare con il lavoro. A queste donne forse bisognerebbe, superata l'emergenza, dare un maggior riconoscimento anche nei luoghi che preparano la fase 2.

Vorrei fare un ringraziamento irrituale, signor Presidente, vorrei ringraziare il legislatore, questa entità astratta, nella fattispecie il legislatore che nel 1978 ci ha regalato un sistema sanitario pubblico ed universalistico. I Ministri Anselmi ed Aniasi che edificarono questo monumento democratico - voglio chiamarlo così – perché, vedete, noi ci potremo rimproverare molti errori e preghiamo che siano i meno possibili ma nessuno di noi avrà sulla coscienza il fatto che nel nostro Paese qualcuno viene discriminato per censo rispetto all'accesso alle cure. Lei ha risposto alle questioni sollevate sull'utilizzo di strumenti di carattere eccezionale.

Fa piacere sapere che in questo momento è tornato un forte afflato e un amore per la centralità del Parlamento: viene dagli stessi che si sottraevano alla discussione parlamentare quando dovevano riferire di fatti gravissimi. Mi auguro che questa discussione superi anche le tentazioni antipolitiche che hanno raccontato agli italiani che tutti i problemi del Paese nascevano da qui: mettiamoli via una volta per tutte gli apriscatole. Mi auguro anche che siano superate le pulsioni verticistiche.

Ora io credo che lei abbia spiegato giustamente come questi strumenti siano un male necessario. Mi auguro che con il superamento della fase emergenziale questo male sia utilizzato quanto meno possibile e superato. Però la centralità del Parlamento si afferma anche facendo vivere qui un dibattito all'altezza della situazione del Paese e non mi riferisco soltanto alle prestazioni cabarettistiche alle quali abbiamo assistito anche quest'oggi. Mi riferisco a mitologie che dovrebbero essere cancellate dal nostro dibattito. La prima è che ci sia qualcuno nel mondo che ha trovato la ricetta mediante la quale si fronteggia in modo ottimale la crisi: non c'è, non c'è. Vedete l'incertezza, l'imprevedibilità delle decisioni non è il frutto della stravaganza dei governanti. Se guardiamo il rimprovero è fatto a tutti i governanti questo momento nell'Occidente: certo, dove non c'è la democrazia il tema si pone meno ma non farei cambio ecco da questo punto di vista. Qual è il rilievo che viene fatto? Il fatto che non c'è una risposta certa: non c'è una risposta certa perché noi non sappiamo ancora chi stiamo combattendo e, siccome non sappiamo chi stiamo combattendo, non sappiamo quali saranno le sue prossime mosse e ci dovremmo rassegnare a un progressivo aggiustamento e a una flessibilità dei provvedimenti perché questo sarà inevitabile e non c'è nessuno nel mondo che può dire il contrario. Sono ancora divertito, se si può dire, dagli entusiastici sostenitori di Boris Johnson anche nel nostro Paese.

Non è vero che questo Paese è stato bloccato dal lockdown: voglio dirlo perché, a proposito del fatto che noi non sappiamo cosa succede, siccome ognuno di noi vive in una realtà e la vive in questo momento con maggiore intensità, io ho visto nel corso di questi mesi, nel palazzo in cui abito e nelle case vicino ad esso, persone che progressivamente sono tornate al lavoro perché anche nella fase di lockdown, con il meccanismo del silenzio-assenso e della autorizzazione delle prefetture, le persone sono tornate al lavoro e io le voglio ringraziare perché, se non lo raccontiamo, non raccontiamo di tanti operai, di tante lavoratrici che si stanno sacrificando correndo dei rischi in queste settimane  Non esiste un bivio - voglio dirlo a tutti - non esiste un bivio nel quale, da una parte, c'è la strada della libertà percorsa o che vorrebbero percorrere gli intrepidi e, dall'altra, quella della pavidità che è percorsa da qualcuno che addirittura ha quasi gusto a imporre dei divieti e delle restrizioni. Non ci sono queste due strade perché non esiste una ripresa economica senza una sicurezza sanitaria; non esiste un posto o una meta turistica dove non c'è capacità di dominare l'andamento della curva epidemiologica; non si va a fare shopping nel dove si crede che ci si possa contagiare. Dire agli imprenditori che so che basterà togliere i vincoli per farli ripartire è prenderli in giro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali): è prenderli in giro. Lo sa benissimo il governatore Totti e la governatrice Santelli che hanno cercato una scorciatoia: a dire loro di no non sono state le forze di opposizione o non solo loro, sono stati i sindaci dei loro territori perché sanno che il nostro nemico non sono i DPCM. Il nostro nemico è la paura e la paura si sconfigge soltanto sconfiggendo l'andamento incontrollato del contagio: questo è il dato che è una variabile economica oltre che sanitaria. Per questa ragione ritengo che noi dobbiamo apprezzare le parole che lei ci ha detto oggi, dicendo che laddove questa curva determina degli andamenti di carattere positivo sarà giusto anche ripensare le indicazioni che sono emerse fino a qui. Proprio perché penso che, laddove il conteggio in qualche modo è oggi sotto controllo, non sconfitto, noi ci mettiamo nelle condizioni di fare qualche passo più lungo. Vedete penso che agli imprenditori dovremmo dire che in molti settori, quelli più direttamente legati alla socialità, quelli più legati direttamente al tempo libero bisognerà realizzare misure di sostegno strutturale ancora per un periodo lungo e non illudersi che semplicemente tirando su la sa la serranda avranno risolto i loro problemi.

Io non mi rassegno, nonostante gli interventi di oggi, all'idea che non ci possa essere collaborazione tra maggioranza e opposizione; non mi rassegno. E per questo io propongo due terreni sui quali questo confronto si può e si deve sviluppare, che sono stati indicati anche nelle parole del Presidente del Consiglio. Il primo riguarda l'effettività delle misure assunte. In queste settimane, saranno tanti, saranno pochi: sono quelli che ci possiamo permettere, perché nessuno ci ha dato i soldi del Monopoly, vorrei dirlo a tanti colleghi. Il loro lavoro, e lo dobbiamo dire con grande nettezza. Lei, Presidente, ha chiesto un atto d'amore: io più sommessamente chiederei un atto di responsabilità, perché noi in questi anni abbiamo spiegato agli italiani, quando si faceva propaganda a buon mercato, che un'economia avanzata non può funzionare senza un sistema creditizio, e se saltavano le banche prima o poi sarebbe saltata anche l'economia; ma ora vale il contrario: un sistema creditizio non può stare in piedi se non c'è una ripresa del tessuto produttivo, e questo io penso che sia un elemento che alle banche vada rappresentato con forza. E lo possiamo fare tutti insieme, perché credo che su questo non ci siano divisioni in quest'Aula.

La seconda questione è la lotta alla burocrazia. Sarebbe davvero un paradosso se lo sforzo fatto per recuperare risorse a livello europeo e a livello nazionale alla fine si incagliasse in una burocrazia che non è in grado di sostenere la velocità della spesa. Noi abbiamo fatto delle proposte e ne faremo delle altre nelle prossime settimane, e proporremo anche delle norme che vanno in questa direzione: so che anche il Governo sta facendo un lavoro che va in questo senso. Non facciamo una discussione astratta su ipotetiche deregulation: non hanno portato bene dove sono state realizzate, semmai lavoriamo su ipotesi di semplificazione, e anche circoscriviamo gli ambiti nei quali la pubblica amministrazione è strettamente necessario che intervenga.

Noi crediamo che ci siano degli ambiti nei quali la pubblica amministrazione non è strettamente necessario che entri: per esempio gli interventi di adeguamento alla normativa COVID e quelli strutturali delle piccole attività in questo momento noi non vogliamo che siano sottoposti ad autocertificazione, vogliamo che siano liberalizzati, secondo un principio per il quale il piccolo non può fare grandi danni. Bisogna fidarsi in questo momento delle imprese, non c'è un'altra strada.

Ecco, noi, Presidente, la sosterremo come stiamo facendo con le nostre idee e con responsabilità, che non deriva dal fatto che siamo in maggioranza, ma deriva dal fatto che siamo consapevoli del ruolo che ci è stato assegnato, e che in questo momento lacerazioni, divisioni, polemiche, ipotesi di manovre non soltanto non servono alle istituzioni, ma finiscono semplicemente per disorientare e spaventare un popolo che è già spaventato e disorientato. Sappiamo, proprio perché non ci sono i soldi del Monopoli, che un Paese che sarà costretto ad emettere debito, e poi siamo disponibili a raccogliere tutte le indicazioni geniali che stanno venendo su questo terreno; comunque sia, un Paese che è costretto a emettere debito ha un problema aggiuntivo agli altri, quello di essere credibile. In questo momento lo spread è una tassa sulle stupidaggini e sugli slogan: tante più stupidaggini e tanti più slogan si metteranno in circolazione, tanto più alto sarà il prezzo che noi dovremo pagare. E questo elemento lo dobbiamo avere chiaro quando animiamo il nostro dibattito: guai se ci autocensuriamo quando pensiamo qualcosa di fondamentale da dire, ma guai se non sappiamo misurare le parole in un momento come questo.

E concludo, Presidente. Di fronte ad un Paese che sarà costretto a fare i conti con una realtà drammatica, noi sappiamo qual era la realtà drammatica che le persone sono chiamate a vivere. Ci sarà un'onda di malessere enorme; ci sono due strade: cavalcarla o provare a dare una risposta politica. Noi vogliamo percorrere questa seconda, perché crediamo che sia corrispondente al ruolo che ci è assegnato e alla storia migliore della Repubblica di questo Paese.