Data: 
Martedì, 21 Aprile, 2020
Nome: 
Graziano Delrio

Grazie, Presidente. Grazie, signor Presidente del Consiglio, per la sua relazione puntuale, esauriente, e anche, io credo, che rappresenta lo spirito di tutto il Paese, uno spirito di collaborazione, a cui lei ha invitato il Parlamento e di cui la ringrazio, uno spirito di unione delle forze.

Prima di tutto consenta, a nome dei democratici italiani, di rinnovare il cordoglio per le vittime di questa pandemia e la vicinanza ai loro cari, ai loro familiari. Anche oggi abbiamo un bollettino terribile: dietro quei numeri ci sono dei morti, che sono persone, una per una, e mancano uno per uno ai loro familiari, mancano i loro volti, mancano le persone che sono care, e quindi dobbiamo ricordarci di questi. Specialmente perché gran parte di loro sono anziani, e questo Paese è dove è, è uno dei grandi Paesi del mondo, perché ha camminato sulle spalle di queste persone (Applausi).

Mi permetta ancora di ringraziare davvero, come hanno già fatto altri colleghi, i medici, gli infermieri, il personale sanitario, la Protezione civile, i volontari, i lavoratori e le lavoratrici che a rischio della loro salute hanno tenuto aperte le aziende fondamentali, i lavoratori anche dell'informazione. Insomma, tutti quanti, ma soprattutto i cittadini, col loro senso civico, altissimo senso civico, ci stanno cominciando a far vedere una piccola luce in questa notte buia in cui siamo immersi.

Del silenzio che ha invaso le nostre città, Presidente, noi siamo orgogliosi, perché è un silenzio che parla: parla di generosità, di altruismo, di rispetto delle regole, di senso della comunità e di senso dello Stato. È un silenzio forte, che viene da un Paese forte. A questa grande adesione, a questo grande silenzio, a questa grande compostezza degli italiani comuni si deve il fatto appunto che riusciamo piano piano a intravedere il nostro futuro in maniera meno buia.

Non esisteva un libretto delle istruzioni per questa grande crisi: non c'era, non era disponibile. È la crisi più grave, lo hanno detto in tanti, dalla Seconda guerra mondiale, e ce lo ricordano anche i dati drammatici dell'economia, con un lavoratore su due costretto all'inattività, una previsione di calo del prodotto interno lordo a doppia cifra. Siamo di fronte a una sfida senza precedenti: nei nostri atti, nelle nostre parole anche, credo non debba mai venir meno questa consapevolezza, non per giustificare dove abbiamo sbagliato, ma per capire che dobbiamo fare scelte coraggiose e innovative, per capire che questo sarebbe il tempo, per tutti, di un atteggiamento costituente, di un atteggiamento di collaborazione.

E devo dire, questo spirito di collaborazione e convergenza io non l'ho trovato oggi in alcune parole del collega Molinari: anzi, ho trovato il desiderio di portare nelle aule dei tribunali i morti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo non va bene, perché in quelle aule si potrebbe poi giudicare perché alcune regioni hanno un tasso di mortalità di un certo tipo e altre hanno un tasso di mortalità di un altro tipo. Non mi aspettavo parole polemiche dagli amici del centrodestra oggi, non me le aspettavo: questo non è il momento (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non è il momento di… Non è il momento (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… Non è il momento di portare alle responsabilità: non mi pare che il Presidente del Consiglio, colleghi, oggi vi abbia accusato di nulla, di nulla (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Di nulla vi ha accusati. Non avete ascoltato bene: non vi ha accusati di nulla, vi ha chiesto collaborazione, vi ha ringraziato (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Vi ha ringraziato. Non costringetemi a fare l'avvocato del Presidente, è già abbastanza bravo di suo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi aspettavo un… Mi aspettavo un atteggiamento di proposta; ma credo che gli italiani sapranno giudicare poi le responsabilità di ognuno: chi ha agito per il bene della nazione e chi ha speculato per la propria parte politica.

In occasione della sua precedente comunicazione, Presidente, il 25 marzo, dissi che dovevamo fare tutto ciò che era necessario, niente di meno, tutto quanto era necessario perché nessun lavoratore dovesse perdere il suo lavoro, la sua possibilità di mantenere la propria famiglia, nessuna impresa dovesse chiudere, nessuna persona, specialmente se fragile o abbandonata, essere dimenticata. Lei oggi ha riparlato di queste persone, e le sono grato, le siamo grati; e riconosco al Governo di avere agito con tempestività con il primo decreto-legge subito per aiutare la situazione del Paese in prima difficoltà, poi col decreto-legge “liquidità”, importantissimo. Ci sono cose che forse non vanno, ci sono banche che forse mettono troppo tempo ad erogare il finanziamento? Noi vigileremo, il Parlamento deve vigilare, perché avvenga tutto secondo quello che era nelle intenzioni e nella volontà del Governo e del Parlamento stesso: fornire agli imprenditori, a coloro che soffrono in questo momento, possibilità di liquidità adeguate, dell'ordine di cui usufruiscono anche i loro colleghi, francesi, tedeschi, eccetera. Noi saremo quindi qui per vigilare, ma siamo convinti che quei provvedimenti vadano nella direzione giusta.

E così salutiamo con grande piacere il fatto che lei tornerà in Parlamento, il suo Governo tornerà in Parlamento, per chiedere una nuova autorizzazione allo sforamento. Abbiamo bisogno, abbiamo necessità di questi soldi: abbiamo assolutamente bisogno di riuscire a dare speranza ai nostri cittadini, a dare speranza ai nostri imprenditori. Quello che ci potrà mancare nelle prossime settimane, nei prossimi mesi è proprio questa speranza: non lasciamo che i nostri concittadini, che le nostre imprese, che le nostre famiglie si sentano abbandonate e che non vedano il futuro; dobbiamo essere loro sempre più vicini. E siccome ogni settimana di blocco costa circa 9 miliardi, lo 0,5 per cento del PIL, è chiaro che tutti noi attendiamo con ansia la possibilità di ricominciare, di rinascere. Di farlo in piena sicurezza, ripeto, perché non ci potrà essere un Paese che rinasce se non sarà in piena salute, perché i fattori sono dipendenti e scollegare il tema della sicurezza della salute dal tema del lavoro è un grandissimo errore che non va commesso.

Abbiamo bisogno per questo però di non procedere ognuno per conto proprio, ma di procedere come un grande Paese, con delle linee guida nazionali: come chiedono anche i sindacati, come chiedono gli imprenditori. Dobbiamo fare tesoro dei dati dell'esperienza che abbiamo maturato in questi mesi e offrire a tutti i soggetti interessati un chiaro quadro di quando, chi e come. Quando, chi e come. E dobbiamo farlo insieme, noi qui rinnoviamo l'invito a farlo insieme alle altre istituzioni, che ringraziamo per il loro lavoro in questi mesi: i presidenti delle regioni, i sindaci, tutti coloro che hanno responsabilità pubblica. Su di loro è gravato un peso enorme in questo periodo, come sul Governo, e crediamo che insieme possano portarlo meglio, questo peso. La ripartenza quindi deve avvenire in maniera coordinata e condivisa: queste sono le due parole che noi ci permettiamo di suggerire, ma che ci pare di avere colto nelle sue parole.

Sull'Europa poi vanno dette parole di verità; e qui io veramente vorrei che facessimo un'analisi molto serena di quello che è successo. Questa volta l'Europa, con le sue istituzioni comunitarie, anche grazie alla presenza nelle istituzioni comunitarie di nostri rappresentanti di un Governo italiano che si è fatto ascoltare con la voce giusta… Non basta urlare in Europa, bisogna farsi capire; si può urlare senza farsi capire e, quindi, non fare gli interessi del proprio Paese. Bisogna farsi capire, e secondo me l'Europa ha capito e l'Europa c'è stata.

Abbiamo visto più Europa negli ultimi venti giorni di quanto ne abbiamo visto negli ultimi vent'anni, Presidente. Più Europa in questi venti giorni che negli ultimi vent'anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Quanto tempo abbiamo combattuto contro il Patto di stabilità nel 2011? Io vorrei che un po' di memoria però l'avessimo, perché io nel 2011 ero presidente dei sindaci, e mi ricordo le battaglie che facemmo contro il Patto di stabilità da sindaci. Mi ricordo questa cosa, come mi ricordo anche chi fece il MES, il Governo che impostò il MES. Ma perché? Mi permetta, onorevole Gelmini, lei ha parlato di una patrimoniale, ma noi non abbiamo proposto nessuna patrimoniale, immagino che sappiate distinguere tra patrimonio e reddito, sono due cose leggermente diverse. Peraltro, è la cosa che propose e approvò il Governo Berlusconi nel 2011 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Approvò esattamente la stessa misura, però la propaganda politica toglie un po' di serenità al dibattito.

Vorrei, però, ristabilire la verità su questo dibattito sull'Europa. L'Europa ha tolto il Patto di stabilità, ha fortemente ridotto la limitazione agli aiuti di Stato, ed è il motivo per cui noi stiamo approvando alcuni provvedimenti. L'Europa ha, come avete detto, finalmente approvato l'assicurazione contro la disoccupazione, una battaglia che da cinque anni è stata combattuta dai nostri Governi senza successo, dal nostro collega Padoan in prima persona ogni volta che andava all'Eurogruppo a parlare della necessità di avere un sistema di protezione sociale europeo. L'Europa ha messo in campo con la BEI questi 200 miliardi. L'Europa ha messo in campo, appunto con la BCE, soprattutto, una potenza di fuoco senza precedenti. È vero, l'ha fatto con qualche ritardo, ma ha chiesto persino scusa, e anche questo è un avvenimento, Presidente. Quindi, non dobbiamo più pensare all'Europa se non perché dobbiamo combattere insieme agli europei, insieme ai Governi europei per ottenere il Fondo di rinascita, il Recovery Fund. Certo, questa è la nostra grande battaglia, questa è la vera battaglia che dobbiamo combattere, ma io qui mi permetto di dire, signor Presidente, che lei siede su una sedia di un uomo che ha combattuto grandi battaglie, ma le ha combattute non con l'arroganza, e non perché aveva alle spalle una grande potenza industriale, ma le ha combattute con la visione. Quando Alcide De Gasperi ha convinto gli altri Stati europei a fondare e a fare la Comunità Europea, la Comunità Economica Europea, quando convinse gli altri Stati europei a portare ai Parlamenti la Comunità Europea di Difesa, cioè un esercito comune, quando convinse che attraverso l'europeismo avremmo vinto i nazionalismi e avremmo superato le tragedie della guerra, quando Alcide De Gasperi ha fatto queste cose ha messo in campo una visione per farci intendere che in Europa non abbiamo bisogno di fare i conticini, abbiamo bisogno di presentare una visione (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Quando parla con i suoi colleghi europei faccia capire agli europei ... che non abbiamo bisogno di notai o di calcolini, ma abbiamo bisogno di riscoprire la tradizione che ha fatto grande l'Europa, che ne ha fatto un grande continente, esempio di pace, di democrazia e di sviluppo a tutto il mondo. A tutto il mondo! E comunichi, ricordi agli altri Paesi europei, quelli più scettici, che l'Europa deve viversi come un unico popolo, che deve viversi come un popolo che stringe alleanze, perché solo attraverso le alleanze si vincono le guerre. Convinca i suoi colleghi europei che solamente mettendo insieme il dolore, la disgrazia e le difficoltà di questo momento, usando insieme la forza che abbiamo, ne usciremo più forti. Ha detto giustamente il Ministro Amendola, uno dei Ministri del suo Governo, che adesso tocca al Consiglio dei Capi di Stato e di Governo pronunciare il whatever it takes, tutto quello di cui c'è bisogno. Quindi, lei può difendere le nostre ragioni non con dei lamenti, non facendo vittimismo, ma semplicemente dimostrando che di più Europa non ha bisogno l'Italia, di più Europa hanno bisogno tutti, a partire da coloro che oggi non capiscono. E devono capire che solo attraverso questo grande piano di rinascita noi potremo davvero combattere e vincere questa battaglia, che è una battaglia storica. E poi, mi consenta, anche sul MES, io credo che questo sia un altro dei successi che l'azione del Governo ha ottenuto a livello dell'Eurogruppo. È stato un successo sentir dire da alcuni personaggi della Commissione europea che il MES senza condizionalità si può fare. Nessuno di noi vuole il MES greco, il Presidente del Consiglio oggi l'ha detto in maniera chiarissima: non vuole avere linee di credito con condizionalità e si aspetta che questo sia scritto nero su bianco Io non penso che nessuno possa attaccarsi a questioni nominalistiche, se ci sarà bisogno di una linea di credito per sostenere la sanità. Poi, sul fatto che 36 miliardi siano pochi, da medico e da ricercatore mi permetto di ricordare che è più o meno il 25 per cento del bilancio della sanità italiana. Questo in primo luogo. In secondo luogo, che abbiamo piccoli problemi, tipo le borse per gli specializzandi, tipo togliere l'IVA sui prodotti per la ricerca, tipo potenziare i nostri ospedali, tipo seguire le cinque linee guida del Ministero della Salute. Oggi il Presidente del Consiglio vi ha parlato delle cinque linee guida del Ministero della Salute: mi aspettavo si aprisse un dibattito su questo, perché questo è il benessere del Paese, questo è quello che il Governo ci sta proponendo. Io le trovo molto ragionevoli, intelligenti, belle, giuste. Allora, non penso che il MES, se ci sarà bisogno, questa nuova linea, se sarà scritta così: lei è stato preciso, io concordo pienamente con le sue parole. Se sarà scritta così, senza condizionalità, perché no, se ne avremo bisogno? Poi se non ne abbiamo bisogno perché siamo troppo bravi, allora va bene. Comunque, lei ha il convinto appoggio dei Democratici italiani in questa nuova battaglia, in questo nuovo impegno per una rinascita europea, che sarà anche la rinascita dell'Italia - noi ce lo auguriamo - per un nuova primavera. E siccome appunto nel 1957, proprio a marzo del 1957 abbiamo avuto il Trattato costitutivo della Comunità Economica Europea, qui a Roma, penso che questo sia il momento giusto per riportare con forza la nostra visione fortemente europeista, fortemente interessata al multilateralismo, fortemente interessata alla cooperazione tra gli Stati e non alla competizione tra gli Stati. Questa è una bellissima occasione per il nostro Paese. Questa può essere la primavera dell'Italia. E lo ricordiamo oggi, mentre ci stiamo apprestando con gioia a celebrare e a ringraziare la Resistenza e il 25 aprile, che ci ha donato la libertà.