Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 18 Aprile, 2016
Nome: 
Michela Marzano

 

Grazie, Presidente. In questo dibattito abbiamo sentito definire questa pratica – dico questa pratica perché cercherò poi di spiegare che si tratta di pratiche e non di una pratica al singolare – come immorale, aberrante, disumana, abominevole, contraria alla dignità umana, una pratica in cui ci sarebbe la disponibilità incondizionata da parte della donna del proprio corpo, una pratica di sfruttamento del corpo umano, l'inserzione del mercato all'interno della genitorialità, della maternità e della paternità. 
Ebbene, signor Presidente, di cosa stiamo parlando esattamente ? E faccio questa domanda non perché sia retorica ma perché, avendo ascoltato i colleghi e le colleghe, mi viene veramente da chiedermi di che cosa stiamo parlando. Tutte queste mozioni presentate e quelle che saranno ancora presentate parlano di una serie di pratiche: si parla di maternità surrogata, si parla di «utero in affitto», si parla di gestazione per altri. Termini diversi, che rinviano anche a pratiche leggermente diverse. Quindi, noi dovremmo forse anche intenderci su cosa esattamente parliamo quando parliamo di gestazione per altri, di «utero in affitto», di maternità surrogata. È necessario, quindi, distinguere per non aumentare la quantità di confusione e di sofferenza che c’è nel mondo, come avrebbe detto Albert Camus, il quale ha ben spiegato che prima di affrontare qualunque tipo di problema le cose del mondo andrebbero nominate in maniera chiara, proprio perché altrimenti non si fa altro che aumentare la quantità di disordine e di sofferenza. 
Iniziamo, allora, con il distinguere ciò che è distinguibile; per esempio, distinguere la gestazione per altri lucrativa dalla gestazione per altri altruistica. E per quale motivo parto da questa distinzione fondamentale ? Perché un conto è parlare di remunerazione, di alta remunerazione, di commerciabilità del corpo umano, come effettivamente accade in alcuni Paesi, altro conto è parlare di questa pratica che permette a una coppia di poter avere un bambino, laddove si sia in presenza di sterilità o di un'impossibilità. Le impossibilità – io lo ricordo ai colleghi – talvolta nella vita sono molteplici e non è la semplice capacità biologica che si trasforma automaticamente in capacità genitoriale (ma questo era un inciso). Dunque, dicevo che esistono anche altri Paesi in cui la gestazione per altri avviene in maniera altruistica, in cui ci si è confrontati solo rispetto a un rimborso spese. Quindi, se dico questo è molto importante, perché siamo confrontati a pratiche diverse. Si può essere confrontati a forme di sfruttamento laddove non c’è un quadro giuridico chiaro, ma si può anche essere confrontati a pratiche all'interno delle quali le regole sono chiare, all'interno delle quali viene dato un libero consenso da parte della donna, all'interno del quale la donna porta avanti una gravidanza per conto di terzi e lo fa per motivazioni altruistiche. 
Questa prima distinzione mi permette di introdurne un'altra molto importante a livello di principi. Io ho sentito parlare, in maniera indistinta, di principio di non commerciabilità e di principio di non disponibilità. Per quale motivo è importante chiarire ? Perché quando ci si riferisce al celebre articolo 21 della Convenzione di Oviedo del 1997 viene chiaramente citata la necessità di riconoscere il principio di non commerciabilità del corpo umano, ma la non commerciabilità del corpo umano non ha niente a che vedere con la non disponibilità. Il nostro corpo è, certo, ciò che siamo, ma il nostro corpo è anche ciò che abbiamo e, se noi abbiamo qualcosa, vuol dire che noi possiamo anche donare questo qualcosa che noi abbiamo. Se il corpo fosse veramente indisponibile non sarebbe nemmeno possibile e legittima la donazione degli organi. Ora, noi sappiamo che non solo è legittima questa pratica, ma viene anche considerata una pratica altamente etica, altamente altruistica, che permette di salvare la vita di molte persone. Quindi, non intangibilità del corpo ma non commerciabilità, punto essenziale per distinguere – poi, distinzione che viene direttamente da quella della gestazione lucrativa e della gestazione altruistica – e che ci permette di far chiarezza. Se noi vogliamo contrapporci alla commerciabilità, al mercato e a tutti gli argomenti che sono stati detti, dobbiamo anche stare molto attenti a non confondere la commerciabilità con l'intangibilità. 
Poi c’è un altro punto fondamentale che deriva sempre da questa distinzione. La collega Giuliani ha parlato della necessità di uscire dalla disponibilità incondizionata del corpo femminile. Io sono perfettamente d'accordo, ma nel momento in cui siamo confrontati a una gestazione peraltro altruistica, nel momento in cui abbiamo chiarito la differenza che esiste tra principio di non commerciabilità del corpo umano e intangibilità, noi dobbiamo anche riconoscere, a questo punto, il principio di autonomia femminile. Nel momento in cui una donna decide in maniera chiara, in maniera autonoma, in maniera altruistica di aiutare una coppia a diventare genitori, essendo stata già lei madre, avendo già portato avanti una gravidanza, non avendo bisogni economici particolari, in nome di cosa dobbiamo vittimizzarla e dobbiamo considerare che non ha capacità di esprimere liberamente il proprio consenso ? 
Ultimo punto, Presidente – perché ovviamente in dieci minuti toccare queste distinzioni e far riferimento a vari punti non è semplice e bisogna andare in maniera molto schematica – ultimo punto essenziale, la questione della maternità e della paternità. Inviterei il collega a non citare Onfray laddove non c’è bisogno: non c’è bisogno di citare Michel Onfray per capire che ogni bambino che viene al mondo è una creatura vulnerabile che non ha chiesto di venire al mondo. Questo è capitato a te, è capitato a me, è capitato a Fabrizia, è capitato a tutti noi. Tutti noi siamo venuti al mondo senza averlo chiesto, tutti noi siamo venuti al mondo come creature vulnerabili ed è per questo che si scrive l'importanza di capire che cosa si intende per maternità e per paternità, a meno di non tornare indietro di secoli e immaginare che la maternità e la paternità siano identificabili con gli aspetti biologico-genetici. Infatti, cari colleghi e care colleghe, Presidente, la maternità e la paternità non sono riducibili all'aspetto biologico-genetico: sono dei ruoli. Ogni bambino ha diritto a paternità e maternità: sono perfettamente d'accordo e non lo dico in quanto Michela Marzano ma lo dico in quanto persona che ha letto tutti i dibattiti portati avanti dai filosofi, dagli eticisti, dagli psicanalisti cioè da chi raccoglie la parola dei bambini e delle bambine che talvolta sono stati confrontati all'assenza di maternità e di paternità. Sono ruoli di cui si ha bisogno ma che cosa sono questi ruoli ? Ebbene, signor Presidente, la maternità è quel ruolo necessario che consiste nel raccogliere la vita, raccogliere la vita per evitare che scivoli nel vuoto del non-senso e noi abbiamo tutti bisogno di maternità altrimenti la nostra vita scivola nel vuoto del non-senso. Ma questa capacità, signor Presidente, lo capisce chiunque, non dipende dalle caratteristiche biologiche o genetiche: ci possono essere donne perfettamente capaci di raccogliere la vita per evitare che scivoli nel vuoto del non-senso ma ci possono anche essere delle donne che non sono capaci di raccogliere la vita. Ci possono essere uomini capaci di raccogliere la vita – raccoglierla, io insisto – cosa di cui non abbiamo bisogno per «tenerci su», come direbbe il pedo-psichiatra Winnicott, e ci sono uomini che non ne sono capaci laddove la paternità, di cui pure i bambini hanno bisogno e hanno diritto, è quella capacità che consiste a coniugare il desiderio con il senso del limite perché noi dobbiamo anche imparare quando siamo piccoli, proprio perché vulnerabili, che non siamo tutto e non abbiamo tutto e questo è il senso del limite ed è questo che ci viene comunicato attraverso la paternità, ancora una volta ruolo che non può coincidere naturalmente con l'aspetto biologico-genetico: uomini capaci di comunicare il senso del limite e uomini che non sono capaci.
E chiudo, signor Presidente, perché tiro semplicemente le fila di tutto questo discorso e di tutte queste distinzioni che ho fatto. Ripeto velocissimamente: gestazione per altri lucrativa, gestazione per altri altruistica; principio di non commerciabilità; principio di indisponibilità; principio di autonomia, espressione del libero consenso versus disponibilità incondizionata; maternità e paternità biologica versus maternità e paternità simbolica. Se voglio veramente tirare le fila e concludere direi che se noi abbiamo veramente a cuore il futuro, il destino e il benessere dei bambini e delle bambine dobbiamo limitarci a proteggerli dando loro un quadro giuridico che non li discrimini, riconoscendo le differenze che esistono tra le pratiche nei vari Paesi e forse ispirarci anche a quei Paesi in cui queste pratiche sono legalizzate in maniera tale che non permettono né sfruttamento né alienazione incondizionata dell'autonomia personale.