Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 6 Maggio, 2015
Nome: 
Colomba Mongiello

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Signor Presidente, colleghi deputati, intervengo per sostenere la mozione del Partito Democratico, in cui si chiede al Governo di modificare il sistema di esenzione dell'IMU agricola, per completare il positivo e razionale intervento avviato con il «milleproroghe». Per comprendere le ragioni politiche dell'atto condiviso con i colleghi della Commissione agricoltura, è opportuno si abbia presente qual è il contesto economico in cui operano le nostre scelte. Le imprese agricole italiane sono circa 820 mila, vale a dire il 15 per cento del totale di quelle attive. Considerata la percentuale di superficie coltivata in Italia, riusciamo ad ottenere il più elevato valore aggiunto per ettaro in Europa e il maggior numero di lavoratori occupati del settore. L'economia agricola è l'unica, nel perdurare della crisi, a presentare indici produttivi e occupazionali positivi, compreso quello del ricambio generazionale alla guida delle imprese. Positivo è anche il trend delle esportazioni, al punto che il Governo Renzi, nell'ultima legge di stabilità, si è posto l'ambizioso e realistico traguardo dei 50 miliardi di fatturato entro il 2018, investendo consistenti risorse nell'azione di promozione e tutela del made in Italy all'estero contro la contraffazione e l’italian sounding. Un obiettivo strategico, questo dell’export, poiché il suo incremento compensa la crisi dei consumi sul mercato interno. Ma non è tutto verde quello che brilla. Il rapporto con il sistema bancario è sempre particolarmente problematico: i finanziamenti concessi sono ordinariamente inferiori alle richieste effettuate dalle imprese, i tempi di istruttoria sono assai lunghi e le procedure ancor più farraginose. E ciò vale soprattutto per le aziende agricole del centro e del sud Italia, creando le condizioni di una insopportabile discriminazione, che da finanziaria si trasforma in produttiva e commerciale. 
Il carrello della spesa degli italiani continua ad essere più povero di qualche anno fa. Pasta, latte, frutta, ortaggi, pesce, olio e vino hanno risentito particolarmente gli effetti della crisi che ha investito i consumi alimentari delle famiglie italiane. Alcune produzioni storiche e simboliche, come quella dell'olio, sono fortemente penalizzate non solo da fattori climatici e fitopatologici, ma anche da una crisi strutturale che mette a rischio la vita stessa di centinaia di aziende agricole e agroalimentari. Proprio oggi in Commissione agricoltura della Camera abbiamo approvato all'unanimità la risoluzione del piano olivicolo nazionale, un piano straordinario di interventi proprio per intensificare la produzione e la qualità dell'olio extravergine di oliva italiano. 
L'agricoltura italiana è meno dinamica di quella dei più diretti competitors europei, che fanno registrare un incremento medio superiore tanto per i volumi di produzione che per la produttività del lavoro. 
Ciò è determinato anche dalla persistenza della ridotta remunerazione della materia prima utilizzata nel processo di trasformazione agroindustriale, nonché dalle tensioni speculative determinate dalle importazioni di materia prima a basso costo dai Paesi extra UE. Non dimentichiamo anche l'embargo russo che ha determinato un fattore di destabilizzazione per alcuni prodotti agroalimentari italiani. Sono anche queste le ragioni che hanno spinto il Presidente del Consiglio dei Ministri ad intervenire personalmente a sostegno della competitività del sistema agricolo, ispirando i provvedimenti che realizzano una tassazione più equa e meno elevata, in particolare a carico di chi sceglie di svolgere questa attività in modo professionale. 
Più che opportuna, infatti, è stata la scelta del Governo che con il decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, ha sensibilmente allargato il campo di esenzione dall'imposta prevedendo che: l'esenzione dall'imposta municipale propria si applica: ai terreni agricoli, nonché a quelli non coltivati, ubicati nei comuni classificati totalmente montani dall'ISTAT; ai terreni agricoli, nonché a quelli non coltivati, posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali, iscritti alla previdenza agricola e ubicati nei comuni classificati parzialmente montani. 
Con l'adozione di questi criteri – io voglio ricordarlo all'Aula – ben 3.456 comuni sono stati classificati totalmente esenti e 655 parzialmente esenti. Si è così realizzato un sensibile alleggerimento del carico fiscale richiesto dalle imprese e dalle loro organizzazioni di rappresentanza. 
E a beneficiarne sono stati i coltivatori diretti, gli imprenditori agricoli professionali, nonché le imprese che subiscono lo svantaggio competitivo di operare in aree meno infrastrutturate e più distanti dai mercati di riferimento, mi riferisco, soprattutto, a quelle meridionali. 
Il positivo sforzo di tutta la maggioranza parlamentare che non si è potuto estendere allora, per ragioni finanziarie, alle aree svantaggiate, così come indicato da moltissimi colleghi del Partito Democratico (voglio ricordare tra tutti la Terrosi), definite tali in base alla posizione geografica ed orografica dei terreni o al livello di infrastrutturazione dell'area in cui le imprese operano. 
Per tale ragione, nella fase di discussione, la Commissione agricoltura, della quale faccio parte, ha approvato un parere che, pur sostenendo le linee d'intervento del Governo in materia di IMU agricola, sottolineava la necessità di valutare i vantaggi ambientali e finanziari derivanti dal persistere della pratica agricola in tali aree, a garanzia della custodia del patrimonio paesaggistico, ambientale e sociale di zone, altrimenti destinate all'abbandono e al dissesto idrogeologico. Dove c’è più coltura, dove c’è produzione olivicola, c’è meno dissesto idrogeologico. Attenzione ! Lo dico a tutti. Non si chiede di privilegiare fiscalmente le imprese agricole, a dispetto di quelle che operano in altri comparti economici. Il carico fiscale sui terreni agricoli è complessivamente aumentato, perché anche questo settore ha partecipato alla manovra di redistribuzione del reddito che ha consentito di aumentare il potere di acquisto delle famiglie e di migliorare gli scenari macroeconomici delineati dal DEF. 
Ciò su cui impegniamo il Governo sono alcuni interventi correttivi. Primo, garantire una maggiore equità nell'applicazione del tributo e, in considerazione dei nuovi scenari di finanza pubblica, ampliare le esenzioni in materia di imposta municipale propria anche ai terreni siti in aree svantaggiate e nelle porzioni montane dei comuni parzialmente montani, tenuto conto delle condizioni geografiche e socioeconomiche, orografiche e di redditività dei suoli e del livello di rischio idrogeologico, dando priorità ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali che – lo abbiamo sempre detto – sono quelli che lo fanno di mestiere.
Secondo, chiediamo al Governo di attivare iniziative legislative per superare al più presto e, comunque, al massimo nell'ambito del riordino della fiscalità locale della local tax, le disposizioni in materia di applicazione dell'imposta municipale propria sui terreni agricoli di cui all'articolo 22, comma 2, del decreto legge n. 66 del 2014. Chiediamo di considerare nell'ambito della procedura di verifica del gettito IMU per l'anno 2015, la differenza tra gettito accertato e riscosso e gettito previsto, al fine di disporre eventuali compensazioni per i comuni in relazione alla nuova disciplina impositiva dei terreni montani. Chiediamo di prevedere per i terreni agricoli colpiti da calamità naturali o colpiti da fitopatie particolari, come ad esempio la ylella fastidiosa, sostegni e contributi parametrati all'entità dei danni, al fine di favorire il ripristino del potenziale produttivo delle colture medesime e di sostenere il reddito degli agricoltori. Per ultimo, chiediamo di estendere l'esenzione in materia di imposta municipale propria ai piccoli proprietari di terreni, anche se non coltivatori diretti, che li utilizzino per l'autoconsumo familiare o che li abbiano ceduti in fitto o in comodato d'uso a coltivatori diretti e ad imprenditori agricoli a titolo principale. 
Le parole utilizzate dal Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, all'inaugurazione di Expo 2015 e, soprattutto, la sua firma in calce alla Carta di Milano, sono evidente testimonianza della volontà di essere al fianco delle migliaia di imprese e lavoratori che producono il miglior cibo del mondo, preservano la biodiversità, i saperi millenari che possediamo, tutelano il territorio da cui traggono reddito e lavoro per se stessi e le comunità in cui operano. 
Gli interventi fiscali che noi proponiamo oggi, in questa sede, e con la forma della mozione, sono la pratica applicazione di quella volontà, perché noi crediamo fortemente nella centralità del sistema agroalimentare italiano, come forza propulsiva di sviluppo e occupazione. Per tali ragioni, esprimo il voto favorevole del Partito Democratico alla mozione da noi presentata.