Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il mondo della risicoltura attraversa una fase di cambiamento di notevole portata. Recenti studi sul comparto del riso, sulle prospettive e sugli sviluppi, tanto del mercato interno, quanto di quello estero, evidenziano una tendenza all'accorpamento della proprietà e all'aumento delle superfici a disposizione delle singole aziende. Il comparto del riso, tuttavia, appare per certi versi vulnerabile a causa di un paventato e progressivo venir meno della protezione offerta dalle politiche integrative della PAC e per l'aumento progressivo delle importazioni a dazio zero dai Paesi che hanno aderito all'accordo EBA. Nel contempo, gli scenari internazionali confermano un quadro molto fluido e di grandi trasformazioni, il mercato tende a farsi ancora più globale, livellato e, allo stesso tempo, aperto. Questo processo reca con sé dei rischi, delle difficoltà e delle importanti opportunità: all'interno di un mercato senza confini, sempre secondo gli analisti, si consolida e si definisce un'area ampia che chiede sempre più qualità. L'Italia è il primo produttore dell'Unione europea con oltre il 50 per cento della produzione e più di 14 milioni di quintali l'anno. Il primato nazionale della produzione spetta al Piemonte, con più di 120 mila ettari di risaie e una produzione totale di 8 milioni e 500 mila quintali. Allo stesso tempo, abbiamo anche produzioni di nicchia, come il riso prodotto in Calabria, nella Piana di Sibari, oppure il riso prodotto in Veneto, in Sicilia, in Sardegna.
Quanto all’export l'Italia è il sesto tra i principali Paesi esportatori al mondo. Per oltre dieci anni la filiera risicola italiana ha rafforzato la propria leadership nell'Unione europea, passando dalla vendita del prodotto primario alle industrie del nord alla consegna del prodotto confezionato direttamente alle catene commerciali. Dopo anni di recessione, nel 2015, si è invertita la tendenza e le risaie italiane sono tornate a crescere. Da settembre 2014 a marzo 2015, in base agli ultimi aggiornamenti dell'ISTAT, le esportazioni italiane di risi, tra greggi, semilavorati e lavorati, hanno sfiorato le 455 mila tonnellate, facendo segnare una crescita del 9 per cento su base annua.
Nell'Unione europea, con 370 mila tonnellate circa, le spedizioni sono però cresciute a un tasso più contenuto del 5 per cento, così come, nell'Unione europea dei 28, l’export che dall'84 per cento della scorsa campagna è sceso nei primi mesi dell'anno all'81 per cento.
Due fattori tra tutti – l'introduzione in Europa del riso a dazio zero proveniente da Cambogia e Myanmar e la prossima approvazione del TTIP – possono mettere in discussione il primato italiano in un settore produttivo simbolo della qualità agro-alimentare italiana, per qualità, tipicità e sostenibilità.
I risicoltori italiani temono un'altra minaccia che richiede una maggiore difesa del riso made in Italy: le importazioni dall'estero di prodotto spacciato come italiano, un'attività di contraffazione resa possibile dalla mancanza di un sistema trasparente di etichettature, che obblighi ad indicare la provenienza del prodotto. Il prodotto importato è meno controllato da un punto di vista sanitario e gode, pertanto, di una notevole facilitazione competitiva sui prezzi rispetto alle produzioni nostrane.
Il sistema di preferenze generalizzate, istituito fin dal 1971 per aiutare la crescita dei Paesi in via di sviluppo, è lo strumento con il quale l'Unione europea accorda un accesso preferenziale al proprio mercato ad alcuni Paesi mediante la concessione di una tariffa preferenziale dei dazi o addirittura a dazio zero, applicabili all'atto dell'importazione. Il riso è uno dei prodotti che stanno maggiormente risentendo degli effetti di questo sistema. In particolare, le importazioni di riso a basso prezzo dai Paesi asiatici stanno schiacciando i produttori nazionali, che devono invece affrontare costi che superano ampiamente i ricavi per alcune varietà di riso.
Inoltre, il Sistema rapido di allerta per gli alimenti e i mangimi, istituito in ambito europeo per la notifica in tempo reale dei rischi diretti o indiretti per la salute pubblica connessi al consumo di alimenti o mangimi, ha registrato nel primo semestre del 2014 quasi una notifica a settimana per riso e prodotti derivati di provenienza asiatica per la presenza di pesticidi non autorizzati o con superamento dei limiti ammessi di residui e assenza di certificati sanitari.
Il sistema di preferenze generalizzate prevede in ogni caso meccanismi di sorveglianza e di salvaguardia, che consentono anche di ripristinare i normali dazi, qualora il prodotto originario di un Paese beneficiario di uno dei regimi preferenziali sia importato in volumi o a prezzi tali da causare o rischiare di causare gravi difficoltà ai produttori dell'Unione europea.
In particolare, nel regime ora vigente, sono stati considerati anche i prezzi tra i fattori tali da causare o da minacciare di causare serie difficoltà ai produttori comunitari. Anche il deterioramento della condizione economica e finanziaria delle imprese dell'Unione europea costituisce causa efficiente per configurare la «seria difficoltà». Ulteriori disposizioni di salvaguardia sono poi specificamente dettate per i prodotti agricoli.
L'Italia, già nel 2014, ha avviato un'iniziativa a Bruxelles, insieme ad altri Paesi europei, per l'attivazione delle clausole di salvaguardia nei confronti dell'importazione di riso greggio cambogiano del tipo indica ed ha inviato un documento tecnico sull'impatto delle importazioni a dazio zero alla Commissione europea.
Rispetto alle nuove sfide del mercato, per quanto riguarda la filiera del riso, prendono forma i primi tentativi di creare rapporti tra gli attori della filiera. Il comparto sembra puntare, anche se per ora con molta prudenza, sulla filiera corta e sulla produzione biologica certificata, che rappresenta un'opportunità per le aziende di straordinario valore dal punto di vista del mercato e una necessità per ridurre l'impatto ambientale dei processi colturali nell'ambito della coltura del territorio.
Alla necessità di conoscere la provenienza della materia prima si aggiunge la richiesta, da parte del consumatore, di una serie di informazioni che determinano l'identità del prodotto e i contenuti di cui il prodotto stesso è portatore. Questo processo è ormai avviato, è in fase di consolidamento e costituisce uno strumento di fondamentale importanza per l'accesso al target di livello alto e medio-alto, che premia l'eccellenza e la qualità, tipiche della produzione italiana.
La visione più suggestiva di quale potrebbe essere il rapporto tra consumatore e distribuzione nei prossimi anni è stata fornita dal Future Food District di Expo 2015, dove Coop ha aperto un supermercato nel quale i visitatori possono esplorare e conoscere una catena alimentare più etica e trasparente, resa possibile dall'uso delle nuove tecnologie.
Una delle eredità più significative di Expo 2015 è proprio la diffusione, nel mercato globale e in quello interno, della consapevolezza che i temi della sostenibilità ambientale – sia per quanto concerne la salvaguardia dei suoli e le risorse idriche, sia per quanto concerne la qualità e la salubrità delle produzioni – sono una sfida competitiva globale sulla quale il made in Italy può esercitare influenza, promuovendo ed incoraggiando una nuova cultura di impresa.
Nel comparto del riso sia l'indicazione della varietà sia, più in generale, la tracciabilità del prodotto sono limitate alla certificazione dell'approvvigionamento del seme e di poche fasi di conferimento del prodotto al trasformatore, generando uno squilibrio tra risaia e risiera, cioè tra produttore e trasformatore. La tracciabilità del riso non è riducibile alla sola indicazione del seme e non può essere confinata all'autocertificazione nella maggior parte delle fasi del processo produttivo. Occorre, quindi, incentivare metodi scientifici e tecnologici per dare supporto, coerenza e continuità alla ricerca che si sta facendo in questi settori.
Per quanto riguarda l'indicazione varietale del riso, essa è un primo fondamentale passo verso la tutela dell'eccellenza e delmade in Italy. Tale indicazione deve essere estesa a tutti gli altri attori della filiera, nel processo che porta dal produttore al consumatore finale, garantendo a quest'ultimo l'accessibilità alle notizie riguardanti tutte le fasi del processo di produzione, dal campo alla grande o piccola distribuzione.
L'Ente risi ricopre un ruolo di grande valore per quanto riguarda la tutela, la ricerca e il supporto alla filiera. Tuttavia, in questa stagione è quanto mai necessario concentrare il massimo degli sforzi su scala europea ed internazionale per comunicare e promuovere la qualità delle nostre produzioni, anche in relazione agli alti livelli di tutela ambientale, della salute, del lavoro e dei processi produttivi garantiti dalla produzione di riso nazionale.
Il Parlamento è già impegnato nella riforma della legislazione vigente sul mercato interno del riso con l'articolo 25 del collegato agricolo, che reca una delega al Governo per il sostegno del settore del riso.
Quindi, la Camera impegna il Governo ad intervenire nelle competenti sedi comunitarie a tutela del mercato italiano del riso, in particolare affinché sia attivata la clausola di salvaguardia prevista dal Sistema di preferenze generalizzate in ragione della delicata situazione determinatasi con l'aumento progressivo delle importazioni a dazio zero dai Paesi aderenti all'EBA; ad intervenire a livello europeo per l'attivazione di adeguate misure di controllo e di garanzia in relazione ai modelli di produzione dei Paesi terzi, con particolare riguardo al rispetto dei diritti sociali, alla salvaguardia dell'ambiente ed alla sicurezza e salubrità dei prodotti; ad adottare le iniziative necessarie in sede europea per rendere immediatamente applicabile al riso e ai prodotti a base di riso la normativa sull'etichettatura di origine dei prodotti agroalimentari; ad innovare la normativa nazionale vigente disciplinando sistemi di etichettatura volti ad indicare la varietà del riso e dei prodotti a base di riso e, più in generale, ad identificare tali prodotti attraverso una vera e propria «carta di identità», anche incentivando l'adozione di tecnologie informatiche e telematiche da parte degli operatori; ad adottare idonee iniziative normative volte ad introdurre sanzioni accessorie affinché siano resi noti e pubblici i riferimenti degli operatori eventualmente coinvolti in pratiche commerciali ingannevoli, fraudolente o scorrette, finalizzate ad immettere sui mercati finti prodotti made in Italy, nonché i dati dei traffici illeciti accertati; ad avviare un programma di comunicazione, su scala europea ed internazionale, sulla qualità del riso italiano valorizzando le peculiarità di sostenibilità ambientale e di salubrità delle produzioni italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Mozione
Data:
Lunedì, 9 Novembre, 2015
Nome:
Giovanni Falcone