Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 26 Giugno, 2019
Nome: 
Ivan Scalfarotto

Grazie mille, Presidente. Io, in via di premessa, sento proprio l'urgenza di dire una cosa: tra i tanti disastri di questo Governo, quelli economici, le procedure d'infrazione, i posti di lavoro che diminuiscono, lo spread che sale, c'è un disastro di cui non si parla abbastanza, che è quello della nostra politica estera, che è, nella migliore delle ipotesi, nel migliore dei casi, assente, ma di solito è completamente confusa, incomprensibile per il semplice fatto che i due alleati di Governo non sono d'accordo su nulla. Ci siamo trovati a sentire opinioni discordi sul Global Migration Compact, abbiamo dovuto sentire opinioni completamente differenti sulla posizione su Orbán, navighiamo a vista, per così dire, bonariamente, per quello che riguarda il Venezuela; cioè, sostanzialmente, diciamoci la verità, questo Paese è, dal punto di vista della politica estera, completamente afono, ha perso ogni qualsiasi autorevolezza ed è, purtroppo, anche assolutamente isolato.

Questa vicenda dell'embargo della vendita delle armi a tutte le parti coinvolte nella guerra nello Yemen, in particolare alla coalizione a guida saudita, è un ulteriore elemento di questa commedia degli orrori, anzi dovrei dire, di questa tragedia. Voglio ricordare a tutta l'Aula, ma il sottosegretario Di Stefano lo sa, che noi sono almeno sei mesi che in Commissione chiediamo, per favore, di discutere una mozione o di fare comunque una discussione sulla vicenda nello Yemen e non ci siamo riusciti. Arriviamo in Aula direttamente, senza che la Commissione esteri si sia potuta occupare di questo argomento perché Lega e 5 Stelle non sapevano che cosa dire, e, costretti ad arrivare in Aula, continuano a non sapere che cosa dire. Io sono stupefatto dal testo di questa mozione di maggioranza, sulla quale - lo dico subito - alla fine ci asterremo, più che altro per una questione di carità cristiana e anche perché teniamo davvero a questo argomento così drammatico. Qui l'impegno del Governo è di adottare iniziative per sospendere le esportazioni di bombe d'aereo e di missili. Bombe d'aereo e missili: l'altro, invece, si può fare. Questo è, diciamo, il succo: secondo la maggioranza, nello Yemen, tolte le bombe d'aereo e i missili, siamo a posto. No? Non facciamo una risoluzione per vietare la vendita delle armi, no: le bombe d'aereo e i missili, il resto può andare. Questa è la risoluzione che il Governo della sesta, settima, ottava economia del mondo, Paese fondatore dell'Unione europea, membro del G7, eccetera, ha la faccia tosta di venire a proporci. È una cosa, signor Presidente, che veramente non si può guardare. Noi possiamo dire che abbiamo messo proprio una sorta di pietra tombale sul ruolo dell'Italia nel mondo e nella comunità internazionale. È una vera e propria vergogna su cui il Ministro degli esteri e i suoi sottosegretari dovrebbero riflettere.

Ma di che cosa stiamo parlando, signor Presidente? Stiamo parlando di una cosa dannatamente seria, perché sono ormai quattro anni che va avanti questa guerra in Yemen, è una guerra sostanzialmente bloccata, cioè la linea del fronte non si muove, le parti si confrontano senza che non accada altro che una cosa tragica, cioè una delle peggiori crisi umanitarie che abbiamo presenti nel mondo adesso. Probabilmente, la peggiore crisi umanitaria: parliamo dell'80 per cento del popolo yemenita che ha necessità di sostegno umanitario, parliamo di 17 milioni in condizioni di insicurezza alimentare. Che cosa significa, signor Presidente, insicurezza alimentare? Spieghiamolo anche ai nostri concittadini che seguono i lavori della Camera. Insicurezza alimentare significa non sapere, come dicevano le nostre nonne, come mettere insieme il pranzo con la cena: cioè arrivare ad un pasto senza sapere come il pasto successivo si concluderà. Ci sono sicuramente almeno 2.500 bambini uccisi, dice Save the Children, ma si stima che siano 50 mila i bambini morti per malnutrizione o per problemi igienico-sanitari. E quando parliamo di problemi igienico-sanitari, Presidente, parliamo di una cosa devastante: tanto per darle un esempio, ci sono, su 28 milioni di abitanti nello Yemen, 18 milioni che non hanno accesso all'acqua corrente e all'acqua da bere. Questo significa che soprattutto le donne yemenite devono fare lunghi cammini per poter arrivare all'acqua; e, come si sa, quando manca l'acqua ci sono le malattie. Chiunque può andare sulla rete per vedere quale sia la condizione igienico-sanitaria della capitale Sana'a e delle città dello Yemen: ci sono enormi cumuli di immondizia che sono lì… Lo sono sempre, i cumuli di immondizia, sono sempre un grave, tragico problema, ma quando c'è la guerra lo sono ancora di più. Pensi che si stima che, in questo momento, ci sia nello Yemen il più grande focolaio di colera mai scoperto al mondo: si parla di 725 mila casi sospetti e di mille persone che sono morte di colera.

Che questa fosse una guerra sporca lo si è sempre saputo, le ONG lo hanno sempre denunciato; però c'è stato un salto di qualità, perché noi, almeno dal 2018, anzi a far tempo dal 2018, abbiamo la certezza che non si tratti soltanto di una guerra che, come tutte le guerre, è una cosa orribile, signor Presidente: qui ci sono, ed è stata la comunità internazionale a sancirlo ufficialmente, da entrambe le parti chiarissimi crimini di guerra. Cosa significa crimini di guerra? Significa avere delle bombe cosiddette intelligenti – che brutta espressione, ma così viene detto –, che colpiscono case private; quindi non c'è possibilità di errore, si voleva bombardare la casa privata. Recentemente è stata bombardata una fabbrica di imbottigliamento di acque minerali: si è detto che si trattava di un'industria bellica, ma non c'era alcuna evidenza.

Quando non siamo soltanto in una guerra, che ovviamente l'Italia, ai sensi della Costituzione, ripudia, ma sappiamo chiaramente che ci sono da entrambe le parti crimini di guerra… Però, attenzione, diciamo da entrambe le parti, ma guardiamo che le parti non sono ugualmente forti: la coalizione internazionale a guida saudita ha sicuramente una grande preponderanza, e i mezzi soprattutto per bombardare per via aerea la popolazione inerme.

Quindi, come dicevo, nell'agosto 2018 le Nazioni Unite, gli esperti indipendenti del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sanciscono, ufficializzano questi crimini di guerra; il Parlamento europe, con due deliberazioni, una dell'ottobre ed una del novembre dello scorso anno, ha chiesto che tutti i Paesi dell'Unione sanciscano un embargo di quelle armi che direttamente o indirettamente possono arrivare nello Yemen, non soltanto nei confronti dell'Arabia Saudita, ma anche nei confronti di Paesi come per esempio gli Emirati Arabi Uniti.

Questo è, quindi, il primo fatto nuovo. Sapevamo, intuivamo che ci fossero crimini di guerra a livello sistematico; adesso lo sappiamo, signor Presidente, adesso ne abbiamo le prove certe, e quindi non possiamo evidentemente più stare fermi. Ed infatti gran parte della comunità internazionale ha deciso di smettere di star ferma: Regno Unito, Germania, Svezia, Svizzera, Belgio, Austria, Olanda, già numerosi partner del nostro Paese hanno sancito un embargo; e ripeto, per tutte le armi, non soltanto per i missili e per le bombe.

Ma c'è un altro elemento che io vorrei ricordare: è che tutta la comunità internazionale è particolarmente attenta a quella che è la vicenda dei diritti umani in Arabia Saudita. Da quando il nuovo erede al trono, “MbS” come lo chiamano, Mohammad bin Salman, è diventato un po' l'uomo forte del regime saudita, Amnesty International e una serie di altri watchdog sui diritti umani esprimono grandi preoccupazioni. Poi c'è stata la vicenda del giornalista Jamal Khashoggi, che sappiamo sostanzialmente si è volatilizzato, ucciso nei locali di una rappresentanza diplomatica dell'Arabia Saudita in Turchia. Questo dev'essere evidentemente un ulteriore elemento di cui non possiamo non tener conto, nel momento in cui andiamo a prendere una decisione in questo senso. Una decisione che - ripeto - sta diventando veramente urgente, perché non prenderla significa voltare la faccia dall'altra parte, non soltanto rispetto ad un conflitto armato tragico, drammatico, ma alla tragedia che sta colpendo donne, bambini, famiglie, gente che sta avendo problemi a livello proprio di nutrizione, gente che muore di fame. Questo, ripeto, è probabilmente il più grave, il più urgente dei casi di crisi umanitaria nel nostro pianeta.

E chi si sta opponendo, mentre il Governo aspetta, dal mese di ottobre, per arrivare finalmente a parlarci di questa vicenda? Lo fanno i nostri lavoratori, signor Presidente. Sette minuti e quarantadue secondi, ne ho dieci e quindi arrivo subito… Chiedo scusa, e comunque arrivo.

Sono i nostri lavoratori, i lavoratori che hanno bloccato il carico delle navi nel porto di Genova di materiale bellico. Però, guardi, a questi lavoratori va dato un grande riconoscimento del fatto che hanno avuto la capacità di unire a ciò che è il loro diritto al lavoro anche una grande coscienza civile e una maturità politica davvero difficile da confrontare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); ma è ovvio che noi non possiamo lasciare tutto questo soltanto ai lavoratori. Questo è un Parlamento che, finché c'è e fintanto che non verrà smontato da chi lo vuole smontare per portare la sovranità popolare in qualche società di consulenza a Milano, ha anche delle responsabilità, ha un'autorità, anche morale, da svolgere. E questa autorità morale ci dice che noi dobbiamo stabilire che questo Paese non venderà più armi né all'Arabia Saudita né ai suoi alleati, perché queste armi stanno compiendo dei crimini di guerra. Questa è la decisione da prendere. Sarebbe bastata una mozione di due righe, onorevole Di Stefano: le tante parole che avete fatto, in realtà, mancano, come al solito, di sostanza politica, di impegno morale. Ripeto: ci asterremo, ma lo facciamo per gli yemeniti, certamente non per voi.