Discussione generale
Data: 
Lunedì, 18 Novembre, 2019
Nome: 
Nicola Pellicani

Grazie, Presidente. Venezia ha vissuto una settimana tragica, con una sequenza di maree eccezionali che non si era mai vista. Non si erano mai verificate tre acque alte superiori a un metro e mezzo in una settimana. Presidente, martedì 12 novembre sarà una data che resterà scolpita nella memoria della città: l'acqua ha raggiunto quota 187 centimetri, una marea che ha lasciato dietro di sé devastazioni, danni incalcolabili per il valore di un miliardo, forse di più, tra la città antica, le isole minori, il Lido, Murano, ma in particolare a Burano e a Pellestrina, dove ci sono tantissime abitazioni ancora a pian terreno e molte persone hanno perso tutto, sono disperate.

A Pellestrina ha perso la vita anche una persona e l'acqua alta è rimasta nelle case per 24 ore. Una marea così si era vista una sola volta nel 1966, 53 anni fa, quando l'acqua raggiunse quota 194, e pensavamo, francamente, di non vederla mai più così alta.

Martedì scorso l'acqua è entrata nelle case, impregnando i pavimenti e le pareti, mettendo fuori uso elettrodomestici, impianti elettrici, ha fatto danni ingentissimi per centinaia e centinaia di milioni nei negozi, nei laboratori artigiani. Le TV di tutto il mondo hanno rilanciato le immagini della Basilica di San Marco allagata, ma tanta parte del patrimonio monumentale cittadino è stata intaccata dall'acqua salmastra. Danni alla Fenice, alla Biblioteca Marciana, al Conservatorio e al patrimonio librario della Querini. Insomma, un vero disastro. L'acqua poi non ha travolto solo Venezia e le isole, ma anche la città di Chioggia, dove ha invaso il centro storico, causando anche lì gravissimi danni alle abitazioni e alle attività economiche.

In queste giornate così dure sentiamo anzitutto di ringraziare la Protezione civile, i vigili del fuoco, la Polizia municipale e tutte le forze dell'ordine per il lavoro svolto giorno e notte tra mille difficoltà. Ma, signor Presidente, la sorpresa più bella è stata la reazione dei veneziani, la gara di solidarietà, l'impegno in particolare dei giovani, gli angeli dell'Acqua granda. Dobbiamo essere orgogliosi dei nostri ragazzi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali): con il tam tam dei cellulari si sono organizzati, giovedì erano in cinquecento, ieri addirittura in 3 mila. In un contesto così cupo, di fronte a tanti fallimenti, quei giovani rappresentano una luce di speranza per il nostro futuro.

Il Governo è intervenuto tempestivamente, sono stati affidati al sindaco di Venezia poteri commissariali e sono stati stanziati i primi 20 milioni per far fronte alle emergenze, prevedendo una prima tornata di rimborsi ai privati fino a 5 mila euro e alle attività economiche fino a 20 mila. Il Ministro per i Beni culturali ha annunciato l'estensione per Venezia dell'art bonus anche per i beni ecclesiastici, a partire dalla Basilica di San Marco.

Inoltre, il 26 novembre è stato convocato il comitatone, come in più occasioni da questi banchi avevamo avuto modo di chiedere, che non si riunisce più da novembre del 2017. Sarà finalmente l'occasione anzitutto per rifinanziare la legge speciale, ma non solo.

Quanto successo in questi giorni a Venezia, come dicevo, ci riporta indietro a quel 1966; oggi ci troviamo impotenti come allora di fronte a un fenomeno che nel frattempo è diventato molto più frequente a causa dei cambiamenti climatici in atto, ma anche, secondo molti esperti, a causa dei lavori per un'opera così invasiva come il Mose. Un'opera faraonica, che, probabilmente, non si sarebbe mai dovuta realizzare, ma, giunti a circa il 95 per cento dei lavori, va finita e fatta funzionare.

I lavori, signor Presidente, pensi che sono iniziati nel 2003, sarebbero dovuti finire nel 2012, poi nel 2014, quindi nel 2017, poi un altro slittamento al 2018, ora nel 2021, sapendo che poi ci saranno un paio d'anni di esercizio provvisorio. Ma finiranno mai questi lavori, signor Presidente? Il Mose, come è noto, nel 2014 è stato al centro di uno scandalo che ha tanto umiliato la città di Venezia e l'Italia intera. Finì agli arresti l'ex presidente della regione e furono coinvolti tutti i vertici della regione di allora. Da quel momento il Consorzio Venezia Nuova, incaricato di realizzare l'opera in regime di concessione unica, è stato commissariato e da allora i lavori procedono al rallentatore. È comprensibile, dopo tale scandalo, un periodo di verifica e di accertamenti, ma dopo cinque anni i cantieri sono ancora pressoché fermi, come abbiamo avuto modo di evidenziare in più occasioni in quest'Aula.

Vorremmo sapere perché, signor Presidente. Noi abbiamo già formalmente chiesto l'avvio di un'indagine conoscitiva in Commissione ambiente su tutto lo stato di attuazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia. Mi chiedo dove fosse il governatore della regione del Veneto, mi chiedo dove fosse il sindaco di Venezia, dove fossero tutti coloro che oggi si stupiscono di quanto successo in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Bene ha fatto il Governo a nominare il commissario, così come previsto dallo “sblocca cantieri”. Ora toccherà in particolare a Elisabetta Spitz fare piena luce sullo stato dell'arte dei cantieri e chiudere l'opera il più in fretta possibile, sapendo che dopo i fatti degli ultimi giorni non abbiamo più tempo per ulteriori rodaggi. Comunque vada, signor Presidente, dopo cinque anni, credo vada superata la fase commissariale del Consorzio e c'è da chiedersi se abbia ancora senso tenere in piedi lo stesso Consorzio.

Va da sé che andrebbero tutelati i dipendenti, che rappresentano una risorsa irrinunciabile per garantire la conclusione dei lavori e l'avvio delle dighe mobili, ma faccio fatica a trovare buone ragioni per mantenere in vita un Consorzio che opera in regime di monopolio contro ogni regola europea, con risultati modesti, per non dire fallimentari. Il Mose va concluso, ma nella consapevolezza che, anche se funzionerà, come tutti noi ci auguriamo, da solo non sarà sufficiente a risolvere i problemi di Venezia. Stiamo parlando di un'opera ideata negli anni Ottanta: di fronte ai mutamenti climatici, davanti alle previsioni di innalzamento dei mari, dovrà necessariamente essere accompagnata da altri interventi, ovviamente compatibili con la fragilità e l'ambiente della laguna. Dobbiamo già mettere in campo studi, progetti, iniziative per pensare al futuro con un orizzonte temporale di almeno cinquant'anni.

In tal senso Venezia è la città adeguata, più di ogni altra, per ospitare un centro di studio e di ricerca sui cambiamenti climatici di livello internazionale; un modo concreto per rispondere alla monocultura turistica, investendo sui giovani, sulla ricerca scientifica, sulle università.

In quasi 17 anni di cantiere, signor Presidente, il Mose ha drenato tutte le risorse. In città non vengono pressoché più eseguiti gli interventi vitali per la città di Venezia, a partire dall'escavo dei rii, quindi la pulizia dei canali, ma mi riferisco a tutti quegli interventi diffusi di manutenzione, alla riqualificazione della residenza, al restauro del patrimonio monumentale, al consolidamento delle fondamenta, al sollevamento delle insulae. Tutti interventi fondamentali, ma tutte le risorse sono state concentrate per la realizzazione del Mose, che ha drenato già oltre cinque miliardi e mezzo. Bisogna tornare a investire nella residenza per favorire il ripopolamento della città; bisogna investire nelle persone, nei cittadini di Venezia. Oggi in città non è più possibile trovare una casa in affitto, il mercato è monopolizzato dalle affittanze turistiche.

La regione è governata da 25 anni da Forza Italia e Lega, che da cinque governano anche la città, che hanno la grave responsabilità di aver lasciato andare Venezia alla deriva. Serve un colpo di reni. In questo senso, sono certo che già il prossimo comitatone inizierà a finanziare questi interventi, che significa riportare attenzione sulla città e i suoi abitanti, ma il comitatone sarà anche l'occasione per iniziare ad affrontare gli altri temi del dossier Venezia, perché i problemi della città è possibile pensare di risolverli solo trattandoli in modo unitario. Il dossier Venezia è un piano complesso, che contempla molteplici azioni. Mi riferisco al tema delle grandi navi, al problema della gestione dei flussi turistici, delle affittanze delle case ad uso turistico, al ripopolamento della città storica. Mi riferisco all'operatività del porto, e perciò all'escavo dei canali, nonché alle bonifiche di un'area industriale sterminata di 2 mila ettari che per decenni ha ospitato l'industria chimica pesante.

Non è perciò più rinviabile la pulizia dei suoli inquinati che sversano i veleni in laguna. Penso al moto ondoso, signor Presidente, determinato dal traffico in laguna, che ha raggiunto livelli insostenibili e provoca sempre più incidenti, anche mortali. Questa è l'armatura del dossier Venezia. Per affrontarlo meglio ritengo sia giunto il momento non solo di rifinanziare, ma di aggiornare la legge speciale, che resta uno strumento fondamentale per il governo della città. La legge speciale va attualizzata rendendola più aderente alle esigenze della città che, dal 1973 ad oggi, quando è stata approvata la prima legge speciale (la seconda, quella che prevede il MoSE, è del 1984), è profondamente mutata, ma sono mutate soprattutto anche le condizioni climatiche in cui agiamo. Bisogna garantire quindi un flusso costante di risorse, ma anche assegnare a questa nuova legge speciale un impianto più federalista, responsabilizzando maggiormente i territori ed estendendone il campo d'azione su tutto il dossier Venezia. In tal senso, signor Presidente, il PD ha già da alcuni mesi depositato una proposta di legge, che mette a disposizione di tutto il Parlamento, per essere punto di partenza per un confronto aperto, senza pregiudizi, nell'unico interesse di Venezia.