Mozione
Data: 
Martedì, 26 Gennaio, 2016
Nome: 
Luigi Famiglietti

 Signora Presidente, onorevoli colleghi, che quest'Aula torni ad occuparsi del Mezzogiorno è sicuramente un fattore politico ed istituzionale di grande rilievo. Per troppo tempo, per circa venti anni, la parola Sud, se non in maniera strumentale, è stata purtroppo assente da quest'Aula.  Negli ultimi tempi abbiamo già esaminato ben due mozioni sul Mezzogiorno, nell'ottobre 2014 e nell'aprile 2015, e tuttavia questo dibattito odierno, annunciato a fine dicembre dalla Presidente della Camera in una sua visita al quartiere di Scampia, che ha visto la convergenza pressoché unanime di tutti i gruppi parlamentari, deve essere un'occasione per un reale confronto tra Parlamento e Governo su una delle questioni strategiche che riguardano il Paese. 
Come ha avuto modo di dire la Presidente Boldrini in quella occasione, la questione meridionale esiste, è giusto dirlo ed è giusto che venga affrontata. Superare il dualismo nord-sud è stata la sfida più importante dall'Unità d'Italia ad oggi e consiste nel rimuovere il divario di produttività e disoccupazione, che purtroppo è strutturale, tra Nord e Sud del Paese. Il Sud non può farcela da solo, occorre una visione nazionale, ma anche una visione europea. Dobbiamo capire che ogni 100 euro spesi al Sud, almeno 40 tornano al Nord, e dobbiamo anche avere la consapevolezza che va affrontata una battaglia a livello europeo per far sì che questo divario economico tra Nord e Sud venga superato. Quindi, c’è bisogno di un forte impegno da parte del nostro Governo affinché a livello europeo, dall'Europa, l'Italia venga autorizzata a mettere in campo tutte le misure che siano più efficaci per ridurre questo gap, questo divario. 
Negli ultimi anni, purtroppo, in Italia si era affermato quello che il sociologo Viesti ha chiamato il teorema meridionale, e cioè si pensava che qualsiasi intervento fatto al Sud fosse sostanzialmente tempo perso, tempo sprecato, non occorreva, ormai c'era un senso di sconfitta ogni qual volta si parlava del Sud e si riteneva che fosse, quindi, tempo perso investire sul Mezzogiorno. Poi ci sono state due correnti di pensiero: una sosteneva che il Sud fosse un territorio a macchia di leopardo, dove c'erano delle luci e delle ombre, e un'altra teoria, sostenuta soprattutto da dall'economista Rossi, il quale sosteneva che, invece, bisognasse guardare al Sud nella sua complessità. E poi, nei tempi più recenti, siamo arrivati ad un altro dibattito, che ha visto i sostenitori del rapporto Svimez, che sostanzialmente denunciavano i guasti dell'economia meridionale, e anche qui c'era praticamente un senso quasi di impotenza rispetto alla realtà, e gli ottimisti, che si sono un po’ riuniti intorno agli autori di un saggio che ha avuto un certo successo, dal titolo L'economia reale nel Mezzogiorno, che preferivano illustrare le luci presenti nel Mezzogiorno sotto forma di investimenti industriali di successo che pure esistono in questo territorio. 
Io credo che questa legislatura finora abbia segnato indubbiamente un cambio di passo: il Sud è tornato, anche a causa delle sue emergenze, al centro del dibattito politico. C’è stata una forte attenzione del Governo, in primis da parte del Presidente del Consiglio, rispetto al Mezzogiorno. Renzi, dal momento del suo insediamento, spesso si è recato di persona nel Mezzogiorno, anche con i vari Ministri, e la questione è stata seguita attentamente prima dal sottosegretario Delrio e oggi dal sottosegretario De Vincenti. Sicuramente l'ultimo rapporto Svimez ha continuato ad alimentare il dibattito sul Mezzogiorno e ha fatto sì che il Governo individuasse una sorta di road map per il rilancio del Sud. 
Oggi il Sud è fatto sicuramente di tante storie di crisi industriali, ma anche di tante storie di eccellenza. È la storia, per esempio, dell'amianto da bonificare, come nel caso dell'ex Isochimica, ma mi piace rimarcare anche l'investimento degli ultimi giorni della Apple, a Napoli – circa 600 nuovi posti di lavoro –, e va rimarcata anche l'importanza del fatto che la Apple abbia scelto Napoli perché c’è l'università Federico II, che è uno dei centri di eccellenza per quanto riguarda la ricerca nel settore dell'informatica e dell'elettronica. 
Il Sud è sicuramente storia di caporalato, ma nello stesso tempo è terra di agricoltura di qualità, è piattaforma di approdo delle disperazioni del Mediterraneo, ma è anche un luogo di interesse turistico di fasce medio-alte: per esempio, Pompei è una delle mete più importanti a livello mondiale per quanto riguarda il turismo culturale; il Sud è Matera, capitale europea della cultura 2019, ma purtroppo bisogna ammettere che, per quanto riguarda le statistiche sul sistema scolastico, il Sud è indietro rispetto ad altri territori del Paese. Questi esempi servono in maniera plastica ad inquadrare una delle materie politicamente più complesse che riguardano il futuro del nostro Paese. 
Le emergenze e le opportunità si intrecciano a doppio filo e rendono sicuramente non facile il ruolo del legislatore, un ruolo che si esercita a più livelli, un ruolo che vede il sovrapporsi di competenze a volte in maniera conflittuale tra organi dello Stato e questo disorienta ulteriormente l'opinione pubblica. Pensiamo a quello che sta succedendo a Bagnoli, territorio sul quale il Governo sta facendo un forte investimento e il comune di Napoli si rifiuta praticamente di sedere al tavolo istituzionale, oppure pensiamo a quello che è successo per il caso Ilva, alla questione della Xylella, alla TAP, alle trivelle. Da ultimo, persino sul tracciato della Napoli-Bari c’è stato un conflitto di competenze e l'ultima pronuncia della Corte costituzionale rischia di rimettere in discussione quest'opera strategica per il Mezzogiorno che non a caso il Governo ha inteso porre al primo posto nella legge cosiddetta «sblocca Italia». Quella del diritto alla mobilità è una delle questioni cruciali per il Mezzogiorno, la mobilità di uomini e merci è fondamentale per il futuro del sud. Pensare che nel 2016 si fa prima ad andare da Napoli a Parigi in aereo che non da Napoli a Bari rende bene l'idea del gap infrastrutturale che riguarda il nostro sud, con l'alta velocità che si ferma a Salerno e con linee regionali che impiegano lo stesso tempo di percorrenza di cinquant'anni fa, con l'aggravante di stazioni chiuse e fermate soppresse. Esiste sicuramente la necessità di superare culturalmente il sillogismo sud uguale arretratezza, sud uguale malaffare, sud uguale sperpero, sud uguale criminalità, senza voler nascondere ovviamente l'importanza della lotta alla criminalità che ancora imperversa in alcune zone del nostro Mezzogiorno. Questi sillogismi ci accompagnano da lustri e abbiamo il compito di rimettere in discussione gli stessi per evitare quello che Leopardi avrebbe definito «e il naufragar m’è dolce in questo mare». Vanno ricordati i settori industriali che sono forti al sud, come quello aerospaziale, l'elettronica, la meccatronica e l'agroalimentare. La nostra mozione a prima firma Covello parte proprio dal riconoscimento di quello che oggi c’è al sud e degli impegni che sono stati assunti da parte del Governo, in particolare con il Masterplan, le cui linee guida sono uscite nel novembre scorso, che mira sostanzialmente a gestire in modo ottimale i circa 95 miliardi di euro che sono a disposizione delle regioni meridionali fino al 2020 e soprattutto si sta dando vita a ben 16 patti per il sud, otto patti con le regioni meridionali e otto patti con le città metropolitani del sud. C’è stato un forte impegno per risolvere alcuni crisi industriali importanti, pensiamo all'ex Micron di Avezzano, alla Whirlpool e alla Fiderma di Caserta, all'ex Irisbus in provincia di Avellino che grazie proprio alla cura particolare che ha prestato al caso il sottosegretario De Vincenti in qualità di Viceministro per lo sviluppo economico sta diventando un vero e proprio polo italiano autobus, e così via su altre crisi. C’è sicuramente quindi l'obiettivo di rafforzare il comparto manifatturiero e l'impegno ad affrontare e risolvere altre emergenze che si trascinano da anni – come la questione delle ecoballe in Campania, la questione della Terra dei fuochi – e c’è sicuramente il coraggio di sfidare l'Europa sul futuro dell'acciaio. Questi sono tutti elementi che non vanno derubricati. Nell'ultima legge di stabilità abbiamo reintrodotto il credito d'imposta, lo abbiamo modulato sulla base delle dimensioni delle imprese, lo abbiamo declinato puntando sul rafforzamento del tessuto imprenditoriale locale manifatturiero e lo abbiamo sottratto a tentazioni speculative. Lo abbiamo calibrato sui macchinari per la produzione, non su attività finanziarie o sgravando benefit. Ci siamo dati poi un importante impegno e cioè che entro aprile andranno monitorate le risorse disponibili per sostenere la decontribuzione per il 2017. Su questo anche c’è un confronto aperto con l'Unione europea. È giusto sottolineare che la decontribuzione nel 2015 ha avuto come effetto praticamente quasi la stessa percentuale di nuove assunzioni nel nord e nel sud ci sono state ben 364 mila nuove assunzioni. Poi c’è bisogno di sottolineare che il Governo nel Masterplan ha posto al centro del suo piano anche il rilancio di strategie di grandi gruppi, quali Fincantieri, Finmeccanica, Enel ed ha anche sollecitato RFI a potenziare gli interventi nel Mezzogiorno. Un'altra priorità – chiedo scusa se rubo tempo – sicuramente è costituita dall'investimento sulla più grande risorsa che abbiamo, il capitale umano, e quindi un forte investimento va fatto sul tema dell'istruzione e un forte sostegno va dato alle università del Mezzogiorno. Non è semplicemente questione di milioni di euro che ci sono a disposizione... ...ma qual è la portata di questo cambiamento nelle coscienze e nel costume del nostro Mezzogiorno. Mi piace ricordare una frase di Gramsci, che nel 1916 scriveva: «il Mezzogiorno non ha bisogno di leggi speciali e di trattamenti speciali. Ha bisogno di una politica generale, estera ed interna, che sia ispirata al rispetto dei bisogni generali del paese, e non di particolari tendenze politiche o regionali».Nella mozione depositata dal gruppo PD vi sono una serie di impegni che confidiamo il Governo voglia assumere nella loro pienezza, impegni che declinano la quotidianità di un Mezzogiorno che ha voglia di non rassegnarsi e di voler contribuire in maniera decisiva al proprio riscatto e al progresso di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).