Signora Presidente, nel 2015, dopo sette anni di pesante recessione, come hanno ricordato tutti i colleghi che sono intervenuti, la caduta dell'economia meridionale si è arrestata: l'anno passato il prodotto interno lordo è cresciuto, sia pur di pochissimo (0,1-0,2 per cento), e quest'anno, nel 2016, la crescita dovrebbe toccare l'1 per cento. I numeri drammatici dell'eredità nel Mezzogiorno della crisi li hanno ricordati tanti colleghi: il PIL ha perso 13 punti percentuali, contro il 9 della media nazionale, e il divario in termini pro capite è tornato ai livelli di quindici anni fa rispetto al Centro-Nord. C’è stato un crollo vero e proprio degli investimenti, e la quasi totalità dei posti di lavoro persi a livello nazionale sono stati persi nel Mezzogiorno. Questi numeri hanno portato una rivista come l'Espresso a titolare la propria copertina nel settembre dell'anno scorso: «È sparito il Sud».
Signora Presidente, in realtà nel 2015 si sono registrati dei segnali positivi: l'occupazione per la prima volta da molti anni è cresciuta nel Sud ad un ritmo triplo rispetto a quello del resto del Paese, 1,7 per cento contro lo 0,5 per cento dal Centro-Nord. Gli incentivi alle assunzioni stabili, che sono figli di una scelta di politica economica di questo Governo, stanno funzionando anche nel Mezzogiorno, e i numeri sono positivi anche per le esportazioni, il credito e il turismo, come ci ricorda un recente report di Confindustria. Ultimo dato, ma non da trascurare, è la crescita degli investimenti degli enti locali per la prima volta registrata nel 2015, che nel Mezzogiorno è molto più forte che nel resto del Paese, secondo i dati Siope. Allora, questo è un quadro di molte ombre naturalmente, perché i nodi strutturali rimangono sostanzialmente inalterati, ma ci sono anche delle luci, e in questo quadro la legge di stabilità, le scelte di politica economica che questo Parlamento ha approvato possono rappresentare un punto di svolta dal punto di vista dell'attenzione del Paese nei confronti del Mezzogiorno. Per almeno quattro motivi.
Il primo è l'attivazione della clausola degli investimenti, vedremo come andrà il confronto con l'Unione europea, ma se la clausola ci sarà riconosciuta, e merita di essere riconosciuta al nostro Paese, quella clausola vale lo 0,3 per cento del PIL, può mettere in moto investimenti per oltre 11 miliardi di euro, 7 di questi 11 miliardi sono potenziali investimenti nel Mezzogiorno. È un'occasione irripetibile per fare ripartire un ciclo di investimenti pubblici nelle aree meno avanzate del Paese, naturalmente a condizione che la macchina amministrativa tenga il passo. Alcune scelte sono state fatte anche nella manovra economica, con le articolazioni regionali autonome per la gestione delle risorse comunitarie, e questa naturalmente è una grandissima sfida che noi dobbiamo poter vincere, anche come primo passo per cogliere l'occasione dei 95 miliardi di euro di potenziali investimenti nel Mezzogiorno da qui al 2023.
Secondo punto, il superamento del patto interno di stabilità riguarda tutto il Paese, può rilanciare in particolare gli investimenti degli enti locali del Mezzogiorno. Nel 2015 c’è stata una prima accelerazione, dal 2016 può ripartire un ciclo positivo a condizione che il Parlamento cambi la legge n. 243 del 2012 e consolidi e renda permanente il superamento del patto di stabilità.
Terzo punto, riguarda sempre la legge di stabilità 2016, il credito di imposta automatico per gli investimenti, che vale 617 milioni all'anno per i prossimi quattro anni è un 50 per cento in più di incentivi agli investimenti delle imprese private nel Mezzogiorno, che sono uno dei punti più critici della crisi economica per come si è manifestata negli ultimi sette anni, e sono incentivi che si sommano al super ammortamento. Io sono bergamasco, sono un esponente eletto nelle regioni del nord, ricordo in questa sede che ogni 100 euro investiti nel sud si generano 32 euro di acquisti di beni e servizi prodotti dalle imprese del centro-nord, e questa è l'ennesima cifra che conferma che non c’è ripresa vera in questo Paese se non riparte il Mezzogiorno, se non ripartono gli investimenti privati e pubblici nelle regioni meridionali del Paese. Nella legge di stabilità è stata anche ipotizzata la proroga degli incentivi per le assunzioni stabili, è subordinata al via libera dell'Unione europea e alla ricognizione delle risorse. Questo è un altro punto particolarmente sentito nel corso del dibattito parlamentare che noi chiediamo venga rapidamente attivato nei prossimi mesi.
Quarto punto, l'intervento contro la povertà. Finalmente nell'agenda di politica economica del Paese entra il tema della povertà come priorità, 600 milioni quest'anno, un miliardo dal 2017. Il 45 per cento delle persone in povertà assoluta sono nel Mezzogiorno. L'indice di diffusione della povertà assoluta è il 60 per cento più alto nel sud che nel centro-nord del Paese, è chiaro che anche da lì verrà una spinta anche dal punto di vista economico di ripresa della domanda interna, dall'aiuto nei confronti di quasi due milioni di persone che oggi non riescono ad arrivare a fine mese e vivono in condizioni non dignitose.
In questo contesto, del masterplan abbiamo già parlato, può essere veramente un cambio di approccio strategico nelle politiche per il Mezzogiorno, ma anche altre riforme avviate da questo Governo hanno una particolare valenza per le regioni del Mezzogiorno. Ne cito due. La riforma della pubblica amministrazione, guardatevi i dati Svimez, dell'indice di qualità istituzionale, il divario enorme che continua ad esserci tra le regioni del centro-nord e quelle del Mezzogiorno la riforma della scuola, che interviene sul capitale umano, un'altra delle chiavi di una possibile nuova stagione del sviluppo.
Signora Presidente, mi avvio alla conclusione, noi crediamo che il 2016 possa essere realmente un anno di svolta per il Mezzogiorno e quindi per il paese. Abbiamo una finestra di opportunità, si è aperta l'anno scorso, i tassi di interesse vicino allo zero, il crollo del prezzo del petrolio, la svalutazione dell'euro. Questa finestra rimarrà aperta con tutta probabilità per tutto il 2016, dobbiamo approfittarne implementando rapidamente le scelte di politica economica contenute nella legge di stabilità 2016. E allora, la ricognizione delle risorse per prorogare gli incentivi alle assunzioni stabili, la definizione dei 15 patti per il Sud, previsti dalle linee guida del masterplan, gli investimenti sulle infrastrutture, l'Agenda digitale, l'edilizia scolastica, il patrimonio culturale.
Ultimo punto, ma non certo ultimo in ordine di importanza signora Presidente, il contrasto della criminalità mafiosa, che per vent'anni è stato considerato nelle regioni del centro-nord un problema del Mezzogiorno, ma oggi è un'emergenza nazionale. La Lombardia è la quarta regione per insediamento mafioso nel nostro Paese, l'Emilia-Romagna sta sperimentando una penetrazione della ’ndrangheta senza precedenti, il tema della criminalità mafiosa che per decenni ha bloccato lo sviluppo del sud è una questione nazionale che deve avere lo stesso peso della lotta al terrorismo nelle politiche di sicurezza del Paese.
L'ex collega Giuseppe Soriero ha intitolato il suo ultimo libro «Sud. Vent'anni di solitudine». È la verità. Se pensiamo che dal 1991 al 2011 la Germania ha investito 1750 miliardi di euro nei nuovi Laender dell'Est, il 4 per cento del PIL ogni anno devoluto allo sviluppo delle regioni meno avanzate, mentre in Italia la Questione meridionale veniva derubricata ad appendice dall'agenda politica. Ecco, io credo che però ci siano oggi tutte le condizioni per una svolta dal punto di vista politico e dal punto di vista dell'impostazione delle politiche economiche e sociali in questo Paese. C’è moltissimo lavoro da fare, naturalmente, ma credo che oggi più di ieri vi sia la consapevolezza che senza il sud l'Italia non riparte, e credo che oggi vi siano tutte le condizioni perché il Mezzogiorno volti pagina e riprenda a crescere insieme al resto del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Mozione
Data:
Martedì, 26 Gennaio, 2016
Nome:
Antonio Misiani