Presidente, la scorsa settimana sono intervenuto in quest'Aula e ho posto al Governo il problema, la vertenza che si è aperta a Gela sull'ENI. Poi sono andato a Gela, senza i clamori della stampa, e ho parlato con i lavoratori, ho letto nei loro volti, ho sentito le loro parole: c’è la preoccupazione per il loro futuro e per il futuro delle loro famiglie. Gela è una realtà che ha avuto un intervento importante dal punto di vista dell'industrializzazione, con interventi pubblici. Quegli interventi hanno creato lavoro, sviluppo e reddito; ma l'altra faccia della medaglia sono i problemi ambientali e di salute che in quell'aria ci sono. Accanto a questi problemi ora si accosta un processo di deindustrializzazione pesante, con un esercito di disoccupati.
Il Presidente del Consiglio il 14 agosto 2014 è stato a Gela – io c'ero – e ha posto i termini di un rilancio di quella comunità, con una riconversione verde di quel sito ENI e un impegno per il risanamento delle discariche. Noi del Partito Democratico siamo fermi lì, non ci muoviamo, non siamo ondivaghi come alcuni che, quando incontrano gli ambientalisti, pongono il tema della chiusura della raffineria di Gela e poi, quando incontrano i lavoratori, danno solidarietà. Noi siamo perché il diritto al lavoro, il diritto ad un ambiente sano e alla salute abbiano un equilibrio tra di loro. Ecco perché noi sappiamo che le remore, signor sottosegretario, sono ad altri livelli istituzionali.
Ma il Governo non si deve fermare. Noi le chiediamo formalmente di verificare dove ci sono i ritardi e di andare avanti, eventualmente con un commissariamento, perché a Gela bisogna dare delle risposte e perché Gela, insieme alla Val Basento, a Taranto e agli altri poli industriali, sono la metafora del Mezzogiorno. Ho sentito i colleghi dell'opposizione. Io credo che non si possa fare polemica, bassa polemica. Però, io credo che non si possa dire, in questa fase, che siamo davanti al solito rito, al solito momento celebrativo. I colleghi debbono sapere che il masterplan si sta componendo e a comporlo sono le regioni, sono i rappresentanti delle aree metropolitane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Si sta definendo e si sta definendo con le opere, quelle che debbono collegare luoghi e risorse; si sta componendo con gli incentivi per l'occupazione e noi salutiamo con favore quello che è accaduto e sta accadendo a Napoli, con l'investimento di Apple e con 600 nuovi posti di lavoro che indicano, signori colleghi, che il Paese sta riacquisendo affidabilità e credibilità.
Il problema, però, è che nel masterplan ci debbono essere anche le difficoltà dello Stato sociale, le debolezze che ci sono, perché spesso i mass media indicano un'immagine vera del Mezzogiorno, ossia quella della fuga dei cervelli. Questo è un fenomeno grave, ma accanto alla fuga dei cervelli ci sono anche i braccianti che muoiono in estate, ci sono i lavoratori che escono dalle industrie, che perdono il loro lavoro, che si aggiungono al numero cospicuo di disoccupati e io credo che su questo noi dobbiamo fare una riflessione. C’è una categoria di disoccupati, quelli che sono in mobilità in deroga; ebbene, questi rischiano di diventare fantasmi. Finora hanno avuto una copertura sociale ma ora, rispetto all'arrivo dei nuovi meccanismi di protezione, possono rimanere nella terra di nessuno. Sono quelli che potrebbero ulteriormente ampliare la fascia del 15 per cento di povertà nel Mezzogiorno, sono quelli che non possono accedere alle cure primarie, le cure dentarie, quelli che, purtroppo, dovranno avere una cattiva alimentazione, quelli che hanno problemi rispetto alla possibilità per i propri figli di usufruire della certezza del diritto allo studio come ascensore sociale.
Ecco perché noi pensiamo, signor sottosegretario, che il masterplan, il piano, il programma per il sud debba fare un salto di qualità. Debba prevedere sì delle opere specifiche, quelle infrastrutturali e gli incentivi, ma deve mettere al centro la persona, la persona in difficoltà, quella che io ho qui richiamato, perché questo è il cuore dei problemi, il cuore degli interventi che il nostro Presidente del Consiglio vuole portare avanti, con i processi di riqualificazione urbana e mettendo al centro le periferie. È questa la linea che noi dobbiamo seguire e fare questo – lo diciamo dal Mezzogiorno – significa sottrarre linfa vitale alle mafie. Fare questo significa riacquisire un patrimonio anche di democrazia, perché le condizioni di difficoltà e di disagio portano poi ad un deficit di partecipazione e noi, invece, dobbiamo tentare di lavorare per riportare ad una presenza attiva i nostri cittadini.
Ecco perché – e mi avvio alla conclusione – l'impegno vero che noi dobbiamo portare avanti e sì, quindi, un programma, ma il salto di qualità lo possiamo realizzare se riusciremo non soltanto, alla fine di quest'anno, a snocciolare alcuni dati, ma a dire che veramente ci siamo impegnati per lo sviluppo e anche per la protezione sociale dei più deboli. È questa la vera sfida (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Mozione
Data:
Martedì, 26 Gennaio, 2016
Nome:
Giovanni Burtone