Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 4 Ottobre, 2018
Nome: 
Anna Ascani

Grazie, Presidente. Nel ricordare una guerra, nel caso specifico un conflitto che ha prodotto oltre un milione di vittime italiane, circa il 3 per cento dalla popolazione di allora, il primo dovere è quello di rimuovere ogni condizione affinché un conflitto anche lontanamente simile si ripeta. E, allora, è importantissimo quello che nelle diverse mozioni presentate si propone essere lo spirito comune, cioè trasmettere alle giovani generazioni il messaggio profondo che viene dalla strage di vite umane che quella guerra provocò.

Già nella fase di illustrazione della nostra mozione il mio collega Romano ha sottolineato come la Prima guerra mondiale fu il risultato di un fallimento della politica e della diplomazia, un fallimento che costò al nostro Paese sangue e vite, che costò anche in termini di sviluppo e di prospettive, che costò per quello che successe dopo come conseguenza diretta di quella guerra. Il nostro intento in questi anni è stato tutt'altro che nascondere quello che è accaduto in quegli anni così duri e così dolorosi per il nostro Paese, tutt'altro che nascondere anche il valore di quella vittoria. Peraltro, uniamo le nostre parole a quelle della celebrazione del Presidente Mattarella, che proprio di vittoria ha parlato e che del ruolo di quella vittoria ha sottolineato l'importanza.

Però, non possiamo dimenticare le cause che hanno portato a quella guerra e, soprattutto, non possiamo e non dobbiamo dimenticare le innumerevoli vittime che hanno pagato in prima persona il prezzo di quel fallimento della politica e della diplomazia. E, allora, dobbiamo guardarci indietro a quelle che furono le cause di quella guerra. La prima causa fu, senza dubbio, l'emergere forte di nazionalismi contrapposti, di quelli che noi, nella nostra mozione, abbiamo chiamato etnonazionalismi, di quel nazionalismo di cui François Mitterand, rivolgendosi nel 1995 al Parlamento europeo, disse: “È la guerra, il nazionalismo è la guerra”. E, allora, non dobbiamo dimenticarci che oggi in Europa pericolosamente sembrano soffiare di nuovo venti nazionalisti, che oggi di nuovo sembra che si vogliano illudere i cittadini che l'isolazionismo, la chiusura e la protezione della nazione contro gli altri Paesi siano la risposta alla paura di fronte alla globalizzazione, di fronte a quello che ci spaventa di un mondo così grande e così vicino. Ecco, dobbiamo ricordare che l'emergere dei nazionalismi è pericoloso, che l'emergere dei nazionalismi e il prevalere dei nazionalismi ha portato ad una guerra e che quella guerra al nostro Paese è costata moltissimo, a moltissime famiglie, a moltissime imprese, al mondo dello sviluppo, a tanti lavoratori italiani che hanno pagato in prima persona.

Per questo il nostro ricordo di quella grande guerra, che Benedetto XV definì “un'inutile strage”, è andato in quella direzione, nella direzione prima di tutto del restauro dei monumenti e dei sacrari, per lasciare al Paese luoghi della memoria che appartenessero a tutta la collettività. Ho sentito prima dai colleghi contestare l'idea del finanziamento a tante iniziative, iniziative delle regioni, iniziative degli enti locali ed i protocolli che abbiamo firmato. Io invece credo che questo sia il valore grande di questa celebrazione, perché la memoria se non è condivisa non è memoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, quindi, avere dato una mano a tutti quelli che sul territorio italiano si sono mossi per far sì che la Grande Guerra fosse ricordata, per far sì che quel patrimonio facesse parte della memoria collettiva, è un valore di queste celebrazioni ed io lo rivendico come un valore, come un valore fortemente voluto dalla struttura di missione che a questo fine era stata creata. Per questo abbiamo voluto, appunto, un museo diffuso, con le infrastrutture della memoria sparse su tutto il territorio. Per questo tante sono state le iniziative: il progetto del MiBAC del restauro dei cento monumenti per il centenario, il sentiero della pace, ma anche le tante cose promosse nelle scuole.

Torno ora agli impegni che tutti oggi ci stiamo prendendo e rispetto ai quali il Governo ha espresso un parere favorevole di fronte al quale, naturalmente, non possiamo che esprimere soddisfazione.

Il nostro principale e grande dovere è quello di trasmettere ai giovani, che vivono quella guerra come qualcosa di lontano, come qualcosa che non gli appartiene perché troppo distante nel tempo, perché è troppo distante nel linguaggio con cui lo si racconta e con cui lo si è raccontato, il valore di quel passato, perché se la storia è magistra vitae lo è soprattutto nell'insegnarci a non ripetere gli errori che a questo Paese sono costati così tanto in termini di vite umane.

Per questo, Presidente, noi abbiamo presentato la nostra mozione che insiste su questo punto, che insiste sul ruolo cruciale che ebbero i nazionalismi, che insiste sulle vittime che hanno pagato direttamente quella guerra e per questo motivo abbiamo chiesto, come gruppo del Partito Democratico, di poterci esprimere separatamente sulle premesse e sull'impegno della mozione di maggioranza perché, pur condividendo l'impegno, appunto, di favorire nelle scuole italiane un percorso che aiuti la consapevolezza dei nostri studenti, non condividiamo l'idea che la coscienza civile degli italiani si debba formare attraverso la partecipazione ad una guerra, così come è scritto nella mozione di maggioranza. Per questa ragione, appunto, su queste premesse non siamo d'accordo, mentre siamo assolutamente d'accordo sull'impegno che ci prendiamo nei confronti degli studenti italiani. Peraltro, apprezzo il fatto che il Governo, anche nel proporre una riformulazione della mozione di Fratelli d'Italia, riconosca, invece, il lavoro di questi anni, riconosca che si è fatto tanto per diffondere quella consapevolezza non solo nel lavoro di restauro dei monumenti ma anche nella creazione di una memoria condivisa, di un patrimonio diffuso, di una rete della memoria che ora dobbiamo lasciare in eredità assolutamente agli studenti italiani.

Per questa ragione, quindi, voteremo contro sulla mozione di Fratelli d'Italia e voteremo, se ci sarà consentito di votare per parti separate, favorevolmente sull'impegno della mozione di maggioranza e contro, invece, sulle premesse e, naturalmente, voteremo a favore sulla mozione che abbiamo presentato e lo faremo proprio perché bisogna distinguere e bisogna insistere sul ruolo dei nazionalismi. Presidente, noi non accetteremo la riformulazione del Governo perché proporci di riformulare il nostro impegno togliendo la parte fondamentale a noi pare assurdo. Il Governo ci propone di espungere dal nostro impegno che i ragazzi devono conoscere le ragioni che condussero al conflitto con particolare riferimento al ruolo distruttivo avuto dai nazionalismi europei e alla differenza tra patriottismo - patriottismo, sacrosanto patriottismo! - ed etnonazionalismo, al ricordo della partecipazione di milione di lavoratrici e lavoratori allo sforzo economico e produttivo italiano, alle conseguenze che la strage della Prima guerra mondiale comportò per la storia italiana. Perché questo Governo non vuole prendersi un impegno in questo senso? Perché non vuole che gli studenti italiani ricordino come si deve quali furono le cause e le conseguenze di quella grande guerra?

Io credo, invece, che oggi questo Parlamento, in uno sforzo di memoria collettiva, dovrebbe prendere atto che si fa memoria e si fa bene memoria soltanto se tutti riconosciamo le cause e le conseguenze di quella che fu - davvero fu! - un'inutile strage, anche per quei milioni di vittime che pagarono direttamente sulla propria pelle il prezzo di quel fallimento politico e diplomatico che si è tradotto poi nella Grande Guerra e in quello che per il nostro Paese ha significato, con l'ascesa del fascismo pochi anni dopo.