Discussione generale
Data: 
Lunedì, 13 Maggio, 2019
Nome: 
Silvia Fregolent

Mozione n. 1-00179

Signor Presidente, cari colleghi, gentile rappresentante del Governo, con il quale mi spiace avere avuto prima un battibecco in Aula, ma francamente non è colpa delle opposizioni se il suo collega Morrone è alla Cia invece di essere qua nei banchi del Governo come doveva essere. Quindi, penso che lui avrà giusto modo di rimproverare al suo collega di non essere stato presente qui. Per norma, quando c'è l'Aula e ci sono sia delle proposte di legge che delle mozioni, il Governo deve essere presente, e quindi ringraziamo della sua presenza il sottosegretario Villarosa. Non credo che la mozione di Fratelli d'Italia e le parole del collega Osnato abbiano il Partito Democratico come mandatario, perché la nostra posizione è una posizione chiara.

Tra l'altro, in questo momento di così grave difficoltà delle banche ricordiamo cosa è successo in questi giorni con la Banca Carige, che aveva avuto un interessamento da parte di BlackRock che poi è stato ritirato per preoccupazioni di quella banca della tenuta del sistema finanziario italiano. Quindi, una mozione che in tempi non sospetti sarebbe considerata una mozione anche simpatica viene vista con maggiore preoccupazione in un momento in cui il sistema bancario generale e il sistema finanziario italiano sono sotto la lente d'ingrandimento. Ma penso che la mozione abbia come mandatari i partiti sovranisti che stanno al Governo, Lega e 5 Stelle, per vedere come risponderanno. Noi possiamo solo dire al collega alcuni elementi tecnici: che la Banca d'Italia non è mai stata statale, ma è proprietà degli istituti bancari e assicurativi. Storicamente nasce da un processo di federazione delle banche preunitarie con un modello analogo a quello della Federal Reserve americana.

 

La legge bancaria del 1936 che ha citato lui riconosce formalmente la Banca come un istituto di diritto pubblico, pur fatto durante il fascismo, però ha scelto sempre di non assoggettare la Banca d'Italia al Governo, ma di lasciarla a debita distanza dalle ingerenze della politica. La riforma approvata nel 2013 garantisce indipendenza piena da chi detiene le quote capitale. C'è un limite massimo del 3 per cento alla quota detenibile da ciascun istituto e prevede, altresì, che per le quote possedute in eccesso comunque non spetti il diritto di voto e i dividendi. La Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico e i soci proprietari delle azioni non esercitano influenze sulla governancedell'istituto e sulla gestione delle attività istituzionali della Banca. Peraltro, la riduzione forzosa del valore delle quote attualmente possedute dagli istituti bancari e assicurativi, come prevista dalla sua mozione e come richiamato dal PdL, consisterebbe in un ristoro con risorse dello Stato da togliere ad altre voci di spesa pubblica o da attuare mediante aumento delle tasse, anche al fine di non indebolire il sistema finanziario nazionale. Ma al Governo sovranista, che in campagna elettorale aveva le stesse posizioni dell'onorevole Osnato, la risposta alla sua mozione. Come la pensa il PD lo si evince dagli interventi che in questi anni abbiamo fatto per tutelare i risparmiatori e per tutelare il risparmio in questo Paese.